venerdì 28 dicembre 2018

Intervista a Giampy, il BIG ONE aggiunto...



Winter Tour Big One 2018: ovvero l’ennesimo successo in terra olandese della tribute “silenziosa” …

Sono tante, forse troppe (a parere di qualcuno) le cover band, o meglio le tribute credibili che si ispirano alla figura artistica dei Pink Floyd nell’ambito del panorama musicale nostrano. Fra queste il gruppo dei Big One, diretto e guidato con maestria dal “Gilmour italiano” per eccellenza, Leonardo De Muzio, si può considerare ormai da anni (senza ombra di dubbio, viste le location prestigiose) la migliore, appunto, come attività concertistica nazionale ed europea, l’unica tribute italiana ad essere richiesta con successo da diversi anni in Olanda e Belgio. Nonostante questo dall’esterno si percepisce l’immagine di un gruppo riservato e composto, silenzioso… quasi come se nulla fosse accaduto. Invece la realtà ci informa che la band è da poco rientrata da cinque incredibili concerti in terra olandese, con il debutto del nuovo The Division Bell Tour, che nuovamente ha confermato la sofisticata e affascinante qualità del progetto, per cui abbiamo pensato di contattare una nostra vecchia conoscenza, da sempre amico e collaboratore di MAT: Gian Paolo Ferrari (meglio conosciuto semplicemente come Giampy) responsabile tecnico della produzione scenografica del lights-show Big One. Cerchiamo di vedere se con il suo aiuto riusciremo a smuovere questo misterioso silenzio…


MAT – Ovvio che la prima domanda, o meglio curiosità, sia legata alla tua conoscenza con i Big One: quando è nata la vostra collaborazione?

GP – La “conoscenza” se non ricordo male, risale al giugno 2009, al Teatro Romano di Verona; in quel frangente si celebrava il 30° anniversario di The Wall, e sul palco si esibiva questa tribute che assolutamente non conoscevo. Rimasi subito colpito dal sound che quella band riusciva a ricreare, ma in particolar modo dalla tecnica sopraffina del chitarrista, e pensai subito che dovevo conoscerlo e l’unico modo poteva essere quello di scrivere una recensione su di un loro prossimo concerto. E così mi ritrovai dopo qualche tempo al Blue Note di Milano, in concomitanza con la chiusura del tour; fin da subito nacque con i componenti del gruppo una sincera amicizia (soprattutto con Leonardo), che in seguito mi prese in disparte confidandomi: “Ti ho osservato molto in questi ultimi tempi, ho notato che sei sempre molto attento ai dettagli, per cui inizia a guardarti intorno … abitua il tuo orecchio ad ascoltare la musica in modo diverso perché questa non è la riproduzione di un vinile, ma un concerto! Ho la percezione  che dentro di te ci sia tanta passione e cuore, ho capito che conosci i Pink Floyd. Servirà un pò di tempo, dovrai impegnarti molto, ma sono sicuro che tu diventerai il nostro responsabile tecnico video/luci, e ti ritroverai al fianco del fonico in regia al controllo dello spettacolo”.
Dopo queste parole non potevo certo deluderlo… così mi spinsi anche un po’ oltre, e nel settembre del 2012 organizzai il mio primo concerto benefico al Teatro Romano di Verona per il gruppo, e in seguito iniziai la mia nuova esperienza come tecnico video in Sardegna, per partire subito dopo nel mese di ottobre dello stesso anno con il debutto del primo tour in Olanda e Belgio. Sono passati sei anni e per volontà del nostro grande light designer Andrea Coppini, dal prossimo gennaio 2019 nel corso del nostro nuovo tour debutterò come nuovo operatore luci, per cui la regia dello spettacolo sarà esclusivamente “nelle mie mani”. Sorridendo adesso Leo (Leonardo De Muzio n.d.r.) mi ricorda sempre: “Cosa ti avevo detto qualche anno fa? Quando ci metti il cuore e la passione non possono esistere ostacoli insormontabili”. A dire il vero, ti confesso che ancora oggi sentirmi chiamare tecnico mi fa sorridere molto. Se devo essere sincero preferisco definirmi come un jolly prezioso, o meglio ancora come un Richard Macphail di Genesiana memoria.

                                                         Leonardo De Muzio

MAT – Hai accennato al vostro primo tour olandese, ci vuoi parlare invece di questo ultimo “Winter Tour” appena concluso? Hai trovato qualche differenza rispetto agli anni passati e perché avete scelto l’album The Division Bell?

The Division Bell ci era stato richiesto un anno fa dai nostri organizzatori olandesi al termine del fantastico Animals Tour. Dopo avere portato sul palco negli anni precedenti: The Dark Side Of The MoonWish You Were HereAtom Heart MotherThe Wall, si chiedeva qualcosa di meno scontato e diverso rispetto ai soliti repertori copia/incolla che si vedono in giro di frequente. Così il buon Leo si è rinchiuso in sala prove lavorando sodo con il gruppo, e come sempre ha centrato in pieno il suo obbiettivo, infatti brani meno proposti come Cluster One – Poles apart – What Do You Want From Me o A Great Day For Freedom, alla fine sono risultati molto graditi dal pubblico presente. The Division Bell è stato definito a suo tempo da molti critici come un album “soporifero”, questo Winter Tour ha dimostrato che nella dimensione live risulta invece molto intenso e coinvolgente. A differenza degli anni scorsi dal punto di vista tecnico, vista l’esperienza maturata e la tipologia dei locali, non ho voluto portare l’americana circolare per le mie proiezioni video, sostituendola con due diversi programmi con risoluzione in 4:3 e 16:9, creando attorno alla maschera circolare del video una cornice esterna, che mi ha dato la possibilità di potere coprire il maggiore spazio possibile durante le proiezioni. Con questo sistema ho potuto creare un bellissimo effetto visivo per il pubblico, ma soprattutto ho potuto diminuire la tempistica del montaggio/smontaggio che incombeva sul palco, per la gioia di tutto il gruppo.
Ma il dettaglio più importante, a differenza degli anni precedenti, è stata la presenza del nostro fonico di regia: Moreno Piccoli, professionista affidabile che ci segue da diversi anni. Anche questa scelta ci ha permesso di accelerare i tempi del soundcheck, riducendo al minimo qualsiasi problema tecnico, con il vantaggio di mantenere intatto il sound della band. Per la cronaca Moreno si è divertito molto nel cambiare mixer ad ogni serata; i giocattoli a sua disposizione sono stati: SSL LIVE200 – PRO 2 MIDAS – DIGICO SD9 – SOUNDCRAFT VI 3000.

MAT – Puoi farci una breve recensione delle date che hanno contraddistinto questo Winter Tour 2018, e se c’è un ricordo che ti ha gratificato in modo particolare?

GP – Eravamo già stati negli anni scorsi ad Haarlem – Apeldoorn e Uden, per cui il pubblico già ci conosceva, infatti qualcuno è passato a salutarmi in regia per complimentarsi dell’aspetto scenografico creato dai video, sottolineando che non era il primo concerto dei Big One al quale assisteva… E’ stato decisamente più emozionante esordire al De Spot di Middelburg e al Muziekegieterij a Maastricht, dove in entrambe le location siamo stati accolti da un grande entusiasmo. Quasi tutti i concerti hanno mantenuto lo stesso copione emotivo, una prima parte attenta e assorta con l’avvolgente e cosmica Cluster One ad aprire lo spettacolo, seguita dalla rabbiosa What Do You Want From Me, dove Leonardo inizia a scaldare il pubblico con i suoi assoli,  per arrivare al dolce arpeggio di Poles Apart ( brano stupendo) che lascia spazio ad un coinvolgente e magico tris: Keep TalkingTake It Back – Coming Back To Life. Non c’è respiro… e si riparte con l’intro da brividi di Sorrow con relativo assolo in puro stile Gilmour. Emozioni  con A Great Day For  Freedom, anche qui sottolineato da un grande assolo finale che ci porta alla stupenda e famosa cornice musicale di High Hopes. Si chiude con Another Brick In The Wall, pubblico letteralmente coinvolto e non potbbe essere il contrario.
La seconda parte (a differenza della prima), risulta molto più accessibile e conosciuta dal punto di vista dei ricordi musicali, per cui il pubblico si scatena immediatamente già sui primi tocchi al basso di One Of These Days (impeccabile il nostro Luigi Taba Tabarini), per tornare in religiosa adorazione sulle prime note di Shine On You Crazy Diamond, con applausi a scena aperta al termine del brano dopo il sontuoso assolo al sax di Marco Scotti. La sferzante e tiratissima Sheep travolge in pieno, ancora con un grande Luigi al basso e voce, e poi ancora l’immortale Us And Them seguita da Marooned, Wish You Were Here (cantata con il supporto di un pubblico sempre più coinvolto). A chiudere la richiesta e attesa Money accompagnata dalla poetica e malinconica Louder Than Words. Grande trepidazione, il pubblico non abbocca ai presunti saluti finali, e con un boato accoglie i bis di Time e Comfortably Numb dove il nostro Leo sul lungo assolo finale, riceve un lungo applauso che sembra non voglia finire mai... incredibile! La gratificazione più grande è certamente la fiducia che tutto il gruppo riversa nei miei confronti, se proprio vogliamo parlare di dettagli direi la possibilità di condividere a 360° la vita in tour con tutta la band, a mio avviso dinamiche importanti e fondamentali per mantenere lo spirito Big One.


                                                                 Luigi Tabarini

MAT – Siete l’unica tribute italiana che si esibisce all’estero in maniera stabile e continua. C’è un segreto in tutto questo o come accade spesso nella vita ciò è dovuto ad una dose di fortuna o meglio nel saper cogliere il momento giusto? Tu che segui dalla regia la band in tutte le sue sfumature, ti sei fatto un opinione in merito a questo?

GP – Come ti ho già detto prima, quando vidi i Big One in concerto rimasi colpito dal sound perfetto che questo gruppo sapeva trasmettere, soprattutto la chitarra del Leo mi risultava impressionante, un’emozione incredibile. Quando successivamente entrai in pianta stabile nella band cominciai a capire quale fosse il vero valore e quanto il lavoro e lo studio che questi ragazzi riversavano in sala prove. Poi è ovvio, se nasci con certe doti musicali (vedi Leo) puoi parlare anche di fortuna, però ritengo che la caratteristica principale che contraddistingue questo gruppo rispetto ad altri, sia proprio il suono o meglio quella sottile percezione floydiana che se chiudi gli occhi… ti sembra di sentire proprio gli originali. Questa mia impressione viene condivisa da molte persone che assistono ai nostri concerti, Olanda e Belgio, seguono la stessa linea di pensiero. Hanno scelto a suo  tempo i Big  One proprio per questa caratteristica fondamentale.

MAT - Immagina di essere al tuo posto in regia, come descriveresti il gruppo Big One.

GP- Lo descriverei nell’immagine discreta e silenziosa del suo leader Leonardo de Muzio, persona davvero straordinaria, un vero direttore d’orchestra che sul palco controlla tutti i componenti del gruppo. Con il tempo ho imparato a conoscere i suoi gesti, perché il vero direttore è quello che usa di più l’espressione del suo corpo. Quando incrocia il mio sguardo e sorride vuol dire che tutto sta andando nel verso giusto. In sala prove è maniacale e meticoloso, la sua filosofia, il suo pensiero è sempre questo: “non ce ne stiamo qui ore ed ore in sala prove per essere i migliori, ma per migliorare noi stessi, se io miglioro aiuto a far migliorare gli altri, per cui voglio  la massima concentrazione ed aiuto da parte vostra in questo senso”. A Leonardo non interessa assolutamente di apparire o di avere successo, l’unico suo scopo è suonare, avere la possibilità di potersi esprimere davanti ad un pubblico regalando emozioni, suonando la musica che lui ama incondizionatamente. Ecco spiegate le caratteristiche del nostro dna emotivo. Anche se teniamo un nome esplosivo come Big One restiamo sempre con i piedi per terra, consapevoli di avere un privilegio dato dal frutto dei nostri concerti, cioè la possibilità di poter continuare a condividere la nostra passione in maniera tranquilla, lavorando silenziosamente...

                                                Gian Paolo Ferrari (Giampy)

MAT- Per chiudere come da copione, ci puoi parlare dei prossimi progetti futuri?

GP- A gennaio 2019 porteremo il nostro THE DIVISION BELL nei teatri, un fantastico spettacolo ampliato (a differenza del tour olandese) dal nostro lights show completo... le prime date sono queste:

18 gennaio -Teatro Nuovo - Ferrara
15 febbraio -Teatro Comunale - Belluno
22 febbraio - Teatro Verdi - Montecatini
25 febbraio - Teatro Ciak - Milano
2 marzo - Teatro Accademia - Conegliano
16 marzo - Teatro Sociale - Mantova
5 aprile - Teatro Italia - Roma
4 maggio - Teatro Della Corte - Genova
10 maggio - Teatro Nuovo - Torino

Naturalmente questo calendario verrà aggiornato dal nostro sito ufficiale www.bigoneproject.it


Per quanto riguarda il futuro diciamo che ne abbiamo parlato durante il viaggio di rientro, ci sono già delle buone idee che inizieremo a sviluppare nei prossimi mesi, l’Olanda ci ha prenotati anche per il 2019 e  la tradizione continua…
Un saluto da parte mia e dal gruppo a tutti i grandi lettori di Mat, ricordando che nei nostri concerti c’è sempre stato qualcuno che ha indossato la nostra ‘mitica’ tshirt firmata MusicArTeam. Un grande abbraccio GP.

BIG ONE WINTER TOUR 2018

28.11.2018 - Haarlem - Patronaat
29.11.2018 - Apeldoorn - Gigant
30.11.2018 - Middelburg - De Spot
01.12.2018 - Uden - De Pul
02.12.2018 - Maastricht - Muziekgieterij

Leonardo De Muzio (Lead guitars, vocals, synth programming and musical director)
Luigi Tabarini (Bass guitar and vocals)
Stefano Righetti (Piano, Hammond organ, synth, sequencer and vocals)
Stefano Raimondi (Percussions and drums)

Special guests:
Marco Scotti (Saxophones e guitars)
Debora Farina (Backing vocals)

BIG ONE Productions
Gian Paolo Ferrari, Moreno Piccoli

Nessun commento:

Posta un commento