Winter Tour Big One 2018: ovvero
l’ennesimo successo in terra olandese della tribute “silenziosa” …
Sono
tante, forse troppe (a parere di qualcuno) le cover band, o meglio le tribute
credibili che si ispirano alla figura artistica dei Pink Floyd nell’ambito del panorama musicale nostrano. Fra queste
il gruppo dei Big
One, diretto e guidato con maestria dal “Gilmour italiano” per eccellenza,
Leonardo De Muzio, si può
considerare ormai da anni (senza ombra di dubbio, viste le location
prestigiose) la migliore, appunto, come attività concertistica nazionale ed
europea, l’unica tribute italiana ad essere richiesta con successo da diversi
anni in Olanda e Belgio. Nonostante questo dall’esterno si percepisce
l’immagine di un gruppo riservato e composto, silenzioso… quasi come se nulla
fosse accaduto. Invece la realtà ci informa che la band è da poco rientrata da
cinque incredibili concerti in terra olandese, con il debutto del nuovo The
Division Bell Tour, che nuovamente ha confermato la sofisticata e
affascinante qualità del progetto, per cui abbiamo pensato di contattare una
nostra vecchia conoscenza, da sempre amico e collaboratore di MAT: Gian Paolo Ferrari (meglio conosciuto
semplicemente come Giampy) responsabile tecnico della produzione scenografica
del lights-show Big One. Cerchiamo di vedere se con il suo aiuto riusciremo a
smuovere questo misterioso silenzio…
MAT – Ovvio che la prima domanda, o
meglio curiosità, sia legata alla tua conoscenza con i Big One: quando è nata
la vostra collaborazione?
GP
– La “conoscenza” se non ricordo male, risale
al giugno 2009, al Teatro Romano di Verona; in quel frangente si celebrava il
30° anniversario di The Wall, e sul
palco si esibiva questa tribute che assolutamente non conoscevo. Rimasi subito
colpito dal sound che quella band riusciva a ricreare, ma in particolar modo
dalla tecnica sopraffina del chitarrista, e pensai subito che dovevo conoscerlo
e l’unico modo poteva essere quello di scrivere una recensione su di un loro
prossimo concerto. E così mi ritrovai dopo qualche tempo al Blue Note di Milano,
in concomitanza con la chiusura del tour; fin da subito nacque con i componenti
del gruppo una sincera amicizia (soprattutto con Leonardo), che in seguito mi
prese in disparte confidandomi: “Ti ho
osservato molto in questi ultimi tempi, ho notato che sei sempre molto attento
ai dettagli, per cui inizia a guardarti intorno … abitua il tuo orecchio ad
ascoltare la musica in modo diverso perché questa non è la riproduzione di un
vinile, ma un concerto! Ho la percezione che dentro di te ci sia tanta passione e cuore,
ho capito che conosci i Pink Floyd. Servirà un pò di tempo, dovrai impegnarti
molto, ma sono sicuro che tu diventerai il nostro responsabile tecnico
video/luci, e ti ritroverai al fianco del fonico in regia al controllo dello
spettacolo”.
Dopo queste parole non potevo certo
deluderlo… così mi spinsi anche un po’ oltre, e nel settembre del 2012
organizzai il mio primo concerto benefico al Teatro Romano di Verona per il
gruppo, e in seguito iniziai la mia nuova esperienza come tecnico video in
Sardegna, per partire subito dopo nel mese di ottobre dello stesso anno con il
debutto del primo tour in Olanda e Belgio. Sono passati sei anni e per volontà
del nostro grande light designer Andrea Coppini, dal prossimo gennaio 2019 nel
corso del nostro nuovo tour debutterò come nuovo operatore luci, per cui la
regia dello spettacolo sarà esclusivamente “nelle mie mani”. Sorridendo adesso
Leo (Leonardo De Muzio n.d.r.) mi ricorda sempre: “Cosa ti avevo detto qualche anno fa? Quando ci metti il cuore e la
passione non possono esistere ostacoli insormontabili”. A dire il vero, ti
confesso che ancora oggi sentirmi chiamare tecnico mi fa sorridere molto. Se
devo essere sincero preferisco definirmi come un jolly prezioso, o meglio
ancora come un Richard Macphail di Genesiana memoria.
MAT – Hai accennato al vostro primo
tour olandese, ci vuoi parlare invece di questo ultimo “Winter Tour” appena
concluso? Hai trovato qualche differenza rispetto agli anni passati e perché
avete scelto l’album The Division Bell?
The
Division Bell ci era stato
richiesto un anno fa dai nostri organizzatori olandesi al termine del
fantastico Animals Tour. Dopo avere
portato sul palco negli anni precedenti: The
Dark Side Of The Moon – Wish You Were
Here – Atom Heart Mother – The Wall, si chiedeva qualcosa di meno
scontato e diverso rispetto ai soliti repertori copia/incolla che si vedono in
giro di frequente. Così il buon Leo si è rinchiuso in sala prove lavorando sodo
con il gruppo, e come sempre ha centrato in pieno il suo obbiettivo, infatti
brani meno proposti come Cluster One –
Poles apart – What Do You Want From Me o A Great Day For Freedom, alla fine sono risultati molto graditi dal
pubblico presente. The Division Bell
è stato definito a suo tempo da molti critici come un album “soporifero”,
questo Winter Tour ha dimostrato che
nella dimensione live risulta invece molto intenso e coinvolgente. A differenza
degli anni scorsi dal punto di vista tecnico, vista l’esperienza maturata e la
tipologia dei locali, non ho voluto portare l’americana circolare per le mie
proiezioni video, sostituendola con due diversi programmi con risoluzione in
4:3 e 16:9, creando attorno alla maschera circolare del video una cornice
esterna, che mi ha dato la possibilità di potere coprire il maggiore spazio
possibile durante le proiezioni. Con questo sistema ho potuto creare un
bellissimo effetto visivo per il pubblico, ma soprattutto ho potuto diminuire
la tempistica del montaggio/smontaggio che incombeva sul palco, per la gioia di
tutto il gruppo.
Ma il dettaglio più importante, a
differenza degli anni precedenti, è stata la presenza del nostro fonico di
regia: Moreno Piccoli, professionista affidabile che ci segue da diversi anni.
Anche questa scelta ci ha permesso di accelerare i tempi del soundcheck,
riducendo al minimo qualsiasi problema tecnico, con il vantaggio di mantenere
intatto il sound della band. Per la cronaca Moreno si è divertito molto nel
cambiare mixer ad ogni serata; i giocattoli a sua disposizione sono stati: SSL
LIVE200 – PRO 2 MIDAS – DIGICO SD9 – SOUNDCRAFT VI 3000.
MAT – Puoi farci una breve recensione
delle date che hanno contraddistinto questo Winter
Tour 2018, e se c’è un ricordo che ti ha gratificato in modo particolare?
GP
– Eravamo già stati negli anni scorsi ad
Haarlem – Apeldoorn e Uden, per cui il pubblico già ci conosceva, infatti
qualcuno è passato a salutarmi in regia per complimentarsi dell’aspetto
scenografico creato dai video, sottolineando che non era il primo concerto dei
Big One al quale assisteva… E’ stato decisamente più emozionante esordire al De
Spot di Middelburg e al Muziekegieterij a Maastricht, dove in entrambe le
location siamo stati accolti da un grande entusiasmo. Quasi tutti i concerti
hanno mantenuto lo stesso copione emotivo, una prima parte attenta e assorta
con l’avvolgente e cosmica Cluster One
ad aprire lo spettacolo, seguita dalla rabbiosa What Do You Want From Me, dove Leonardo inizia a scaldare il
pubblico con i suoi assoli, per arrivare
al dolce arpeggio di Poles Apart (
brano stupendo) che lascia spazio ad un coinvolgente e magico tris: Keep Talking – Take It Back – Coming Back To Life. Non c’è respiro… e si riparte
con l’intro da brividi di Sorrow con
relativo assolo in puro stile Gilmour. Emozioni con A
Great Day For Freedom, anche qui
sottolineato da un grande assolo finale che ci porta alla stupenda e famosa cornice
musicale di High Hopes. Si chiude con
Another Brick In The Wall, pubblico
letteralmente coinvolto e non potbbe essere il contrario.
La seconda parte (a differenza della
prima), risulta molto più accessibile e conosciuta dal punto di vista dei
ricordi musicali, per cui il pubblico si scatena immediatamente già sui primi
tocchi al basso di One Of These Days
(impeccabile il nostro Luigi Taba Tabarini), per tornare in religiosa
adorazione sulle prime note di Shine On
You Crazy Diamond, con applausi a scena aperta al termine del brano dopo il
sontuoso assolo al sax di Marco Scotti. La sferzante e tiratissima Sheep travolge in pieno, ancora con un
grande Luigi al basso e voce, e poi ancora l’immortale Us And Them seguita da Marooned, Wish You Were Here (cantata
con il supporto di un pubblico sempre più coinvolto). A chiudere la richiesta e
attesa Money accompagnata dalla
poetica e malinconica Louder Than Words.
Grande trepidazione, il pubblico non abbocca ai presunti saluti finali, e con
un boato accoglie i bis di Time e Comfortably Numb dove il nostro Leo sul
lungo assolo finale, riceve un lungo applauso che sembra non voglia finire mai...
incredibile! La gratificazione più grande è certamente la fiducia che tutto il
gruppo riversa nei miei confronti, se proprio vogliamo parlare di dettagli
direi la possibilità di condividere a 360° la vita in tour con tutta la band, a
mio avviso dinamiche importanti e fondamentali per mantenere lo spirito Big
One.
Luigi Tabarini
Luigi Tabarini
MAT – Siete l’unica tribute italiana
che si esibisce all’estero in maniera stabile e continua. C’è un segreto in
tutto questo o come accade spesso nella vita ciò è dovuto ad una dose di
fortuna o meglio nel saper cogliere il momento giusto? Tu che segui dalla regia
la band in tutte le sue sfumature, ti sei fatto un opinione in merito a questo?
GP – Come ti ho già detto prima, quando vidi i Big
One in concerto rimasi colpito dal sound perfetto che questo gruppo sapeva
trasmettere, soprattutto la chitarra del Leo mi risultava impressionante,
un’emozione incredibile. Quando successivamente entrai in pianta stabile nella
band cominciai a capire quale fosse il vero valore e quanto il lavoro e lo
studio che questi ragazzi riversavano in sala prove. Poi è ovvio, se nasci con
certe doti musicali (vedi Leo) puoi parlare anche di fortuna, però ritengo che
la caratteristica principale che contraddistingue questo gruppo rispetto ad
altri, sia proprio il suono o meglio quella sottile percezione floydiana che se
chiudi gli occhi… ti sembra di sentire proprio gli originali. Questa mia impressione
viene condivisa da molte persone che assistono ai nostri concerti, Olanda e
Belgio, seguono la stessa linea di pensiero. Hanno scelto a suo tempo i Big One proprio per questa caratteristica
fondamentale.
MAT - Immagina di essere al tuo posto
in regia, come descriveresti il gruppo Big One.
GP-
Lo descriverei nell’immagine discreta e silenziosa del suo leader Leonardo de
Muzio, persona davvero straordinaria, un vero direttore d’orchestra che sul
palco controlla tutti i componenti del gruppo. Con il tempo ho imparato a conoscere
i suoi gesti, perché il vero direttore è quello che usa di più l’espressione
del suo corpo. Quando incrocia il mio sguardo e sorride vuol dire che tutto sta
andando nel verso giusto. In sala prove è maniacale e meticoloso, la sua
filosofia, il suo pensiero è sempre questo: “non ce ne stiamo qui ore ed ore in sala prove per essere i migliori, ma
per migliorare noi stessi, se io miglioro aiuto a far migliorare gli altri, per
cui voglio la massima concentrazione ed
aiuto da parte vostra in questo senso”. A Leonardo non interessa
assolutamente di apparire o di avere successo, l’unico suo scopo è suonare,
avere la possibilità di potersi esprimere davanti ad un pubblico regalando
emozioni, suonando la musica che lui ama incondizionatamente. Ecco spiegate le
caratteristiche del nostro dna emotivo. Anche se teniamo un nome esplosivo come
Big One restiamo sempre con i piedi per terra, consapevoli di avere un
privilegio dato dal frutto dei nostri concerti, cioè la possibilità di poter
continuare a condividere la nostra passione in maniera tranquilla, lavorando
silenziosamente...
Gian Paolo Ferrari (Giampy)
MAT- Per chiudere come da copione, ci puoi parlare dei prossimi progetti futuri?
MAT- Per chiudere come da copione, ci puoi parlare dei prossimi progetti futuri?
GP-
A gennaio 2019 porteremo il nostro THE DIVISION BELL nei teatri, un fantastico
spettacolo ampliato (a differenza del tour olandese) dal nostro lights show
completo... le prime date sono queste:
18 gennaio -Teatro Nuovo - Ferrara
15 febbraio -Teatro Comunale - Belluno
22 febbraio - Teatro Verdi - Montecatini
25 febbraio - Teatro Ciak - Milano
2 marzo - Teatro Accademia - Conegliano
16 marzo - Teatro Sociale - Mantova
5 aprile - Teatro Italia - Roma
4 maggio - Teatro Della Corte - Genova
10 maggio - Teatro Nuovo - Torino
Naturalmente
questo calendario verrà aggiornato dal nostro sito ufficiale www.bigoneproject.it
Per
quanto riguarda il futuro diciamo che ne abbiamo parlato durante il viaggio di
rientro, ci sono già delle buone idee che inizieremo a sviluppare nei prossimi
mesi, l’Olanda ci ha prenotati anche per il 2019 e la tradizione continua…
Un
saluto da parte mia e dal gruppo a tutti i grandi lettori di Mat, ricordando
che nei nostri concerti c’è sempre stato qualcuno che ha indossato la nostra
‘mitica’ tshirt firmata MusicArTeam. Un grande abbraccio GP.
BIG ONE WINTER
TOUR 2018
28.11.2018 - Haarlem - Patronaat
29.11.2018 - Apeldoorn - Gigant
30.11.2018 - Middelburg - De Spot
01.12.2018 - Uden - De Pul
02.12.2018 - Maastricht - Muziekgieterij
Leonardo De
Muzio (Lead guitars, vocals, synth programming and musical director)
Luigi Tabarini
(Bass guitar and vocals)
Stefano
Righetti (Piano, Hammond organ, synth, sequencer and vocals)
Stefano
Raimondi (Percussions and drums)
Special guests:
Marco Scotti (Saxophones e guitars)
Debora Farina (Backing
vocals)
BIG ONE
Productions
Gian Paolo Ferrari, Moreno Piccoli
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