venerdì 11 gennaio 2019

Faber a distanza di 20 anni dalla sua morte


Faber ci ha lasciato, fisicamente, 20 anni fa... special e interviste si moltiplicano.
Lo voglio ricordare con la lettera che Don Gallo scrisse poco dopo la sua morte…
Per non dimenticare.
Wazza

Lettera a Fabrizio Dè Andrè, di Don Gallo

Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
De Andrè, Canzone di Maggio

Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l
amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
F. De Andrè, Inverno


Genova, 14 gennaio 1999
Caro Faber,
da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità.
Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anchio ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nellesclusione.
E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».
La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare lintelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dellamore», una profonda inquietudine dello spirito che coincide con laspirazione alla libertà.
E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l
ignoranza, larroganza, il potere, lindifferenza.
La Comunità di San Benedetto ha aperto una porta in città. Nel 1971, mentre ascoltavamo il tuo album, Tutti morimmo a stento, in Comunità bussavano tanti personaggi derelitti e abbandonati: impiccati, migranti, tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per lesplosione atomica.
Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire lamore, come a ogni inverno segue la primavera [«Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / lamore ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da Lamore, ndr].
È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
Caro Faber, grazie!

Ti abbiamo lasciato cantando Storia di un impiegato, Canzone di Maggio. Ci sembrano troppo attuali. Ti sentiamo oggi così vicino, così stretto a noi. Grazie.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Caro Faber, parli alluomo, amando luomo. Stringi la mano al cuore e svegli il dubbio che Dio esista.
Grazie.
Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo, prete da marciapiede
 Don Gallo, da  In Cammino con Francesco (Chiarelettere Editore, 2013)


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