Faber ci ha lasciato, fisicamente, 20 anni fa... special e interviste si moltiplicano.
Lo voglio ricordare con la lettera che Don Gallo scrisse poco dopo la sua morte…
Per non
dimenticare.
Wazza
Lettera a Fabrizio Dè Andrè, di Don Gallo
Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
siete per sempre coinvolti.
De Andrè, Canzone
di Maggio
Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l’amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
anche la neve morirà domani
l’amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
F. De Andrè, Inverno
Genova, 14 gennaio 1999
Caro Faber,
da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti,
ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità.
Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono
accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch’io
ogni giorno, come prete, «verso il vino e
spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a
distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più
oscuri, nell’esclusione.
E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior».
La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dell’amore»,
una profonda inquietudine dello spirito che coincide con laspirazione
alla libertà.
E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad
andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.
La Comunità di San Benedetto ha aperto una porta in città. Nel
1971, mentre ascoltavamo il tuo album, Tutti morimmo a stento, in Comunità
bussavano tanti personaggi derelitti e abbandonati: impiccati, migranti,
tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per l’esplosione
atomica.
Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo
racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo
intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone,
alla solitudine può seguire l’amore, come a ogni inverno segue
la primavera [«Ma
tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l’amore
ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da L’amore,
ndr].
È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
Caro Faber, grazie!
Ti abbiamo lasciato cantando Storia
di un impiegato, Canzone di Maggio. Ci sembrano troppo attuali. Ti
sentiamo oggi così vicino, così stretto a noi. Grazie.
E
se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Caro Faber, parli all’uomo,
amando l’uomo. Stringi la mano al cuore e
svegli il dubbio che Dio esista.
Grazie.
Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo, prete da marciapiede
Grazie.
Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo, prete da marciapiede
Don Gallo, da In Cammino con Francesco (Chiarelettere Editore, 2013)
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