mercoledì 8 maggio 2019

PROTOCOLLO C - “PROTOCOLLO C”, di Evandro Piantelli



PROTOCOLLO C - “PROTOCOLLO C” (2018 LIZARD RECORDS)
Di Evandro Piantelli

I Protocollo C sono un gruppo italiano, più precisamente piemontese e, se vogliamo scendere ancor più nel dettaglio, sono provenienti da Bra (Cuneo).
La band è composta da quattro giovani musicisti: Alessandro Aiello (tastiere), Marco Vona (chitarre), Daniele Saglia (basso) e Alessandro Dellarocca (batteria).
Come si può notare da questa stringatissima presentazione, nei Protocollo C è del tutto assente l'elemento vocale e, infatti, il disco di cui parliamo oggi è interamente strumentale. Se vogliamo a tutti i costi inserire il sound della band in un genere predefinito, direi che possiamo utilizzare con una certa tranquillità il termine Psichic-prog, proposto dalla stessa Lizard Records nella scheda di presentazione. E, infatti, fin dal primo minuto di ascolto si capisce che il gruppo si ispira moltissimo alla psichedelia ed al (proto) prog della seconda metà degli anni '60, regalandoci un sound che ci riporta alle colonne sonore dei film del periodo citato, così ricche di tastiera Farfisa e organo Hammond. Per questo motivo non è azzardato accomunare questo gruppo ad altri che utilizzano sonorità non dissimili, in primis i Calibro 35 (non trascurando certe cose dei The Winstons).
Ma partiamo dall'inizio.
Se il brano di apertura di un disco deve servire a dare un'idea del suo contenuto, allora “Adolescenza” è veramente un ottimo biglietto da visita, con le tastiere di Aiello che introducono un tema, che subito dopo cambia più volte, per ritornare al punto di partenza, splendidamente sorretto dai suoi compagni di viaggio, per regalarci atmosfere che non stonerebbero in un film “poliziottesco” degli anni '60/'70. E l'aspetto cinematografico della proposta dei Protocollo C è riconosciuto dagli stessi musicisti, che invitano l'ascoltatore a fare del disco la colonna sonora di un personalissimo film immaginario. E c'è anche qualche sonorità che rimanda al Canterbury sound, il che non guasta mai.
Quanto detto per il brano di apertura vale anche per tutto il resto del disco, dove le tastiere la fanno da padrone, ma la chitarra è sempre ben presente, più in funzione ritmica che solista (anche se in “Premeditazione” c'è un notevole assolo) e dove basso e batteria non perdono mai un colpo. La mancanza di brani cantati fa sì che questo lavoro, all'inizio, possa sembrare un po' monocorde, con difficoltà a memorizzare i pezzi e a distinguerli tra loro. Vi posso assicurare però che, dopo qualche ascolto, i pezzi dell'album cominciano a prendere forma autonoma e allora si scopre che i loro titoli non sono dati a caso, ma che ne rispecchiano il contenuto, con un alternarsi continuo di drammaticità e leggerezza. In questo senso, uno dei pezzi più rappresentativi del disco è “Consapevolezza”, brano elaborato, ricco di spunti e pieno di rimandi (Canterbury, Pink Floyd, e qualcosa delle prime Orme).
Il disco si chiude con la lunga “Flashback” (9'.10”), una composizione molto interessante che parte in sordina, per crescere successivamente, con tante belle tastiere (organo Hammond in evidenza), ma con la chitarra ancora protagonista nella parte centrale.
Descrivere a parole un disco interamente strumentale non è facile, ma credo di poter riassumere il mio (modestissimo) giudizio in due sole parole: ottimo lavoro! Il disco d'esordio dei Protocollo C è un prodotto fresco, che si ascolta volentieri e fa affiorare piacevoli ricordi di gioventù. Direi che possiamo esserne contenti.


Tracklist:
1.      Adolescenza
2.      Maturità
3.      Perdita della routine
4.      Premeditazione
5.      Metamorfosi degli innocenti
6.      Presa di coscienza
7.      Fierezza
8.      Consapevolezza
9.      Goodbye Italia
10. Flashback

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