mercoledì 10 aprile 2024

Racconti sottoBanco: "Emiliano"

      Racconti sottoBanco

L'ignoranza e l'oscurantismo non hanno mai prodotto altro che masse di schiavi al servizio della tirannia.”
(Emiliano Zapata)

Il 10 aprile 1919 veniva assassinato Emiliano Zapata, rivoluzionario, figura centrale della rivoluzione e storia messicana.



A questo "epico" personaggio, Vittorio Nocenzi dedicò un brano, "Emiliano", strumentale, pubblicato sul disco "Il 13" del Banco del Mutuo Soccorso.

Un brano trascinante, giocato sul duetto piano e l'efficace supporto di Rodolfo Maltese alla chitarra acustica.
Wazza


IL 10 APRILE 1919 VENIVA ASSASSINATO EMILIANO ZAPATA.

Nel 1919, il giorno 10 aprile, mentre la guerra civile era ripresa senza sosta, Zapata venne attirato in un’imboscata e ucciso da sicari governativi. Il suo omicidio, lungi dal decretarne l’oblio, ne aumentò a dismisura la fama.
Molti di quei contadini che aveva guidato nella lotta si rifiutarono di crederlo morto e in tanti giurarono di averlo visto cavalcare ancora nel buio della notte messicana.

Quando Emiliano Zapata aveva solo 9 anni assistette alla violenza che i proprietari terrieri messicani scatenavano contro le famiglie dei contadini. Suo padre, un povero campesino, gli disse che nessuno poteva farci nulla.
Il bambino ripose: “quando crescerò gli restituirò tutto.”
E fu fedele alle sue parole.
In quel Messico, a cavallo tra '800 e '900, più del 90% dei terreni erano nelle mani di pochi latifondisti mentre i braccianti e i piccoli contadini facevano la fame. E se avessero provato a lamentarsi sarebbero arrivati i rurales, i gendarmi a cavallo, che reprimevano nel sangue ogni minima rivendicazione. Furono proprio i rurales ad arrestare Emiliano, sedicenne ed orfano di entrambi i genitori, per la prima volta nel 1897. Evaso, fu costretto ad abbandonare casa e famiglia.
Dopo alcuni anni di esilio tornò nella sua città natale, Anenecuilco, dove venne eletto calpuleque (sindaco). Nel 1910 si oppose al candidato governatore sostenuto dagli agrari e iniziò a promuovere l’occupazione delle terre alla testa dei contadini della regione. Il governo, una dittatura militare guidata dal generale Porfirio Diaz, lo bollò come bandito.
Così Emiliano decise di prendere le armi. Iniziava la Rivoluzione Messicana.
Pancho Villa al Nord e Zapata al Sud strinsero d’assedio il “trono” di Diaz, contribuendo con la loro guerriglia senza tregua alla sua deposizione.
Il nuovo governo, presieduto da Francisco Madero, inizialmente appoggiato dai rivoluzionari, tradì le speranze legate alla promulgazione dell'agognata riforma agraria. E così Zapata, dopo aver rifiutato la tenuta e il vitalizio che gli vennero offerti, tornò a combattere.
“La terra appartiene a chi la lavora con le mani” era il concetto alla base del Piano di Ayala, un progetto di espropriazione delle terre padronali a favore dei poveri campesini da lui promosso. Intanto, mentre la lotta nel sud del Messico diventava sempre più violenta e le fila degli zapatisti si ingrossavano fino a comprendere quasi 30.000 uomini, il generale Huerta depose ed uccise Madero.
Ma la sua sarà una breve dittatura. Nel 1914, dopo tre anni di guerra civile Zapata e Villa, nuovamente alleati, entrarono a città del Messico. Qui Emiliano rifiutò la poltrona presidenziale, preferendo tornare tra la sua gente per organizzare la “comune di Morelos”, un esperimento unico di democrazia diretta e redistribuzione delle terre.


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