sabato 27 giugno 2020

Compie gli anni Ettore Vigo...


Compie gli anni oggi, 27 giugno, Ettore Vigo, tastierista, compositore, fondatore dei Delirium (a seguire una bella intevista per conoscerlo meglio...)

Happy Birthday Ettore!
Wazza


Intervista a Ettore Vigo
Di Claudio Calzoni

​Oggi entriamo nella storia di una delle eccellenze italiane, la Musica.
Incontro il Maestro Ettore Vigo a Torino, in via Bertola, davanti al numero 34, sede ormai abbandonata della famosa casa discografica Fonit Cetra, una delle più grandi italiane, nata nel 1957 dalla fusione della Cetra, di proprietà della Rai e attiva sin dagli anni Trenta e la Fon.It. milanese, nata nel 1911. La Fonit Cetra è stata chiusa nel 1998 assorbita dalla Dischi Ricordi. Il Maestro, riconoscibilissimo, è un vero signore della musica, oltre ad essere un simpaticissimo amico. Quest’uomo è uno dei fondatori dei Delirium - uno dei più importanti gruppi musicali della scena del “pop” italiana - che qui, proprio qui, venivano ad incidere i loro dischi. La sede della Casa Discografica era in uno stabile dallo stile moderno, vicino al Palazzo della Luce, già conosciuto dai nostri lettori. Ora, uno dei luoghi in cui si è scritta, suonata e registrata moltissima musica italiana è occupato anche da alcuni uffici della Regione Piemonte. Il pensiero che all’inizio degli anni Settanta molti tra i più importanti e celebrati gruppi rock e pop frequentassero questi luoghi mi emoziona a dovere. Ammetto di non essere imparziale, ma la musica di quegli anni era per me, ragazzo, una vera fonte di crescita culturale. Del resto, molti dei brani pensati dai musicisti eccentrici, cappelloni e ribelli di allora venivano qui arrangiati da musicisti classici di chiara fama e registrati con la grande orchestra della casa discografica. Incontrare il Maestro, per me, è come incontrare un pezzo di Storia.    

1973: i Delirium al Bar Atù
dietro al banco Renzo Naso, che ha gentilmente concesso la foto

Conosciamoci meglio chi è il maestro Ettore Vigo? Ci racconti un po’ della sua storia.

Sono nato nel 1942 a Genova. Mia mamma era casalinga, mio papà ferroviere. Mi sono avvicinato presto alla musica, studiando il pianoforte. Poi la passione per il Jazz ha preso il sopravvento. Ho suonato in tutto il mondo, fondato il gruppo dei Delirium e frequentando la scena pop italiana sino ad oggi. Ora vivo in collina, ad Arquata Scrivia, nella pace della campagna. Compongo musiche, studio sempre e mi diverto con la mia splendida famiglia.

Ci racconta un po' di storia dei Delirium, il gruppo che lei ha fondato negli anni Sessanta e che è ancora in attività?

Ho iniziato a suonare per locali da solo, un repertorio di classici americani. Ma Genova è città di mare e nei locali arrivava forte il vento della musica brasiliana. Decisi di formare un trio, piano, contrabbasso e batteria, per poter suonare e comporre anche un po’ di samba e bossanova. La Genova musicale allora era una fucina di artisti, si viveva, si parlava e si faceva musica tutti assieme, per cui formare gruppi era all’ordine del giorno e gli impresari dei locali sapevano come farci impegnare al massimo. Nel lontano 1966 entrai a fare parte di un gruppo che dal 1962 si esibiva nelle balere e nei night della città: I Sagittari. Scoperti da Gian Piero Reverberi dopo qualche incisione con l’etichetta del mitico Natalino Otto, e l’ingresso del giovane Ivano Fossati, il gruppo cambiò il nome in Delirium. Arrivammo al successo con i dischi “Canto di Osanna”, “Jesahel”, “Haum” e l’album “Dolce Acqua”. Successo vero, interplanetario. Partito militare, Ivano decise di continuare la sua attività musicale come cantautore. Arrivato dall’Inghilterra nei Delirium cominciò a suonare il flauto ed il sax “il folletto” Martin Frederick Grice, e la nostra musica divenne “prog” a tutti gli effetti. Registrammo ancora due dischi, “Lo scemo e il villaggio” e “Viaggio negli arcipelaghi del Tempo”, che sono rimasti nella storia del “progressive” italiano.
Ora il gruppo si è riformato con la presenza di giovani e bravissimi musicisti, prendendo il nome di Delirium IPG (Italian Progressive Group). Nonostante l’età abbiamo ancora molte cose da dire musicalmente e il contatto con il pubblico è sempre piacevole.

Che cosa era la musica “prog”? Spesso si parla di eccellenze italiane nel mondo, quanto importante è ancora il “progressive” italiano nel mondo?

La denominazione Prog è nata nei paesi anglosassoni alla fine degli anni Sessanta, per definire un nuovo modo di fare musica, combinando vari generi come, pop, pop jazz, rock e anche classica e popolare, spesso utilizzando tempi ritmici dispari per «impreziosire» le armonie e le performance soliste. Spaziare fra i vari generi è ed è stato molto stimolante. Guardando la reazione del pubblico dei nostri concerti in Francia, Germania e Ucraina vi posso assicurare che il pop italiano è ancora seguitissimo in tutta Europa. Non per nulla i dischi originali dei gruppi italiani dei primi anni Settanta sono tra i più richiesti al mondo. La vera sorpresa però è stato il successo della nostra tournée in Giappone di due anni fa. Indubbiamente siamo stati trattati come delle star internazionali.


Nello specifico i Delirium hanno avuto successo e popolarità universale, ci può raccontare le sensazioni di quegli anni?

A ripensare adesso a quei tempi mi accorgo di come fosse normale vivere tra la realtà ed il sogno. Ci si muoveva tra uomini che sono poi diventati veri miti della musica italiana, si suonava e cantava con persone che nel tempo avrebbero raggiunto il successo. Nei Sagittari e nei Delirium oltre a me, suonava e cantava Ivano Fossati che poi ha avuto una splendida carriera di cantautore. Il batterista Peppino di Santo e il bassista Marcello Reale arrivavano dal gruppo di Nico Di Palo, che avrebbe poi suonato nei New Trolls. I Sagittari erano prodotti da Gian Piero Reverberi e Dino Cabano, il bassista, tentò la strada del cantante solista insieme a Lucio Dalla cantando “Il Cielo” al Festival delle Rose nel 1967. Sul palco di Sanremo, insieme a noi cinque e tra le donzelle del coro si vedono Oscar Prudente, autore della musica di “Jesahel” e Mario Lavezzi, che ci farà poi incidere una sua canzone, “È l’ora”, con testo di Mogol. Oltre alla musica la popolarità ci aveva portato perfino a fare le comparse in un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Ancora oggi incontro persone che mi raccontano di come le serate Sanremesi del 1972 abbiano stravolto il loro rapporto con la musica, spesso con la poesia, con la cultura. Noi ci ispiravamo agli hippie, al movimento nuovo, pacifico e rivoluzionario che il vento del ‘68 aveva portato in Europa, intanto studiavamo musica, tempi ritmici diversi, strumenti sempre più complessi ed elettronici. 

Torino fa parte dei suoi ricordi?

A Torino venivamo spesso a suonare come Sagittari nei locali alla moda, come il Fortino e il Le Roy. In città, in via Bertola, aveva sede la nostra casa discografica.
La realizzazione del nostro primo album, Dolce Acqua, risale alla fine del 1971. La Cetra (allora non era ancora Fonit) era fornita di una sala di registrazione enorme, contenente due pianoforti a coda, un organo hammond B3, un organo a canne e altri mille strumenti. Si registrava però con un magnetofono da un pollice, cioè 8 tracce: base ritmica e piano, poi premixaggio e aggiunta di chitarre, premix e aggiunta di cori, premix e aggiunta di voci. Insomma, un gran lavoro manuale che ora viene fatto in digitale al computer e allora costava ore di lavoro certosino.  Qualche brano strumentale, come To Satcmo Bird and other friends (dolore), e Movimento I (egoismo), lo abbiamo registrato in diretta senza sovraincisioni, così come alcuni brani degli album successivi: troppo bello! Ricordo le manovre del fonico Danilo, quando doveva tagliare la coda o qualche rumore iniziale nei brani, faceva girare a mano il nastro e tagliava nel punto esatto, eliminava il difetto, poi incollava i due lembi del nastro con uno speciale adesivo (anche ora si fa copia e incolla, ma è molto più facile!) Insomma, Torino per me rimane una città in cui ho lavorato e vissuto molto e da cui, forse, non ho ricevuto abbastanza.

E Genova?

Genova è stata ed è ancora una fucina di talenti, in particolare, nel mondo cantautoriale e nel mondo pop e prog… citerei ad esempio New Trolls, Nuova Idea, Mattia Bazar, Museo Rosenbach, cantautori come Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli e Bruno Lauzi. Specialmente tra le band, in quegli anni d’oro, c’è stata molta collaborazione, si suonava e si ascoltavano i nuovi talenti, le nuove tendenze della musica insieme, in particolar modo quella dei gruppi stranieri che inevitabilmente ci appassionava ed influenzava.

Nota dolente, il rapporto con Ivano Fossati.

Ivano era il flautista ingaggiato dai Delirium (allora ancora Sagittari) in un locale a Genova, il Crystie, locale frequentato da tutti gli orchestrali dei complessi cittadini, e quindi sede continua di jam session e scambi musicali. Suonava la chitarra, ma con il flauto riusciva a incantare il pubblico, ispirandosi chiaramente a Ian Anderson dei Jethro Tull. Aveva quel vocione da basso e quel fisico possente, e subito la sua immagine ieratica da trascinatore venne fuori, aiutata per altro da canzoni come Canto di Osanna e Jesahel, che lo vedevano protagonista assoluto. Era un ragazzo introverso ma pieno di talento e di voglia di scrivere e imparare. Aveva scritto buona parte dei testi dell’album Dolce Acqua, e la musica e le parole di Canto di Osanna e Jesahel, con l’amico Oscar Prudente. Musicalmente andavamo d’accordo e anche caratterialmente c’era una buona intesa. Dopo le notti di San Remo qualche cosa cambiò, un po’ di sua iniziativa, un po’ per “merito” della Fonit che, pensando di prendere due piccioni con una fava, cercò di convincerlo a tentare la carta del cantautore solista. Quando poi partì per il militare la collaborazione finì, i Delirium erano ormai famosi e dovettero continuare a suonare in giro per l’Italia assoldando un nuovo flautista. I nostri contatti sono ora molto sporadici.


Una curiosità, come è nato il nome “Delirium”

Come detto sopra, l’idea l’ha avuta il bassista, Marcello Reale, studente in medicina: il gruppo stava vivendo un periodo di euforica frenesia, così pensando al delirium tremens, scherzosamente, si decise di eliminare il «tremens».

La passione per la vita del musicista non è ancora passata?

Speriamo di fare più concerti possibile! Per noi Delirium il live è prioritario, specialmente in paesi esteri come Messico, Canada, Giappone. Nel frattempo, stiamo già pensando ad un prossimo album discografico, il materiale fortunatamente non manca e nemmeno l’entusiasmo. La passione, certo, non passerà mai!


Delirium ultima formazione

Bevuto il caffè nel bar di fronte, ascoltato il racconto di più di cinquanta anni di carriera musicale del Maestro, rimango incantato. Resta, quel palazzo, ormai svuotato di suoni, di armonie, di ritmi. Quanto è cambiata la musica in questi anni, quanto siamo cambiati noi e sono cambiati i gusti dei nostri figli? Allora, nei primi anni Settanta, comprare un disco nuovo era un rito magico, religioso. Si ascoltavano i lunghi brani poetici ed incalzanti, evocativi o provocatori e si analizzavano con gli amici, cercando inutilmente di farli capire alle ragazze. Bach, il Jazz, il Rock e la poesia si intrecciavano con i vestiti eccentrici, i capelli lunghi, le chitarre, il moog, il mellotron. Una generazione di musicisti ed ascoltatori che è durata per pochi anni. Restano il mito e quelle note, che negli anni sono diventate leggenda.
Ho salutato da poco il Maestro e non l’ho ringraziato abbastanza. Se ogni tanto sogno, certo, è merito di quella musica che mi è rimasta nel cuore.




martedì 23 giugno 2020

Compie gli anni Danilo Rustici

  
Compie gli anni oggi, 23 giugno, Danilo Rustici, chitarrista della prima formazione degli Osanna, con i quali incise i primi quattro album, macinando migliaia di chilometri tra concerti e festival, dal 1971 al 1974.

Dopo lo scioglimento del gruppo formò gli Uno, con Elio d'Anna e il batterista Enzo Vallicelli, con cui andò a Londra per registrare il loro unico album.

Il gruppo non ottenne grandi consensi, come sperato: Danilo Rustici ed Elio d'Anna, rimasero a Londra e formano un altro gruppo, i Nova, insieme al fratello Corrado e a Dede Lo Previte.

E poi il grande ritorno con gli Osanna di Lino Vairetti, in due periodi, 1978-79 e 1999-2003.

Grande sperimentatore dai potenti fraseggi chitarristici, da anni "fuori dal giro" per problemi di salute.

Happy Birthday Danilo!
Wazza


 Lino Vairetti-Voce,Tastiere
Danilo Rustici-Chitarra
Elio D'Anna-Fiati
Lello Brandi-Basso
Massimo Guarino-Batteria


 London 1973. Da destra a sinistra: Vince Vallicelli, Elio D'Anna e Danilo Rustici, ovvero gli UNO nel periodo in cui effettuarono le registrazioni del loro eponimo disco uscito per l'etichetta Fonit nel 1974 proprio nelle sale dei Trident Studios





OSANNA - sul set del "L'uomo del Prog" di Deborah Farina, i mitici componenti storici da L’UOMO a SUDDANCE - Lello Brandi, Enzo Petrone, Danilo Rustici, Massimo Guarino, Fabrizio D’Angelo e Lino Vairetti



Marcello Capra-"Aria Mediterranea", di Saverio De Chiara


Marcello Capra ‎– Aria Mediterranea 1978
Di Saverio De Chiara

Un disco bellissimo, quasi tutto in acustico per l'ex chitarrista della prog band italiana Procession.

Le chitarre di Marcello Capra si intersecano magistralmente e magicamente con i suoni degli strumenti degli altri musicisti ospiti (provenienti da Arti & Mestieri e Procession): flauto, basso, percussioni, violino.
La tecnica chitarristica del nostro è notevole, risente molto, anche delle accordature aperte, delle sonorità raga - metafisico - primitiviste dei Maestri americani: John Fahey e Robbie Basho.


Aria Mediterranea è a tutti gli effetti un album progressive con tutti i sacri crismi, cambi di tempo, armonizzazioni complesse, ricchissimo di melodie mediterranee, atmosfere oniriche baroccheggianti, qualche passaggio di musica minimale alla Philip Glass ed eleganti rifiniture jazzate.
Sound che dipinge alla perfezione l'incredibile bellezza del paesaggio mediterraneo con le sue forme, colori, profumi, sapori, lasciandoci in bocca, infine, un buon sapore e un meraviglioso senso di infinita leggerezza. 




domenica 21 giugno 2020

Il 21 del mese, giorno dedicato a Big Francesco...



21 giugno

" Non lasciate che il dolore

sia l’unico vincitore della vostra vita. "

(Jeff Buckley)



Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano!

Wazza


Un anziano incontra un giovane che gli chiede:

- Si ricorda di me? E il vecchio gli dice di no.

Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:

- Ah sì? E che lavoro fai adesso?

Il giovane risponde:

Beh, faccio l’insegnante.

- Oh, che bello come me? gli ha detto il vecchio

- Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi hai ispirato ad essere come te.

L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:

- Un giorno, un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora, lei ha detto alla classe:

- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca.

Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo.

Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.

Hai continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:

-Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio. Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi hai mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore. Si ricorda di questo episodio, professore?

E il professore rispose:

-Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo.

Questo è l'essenza della decenza. Se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.  

(Anonimo )
       

martedì 16 giugno 2020

MARONGIU & I SPORCACCIONI -Mulo de Paese, di Andrea Pintelli



MARONGIU & I SPORCACCIONI
“Mulo de Paese”
Di Andrea Pintelli

Eh già, il nome della band non lascia dubbi in merito; il titolo del loro terzo disco la dice lunga sulle loro intenzioni, poi confermate dai testi disimpegnati; cantare con fierezza le proprie canzoni in dialetto bisiacco (made in Gorizia e limitrofi) è un sigillo di appartenenza al popolo; suonare un blues-rock simil-cafone mischiato a riff ora alla Angus Young, ora alla Keith Richards (con tutto il rispetto per i due maestri citati) completa il quadro. Se poi vi capitasse di beccarveli live, in cui il leader e cantante Claudio Marongiu si esibisce in mutande (nessun riferimento a GG Allin però, ci fermiamo prima…) e offre alla folla (?) le sue imperfette ma vissute rotondità, capireste che questa operazione volutamente non seria ma incisiva, non è tutto e solo uno scherzo. Ossia, i ragazzi ci sanno fare, a dispetto del turpiloquio (chiamare un disco, il secondo, “Austria & Puttane” suona come una dichiarazione di guerra fredda con la parte perbenista e bigotta della società). Veneto e Friuli-Venezia Giulia, si sa, sono fra le regioni più cattoliche che abbiamo in Italia, immaginiamo come certa gente possa reagire nel sentire cantati certi concetti a loro lontanissimi; ma c’è verità e attualità in Marongiu, e questo forse non lo accetteranno mai. Il popolo vuole anche divertirsi e svaccare, ridere e urlare, bere e abbracciarsi: le storie raccontate da questo gruppo sono perfette in tale intento. Ora, chiaramente, ascoltando questa operazione di musica (hard) rock/folk/blues associata al cantato dialettale, viene in mente chi per primo ha portato questo genere in cima alle classifiche, riempito il Forum di Assago, arrivato fino allo stadio di San Siro per suonarci, ed è Davide Van De Sfroos; certo il Bernasconi ha puntato di più su visioni poetiche che sul divertimento puro, ma tant’è. Marongiu non ne è assolutamente un clone, sta solo ripercorrendo questo filone con la propria visione d’insieme, ma con un “pizzico” di follia in più, portando alle nostre orecchie un immaginario provinciale fatto di passione per le donne altruiste (!), pub e bar cattivi che profumano di seconde case, personaggi più che di persone di paese, storie per sorrisi a centosettanta denti, pacche sulle spalle e pugni in faccia, bottiglie di vino e fusti di birra offerti da amici in cinque secondi. Insomma, riassumendo, l’Italia verace che vuole continuare a uscire per far festa, senza mai mollare, quella che se ne frega di andarsi a confessare davanti a uno sconosciuto. 


Canzoni come le indiavolate “Mulo de Paese” e “Volpe Russa”, la country-oriented “Sio Buck”, l’hard-opening “Pronto a Guar”, la soffusa “Imbriaga”, la “buscaglionesca” e finale “Veci Nevrotici”, la dolce “Non Me Ricordo Più”, hanno sia dei belli arrangiamenti, segno questo che dietro c’è un lavoro di certo non approssimativo, sia dei testi che non sono mai banali, a dispetto di quanto detto poc’anzi. Insomma non si possono ascoltare solo King Crimson e Banco del Mutuo Soccorso, comodamente e giustamente seduti nella propria poltrona numerata o nel tepore della propria abitazione; a volte c’è il sacrosanto eretico ed erotico bisogno di mischiarsi agli altri, abbracciarli, magari dopo aver buttato giù qualche calice di bevande “sorridenti”, e urlare canzoni come fossero degli inni, saltando e sgomitando: in questi casi un disco di Marongiu & I Sporcaccioni o, ancor meglio, un loro concerto saranno perfetti. Io, che ho avuto e vissuto (pace all’anima sua) uno stupendo zio originario di Ciano del Montello (TV) ve lo posso assicurare. Non ci sono solo concetti cervellotici da affrontare; meraviglioso, sometimes, è non considerarli affatto, perché bisogna anche e soprattutto godere nella vita. In tutti i sensi possibili. Abbracci diffusi.


MULO DE PAESE
Marongiu & I Sporcaccioni
Boogie Records 2020

Claudio Marongiu – voce
Andrea Farnè – basso
Gioppi Bertossi – chitarra
Enrico Granzotto - tastiere
Michele Cuzziol – batteria






lunedì 15 giugno 2020

Nel ricordo di Keith Tippett


Anche il grande tastierista, pianista, icona del jazz inglese Keith Tippett ci ha lasciati... 

Famoso anche nel campo progressive, per aver fatto parte per un breve tempo dei King Crimson.

RIP.
Wazza

La notizia della sua scomparsa è stata pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale del musicista:

Keith, uno spirito dolce amorevole, vivace, incredibile, ora riposa in pace. Le più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari.
Nato a Bristol il 25 agosto 1947, a vent'anni formò un sestetto che comprendeva Elton Dean al sassofono, Mark Charig alla tromba e Nick Evans al trombone. Il gruppo trovò un duraturo ingaggio al famoso locale 100 Club di Londra, che permise a Tippett di mettersi in luce e di pubblicare per la Vertigo Records un album nel 1970 ed uno nel 1971.


Divenuto protagonista (spesso con la moglie Julie Driscoll, incredibile soprano) della scena avantgarde inglese, formò nel 1970 la big band Centipede, che riunì insieme diverse generazioni di musicisti jazz e rock britannici.

Proprio la passione per il jazz, il rock e l'abilità nell'improvvisazione consentirono a Tippett di pubblicare, in cinquant'anni di carriera, oltre cinquanta dischi e di stringere numerose collaborazioni: in particolare con Elton Dean, Arthur Brown, Hugh Hopper e la band italiana composta di 20 elementi Canto Generale, ma anche con la televisione e il cinema.

Nel mondo del prog rock, genere da sempre molto amato dal tastierista, Tippett era noto per la sua militanza nei King Crimson: suonò infatti in tre album della band di Robert Fripp.






domenica 14 giugno 2020

Concerto per Demetrio



Sono passati 41 anni da quel concerto tenuto all'Arena Civica di Milano, il 14 giugno del 1979.

Un raduno di tanti artisti per sostenere le spese ospedaliere per Demetrio Stratos, ricoverato in America per una forma acuta di leucemia.

Purtroppo, Demetrio Stratos ci lasciò, proprio il giorno prima, e il concerto diventò un "epitaffio"!

Per non dimenticare…
Wazza
 Angelo Branduardi e Gianni Nocenzi (foto Renzo Chiesa)


 Concerto per Demetrio
Milano Arena Civica 14 giugno 1979 - Francesco Guccini


sabato 13 giugno 2020

Demetrio Stratos: era il 13 giugno del 1979


 Il cuore di Demetrio Stratos cessava di battere il 13 giugno 1979.

Non farò il solito "pippone" raccontandovi dei Ribelli, della grande innovazione chiamata "Area" (quello lo fanno altri in rete).

Vi chiedo di dedicare un'ora della vostra giornata al lavoro che Demetrio sviluppò parallelamente al gruppo, riguardo i suoi studi sull'uso della voce e sulla musica contemporanea.

Magari ascoltando "Metrodora" o "Cantare la voce"... Demetrio non era "solo" gli Area.

… per non dimenticare
Wazza


Ricordo di Mauro Pagani

A quarant’anni dalla scomparsa di Demetrio Stratos, Mauro Pagani condivide il ricordo di uno tra gli artisti più geniali della storia della musica italiana e internazionale sul numero 317 di Cultura Commestibile in uscita e online da sabato 13 luglio: “Aveva un piede nella modernità e l’altro nell’America del grande blues, più che nella tradizione greca, che ha recuperato più tardi – dice Pagani – .  Era capace di spaziare dalle collaborazioni con John Cage, alle grandi ricerche culturali sui lavori tradizionali greci di Donna Samiou, repertorio a cui anche io mi sono ispirato, ad esempio con l’inizio di Creuza de ma dove la gaida macedone è tratta proprio da un disco di Samiou”. 

Un ricordo ammirato, ma anche molto intimo: “Ci conoscemmo all’inizio degli anni ’70 nei locali milanesi e ci esibimmo insieme tante volte, ad esempio quando facevamo serata con la Premiata, che all’epoca si chiamava Quelli. Milano all’epoca era un epicentro culturale internazionale. Proprio a Milano, organizzammo insieme a Paolo Tofani un concerto costruito sulle comuni radici soul e rock’n’roll, di cui la Cramps pubblicò qualche mese dopo una registrazione di fortuna su un Revox col titolo di Rock and roll exhibition. Avevamo il progetto di un gruppo insieme e di una tournée: la prima data doveva essere al Palasport di Cantù. Ma poi Demetrio si ammalò”. “Tra le avventure più curiose che abbiamo condiviso – prosegue Pagani – , ricordo un festival a Cuba, il Festival della Joventù nel 1979, dove la Figc mandò un’intera delegazione con a capo Massimo D’Alema. C’erano Guccini, Pietrangeli, gli Area, il Canzoniere del Lazio e rappresentanze musicali di più di centocinquanta tra nazioni e movimenti di lotta provenienti da tutto il mondo. Mi ritengo molto fortunato perché nel corso degli anni ho collaborato con molte persone veramente interessanti da cui ho imparato un sacco di cose. Demetrio è sicuramente una di loro”. Una riflessione che offre spunti sullo stato di salute dell’industria discografica: “La progressiva scomparsa del supporto a favore della distribuzione ‘liquida’ della musica ha messo in crisi irreversibile i discografici. 

L’assottigliarsi dei compensi derivati dalla vendita dei supporti fisici sta facendo sì che il diritto d’autore sia ormai l’unica fonte di guadagno certo per gli autori ed è ovvio che questi cerchino di difenderlo ad ogni costo, anche se questo risolve solo in parte il problema. Produrre musica comporta lavoro di molti: fonici, arrangiatori, grafici e quant’altro. Il diritto d’autore tutela solo il compositore. E gli altri? È un problema non da poco, che però va affrontato”. “Ci sono scuole che sfornano fonici laureati che non troveranno più lavoro – va avanti Pagani – I musicisti, soprattutto gli esordienti, non hanno più budget sufficienti per pagare arrangiatori, bravi turnisti, buoni studi di registrazione.

 I dischi sembrano ormai diventati dei biglietti da visita per fare concerti e i dischi fisici si vendono ormai in massima parte solo ai giovanissimi, interessati perlopiù al firmacopie. I cantanti vengono fatti girare per un mese e mezzo per l’Italia per vendere album che i giovani comprano per avere sopra l’autografo dell’artista. Il resto del mercato boccheggia – conclude – Contro la gratuità proposta da Internet, non c’è strategia promozionale che tenga”.  




venerdì 12 giugno 2020

Compie gli anni Gennaro Barba, batterista degli Osanna


Compie gli anni oggi, 12 giugno, Gennaro Barba, dal 1999 batterista degli Osanna.

Oltre al suo impegno come musicista, Gennaro è direttore artistico dell'Associazione "Leemuseper - l'oro", associazione senza scopo di lucro che si prefigge di migliorare la qualità della vita, delle persone svantaggiate, in ragione delle loro condizioni fisiche, psichiche e sensoriali.

Happy Birthday "Genny"
Wazza

Forse non molti lo ricordano in questa esibizione del Festival di Sanremo del 1987 con i Walhalla!






giovedì 11 giugno 2020

“Supertzar” su Radio Alpha Genova - Intervista a Massimo Gasperini


Radio Alpha Genova trasmette “Supertzar” - Intervista a Massimo Gasperini di Black Widow Records

Esistono mille interviste fatte a Massimo Gasperini della Black Widow di Genova, ma nessuna sul suo ultimo progetto: il ritorno in radio.

Ascoltando il suo programma “Supertzar” su Radio Alpha Genova, il venerdì dopo cena, in queste settimane ancora segnate da una semi-quarantena che fortunatamente va pian piano allentandosi sempre di più, mi sono venute in mente alcune curiosità che avrei voluto chiedergli e, avendo la fortuna di abitare a due passi da Via del Campo, ho pensato di fargliele, perché “why not?”
Ciò che ho apprezzato fin da subito nella trasmissione di Massimo è stata la volontà di andare a scavare un po’ più a fondo e non trasmettere le solite canzoni delle solite band che conoscono anche i muri.

Posto che non c’è nulla di male nel fare questo, e che lo stesso Massimo non esclude specialoni sui vari Sabbath, Purple e Zeppelin (giusto per nominare tre gruppi davvero stra-famosi) in futuro, la sua guida mi ha fatto scoprire band o album di band incredibili, più o meno famose, quasi sempre oscure (come è lecito aspettarsi da lui).
Alcune di queste formazioni hanno fatto un disco, e a volte neanche quello, prima di sparire per sempre. Parliamo di un ampissimo ventaglio di gruppi sempre interessanti e di generi vagamente riconducibili all’operato di Massimo e della Black Widow (progressive, hard rock, proto-metal, psichedelia, doom metal, jazz rock… ci siamo capiti).

Per chi ha una mente aperta e ha voglia di farsi guidare, come si faceva una volta, dai consigli di chi conosce tante cose e sa creare i giusti collegamenti tra queste, “Supertzar” è stata davvero una bellissima scoperta.
Sì, figo e tutto quanto, ma che musica fa ascoltare Massimo, quindi?”
Si passa dagli Armageddon agli High Tide, passando per Paradise Lost, Saint Vitus, Il Segno del Comando, Cathedral, Death SS, Jacula, Monumentum, Zess, Budgie, Orang-Utan, Malombra, Green Carnation… Se almeno UNA di queste band vi è sconosciuta, allora “Supertzar” fa per voi: lasciatevi guidare e non ve ne pentirete.

In questa breve chiacchierata si parla della trasmissione “Supertzar” (in onda su Radio Alpha Genova (https://www.radioalphagenova.it/) ogni venerdì dalle 22 a mezzanotte, e in replica il mercoledì dalle 19 alle 21), dei trascorsi di Massimo in radio, delle ultime novità in casa Black Widow, del perché in Via del Campo non c’è solo una puttana ma anche un negozio che è punto di ritrovo per una community di appassionati di musica, un punto di riferimento a livello mondiale per la musica di qualità… da ormai ben 30 anni! Auguri, Black Widow!

E se arriverete alla fine dell’intervista, scoprirete cosa si cela dietro il logo Black Widow e c’è anche spazio per un potentissimo aneddoto che vede protagonista Pino Pintabona, l’altro storico socio e co-fondatore di Black Widow.

Iniziamo dalle basi: il titolo della trasmissione è “Supertzar”, magnifica canzone dei Black Sabbath. Perché hai scelto questo titolo?

Perché è il pezzo perfetto. Intanto è uno dei miei pezzi preferiti di uno dei miei album preferiti dei Black Sabbath, “Sabotage” (sesto album della band inglese, pubblicato nel 1975). Lo considero il disco che ha cambiato tutto, ha cambiato per sempre l’heavy metal.
Quando ultimamente è uscita la notizia che Tony Iommi sta registrando dei pezzi, o per lo meno li sta preparando, non si sa ancora se per i Black Sabbath o per un suo disco solista, io per un attimo ho pensato: “chissà se realizza il mio sogno, quello di fare un album tutto nello stile di “Supertzar””, perché “Supertzar” è l’unico pezzo gregoriano che hanno mai fatto i Black Sabbath, è l’unico strumentale sinfonico, drammatico, wagneriano se vuoi… e mi piacerebbe molto che Tony Iommi facesse un album così.
L’ho scelto anche perché è un pezzo strumentale, la sigla dev’essere strumentale. O era lui, o era “Theme One” (dei Van Der Graaf Generator), o “One of these days” dei Pink Floyd.

Mi pare di capire che tu abbia già dei trascorsi in radio. Raccontaci la tua esperienza.

Ho almeno 15 anni di esperienza in radio. Ho iniziato a metà anni ‘70, con due radio libere delle quali non ricordo neanche il nome. Poi però sono passato a una grande radio, molto forte, anzi, una delle più forti in Liguria, che era Radio Mirage, l’unica vera concorrente di Radio Babboleo.
Lì ci sono andato perché mi ha raccomandato un amico che sapeva che nonostante la mia giovane età, allora, avevo già un’ottima cultura musicale, e mi fece conoscere il direttore di questa radio.
Questo direttore, che noi chiamavamo Panda - che era il suo nome d’arte -, ebbe poi grande successo con Radio Peter Flowers. Un personaggio davvero di grande livello (si parla di Mario Panda, per la precisione). Feci questo incontro e lui mi prese subito e, devo dirti la verità, nonostante lì dentro fossi il più giovane, forse il più giovane di tutti, quando andavo lì e dicevo “bisogna fare questo, questo e questo”, la gente già aveva capito che bisognava stare attenti.
Mi pare anche che il giorno più figo, tutti i venerdì, o forse tutti i sabati, non ricordo bene, era quando ricevevamo il pacco con “servizio novità”, ed era fantastico! Io e un altro ragazzo, che era quello che mi aveva raccomandato in radio, ci mettevamo lì il sabato sera a fare la cernita di tutti i dischi per fare le scalette, e poi sceglievamo il disco della settimana. Era bellissimo.
Mi ricordo, tanto per dire, che un “disco della settimana” erano i Roxy Music che facevano “Jealous Guy”. Mi ricordo quando arrivò il primo disco dei Killing Joke, era anche il periodo della NWOBHM (New Wave Of British Heavy Metal), i primi 45 giri degli Iron Maiden e dei Tygers of Pan Tang.

E che trasmissione avevi? Con quale frequenza andavi in onda?

A Radio Mirage non facevo lo speaker, facevo le scalette e facevo tutte le recensioni per il “servizio novità”, ci andavo tutti i giorni. Poi dopo Radio Mirage sono stato a Radio Magic Sound, e lì facevo lo speaker, e avevo tre programmi. Ero nella redazione, ho conosciuto tanta gente, tanti artisti.
E facevo tre programmi. Senti i nomi: uno era “Heavy Metal Nights”, ovverosia pezzi di heavy metal alternati a interventi di pornostar (!!!); l’altro programma era “Terrorismo Sonoro”, non so se ti puoi immaginare cosa passavo… diciamo che riuscivo a passare i Suicide, Kraftwerk, Velvet Underground, Magma, Can, il primo Battiato, Terry Riley, cose veramente… terrore allo stato puro; e il terzo era “Unknown Pleasures”, piaceri sconosciuti, dedicato ovviamente ai Joy Division, e lì passava davvero di tutto.
Dopo Radio Mirage sono stato a Radio Alpha, e ora a Radio Alpha sono tornato.

Radio Alpha che non è sempre stata attiva, o sbaglio? Mi pare di aver letto che abbia ripreso a trasmettere negli ultimi dieci anni o qualcosa di simile…

Quando è morto il padrone, che tra l’altro era un medium.
Prima di entrare in radio, io già facevo parte di un gruppo di ricerca chiamato “Luci ed Ombre” con questo medium, facevamo ricerche esoteriche, ti puoi immaginare, l’ho fatto per diversi anni, una persona veramente seria e medium potentissimo.
Poi su desiderio dei suoi due figli, Bruno e la sorella Loredana, aprì questa radio, e mi disse: “Mi puoi dare una mano? So che tu hai già esperienze”, e da lì in poi praticamente gli costruii tutto l’apparato, tutta la squadra. Sono stati anni veramente belli, mi sono divertito da matti.
Ti posso dire che la prima intervista che mi ha fatto fare con un personaggio famoso, e gli altri non sapevano manco chi fosse, è stata quella con Claudio Lolli. Pensa cosa ci posso entrare io con Claudio Lolli! Però mi sono divertito, ricordo che gli piaceva Springsteen. Anche se pensava che “Born to Run” fosse il primo, lo volevo ammazzare!
Un altro personaggio che ho incontrato in radio è stato Joe Cocker, che suonò a Genova, poi Little Steven e poi anche gli Analogy! Ho conosciuto gli Analogy grazie a questa radio e passai una giornata con Jutta, che cantò anche con Battiato.
Un’altra intervista divertentissima che ho fatto, e che non avrei mai pensato di fare, è stata quella con i Rockets. Tutte band attive e che all’epoca esistevano e facevano regolarmente concerti. I Rockets all’epoca erano al loro apice assoluto.


Quando parliamo della tua esperienza con Radio Alpha, parliamo degli anni…?

Con Radio Alpha parliamo degli anni ‘80. Diciamo dai primi anni ‘80 a metà anni ‘80.

Torniamo alla tua trasmissione, “Supertzar”, in onda ogni venerdì dalle 22 a mezzanotte (e in replica il mercoledì dalle 19 alle 21) su Radio Alpha Genova.
Trasmetti sempre band non troppo conosciute, non capiterà mai (o almeno non è capitato finora) di ascoltare una “Paranoid”. Come costruisci le tue puntate? Che idea ti guida?

Esattamente come hai detto: tralasciando volutamente le band mega famose; infatti hai visto che ho fatto uno speciale sull’hard rock inglese ma i Deep Purple o i Led Zeppelin non li ho messi. Nell’ultima puntata ho chiuso con “Gypsy” degli Uriah Heep, ed è stata già una cosa strana.
Io preferisco, a seconda dell’impostazione della puntata, favorire band non proprio sconosciute, ma band mai diventate famosissime però di qualità strepitosa.
Poi magari un giorno farò uno special dedicato all’hard rock più classico. Mi sono arrivate diverse richieste per fare dei programmi sul progressive. Ovviamente li farò, magari li divido in progressive italiano, inglese ecc.
Tornando alla tua domanda, mi lascio trasportare dall’inventiva, dalle richieste e dalle emozioni. Diciamo che la conoscenza non mi manca. La prossima puntata, venerdì 12 giugno, si chiamerà “Profondo Gotico”, quindi… si parte dai Joy Division e si passa da Jacula, Antonius Rex. Un’interpretazione molto libera, mi faccio guidare dalla musica.

Per quanto tempo continuerà ad andare in onda “Supertzar”?

Con le dirette, che poi non sono dirette…

Come non sono dirette? Beh, in effetti mi faceva un po’ strano immaginarti in casa tua, al venerdì notte, a trasmettere i dischi…

Sembrano dirette, vero? Lo faccio apposta. Se faccio errori di dizione non li correggo, voglio che sembri come una diretta. Volendo potrei far sì che tutto fosse perfetto, ma non lo faccio volutamente.
Le puntate le registro da casa, non ho un mixer, se ne avessi uno farei tutto diversamente. Hai notato che parlo sul bianco (senza sottofondo musicale)? In radio è la cosa più difficile da fare. In passato avevo sempre la base sotto, e mi sono fatto anche la regia da solo, con dei banchi mixer enormi, mi sono divertito tantissimo. Se c’è un regista ci mette sempre una base musicale, sotto, mentre parli, così non hai mai dei vuoti.
Invece come faccio io devi essere preciso, il vuoto, anche di 5 secondi, è brutto, non puoi balbettare né sbagliare troppo diciamo.
Tornando alla tua domanda, andiamo avanti con “Supertzar” per tutto giugno e anche luglio.
Probabilmente dopo andranno in onda delle repliche.

Ho letto da qualche parte, probabilmente su qualche tuo post su Facebook, che l’idea della trasmissione è stata quella di riavvicinarti, come Massimo e come Black Widow, alle persone che, forzate in casa dal COVID, sentivano la mancanza di un certo senso di comunità e appartenenza.
Perché hai iniziato a fare questa trasmissione (la prima puntata è stata il 24 aprile 2020)?

Allora, è andata così: quando Radio Alpha è ripartita, noi eravamo molto legati alla direzione della radio, sia al padre che, soprattutto, a Bruno, e sono mancati tutti e due purtroppo. Quando la radio è ripartita, l’idea era mantenere in vita il ricordo di loro due. Solo che chi l’ha fatta ripartire, che sono due miei amici, Gianni Mandruzzato e Anna Ferrari (Anna Ferrari peraltro è la pittrice che ha fatto due copertine per due album pubblicati da noi: “Il nome del vento” dei Delirium e “Io sono un vampiro” degli Abiogenesi), mi hanno subito chiesto di tornare in radio: “Massimo, non puoi mancare!”, ma devo dirti la verità, ci sarei andato subito, ma ero talmente tanto pieno di cose da fare, e lo sono ancora, che… fare la radio è una cosa molto impegnativa, e non ho mai trovato il tempo di dirgli di sì.
Siccome me l’hanno richiesto nel periodo del COVID… come facevo a dire no?! Quindi sono riuscito a organizzarmi da casa e va bene così.
Ovvio che con lo stress, l’emozione e le distanze che abbiamo tutti vissuto nel periodo del COVID, in cui ci troviamo ancora ovviamente, ma prima era peggio, si sono create delle lontananze brutte tra gli amici. Per cui ho pensato: la radio sarà un bel sistema per essere vicini. Lo spirito è stato questo.

Come va a livello di ascolti?

Molto bene, sono molto contento. Per me è stato molto facile: con tutti i contatti che ho in tutti questi anni di Black Widow, non ho fatto altro che avvertire i miei contatti della nuova trasmissione, e quindi so che da Bassano del Grappa fino a Palermo, dove vive il chitarrista dei Gothic Stone, sentono la trasmissione.
Mi han scritto dal Brasile, Svezia, Francia… va molto bene, ripeto.
Chiaramente tutto questo mi aiuta anche un pochettino nella promozione delle cose targate Black Widow, il che fa parte del gioco.
E ci annunceremo i concerti… spero che entro questa settimana arrivi la conferma almeno del Prog Fest! Proprio oggi sono arrivati dei loghi nuovi per il Balletto di Bronzo. Finalmente Gianni Leone ha creato dei loghi come si deve per la band, è preso benissimo, ci tiene da matti e questo sarà un album grandissimo, spero l’inizio di un nuovo percorso per il Balletto di Bronzo.


Una volta finito il giro di puntate “dal vivo”, pensi che continuerai con la trasmissione radio o “arrivederci e grazie”?

Ormai sono in ballo, e balliamo! Andiamo avanti.
Ho trovato questa formula che mi permette di registrare da casa, con calma, ci metto circa 3 ore tra registrazione e montaggio, e per 2 ore di puntata va più che bene. Lo posso fare con calma e coi miei tempi.
Se non l’avessi potuto registrare coi miei tempi sicuramente non l’avrei fatto. Sono i vantaggi della tecnologia. Come faccio a negarti che era molto più divertente essere in radio, col mixer e i dischi davanti… è ovvio!

Ultima curiosità: perché avete aperto la Black Widow proprio in Via del Campo, nel lontano 1990 (peraltro, proprio nel mese di giugno di 30 anni fa)?

La prima motivazione è che qui sono vicino a casa mia. Nel 1990, poi, la situazione generale del centro storico di Genova era ben diversa. I primi dieci anni, qua, il sabato non potevi camminare da quanta gente c’era in Via del Campo. Era pieno zeppo di gente, genovesi, ti dico tra le 5 e 10 mila persone, qui in Via del Campo fino in Via XX Settembre. Il centro storico di Genova era così negli anni ‘90, e anche negli anni ‘80.
Un’altra faccenda da non sottovalutare è: si chiama Via del Campo. La conoscono in tutto il mondo per De Andrè. Se aprivi un negozio in quegli anni lì non avevi neanche bisogno di investire in promozione, ti conoscevano immediatamente.
Poi aggiungici anche, ultima cosa, siccome io sono un progettista, ho lavorato 16 anni come progettista in una grossa azienda a Casella, mi alzavo presto tutte le mattine, macchina e autostrada, avanti e indietro, e mi sono detto: “adesso basta, voglio trovarmi un lavoro sotto casa e deve essere il lavoro perfetto, cioè la mia passione” (cosa che consiglierei a tutti e a tutte, la vita sulla terra è una sola), e così ho fatto. Perché mi piace anche molto dormire e fare le cose con calma!

Quando dici che il c’era così tanta gente, negli anni ‘80 e ‘90, cosa intendi? Parli di turisti?

No, turisti ce ne sono di più adesso. Erano genovesi. Non posso fare grandi raffronti con gli anni ‘80, ma con gli anni ‘90 sì. E ti dico 30 anni fa, e abbiamo aperto proprio a giugno, quest’anno ricorre il trentennale della Black Widow, la situazione era diversa.
Se vedi turisti in Via del Campo, ora, al 90% stanno venendo in negozio da noi. Oppure al viadelcampo29rosso (La casa dei cantautori genovesi: http://www.viadelcampo29rosso.com/) per via di De Andrè.

Quindi quando dici “all’epoca era diverso”, intendevi dire che i genovesi uscivano proprio qui, si ritrovavano qui?

A Genova il sabato era usuale fare tutta la passeggiata che partiva da Via del Campo, poi Via San Luca, Via Luccoli, Via XX Settembre. E la gente lo faceva sempre, erano le vie dello shopping.
Per noi ragazzi - ti parlo degli anni ‘80, prima che ci fosse questo negozio- era il giro dei negozi di dischi: Gianni Tassio (storico negozio di dischi genovese che si trovava sullo stesso luogo che oggi ospita viadelcampo29rosso), Pink Moon, fino a laggiù in fondo, dove c’è Disco Club, che c’è ancora (alla fine di Via San Vincenzo). Questo si faceva.
Poi c’era il giro, bellissimo, dei metallari, del quale io facevo parte, facendo il programma “Heavy Metal Nights” ce li avevo tutti, e ci vedevamo davanti a Disco Club!

È mai stato pericoloso avere un negozio in Via del Campo?

Di giorno Via del Campo è abbastanza tranquilla. Per noi non è mai stata pericolosa, però ho assistito a scene… Non da questa parte, ma dalla piazza in giù (da Piazza del Campo fino a Porta dei Vacca) se ne sono viste abbastanza e di tutti i colori. La notte non consiglierei a nessuno di frequentare certe vie del centro storico. Odio lo spaccio e tutte le droghe senza distinzioni.

E proprio quando stavamo per chiudere, arriva Pino Pintabona, co-fondatore di Black Widow nel 1990 insieme a Massimo, che viene interpellato per darmi spiegazioni sul logo della Black Widow. La mia domanda è:

Cos’è il volto che si vede nel logo? Della “black widow”, la vedova nera, chiaramente ispirata alla seminale band inglese, già sapevo…

L’ispirazione viene dal film “La maschera del demonio”, di Mario Bava. Parliamo dello stesso Mario Bava che, ovviamente, ispirò i Black Sabbath grazie al suo film intitolato, appunto, “Black Sabbath” (in italiano “I tre volti della paura”).


Ed ecco l’aneddoto: con Pino avevamo già avuto uno scambio epistolare nel lontano 2003, quando già curiosissimo sull’operato dell’etichetta genovese, chiedevo delucidazioni sull’album “Incubi notturni… E tu vivrai nel terrore”, un tributo ai film horror. Nella mia lettera chiedevo a Black Widow come mai non fossero interessati a un tributo alle colonne sonore del cinema trash degli anni ‘70 e ‘80 con protagonisti attori come Lino Banfi e Alvaro Vitali. Sì, ero un ragazzino piuttosto scemo!
La risposta di Pino, che conservo ancora gelosamente, è un capolavoro di diplomazia:


Torniamo all’intervista… Grazie Massimo (e Pino!), sei stato gentile oltre ogni modo, parlare con te è sempre un piacere. Chiusura a tuo piacere!

Grazie a te e al tempo che mi hai dedicato. Come vedi la BLACK WIDOW è un punto di incontro per chi ama veramente la grande musica rock, dall’hard al funk passando per il Jazz rock, la psichedelia, il Doom, il Punk e il Progressive.
Abbiamo clienti in tutto il mondo, il lavoro nonostante i problemi dovuti al COVID, è ripreso abbastanza bene. Spero che i locali di Genova possano presto riprendere la loro attività, parlo de La Claque, del Govi, del Crazy Bull, dell’Angelo Azzurro… tutti locali e teatri che ci hanno sempre dato spazio, assieme alla Porto Antico.
La Musica, la Grande Musica deve andare avanti anche per tutti i musicisti e i gruppi tra i quali cito Il Segno Del Comando, Melting Clock, Fungus Family, Delirium, New Trolls, Lattemiele 2.0, La maschera di Cera, Expiatoria, Damnation Gallery, Hate...
ROCK ON TUTTA LA VITA.

Potete ascoltare “Supertzar” di Massimo Gasperini (in onda ogni venerdì dalle 22 a mezzanotte, e in replica il mercoledì dalle 19 alle 21), su Radio Alpha Genova collegandovi al sito https://www.radioalphagenova.it/, dove è anche possibile scaricare la app per iOS e Android (io l’ho fatto e non perde un colpo).

Black Widow Records: https://blackwidow.it/