Eveline’s Dust- “K.”
Anno: 2019
Di Fabio Rossi
K. è il titolo del
nuovo lavoro della talentuosa band pisana Eveline’s
Dust (monicker ispirato da Eveline, uno dei racconti di James Joyce
contenuti nella raccolta Gente di Dublino) pubblicato a distanza di tre anni dal
mirabile debut album The Painkeeper. Analogamente al primo disco, K.
è un concept dalla trama tanto significativa quanto drammatica. Il personaggio
centrale è una giovane ragazza sfortunata (K. è proprio l’iniziale del suo
nome) affetta da un male incurabile che a poco a poco la sta devastando. La
giovane deve lottare ogni giorno contro l’ineluttabile paura della morte, un
evento che cerca disperatamente di allontanare il più possibile perché lei ha
voglia di vivere e non vuole soccombere all’infausto destino. In un certo qual
modo K. è una sorta di eroina dalla quale ognuno di noi dovrebbe
prendere esempio ogniqualvolta ci adombriamo per questioni risolvibili.
Le
sette tracce che compongono il platter sono in sostanza le storie di coloro che
hanno gravitato attorno alla vita della protagonista (infermieri, amori, compagni
di scuola, amici, parenti) persone che l’hanno aiutata e altre che l’hanno umiliata,
come si evince nella traccia Hope.
Sotto
il profilo musicale, il full length segue le stesse direttrici di The
Painkeeper, il quale è stato accolto favorevolmente sia in Italia che
all’estero, per cui reputo tale scelta assolutamente condivisibile.
Il
prog settantiano di matrice romantica (King Crimson, Genesis, Gentle Giant,
PFM) viene abilmente alternato a venature jazz rock (Perigeo) e a riferimenti
neoprogressive (Porcupine Tree, Marillion, Dream Theater) in un caleidoscopio
sonoro perfettamente concepito che ha il pregio di risultare sempre godibile
all’ascolto grazie all’accuratezza degli arrangiamenti e alla versatilità
strutturale delle composizioni.
Il
gruppo anche in questo frangente si è avvalso della collaborazione di alcuni
special guest. Fra gli ospiti spicca il ritorno di Federico Avella con il
suo prezioso supporto al sax e al flauto traverso; da menzionare, inoltre,
l’apporto della singer Lorenza Catricalà.
L’atmosfera
greve di cui è intriso l’album si manifesta già nell’opener A New
Beginning, dominata da un arpeggio di chitarra su cui si staglia
l’ugola di Nicola Pedreschi. Il brano esplode quando gli Eveline’s Dust entrano
nel piano delle sue potenzialità catapultandoci in un tessuto sonoro inequivocabilmente
“targato Everline’s Dust”. Questo è forse il complimento migliore che si possa
fare a una formazione emergente. Non ci si aspetta, difatti, originalità,
probabilmente è ormai una mera utopia, ma quantomeno il tentativo di dimostrare
una grande personalità artistica accostabile a quella dei blasonati gruppi
sopra menzionati.
In
Fierce Fear Family si impone il drumming di Angelo Carmignani,
mentre nella commovente Hope svetta l’ipnotica chitarra di
Lorenzo Gherarducci.
La breve title track è anche il singolo estrapolato da K. accompagnato da un suggestivo videoclip.
Il combo è in forma smagliante sia quando si lancia in cavalcate ardimentose che quando rallenta il ritmo, come nel caso della seguente Lost In A Lullaby. Il finale di questo brano è al fulmicotone, uno dei momenti migliori di K.
Faintly Falling dispone di un andamento quasi etereo,
impreziosito dall’eccellente vocalism della Catricalà.
Chiudono K. i quasi dieci minuti di Rain
Over Gentle Travellers, una sorta di mini-suite che possiede tutti i
crismi per essere annoverata tra le migliori composizioni degli ultimi tempi.
Il pathos cresce sempre di più fino alla parte conclusiva in cui inquiete note
di chitarra preannunciano l’ormai prossima prematura scomparsa di K. che
sta per consegnarsi alla Signora con la Falce: prima di lascarci vuole cantare
un’ultima volta per i suoi cari e vederli sorridere per un’ultima volta... Struggente,
non occorre aggiungere altro! Consiglio l’uso degli auricolari per assaporare
meglio le sfumature di quello che reputo un grande disco e con orgoglio aggiungo
“realizzato da una band italiana”.
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