Libro: 19 – Un tram chiamato nostalgia
Autore: Federico Venditti
Anno: 2019
Casa editrice: Gruppo Albatross Il Filo
Commento di Fabio Rossi
Quella
per la musica non è una passione come le altre. Per chiunque ne sia soggiogato,
rappresenta una componente talmente importante della propria esistenza da non
poterne fare a meno. Questa è la riflessione che sgorga spontanea leggendo il
primo romanzo a sfondo autobiografico dello scrittore e musicista romano Federico “Fed” Venditti (chitarrista della
promettente band doom/stoner/gothic metal Witches of Doom con all’attivo tre
album). Ecco, quindi, che le sette note non soltanto fungono da colonna sonora
della nostra vita, ma sono in grado di erigersi a baluardo nei momenti di
profonda solitudine, in quei terribili frangenti in cui tutto appare perduto e
ci si sente inermi come un fuscello nel mare in tempesta.
Nelle
vicende di Claudio Polverari, detto Polvere, protagonista di 19 – Un tram chiamato nostalgia, il metal e il
rock costituiscono gli unici veri compagni in grado di supportare la sua determinazione
nel voler sentirsi a tutti i costi diverso dagli altri, negli atteggiamenti,
nei gusti personali, nel modo di vestire, insomma, in ogni singolo aspetto che
delinea la personalità di un individuo. In
un deserto di affetti familiari, afflitto da un carattere introverso, estremamente
timido, perennemente impacciato negli approcci con l’altro sesso e capace
unicamente di aprirsi solo se si parla di musica, Polvere risulta essere, come
si suol dire a Roma, uno “sfigato” che agli occhi degli altri, i presunti
normali, è un perdente senza alcun futuro. Ma c’è un’occasione in cui egli trova
l’esaltazione di sé stesso, ovvero quando si infila nel suo negozio di dischi
preferito, il più alternativo della Capitale, e che raggiunge con la linea 19: il
Sabbra Cadabra, sito nel quartiere San Lorenzo. È lì che trascorre le ore più
felici, impegnato a visualizzare e analizzare i vinili e a confrontare le
proprie idee con il competente commesso Santiago. A Polvere, però, questo non
basta e cerca in ogni possibile circostanza l’isolamento ascoltando con
attenzione maniacale ciò che più gli aggrada utilizzando gli auricolari ed estraniandosi
volutamente dal mondo esterno che gli è così ostile. Tutta la storia si snoda
in questo contesto ben conosciuto da chi ha vissuto anche in epoche diverse la
ghettizzazione da parte dei genitori e amici nei confronti di chi soleva approcciare
a una musica “diversa”, snobbata dalla maggioranza e apostrofata con termini denigranti
e commentata con frasi superficiali del tipo “Ascolti metal? Solo
confusione!”. Chi ci è passato in prima persona sa molto bene di cosa si stia
parlando e di quanto sia stato difficile, se non impossibile, condividere i
propri gusti con mentalità ottuse, ancorate a stilemi codificati e prive di
qualsivoglia volontà di progredire verso altri lidi. Il libro stimola e
commuove, e nelle sue oltre le 300 pagine trovano spazio informazioni e
riflessioni su numerose band e artisti più disparati, segno incontrovertibile
della cultura musicale di Federico. Ci si può immedesimare nel protagonista,
nel suo tortuoso percorso di maturazione e consapevolezza che sarà portato a
compimento alla fine del romanzo, con una trovata dell’autore, dagli inaspettati
contorni surreali, la quale sancirà il passaggio a una nuova fase in cui,
comunque, l’assoluta protagonista continuerà a essere una sola: la musica. L’autore
è in procinto di pubblicare un nuovo romanzo che si intitolerà Hotel Paranoia,
credo che lo acquisterò a scatola chiusa.
Nessun commento:
Posta un commento