domenica 7 novembre 2021

LUNAR CLOCK – “The Scream Of Nature”, di Andrea Pintelli


LUNAR CLOCK – “The Scream Of Nature”

Musica ispirata alle opere di Edvart Munch

Clock Tower Records

Commento di Andrea Pintelli


Al termine del 2020 gli olandesi Lunar Clock hanno rilasciato “The Scream Of Nature”, uscito per la Clock Tower Records, qui in Italia distribuito dalla Black Widow Records (gloria sempre).

Con lievissimo ritardo ve lo propongo ora, siccome potrà ben piacere agli amanti del Symphonic Prog, nonché agli estimatori dei suoni nordici.

Come il sottotitolo all’album e la sua copertina lasciano intendere, questo lavoro è incentrato sulle opere del maestro espressionista norvegese Edvart Munch, la cui sensibilità artistica è riuscita a farlo “arrivare” a tantissime persone, anche a coloro che di arte ne masticano poca. L’immediatezza della sua visuale della natura, dei suoi sentimenti, dei suoi cicli, ma anche l’evidente profondità degli aspetti della psiche umana che Munch riesce a mostrare, sono veicoli grazie ai quali si può venire a contatto con il proprio mondo interiore. Quindi chi meglio di un gruppo Prog può portare in musica tutto ciò?

Diciamo subito che i Lunar Clock hanno approcciato il sentire del famoso pittore con parecchia grazia, non andando fuori tema, ma con mano leggera hanno accarezzato la loro idea dandole forma e sostanza. Personalmente avrei preferito, in alcune tracce, una maggior incisività, più forza d’impatto, ma ognuno ha il proprio modus operandi. Quello del gruppo, Robin Boer in testa essendone il fondatore, è lieve e fantasioso, a tratti maestoso, senz’altro incentrato sia sulle tastiere, sia sulle armonizzazioni vocali; ciò non toglie che il risultato finale di quest’esordio sia da considerare riuscito, l’intento è chiaro e il suo effetto è stato riccamente concepito. Quindi via all’ascolto e godiamoci questo nuovo viaggio.


Ognuna delle tracce proposte sono riconducibili ai quadri di Munch, diventando anch’esse dipinti musicati. La mostra si apre con “Frieze”, dove la foschia iniziale viene sopraffatta da un tappeto multi-vocale che sarà un po’ il leitmotiv dell’intero lavoro. Dolcezza sghemba che offre un saggio delle potenzialità dei nostri.

Skrik” (“L’Urlo”) è liquida e i suoi rintocchi ne disegnano l’iniziale andamento soffuso, per poi sfociare in un esplosivo assolo di tastiera. Placato l’istinto emotivo iniziale, Robin prosegue in maniera più tranquilla, con accenni allo space rock.

 “Sadness Under the Belt of Venus” ben descrive la sazietà di malinconia che il maestro vuole comunicare, attraverso un coacervo di pianoforte, tastiere, synth, che si legano e slegano fra loro per donare un’immagine multiforme che profuma di rugiada e erba soffice.

A Winter Storm on Spring Blossoms” è un incubo guidato dall’insicurezza dei tempi che furono, abbracciata da una tempesta di neve atta a smussare le speranze. Non sembra che questo quadro sia perfettamente sostenuto dall’impatto sonoro della prima parte della canzone, ma che nella seconda viene fotografato con precisione chirurgica. Mai domi.

Equal Adoration” parla del difficile rapporto che il pittore ebbe con l’emisfero femminile, qui variamente rappresentato dalle sue compagne. Il pianoforte traccia il cammino, ma è soprattutto la chitarra ad esaltarne gli accenti e i significati. 

Bridge of Anxiety” gioca sulle espressioni degli occhi dei personaggi che sono raffigurati sullo stesso ponte, con sfondo obliquo, del più famoso “L’Urlo”. Il moog domina la scena, così come la batteria militare che fa da contraltare. Per rappresentare l’ansia sarebbe servita almeno una suite, a mio modo di sentire. 

Despair” è presa da sé stessa, meditabonda nello stesso scenario precedente. Sentitamente lirica, ci porta dove i venti soffiano in un ambiente ostile e fuori dagli schemi.

Metabolism I: The Tree of Life”, prima delle tre tracce dedicata ai due dipinti “Metabolism”, appunto, e “The Sun”. Qui i Lunar Clock, al loro apice estetico, portano in suono il mistero religioso di Adamo ed Eva, ritratti di fianco all’albero della vita. Note centellinate avvolgono l’ascoltatore nel mondo superato e anacronistico di questa favola che la religione cattolica chiama verità.

Metabolism II: Mother Nature’s Sanctuary” si apre con una melodia pastorale che ricorda gli Amazing Blondel, per proseguire con piglio più deciso verso quel santuario che viene inondato, piacevolmente, dal moderno sentire dei nostri. Centralità delle voci, cornice delle note del piano.

Notevole. “Metabolism III: Spring” è il trionfo della luce che il Sole ci dona ogni giorno. Trasfigurati gli episodi precedenti, si converge in questa ultima traccia, pienissima e avente l’onda lunga di tastiere che sanciscono la chiusura del cerchio. Apprezzabile la chitarra di Shardan Stream, che equivale in poetica al leader Robin Boer.

Si esce dall’esposizione con ancora un po’ di fame artistica, consci del fatto che i Lunar Clock si ripresenteranno con un’opera più matura e coesa, anche se questo “The Scream of Nature” è un buon esordio.

 

FORMAZIONE 

Robin Boer – tastiere, voce 

Shardan Stream – chitarre, campionatore, voce 

Karsten van Straten – batteria, percussioni 

Thefar Side – basso

  

Tracklist: 

1. Frieze 

2. Skrik 

3. Sadness Under The Belt Of Venus 

4. A Winter Storm On Spring Blossoms 

5. Equal Adoration 

6. Bridge Of Anxiety 

7. Despair 

8. Metabolism I: The Tree of Life

 

9. Metabolism II: Mother Nature’s Sanctuary 

10. Metabolism III: Spring






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