giovedì 29 settembre 2022

Francesco Marras-"It’s Me!", commento di Fabio Rossi

 


Commento di Fabio Rossi

 

Artista: Francesco Marras

Album: It’s Me!

Genere: Hard Rock

Anno: 2022

Casa discografica: Hell Tour Productions



Tracklist

1.                Money talks

2.                Take my hand

3.                You set my heart on fire

4.                We take the blue away

5.                The thrill of the hunt

6.                Lady of ice

7.                In the name of rock and roll

8.                Do you hear me now?

9.                Embrace the silence

10.           Closer to the edge

 


Line Up

Francesco Marras – vocals, guitars, bass, banjo and drums programming

Bodo Schopf – drums on track 2 (Special Guest)

Marco “Lord” Cossu – hammond, piano

Marco Garrucciu – backing vocals

Emanuele Martinez – violin on track 10



Il chitarrista di origini sarde Francesco Marras giunge al suo terzo album solista dopo gli strumentali Black Sheep (2012) e Time Files (2018). Noto per la sua militanza nelle band heavy metal Tygers Of Pan Tag e Screaming Shadows, Francesco ha dato in passato ampia dimostrazione della sua padronanza alla sei corde, nonché si è dimostrato impeccabile in sede di composizione e di arrangiamento. Non conoscevamo le sue doti vocali e, in questo senso, la sua ultima fatica discografica soddisfa pienamente questa curiosità perché ha dimostrato di avere delle doti notevoli anche come cantante. It’s Me, munito di  cover aggressiva realizzata dal grafico Stan W Decker, vanta una produzione di livello e include dieci tracce di eccellente levatura. Il genere è radicato nell’hard rock più viscerale e genuino, quello degli anni Settanta e Ottanta per intenderci.

Nell’ascolto gli appassionati rievocheranno il sound di formazioni che hanno fatto la storia come Led Zeppelin, Deep Purple, Rainbow, Whitesnake, Uriah Heep, ma anche gruppi più recenti quali Guns n’Roses, Nickelback, Rival Sons, The Dead Daesis e Audioslave.

Non siamo assolutamente al cospetto di mera scopiazzatura, certo non vi aspettate nemmeno innovazioni, ma la qualità intrinseca di ogni singola traccia fa impallidire quanto in questo periodo si trova in circolazione. Riff granitici, assolo al fulmicotone, una sezione ritmica che picchia come se non ci fosse un domani, refrain accattivanti, insomma ci sono tutti gli ingredienti per rendere appetibile questo lavoro che anche nelle parti più melodiche convince in tutti i sensi. Il vocalism di Francesco è incisivo e ben si adatta all’hard rock.

Tra le tracce più convincenti spiccano l’adrenalinica Money Talks, l’energica You Set My Heart On Fire - munita di un ritornello fantastico -, Take My Hand - impreziosita dalla presenza alle pelli di Bodo Schopf, il batterista di Michael Schenker -, le vulcaniche The Thrill Of The Hunt e In The Name Of Rock And Roll, la maideniana Lady Of Ice e, infine, la ballata Closer To The Edge.

Mi auguro di assistere presto a una esibizione live di Francesco Marras… credo che ne varrà proprio la pena. 





lunedì 26 settembre 2022

Maurizio Baiata: Rock Memories – Scritti ribelli e sincronicità di un giornalista musicale – Volume Primo, commento di Fabio Rossi

 


Libro: Rock Memories – Scritti ribelli e sincronicità di un giornalista musicale – Volume Primo

Autore: Maurizio Baiata

Edizioni: Verdechiaro Edizioni

Anno: 2022

Recensione a cura di Fabio Rossi

 

Ero a conoscenza del progetto del giornalista, nonché mio amico, Maurizio Baiata di voler pubblicare un libro contenente le recensioni e gli articoli, inerenti al mondo delle sette note, scritti nel corso della sua longeva carriera. Me ne aveva parlato tempo fa e mi ero dichiarato entusiasta perché l’ho sempre seguito con affetto sin dagli inizi, apprezzandone lo stile. Ora che è finalmente uscito, l’ho letto, per non dire divorato, in pochi giorni per quanto mi è piaciuto e sono felice che ne seguirà un altro (beh, il materiale a disposizione è davvero tanto).

Il volume primo contiene i lavori realizzati per la storica rivista diretta da Saverio Rotondi Ciao 2001 dal 1970 al 1974, anno in cui Maurizio cessò di collaborarvi. Immagino, pertanto, che il volume secondo verterà sulle esperienze fatte con Nuovo Sound, Best, Muzak, Gong, Stereoplay, Rolling Stone e Classic Rock dove tuttora il giornalista scrive. Ragazzi, siamo al cospetto della storia! Siamo nel cuore dell’epoca d’oro del Rock! V’imbatterete in una ridda d’informazioni, aneddoti, curiosità su band e artisti che in quegli anni memorabili furoreggiavano: Black Sabbath, Jefferson Airplane, Spirit, Rory Gallagher, Emerson, Lake & Palmer, Soft Machine, King Crimson e tanti altri ancora. Numerosi i servizi dedicati al Rock progressivo tedesco (non chiamiamolo più per favore con il denigratorio termine Kraut Rock), da sempre grande passione di Baiata. Quello che colpisce in particolare sono le analisi dei dischi che, nonostante l’esiguità del materiale a disposizione (non c’era mica internet!), stupiscono per l’attenzione certosina a ogni minimo particolare al punto che risultano attualissime per quanto sono ben sviscerate. Non c’è paragone con quanto s’incontra oggi sui siti web o sulle riviste cartacee, dove i giudizi sono in larga parte superficiali e, nel bene o nel male, poco motivati. Il livello di cultura era più alto e il critico aveva il dovere di analizzare ogni sfumatura e utilizzare un linguaggio colto perché era il lettore stesso a chiederlo. Nel cronico pressappochismo in cui viviamo, tutto questo è mera utopia. La nostalgia ti prende al cuore e anche un po’ di scoramento per quello che di repellente accadrà alla musica negli anni seguenti. I redattori in quel tempo non potevano nemmeno immaginare in che misera situazione ci saremmo trovati oggi. Forse Maurizio eviterebbe di essere troppo severo giudicando dischi che nel 2022 demolirebbero qualsiasi nuova proposta. Introdotto dalle prefazioni di Susanna Schimperna, moglie del mai troppo compianto Claudio Rocchi, e dell’amico di sempre Renato Marengo, Rock Memories contiene alla fine una discografia consigliata che originariamente uscì in due puntate nel 1972. Ebbene, alcuni album erano sfuggiti anche a un inveterato appassionato come me, segno evidente che non si finisce mai d’imparare. Nel leggerla si nota la grande predilezione di Maurizio per il Rock impegnato, quello che necessita la massima attenzione per essere assimilato. Stupisce che manchino i Led Zeppelin, il mio gruppo preferito… quando lo incontrerò gli chiederò il perché non furono inseriti... sono curioso.



venerdì 23 settembre 2022

O.A.K.-"Lucid Dreaming And The Spectre Of Nikola Tesla", commento di Fabio Rossi

 



Commento di Fabio Rossi 

Artista: O.A.K.

Album: Lucid Dreaming And The Spectre Of Nikola Tesla

Genere: Rock Progressivo

Anno: 2022

Casa discografica: Aereostella / Immaginifica (ARS IMM /1048)

 


Tracklist

1.     Everything Is Light (6:58)
2. Oscillation Alkemy Kreativity (13:29)
3. Learn to Run in Your Dreams (6:06)
4. The Comet and the Dreamer (7:09)
5. White Wings (4:40)
6. The Silver Cord (3:50)

 

Line Up

Jerry Cutillo: keyboards, flute, guitar, vocals
With:
David Jackson: saxophones
Jonathan Noyce: bass
Alex Elena: drums
Dorie Jackson: vocals
Olja Karpova: vocals
Laura Piazzai: vocals

 


La vena creativa di Jerry Cutillo ha trovato un’irrefrenabile ispirazione nel corso degli ultimi anni. A partire da Viandanze del 2016, con cui ha aperto il trittico dedicato all’esoterismo, l’artista con il suo progetto denominato O.A.K. (acronimo che sta per  Oscillazioni Alchemkico Kreative) ha sfornato un disco ogni due anni (Giordano Bruno nel 2018 e Nine Witches Under A Walnut Tree nel 2020) sino ad arrivare al recente Lucid Dreaming And The Spectre Of Nikola Tesla, uscito pochi mesi fa. La considerazione che in linea generale va fatta è che si tratta di dischi di grande livello che propongono un progressive che ammicca agli anni Settanta (Jethro Tull, Yes, E.L.P., Le Orme), ma non per questo appaiono datati presentandosi in una veste moderna, incline alla ricerca della novità e al miglioramento continuo. Rammentiamo che Giordano Bruno è stato giudicato il miglior album progressive del 2018 dalla rivista francese koid9 e non è un caso che in molti lo considerano il capolavoro realizzato dagli O.A.K..

Fatte queste doverose premesse, la curiosità per il nuovo progetto del nostro folletto italiano, incentrato sull’enigmatica figura del grande Nikola Tesla inventore della corrente alternata e tanto altro ancora, era davvero molta. Devo dire che sono rimasto sorpreso perché Lucid Dreaming And The Spectre Of Nikola Tesla include sei composizioni di eccezionale levatura in cui la componente melodica la fa da padrone. Jerry canta alternandosi sovente a tre valenti vocalist, creando un’atmosfera quasi magica; la musica è fluida, accattivante, quasi fiabesca nelle sue struggenti parti armoniose. Non manca il flauto a rammentare l’inveterato amore di Jerry per i Jethro Tull. Se il precedente disco, anche per la tematica trattata aveva contorni oscuri e inusuali rispetto alle canoniche proposte di Cutillo, nell’ultimo lavoro la dolcezza la fa da padrone con risultati talmente strabilianti che potrebbe spodestare dal podio Giordano Bruno. Un concept sontuoso, ambizioso e ben concepito realizzato con collaboratori di assoluto livello quali David Jackson (Van Der Graaf Generator/Osanna) e Jonathan Noyce (Jethrto Tull/Fairport Convention/Archive) nel quale nulla è stato lasciato al caso.

La musica ti ammalia sin dalle prime note di Everything Is Light lasciandoti interdetto da tanta bellezza fino alla conclusiva The Silver Cord.

Non resta altro che attendere un concerto degli O.A.K. dove potersi inebriare dalla musica celestiale di quest’opera.







mercoledì 21 settembre 2022

Il 21 del mese dedicato a Big Francesco...


"Quando tra gli imbecilli e i furbi si stabilisce un'alleanza, state bene attenti che il fascismo è alle porte."

 (Leonardo Sciascia)


21 settembre

Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano!

Wazza

«In quegli anni tutti erano convinti di cambiare il mondo e non sapevamo che il mondo avrebbe cambiato noi, come spesso accade. Di fondo però c'era una grande forza-spinta utopistica, volevamo far capire che la musica fa capire, risolve, non è solo estetica. Purtroppo, però dal prog, spesso, è uscita fuori non solo una maniera di esprimersi ma anche un modo. Quando il modo diventa moda, è la fine. Quando c'è solo la forma, il contenuto è finito e anche quel desiderio di travalicare gli stili del blues e del rock, perché questo è il prog, andare sempre oltre e non fermarsi a certi schemi»

 Francesco Di Giacomo

 

martedì 20 settembre 2022

Racconti SottoBanco... Gentle Giant e BANCO in tour nel 1976

Racconti SottoBanco...


Nel maggio/giugno 1976 i grandi… grandissimi Gentle Giant, sono in tour in Italia; David Zard, all'epoca manager del Banco Del Mutuo Soccorso, "strappa", un contratto per fare un tour europeo come supporter del gruppo inglese.

Lo scopo è anche quello di promuovere i due LP della Manticore, usciti qualche tempo prima: una volta le promozioni non era immediate come ora… tempi più lunghi!

Il tour doveva partire il 17 settembre da Gothemburg, in Svezia, ma tre date furono annullate!

Ufficialmente il tour europeo dei Gentle Giant + Banco parti il 20 settembre 1976 da Kiel (Audimax), nella Germania Ovest (all'epoca c'era il muro!)

Il Banco affronta questo tour con rispetto verso i Giganti inglesi, ma non con timore di confrontarsi, tant’è che riscuotono un eclatante successo, sottolineato anche dall’entusiasmo dei numerosi fans!

Il 21 erano ad Amburgo (Musikalle). La data successiva del 22, a Berlino (Philharomie), fu cancellata perché il teatro era occupato dall'orchesta di Von Karajan (Francesco Di Giacomo, andò a vedere il concerto...), il 23 erano a Dusseldorff (Philipshalle), e i Gentle Giant registrano alcuni brani che poi finirono nel doppio live "Playng in the Fool"..., 24 settembre Mannheim (Rosengarten Mauesensaal), il 25 a Monaco (Circus Krone), e qui succede l'imprevedibile. 

Gary Green, Ray Shulman - Gentle Giant, 1976

Per contratto il Banco non poteva eseguire dei bis durante le loro esibizioni, ma il pubblico fu entusiasta della loro performance e chiese in modo molto "rumoroso" il bis; Darek Shulman forse ricordando che la stessa cosa accadde a loro quando facevano da "spalla" ai Jethro Tull nel 1972, concesse al Banco di fare il bis, anche nei successivi concerti del tour!

Il 27 settembre la data di Ulm (Donauhalle) fu annullata per dispersione di corrente (!!) e il 28 a Offenbach (Stadthalle) si chiudeva il tour il in Germania Ovest.

Il 30 settembre furono in Svizzera, precisamente a Zurigo (Volkshaus), per proseguire poi il 1° ottobre a Neuchatel, e il 2 ottobre a Vaduz nel piccolo stato del Liechtenstein; questo breve ma intenso tour Europeo si concludeva il 5 ottobre a Parigi (Pavillon de Paris), e anche qui i Gentle Giant registrarono per il loro album live.

Fu un'esperienza esaltante per il Banco del Mutuo Soccorso, che ebbe l’opportunità di poter dimostrare il suo valore anche in Europa; si racconta che Francesco viaggiasse con il camion dei tecnici per andare in "avanscoperta" e vedere le location.  Marcello Todaro (in qualità di fonico) racconta che assieme a Augusto Proietti (tecnico delle luci), viaggiò con la vecchia Mercedes diesel di Renato D'angelo (con sottofondo di “Tubular Bells”, magari in stereo 8!), che si ruppe a Trento, e fu riparata lì prima di ripartire per Amburgo.

Gianni (Nocenzi), ricorda che la cosa che lo impressionò di più fu il cielo livido e le montagne di container, appena arrivati al porto di Amburgo!

Sono passati quasi 40 anni e i ricordi sono un po’ annebbiati, rimane questo connubio tra due mostri sacri del prog internazionale, due "giganti" e ... beati quelli che hanno potuto assistere ad uno di questi concerti… (io ero militare in Friuli !!!)

Wazza

Gentle Giant in the studio with Win Sirotta
 

I Gentle Giant nell’aprile del 1976




sabato 17 settembre 2022

ArcadiA-"Hands of Time", commento di Fabio Rossi

 


Commento di Fabio Rossi

Artista: ArcadiA

Album: Hands of Time

Genere: Melodic Metal

Anno: 2019

Casa discografica: Sheratan Records

 

Tracklist

1.      Eyes of the night

2.      Hands of time

3.      World below

4.      Storm

5.      Sea of fears

6.      Afterlife

7.      Madness

8.      Winds of liberty

9.      Phony

10.    Rhapsody (under the rain)

 

Line Up

Gianluca Codroipo – Vocals

Simone Martinelli – Guitars

Francesco Bartoli Benevelli – Guitars

Lorenzo Bocchi – Keyboards

Ivan Lazzarini – Drums

Alberto Fontanella – Bass

 

 

Gli ArcadiA sono una band formatasi nel 2016 sull’asse Parma-Reggio Emilia composta da giovani volenterosi dediti a un composito heavy metal che fonde sapientemente il melodic al power, non disdegnando qualche digressione progressive. Il loro debut album intitolato Hands of Time è stato pubblicato nel settembre 2019, ma le tristi vicende legate alla pandemia ne hanno inficiato la diffusione.

Munito di una splendida cover, il disco si colloca tra le migliori pubblicazioni nel genere avvenute negli ultimi anni. Le idee sono chiare, la vena compositiva è notevole, la determinazione è quella giusta, insomma ci sono tutti i tasselli del puzzle per augurare a questa formazione, sinora non troppo baciata dalla fortuna per il motivo summenzionato, di affermarsi nel metal nostrano e, perché no, anche internazionale. Le dieci tracce convincono pienamente e non presentano alcun momento di stanca. Ho gradito in particolare una certa eterogeneità espressiva promettente per il prosieguo della carriera.

La graniticità posta alla base di World Below, l’andamento struggente di Storm, l’armonia semplice ed efficace di Sea of Fears, la struttura variegata di Afterlife (forse la migliore del lotto insieme all’accattivante title track), la velocità d’esecuzione di Madness, l’eterea stupenda Rhapsody (under the rain) sono solo alcuni degli ingredienti di questo lavoro in cui spicca l’ugola cristallina di Gianluca Codroipo e una serie di assolo alla sei corde ben congeniati dal duo Martinelli/Benevelli. Di rilievo l’apporto della sezione ritmica e delle tastiere. 

La componente melodica la fa da padrone sin dall’opener Eyes of the night e s’integra alla perfezione con le sezioni più sostenute.

Gli ArcadiA sono italiani e fanno musica di qualità che soddisferà appieno le esigenze non soltanto degli appassionati di un certo tipo di heavy metal (Helloween, Edguy), ma anche di chi predilige atmosfere progressive (Queensrÿche, Fates Warning). Un disco valido, ottimamente registrato e davvero ben concepito. Ascoltare per credere.     









venerdì 16 settembre 2022

Robert Plant e Ian Anderson

I Led Zeppelin erano i Led Zeppelin.

Loro erano gli Dei del rock e noi - Jethro Tull - eravamo solo il gruppo spalla.

Raramente abbiamo parlato, in particolare con Robert, che era su un piano più alto, come cantante e come persona.

Jimmy Page è stato un pò più amichevole, ma John Bonham dovevi guardarlo a un miglio di distanza, era un folle delirante!

È sempre stato abbastanza gentile con me, ma l'ho visto raramente di buon umore.”

(Ian Anderson)



Il rock è pieno di storie, leggende, alcune vere, altre false o travisate.

Una di queste è la rivalità tra Ian Anderson e Robert Plant, nata durante il tour americano, che fecero assieme “Led Zeppelin /Jethro Tull” nel 1969.

Sicuramente un pò di invidia e sana rivalità ci sarà stata come in tutti i campi. Credo che di base ci fosse un’antipatia a “pelle”, come capita in tante occasioni. Sembra che ad Anderson non andasse giù il fatto che Plant si divertiva a chiamarli “Jethro Dull” (noiosi).

Di personale posso raccontare che nel 2017 eravamo a Birmingham per i sessant’anni di Dave Pegg, e girava la voce che sarebbe venuto anche Robert Plant (già mi ero messo il pannolone!). Ma non si presentò… qualcuno di molto attendibile disse che non venne perché c’era Ian Anderson!

Sarò vero? Mah!

Di tutto un Pop…

Wazza


Il leader dei Jethro Tull Ian Anderson, in una recente intervista a EonMusic, ha fatto definitivamente chiarezza su una vicenda che - secondo molti - l'avrebbe visto protagonista da ormai quasi mezzo secolo a questa parte, ovvero una rivalità che l'avrebbe visto contrapposto al già leader dei Led Zeppelin Robert Plant nata durante in tour negli USA che - negli anni Settanta - vide la band di "Aqualung" fare da gruppo spalla alla formazione di "Stairway to Heaven".


London / June 29 / 1969-Robert Plant / Led Zeppelin at Royal Albert Hall

Google è una fonte inesauribile di storielle divertenti - così come suo cugino di secondo grado Wikipedia - alle quale faccio fatica a credere ogni volta che mi capita di leggerle", ha spiegato Anderson: "Parlo di cose che vengono copiate e incollate all'infinito, basate il più delle volte su falsità folcloristiche o persino scurrili. Quando qualcuno mi chiede della mia supposta 'faida' con Robert Plant, è bene che si aspetti una brutta risposta, semplicemente perché io e Robert Plant non siamo mai stati protagonisti di alcuna faida. È solo una di queste storie assurde che ciclicamente tornano a galla".


Le due band, mentre erano on the road insieme, infatti molto raramente interagivano: "I Led Zeppelin erano i Led Zeppelin", ha proseguito Anderson, "Loro erano gli Dei del rock, e noi eravamo solo l'umile gruppo spalla. Raramente abbiamo parlato, in particolare con Robert, che era su un piano più alto, sia come cantante che come persona. Jimmy Page è stato un po' più amichevole con noi, ma a John Bonham dovevi stare a un miglio di distanza, perché era un pazzo. Con me è stato abbastanza gentile, ma probabilmente l'ho solo incontrato nei rari momenti in cui era di buon umore".

Anderson ha fatto sapere di avere addirittura parlato, anni dopo, con lo stesso Plant della vicenda: "Ci siamo incontrati e mi ha detto: 'Spero che riusciremo a lasciarci tutta questa storia alle spalle'", ha concluso il leader dei Jethro Tull, "Io gli ho risposto: 'Lasciarci alle spalle cosa?'. E lui: 'Qualsiasi cosa per la quale si suppone che io e te abbiamo litigato'. Allora io gli ho risposto: 'Esatto'. Non abbiamo mai avuto uno scontro, perché in realtà non abbiamo mai davvero comunicato".



giovedì 15 settembre 2022

Il compleanno di Gianni Leone


Auguroni a Gianni Leone che compie gli anni!








mercoledì 14 settembre 2022

E’ mancata Irene Papas

E’ morta anche Irene Papas, grande attrice e cantante greca: aveva 96 anni.

Irene Papas è stata una grande attrice a partire dagli anni 60′ in particolare. Riconosciuto in particolare il suo ruolo di Penelope nello sceneggiato Odissea. Di origini greche, l’attrice ha lavorato in film importanti nel corso della sua lunga carriera.

Censurata su “666”, doppio album avanguardistico degli Aprodithe' s Child…

Wazza 





domenica 11 settembre 2022

Giordano Casiraghi-"Battiato - Incontri", Commento di Fabio Rossi

 

 


Libro: Battiato - Incontri

Autore: Giordano Casiraghi

Edizioni: Officina di Hank

Anno: 2022

Recensione a cura di Fabio Rossi

 

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai”
(da La Cura)

 

Franco Battiato è stato uno degli artisti più importanti della storia della musica italiana e internazionale. La sua scomparsa, avvenuta il 18 maggio 2021, ci ha privato di uno dei rari esempi di creatività cristallina che il mondo delle sette abbia mai avuto. Era sin troppo logico che la morte del geniale cantautore siciliano avrebbe provocato come naturale conseguenza la pubblicazione una pletora di saggi in suo onore, ma la domanda sorge spontanea: a quale testo rivolgere la propria attenzione? In un’epoca di regressione culturale ed economica trovo doveroso che un recensore sappia consigliare al lettore incuriosito di spendere il proprio denaro con oculatezza prescegliendo il meglio. In questo senso, reputo il libro di Giordano Casiraghi (unitamente all’opera di Fabio Zuffanti uscita nel 2018 per Arcana edizioni “Battiato. La voce del padrone. 1945-1968: nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno”) basilare per conoscere a fondo Franco e la sua musica per tre ordini di motivi. In primo luogo, l’autore ha raccolto un gran numero di testimonianze dirette su cui fondamentalmente si basa tutto il suo lavoro. Musicisti, produttori, attori, fotografi, giornalisti, amici che hanno avuto la fortuna di conoscere di persona Battiato hanno aperto lo scrigno dei ricordi consentendo a tutti di approcciare approfonditamente alla vita dell’artista. Una messe d’informazioni notevole che costituisce il reale punto di forza di “Battiato – Incontri”. In secondo luogo, merita menzione l’interessante raccolta di fotografie composta di scatti inediti e per questo imperdibili. In terzo luogo, va menzionato l’ottimo lavoro in sede di produzione della casa editrice genovese che ha inteso utilizzare una carta di maggior pregio rispetto al suo standard abituale. Fatte queste considerazioni, suggerisco di accompagnare la lettura del libro all’ascolto della musica. In questo modo la trasbordante inventiva ed evoluzione stilistica di Franco può essere assaporata in ogni sua sfaccettatura: dal prog degli inizi (Fetus/Pollution), al raffinato sperimentalismo (L’Egitto prima delle Sabbie), sino al grande successo (La Voce del Padrone). Un viaggio lunghissimo in cui s’incontreranno perle d’incommensurabile valore come la canzone La Cura, un inno alla vita d’impareggiabile bellezza. Un testo ben articolato, piacevole, completo e concepito con avvedutezza che merita di far bella figura nella vostra raccolta di libri.


QUALCHE FOTOGRAFIA...