giovedì 11 gennaio 2024

Fabio Rossi commenta il libro "Woodstock – Ricordi, Aneddoti, Sentimenti Diffusi", di Pintelli/Enrile/De Negri

 


Libro: Woodstock – Ricordi, Aneddoti, Sentimenti Diffusi

Autori: Andrea Pintelli, Athos Enrile, Angelo De Negri (grafica)

Anno: 2023

Casa editrice: Arcana

Commento di Fabio Rossi

 

Il Festival tenutosi a Woodstock dal 15 al 18 agosto 1969 costituisce senza dubbio l’apice del movimento hippy che, attraverso la pace e l’amore, intendeva cambiare il mondo. Un’utopia perseguita peraltro in tempi passati da personaggi del calibro di Gesù Cristo o Gandhi che non hanno poi fatto una bella fine. Eh già, l’animo umano sa essere malvagio a tal punto da eliminare chi la pensa diversamente per imporre logiche che di fatto si sono dimostrate autodistruttive e che arricchiscono le tasche dei potenti. Figuriamoci se la cultura dei figli dei fiori poteva riuscire dove altri hanno fallito, rendendo il declino dell’umanità incontrovertibile. Ricordare, però, specie ai giovani, che 500.000 persone (ne erano previste 50.000!) si sono radunate sotto l’egida della musica, vivendo tre giorni (quattro a dire il vero) all’insegna della pace, della fratellanza, dell’amore senza limiti (o quasi), dell’alcool, delle sostanze stupefacenti, sotto una pioggia insistente, in mezzo al fango eppure felici, è non solo doveroso, ma indispensabile.

Gli autori di questo bel libro, coadiuvati da numerose testimonianze e riflessioni, quali quelle di Vittorio Nocenzi, Lino Vairetti, Bernardo Lanzetti e Gianni Leone, ci raccontano quello che avvenne durante quell’evento irripetibile con parole semplici e pregne di passione. Tale ultimo aspetto basta per consigliare l’acquisto del saggio perché è ben lungi dalla pedanteria che sovente troviamo in lavori simili, qui sostituita da un contagioso entusiasmo che ha coinvolto tutti i partecipanti alla stesura dell’opera. Capitoli brevi, essenziali, diretti, ben congeniati, pieni di notizie e aneddoti interessanti, quali ad esempio la presenza del regista Martin Scorsese che coadiuvò nelle operazioni di montaggio quello che diventerà il celeberrimo documentario diretto da  Michael Wadleigh, o la storia della coppia raffigurata nel triplo album realizzato sull’evento (fu pubblicato poi anche un doppio tanta è stata la musica suonata e purtroppo non tutta registrata).

Mi sono appassionato nella lettura e ho riascoltato nell’occasione le straordinarie performance di Santana, Ten Years After, Joan Baez, The Who e naturalmente quella del marziano Jimi Hendrix, che all’alba del 18 dicembre davanti a poche persone ormai violentava l’inno americano con la sei corde, esprimendo con la musica la sua veemente avversione alla guerra in Vietnam. Un momento epico che simbolicamente sancì anche la fine del sogno degli hippies. 





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