domenica 21 gennaio 2024

Un ricordo di Francesco...

(foto Daniele Raimondi)

 

21 Gennaio 

"Fù tolto al mondo troppo al dente" 

(epitaffio sulla tomba di Aldo Fabrizi) 

Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano 

Wazza

 

(Il ricordo di Gianni Marsili)

Un giovedì di fine luglio era in programma una serata che avevo dedicato a tutte le etnie presenti a Roma. L’avevo intitolata “Popoli”.

Piazza Santa Maria in Trastevere era gremita di folla, attenta, partecipe all’esibizione dell’”Orchestra di Piazza Vittorio”, questa bellissima orchestra di quaranta artisti provenienti da tutto il mondo, di tutte le etnie e di tutti i colori.

Ricordo tutto ancora con la stessa emozione.

A un certo punto del concerto, la figura ben nota di Francesco di Giacomo, del Banco di Mutuo Soccorso, si fa strada sul palco. La sua figura è inconfondibile, il suo modo di essere lo rendono subito riconoscibile, e la piazza gli tributa di getto un applauso spontaneo, quasi pregustando qualcosa di importante e di inedito.

...E la magia inizia.

L’orchestra riprende a suonare: suoni di paesi lontani, suoni che disegnano tramonti senza fine in cieli senza orizzonti. Poi, Francesco, con un filo di voce, quasi sussurrando, comincia a cantare.

Quanta pena stasera c’è sur fiume che fiotta così disgraziato chi sogna e chi spera tutti ar monno dovemo soffri’.

Silenzio nel pubblico: la piazza ascolta, ammutolita, forse un po’ sconcertata. I venditori ambulanti si fermano; anche se intenti al loro lavoro, si rendono conto che sta accadendo qualcosa e anche loro ascoltano.

Mi guardo attorno: un bambino smette di giocare, le coppiette si danno di gomito in un momento di intima complicità; perfino i palloncini in aria sembrano immobili nel ponentino romano. Sono convinto che molti, in quel momento stanno trattenendo il respiro.

Er barcarolo va controcorrente.

Sono le parole di “Er barcarolo romano”, canzone molto amata a Roma e che è stata interpretata dai più grandi cantanti romani, come Claudio Villa, Lando Fiorini, Gabriella Ferri, etc.

…e quanno canta l’eco s’arisente dice si è vero che tu dài la pace boiaccia fiume je l’hai data tu.

Adesso tutti volgono la loro attenzione verso il palco: gli artisti di strada, i clown, i suonatori ambulanti ai lati della strada o sparsi tra la folla...; anche quelli che sono impegnati in altre attività, come i camerieri che stanno servendo ai tavoli, tutti alzano la testa incuriositi.

Nell’aria c’è magia. Si sente, si tocca quasi con mano. Il popolo di Roma percepisce la tensione e ne assapora il piacere.

Più d’un mese è passato da una sera che dissi “A Ninè quest’amore ormai è tramontato.” Lei rispose “Lo vedo da me”.

Sul palco, Francesco continua a cantare; nonostante la sua mole sembra essere diventato piccolo, irrilevante, mero strumento di un attimo di magia, di un sogno d’estate, che l’orchestra accompagna in un inedito arrangiamento, umile anch’essa affinché il miracolo non si guasti.

Quaranta musicisti da tutto il mondo, di tutte le etnie, e un cantante romano: per qualche momento Trastevere è il centro del mondo.

La luna da lassù fà capocella rischiara il viso a Ninetta mia bella me voglio sperde solo giù per fiume così chi t’ama more assieme a te.

Anche l’ultima nota scende su una piazza muta, rapita. Nessuno osa ancora interrompere l’incanto.

Per almeno cinque secondi non si sente un suono, poi, timidamente, un incerto battito di mano, poi qualche applauso sparso, un po’ più forte... Infine, come un argine che si rompe, l’esplosione, l’urlo liberatorio: la folla dà finalmente sfogo alle emozioni trattenute in un’ovazione senza fine.

Alla fine, qualcuno chiede urlando anche il bis, ma come è possibile ripetere un miracolo?

Era la festa de Noantri del 2007, ma mai, come in quel momento, era veramente la festa di tutti.

FRANCESCO grazie e arrivederci.




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