martedì 2 luglio 2024

Riccardo Zappa – “Gabri flies to Italy”-Commento di Alberto Sgarlato

 


Riccardo Zappa – “Gabri flies to Italy” 

di Alberto Sgarlato

Una nuova uscita da M.P. & Records

distribuito da G.T. Music Distribution 


Non è esagerato dire che il nome di Riccardo Zappa è famoso in tutto il Mondo. Ormai giunto al mezzo secolo di carriera, iniziata nel 1974, si è fatto amare da critica e pubblico sotto molteplici vesti: in qualità di turnista al servizio di nomi noti della musica italiana, come compositore di colonne sonore, ma, al di sopra di ogni altra cosa, come autentico “Maestro Cesellatore” di trame eleganti e raffinate disegnate mediante un utilizzo sapiente del suo vasto parco chitarre, sul quale svetta, in modo particolare, l’indiscussa preparazione tecnica sulla 12 corde acustica.

Questo è Riccardo Zappa. E negli anni d’oro della stampa di settore, quando internet non esisteva e le riviste specializzate di musica inondavano gli scaffali delle edicole, il nome di Riccardo Zappa era costantemente sulle copertine di testate come “Chitarre” o “Guitar Club”, osannato dalla critica e promosso a pieni voti dal pubblico nei ricorrenti sondaggi sui musicisti più amati.

Da quel 1974 Zappa ne ha fatta di strada, ma ancora oggi per gli amanti del sound chitarristico strumentale ogni sua pubblicazione nuova è una gioia per le orecchie.

E veniamo dunque a questo “Gabri flies to Italy”, ventiquattresimo album di studio del compositore forlivese, dedicato al fratello Gabriele.

A dare il titolo all’album è una suite di circa 19 minuti di durata. Nella dolcezza delle trame introduttive, generate dalle armonizzazioni di più chitarre sovraincise, si respirano le atmosfere di quel rock progressivo britannico che all’inizio degli anni ‘70 veniva definito “pastorale”, quello più contaminato col folk. Ma dal secondo minuto, con l’ingresso dapprima soltanto di un tamburello, poi di una vera e propria sezione ritmica completa e, infine, di una chitarra elettrica, il brano cambia completamente volto e diventa “roccioso”, sanguigno, puramente rock. E dal terzo minuto, tutto sembra cambiare di nuovo! I momenti “hard” vengono infatti alternati ad altri ricami di strumenti a corde acustici, dando al tutto un sapore “mediterraneo” nel quale il rock incontra la World-music.

Pensate che sia finita? Ma siamo solo all’inizio! “Drones” elettronici, arpeggiatori, loop ritmici sintetici e strumenti elettronici che sembrano simulare ance e fiati provenienti da un’altra galassia ci portano nelle indimenticate terre dei “Corrieri Cosmici” tedeschi: come se i Tangerine Dream e i Kraftwerk insieme avessero riscritto il Bolero di Ravel. Queste suggestioni sono solo una breve parentesi prima del ritorno alle atmosfere del prog-rock pastorale. E qui Zappa svela quella che da sempre è la sua vera maestria: saper comporre melodie “cantabili” senza necessariamente l’uso della voce umana.

Anche se poi, in realtà, dal decimo minuto, anche le voci umane sono presenti. Ma utilizzate in modo corale e lieve, come una sorta di tappeto armonico. L’effetto che ne nasce è commovente.

Tutto diventa impalpabile, rarefatto; ma poi pian piano ogni cosa riprende forma, col ritorno dei cori e della sezione ritmica. Fino ad arrivare nuovamente a un finale etereo, affidato al canto di una chitarra acustica solista, all’arpeggio di un’altra chitarra nelle retrovie e ai tappeti elettronici dei sintetizzatori che chiudono il tutto.

L’eccellenza e la maestosità che vanno a comporre questa lunga e articolata suite, le ritroviamo poi “spezzettate”, sotto nuove forme, nelle varie tracce dell’album: “Harmonios” è una rock ballad dove i temi portanti, sempre cantabilissimi, delle chitarre acustiche (suonate anche con una tecnica da mandolino) ed elettriche (forse con un e-bow?) che si avvicendano, sono sorretti da una sezione ritmica che si muove con discrezione e da splendidi tappeti di organo Hammond. “Sanvalentiniana”, con i suoi 7 minuti circa, è la seconda traccia più lunga dopo la suite e anch’essa sfrutta molteplici cambi di atmosfera, alcuni affidati alle sole chitarre, altri “annunciati” da brillanti crescendo di piatti che aprono la strada alla sezione ritmica, fino a un ritorno “circolare” alle sole chitarre. “Inno” ha addirittura qualcosa di vagamente rinascimentale nelle sue atmosfere. Tutto, anche nei tappeti di sottofondo, è giocato su minimi tocchi funzionali a valorizzare i temi chitarristici.

Suonami una nota” è un ritorno verso coordinate più affini a un prog-rock strumentale, nel quale addirittura la chitarra acustica sembra “duellare” col timbro di un guitar-synthesizer che ricorda i vecchi Moog. Brano energico e corposo, nella ritmica e nelle melodie.

La chiosa è affidata a due brevi brani, “Nimaster Ego” e “L’Attesa”: il primo tra questi due vede il ritorno del coro impegnato in una introduzione prima dell’ingresso di una ritmica pulsante, con il rullante in primo piano e una chitarra stoppata a reggere i temi portanti; il coro torna sul finale per “giocare” in una sorta di botta e risposta con la chitarra elettrica. E si chiude con “L’Attesa”, dove Riccardo Zappa, dopo aver schierato elettronica, cori, chitarre elettriche, ritmiche ben presenti nei vari momenti degli altri brani, torna a concedersi uno spazio tutto per sé e tutto acustico, concludendo così in gloria un eccellente album, ottimamente scritto, arrangiato, prodotto e suonato.


TUTTE LE INFO UTILI:

https://mat2020comunicatistampa.blogspot.com/2024/06/riccardo-zappa-in-uscita-lalbum-gabri.html





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