lunedì 7 ottobre 2024

Beautiful Loser – “Stars 4 a Nite” , commento di Alberto Sgarlato

 

Beautiful Loser – “Stars 4 a Nite” 

(5 settembre 2024) 

di Alberto Sgarlato


Il cantante e chitarrista genovese Paolo Cintolesi è un rocker genuino e sincero, uno di quelli che hanno saputo macinare una solida, autentica gavetta nei pub. Ama le chitarre Gibson, le vecchie automobili Alfa Romeo (quando erano fatte bene, con tutti i crismi) e le moto Harley Davidson.

Musicalmente parlando, le sue coordinate si focalizzano sulla grande epopea hard’n’heavy degli anni ‘80, ma non è affatto esagerato dire che la sua cultura musicale è vastissima, capace di spaziare da Elvis ai Beatles, dal sofisticato prog dei Rush a tantissima musica italiana.

Assieme all’amico di una vita Paolo Pesce alla batteria, compare di tante scorribande su e giù per l’Italia al grido di “Anche oggi, qui, ci scappa del rock”, ha dato vita a questo recente progetto chiamato Beautiful Loser. Completano alla perfezione la line-up, con grande coesione di sound e di intenti, Andrea Laurino alla chitarra e Fabio Tassara al basso.

A questo punto, viste le premesse, chi si aspetta una partenza col botto, di quelle capaci di far tintinnare i vetri delle finestre di casa, resterà spiazzato: i ben 6 minuti della opener “Scarred for life”, infatti, si aprono con un incipit di tastiere rarefatto, degno della più nobile tradizione AOR. Ma il riff di chitarra arriva e il brano cresce, cresce, fino a deflagrare in uno di quei ritornelli che canteresti a squarciagola mille e mille volte. La voce del frontman, amministrata con sapienza, è un godibile mix tra la grinta di un Bon Jovi, la morbidezza vellutata di un Michael Bolton, la rabbia di un Sammy Hagar.

La seconda traccia, la title-track “Stars 4 a Nite”, cattura l’attenzione con stop-and-go di chitarra scanditi dall’incedere del cowbell, capaci di evocare persino i Blue Oyster Cult, altra band celebre per fondere grinta da stadio e melodie di classe.

In questo genere può forse mancare la ballad? “Time to say goodbye” è di una dolcezza infinita, con le note lunghe della chitarra e la “cremosità” di un caldo organo Hammond a fare da legante al tutto; chi ha amato Journey e Foreigner non potrà fare a meno di provare un sussulto.

Wings of butterfly” è a metà strada tra quanto sentito finora: melodica ma potente, delicata ed energica insieme, condita da un bel lavoro di tastiere dal sapore sinfonico.

Il tema chitarristico che introduce “Borderline” è davvero azzeccato. Qui siamo al cospetto di un hard rock più old-school, persino con echi di certi David Bowie ed Alice Cooper degli esordi, quando erano nella loro fase più glam, ma ancora una volta con uno di quei ritornelli da cantare tutti insieme sotto il palco.

Una virata verso il grande metal con “Kiss me or kill me”, che evoca nella sua estetica i Guns N’ Roses, altro brano caratterizzato dalla sua spiccata “cantabilità”, non solo nei ritornelli ma anche nei temi delle chitarre.

Down to the city” parte affidata al binomio basso/batteria ed è subito cavalcata, qui e là persino con qualche eco di Iron Maiden.

Lady Child”, altra ballad, ma stavolta completamente diversa. Il fine lavoro sull’hi-hat, le chitarre taglienti, massicciamente riverberate, cariche di delay, i tappeti vellutati delle tastiere, ci portano tra i Police, i Rush del periodo “Permanent waves” e “Moving pictures”, mentre nell’interpretazione vocale fa ancora capolino lo spettro di Bowie, ma stavolta quello più a cavallo tra ‘70 e ‘80, tra il periodo detto “berlinese” e “Let’s dance”, per capirci.

Razor sharp (Baby i’m back to you) è un’altra power ballad, raffinata ma veloce, di valido AOR.

Si chiude con il pezzo più energico dell’intero catalogo, “Handful of lies”, un’altra prova debitrice del miglior metal classico, seppur impreziosita da interessanti arpeggi di sintetizzatore.

Concludendo: se siete alla ricerca di un album capace di farvi cantare, urlare a squarciagola, saltare e ballare ma, al tempo stesso, di spiazzarvi a più riprese con trovate raffinate, intelligenti, originali e mai banali, date una chance a questi “Bellissimi perdenti”. Non ne resterete affatto delusi!



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