giovedì 18 agosto 2016

Racconti sottoBanco: 18 agosto 2011, di Wazza


Racconti sottoBanco

il 18 agosto 2011 il Banco del Mutuo Soccorso tenne un "memorabile" concerto al Teatro D'Annuzio di Pescara.
Di seguito la recensione di Andrea Marchegiani.   
Da sottolineare la presenza tra il pubblico di Joe Vescovi, indimenticato tastierista dei Trip, che venne a salutare i "colleghi" del Banco a fine concerto.
Wazza



Pescara, 18 Agosto 2011 - Teatro D'Annunzio 
Servizio fotografico a cura di Gianluca Scerni

Serata all'insegna del grande progressive italiano l'altra sera al Teatro D'Annunzio di Pescara con un gruppo che ha dato lustro alla musica del Bel Paese, in particolare all'estero: stiamo parlando del Banco. Passando subito alla descrizione del concerto, la scaletta, piuttosto classica e vicina a quella proposta al Prog Exhibition dello scorso novembre, ha dato maggior spazio ad un disco tra i più riusciti del Banco, Darwin!, intervallandolo poi con brani sia del 'primo periodo', quali "R.I.P" e "Canto Nomade per un Prigioniero Politico", che risalenti agli anni '80 quali "Lontano Da" e "Moby Dick". Dopo una breve introduzione di Vittorio Nocenzi al piano e l'accenno incalzante di "Traccia", viene proposta la sommessa Nudo, estratta dall'omonimo disco del '97, in cui spicca molto la trama sonora intessuta da Alessandro Papotto al clarinetto sulla sofferta interpretazione vocale di Francesco Di Giacomo.


Si cambia quindi registro con l'indiavolata "R.I.P", uno dei pezzi più rappresentativi del gruppo romano, diventato prepotentemente un autentico marchio musicale. Per l'occasione viene proposta con un pizzico in più di aggressività in termini di ritmo e di grande dinamismo del basso di Tiziano Ricci. Dopo un breve e scherzoso scambio di battute con il pubblico da parte dell'istrionico cantante, si passa così alla romantica "Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico" cui Di Giacomo precisa di tenere particolarmente, dando prova di un'estensione vocale ancora notevole con elevati picchi di liricità. Papotto fornisce un contributo importante al sax per poi spostare l'accento su venature più funky.


 Nella parte centrale del concerto, ampio spazio al secondo e celebre disco Darwin!, scelto dal Banco come omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia (la t-shirt di Filippo Marcheggiani ne è una prova calzante). Si inizia con il brano di apertura "L'Evoluzione, qui in forma ridotta, partendo direttamente dal cambio di tempo della sezione centrale del brano, mantenendo però una certa fedeltà con l'originale. Colpisce, in particolare, come Nocenzi non si risparmi per nulla, dettando con sapienza i tempi e le entrate degli altri strumenti, concedendosi talvolta serrati inserti improvvisativi con Papotto. Si prosegue con la visionaria e a tratti inquietante realtà primitiva di "Cento Mani e Cento Occhi"; Maurizio Masi sfrutta un drumming possente e ben calibrato, Papotto lo supporta con il proprio sax. Nocenzi introduce con un breve intermezzo di piano, lo struggente canto di Di Giacomo in "750.000 Anni Fa... L'Amore?", parabola di un ominide, lontanissimo avo della razza umana e tutt'altro che vicino ai canoni di bellezza di Policleto, il quale avverte la pulsione di un sentimento che non potrà mai essere ricambiato a causa della propria condizione ferina.


 Nocenzi si ferma poi brevemente a spiegare come Darwin! sia nato su un doppio binario partendo dal "pretesto" del tema scientifico per approntare una descrizione di noi stessi ed invitando alla necessità di guardare avanti (anche utopisticamente), sia nella vita che nella musica, per non rimanere immobili ed uguali a se stessi. Spianata da queste parole non poteva che essere proposta l'allucinata ed incalzante strumentale "La Conquista Della Posizione Eretta", resa con un taglio lievemente fusion dalla chitarra di Marcheggiani che si occupa in maniera egregia di tutto l'impianto sonoro dell'assente Rodolfo Maltese e dimostrando notevole tecnica e pulizia. Qui il tastierista, grazie al proprio Minimoog, descrive in maniera sorprendente l'immagine, sotto forma di parabola, dell'uomo che si erge raggiungendo piena coscienza di sé per poi lasciare spazio alla sezione vocale di Di Giacomo. Si conclude questa parte con l'impronta jazz/rock di "Danza dei Grandi Rettili e la stregonesca "Il Ragno" estratta da Come In Un Ultima Cena.



Di Giacomo tiene a ringraziare i propri giovani musicisti: Marcheggiani, Papotto e Masi, per il notevole supporto, ironizzando sulla propria smemoratezza senile. Nell'ultima parte della scaletta ordinaria, breve spazio ai brani tratti dal disco Banco, periodo meno brillante del BMS, con il duetto tra Nocenzi e Di Giacomo in "Moby Dick", pezzo tra i più conosciuti al grande pubblico e "Lontano Da", dalle marcate sonorità anni '80 e più spiccatamente commerciale. La bella serata si conclude con un bis corposo: la fantastica "Metamorfosi", interamente suonata, ed arricchita da un ricco contrappunto tra sax soprano e passaggi rapidi di Nocenzi al Minimoog ed infine la poetica "Non Mi Rompete", esplodente in gioiosi vocalizzi ed un botta e risposta finale tra l'acustica di Marcheggiani ed il piano di Nocenzi.


Ciò che colpisce, malgrado il tempo passato dal loro primo disco, è prima di tutto il vivo interesse di un folto numero di giovani presenti allo spettacolo: emblematica in tal senso la ressa intorno agli artisti al termine del concerto per foto ed autografi. Si tratta sicuramente di un aspetto benaugurante, considerando il limitato numero di persone che ha assistito al concerto, certamente inferiore alle attese, e da imputarsi ad un non meglio precisato comunicato stampa "boicottatore" trasmesso via radio, che avrebbe segnalato l'annullamento della data pescarese. Fastidioso accadimento che Vittorio Nocenzi ha voluto segnalare sul finale del concerto, ringraziando calorosamente gli "eroci superstiti" di questa serata. La stessa organizzazione (un ringraziamento in particolare per la grande disponibilità del presidente Antonino Asero) è rimasta basita per l'incresciosa situazione di cui non è stata colpevole, lamentando inoltre una scarsa collaborazione da parte dell'ente gestore del teatro. Il secondo aspetto meritevole di considerazione è il sentito interesse (carpito anche dalla breve chiacchierata fatta con Nocenzi) e la speranza della band per le nuove generazioni, imbrigliate (loro malgrado) dal piattume generale e dal degrado sociale, culturale, e politico che imperversa inarrestabilmente.


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