Racconti
sottoBanco
il 18 agosto 2011 il Banco del Mutuo Soccorso
tenne un "memorabile" concerto al Teatro D'Annuzio di Pescara.
Di seguito la recensione di Andrea Marchegiani.
Da sottolineare la presenza tra il
pubblico di Joe Vescovi,
indimenticato tastierista dei Trip, che venne a salutare i "colleghi"
del Banco a fine concerto.
Wazza
Pescara,
18 Agosto 2011 - Teatro D'Annunzio
Servizio fotografico a cura di Gianluca Scerni
Servizio fotografico a cura di Gianluca Scerni
Serata all'insegna del grande progressive
italiano l'altra sera al Teatro
D'Annunzio di Pescara con un gruppo che ha dato lustro
alla musica del Bel Paese, in particolare all'estero: stiamo parlando del
Banco. Passando subito alla descrizione del concerto, la scaletta, piuttosto
classica e vicina a quella proposta al Prog Exhibition dello scorso
novembre, ha dato maggior spazio ad un disco tra i più riusciti del Banco, Darwin!,
intervallandolo poi con brani sia del 'primo periodo', quali "R.I.P"
e "Canto
Nomade per un Prigioniero Politico", che risalenti agli
anni '80 quali "Lontano Da" e "Moby Dick".
Dopo una breve introduzione di Vittorio Nocenzi al piano e l'accenno
incalzante di "Traccia", viene proposta la sommessa Nudo, estratta dall'omonimo disco del '97, in cui
spicca molto la trama sonora intessuta da Alessandro Papotto al
clarinetto sulla sofferta interpretazione vocale di Francesco Di
Giacomo.
Si cambia quindi registro con
l'indiavolata "R.I.P", uno dei pezzi più rappresentativi del gruppo romano,
diventato prepotentemente un autentico marchio musicale. Per l'occasione viene
proposta con un pizzico in più di aggressività in termini di ritmo e di grande
dinamismo del basso di Tiziano Ricci. Dopo un breve e scherzoso scambio di battute con il
pubblico da parte dell'istrionico cantante, si passa così alla romantica "Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico" cui Di Giacomo precisa di tenere particolarmente,
dando prova di un'estensione vocale ancora notevole con elevati picchi di
liricità. Papotto fornisce un contributo importante al sax per poi spostare
l'accento su venature più funky.
Nella parte centrale del concerto,
ampio spazio al secondo e celebre disco Darwin!, scelto
dal Banco come omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia (la t-shirt di Filippo Marcheggiani ne è una prova calzante). Si inizia con il brano di apertura "L'Evoluzione, qui in forma ridotta, partendo direttamente dal cambio di
tempo della sezione centrale del brano, mantenendo però una certa fedeltà con
l'originale. Colpisce, in particolare, come Nocenzi non si risparmi per nulla,
dettando con sapienza i tempi e le entrate degli altri strumenti, concedendosi
talvolta serrati inserti improvvisativi con Papotto. Si prosegue con la
visionaria e a tratti inquietante realtà primitiva di "Cento Mani e Cento Occhi"; Maurizio Masi sfrutta un drumming possente e ben calibrato, Papotto lo
supporta con il proprio sax. Nocenzi introduce con un breve intermezzo di
piano, lo struggente canto di Di Giacomo in "750.000 Anni Fa... L'Amore?", parabola di un ominide, lontanissimo avo della razza
umana e tutt'altro che vicino ai canoni di bellezza di Policleto, il
quale avverte la pulsione di un sentimento che non potrà mai essere ricambiato
a causa della propria condizione ferina.
Di Giacomo tiene a ringraziare i
propri giovani musicisti: Marcheggiani, Papotto e Masi, per il notevole
supporto, ironizzando sulla propria smemoratezza senile. Nell'ultima parte
della scaletta ordinaria, breve spazio ai brani tratti dal disco Banco, periodo meno brillante del BMS, con il duetto tra Nocenzi e
Di Giacomo in "Moby Dick", pezzo tra i più conosciuti al grande pubblico e "Lontano Da", dalle marcate sonorità anni '80 e più spiccatamente
commerciale. La bella serata si conclude con un bis corposo: la fantastica "Metamorfosi", interamente suonata, ed arricchita da un ricco
contrappunto tra sax soprano e passaggi rapidi di Nocenzi al Minimoog ed infine
la poetica "Non Mi Rompete", esplodente in gioiosi vocalizzi ed un botta e
risposta finale tra l'acustica di Marcheggiani ed il piano di Nocenzi.
Ciò che colpisce, malgrado il
tempo passato dal loro primo disco, è prima di tutto il vivo interesse di un
folto numero di giovani presenti allo spettacolo: emblematica in tal senso la
ressa intorno agli artisti al termine del concerto per foto ed autografi. Si
tratta sicuramente di un aspetto benaugurante, considerando il limitato numero
di persone che ha assistito al concerto, certamente inferiore alle attese, e da
imputarsi ad un non meglio precisato comunicato stampa "boicottatore"
trasmesso via radio, che avrebbe segnalato l'annullamento della data pescarese.
Fastidioso accadimento che Vittorio Nocenzi ha voluto segnalare sul finale del
concerto, ringraziando calorosamente gli "eroci superstiti" di questa
serata. La stessa organizzazione (un ringraziamento in particolare per la
grande disponibilità del presidente Antonino Asero) è rimasta basita per l'incresciosa situazione di cui non è
stata colpevole, lamentando inoltre una scarsa collaborazione da parte
dell'ente gestore del teatro. Il secondo aspetto meritevole di considerazione è
il sentito interesse (carpito anche dalla breve chiacchierata fatta con
Nocenzi) e la speranza della band per le nuove generazioni, imbrigliate (loro
malgrado) dal piattume generale e dal degrado sociale, culturale, e politico
che imperversa inarrestabilmente.
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