lunedì 16 ottobre 2017

ISPROJECT - The Archinauts, di Max Rock Polis



ISPROJECT - The Archinauts
7 tracce | 50.03 minuti

AMS Records/BTF
di Max Rock Polis

ISproject, ovvero Ivan Santovito e Ilenia Salvemini, il duo di giovanissimi che sta dietro alla concezione, alla creazione di questo album “The Archinauts” di genere “post prog”, sospeso tra uno stile di quasi 50 anni di età e qualcosa di moderno e trascendente.

Questa definizione è in realtà un po'vaga, può significare niente come tante cose. Ce l'ha spiegato lo stesso Ivan nell'intervista fattagli qualche giorno fa: “Abbiamo preso questo termine dall'estero perché non abbiamo mai saputo come chiamarlo. Ma per farci comprendere abbiamo cercato un modo per dargli un nome. All'estero si chiama “Post prog”, gruppi come Steven Wilson, Anathema usano il termine ... fanno semplicemente musica e la fanno molto bene.”

Vediamo da dove possiamo partire per capire la creazione di questa coppia di artisti pugliesi, nati in una terra non molto fertile in termini di Progressive. Ci vengono in mente i Biglietto per l'Inferno, ma il loro stile Prog Folk in questo caso non ci aiuta molto. Partiamo allora dal primo concepimento.
Abbiamo davanti sette tracce, fatte uscire dalla AMS records di Milano, ma com'è che dal sud gli Isproject sono arrivati fin lì? Sempre Ivan: “Siamo stati scoperti dal nulla da Fabio Zuffanti, perché effettivamente il nostro intento non doveva avere esito discografico. Volevamo comporre più per noi che per qualcosa di più grande. In maniera molto casuale c'è stato l'incontro con Fabio“. Quindi il duo si è allargato e dalle composizioni tastiera e voce di Santovito si è passati a un'opera di più ampio respiro e con un impianto sonoro di tutto rispetto, con gli esperti musicisti che gli ha affiancato Zuffanti: Amodeo alla chitarra, Bottaro al basso, Tixi alla batteria e in più la guest star Martin Grice a flauto e sassofono.

Per tagliere corto con le parole, passiamo quindi all'ascolto dell'album, per capire veramente di cosa stiamo parlando. Il primo pezzo, “Ouverture”, apre l'atmosfera che respireremo nel resto del CD. Dopo un'introduzione di tastiera, la canzone si vivacizza con il resto delle sonorità che troveremo, e dopo la parte centrale di pianoforte si capiscono le intenzioni del creatore: tastiere, Moog, Mellotron, atmosfere quasi sinfoniche. Il secondo pezzo “The Archinauts” è un deciso break, più chitarre assieme a Mellotron, poi il brano si apre alla vocalità di Santovito e alla bella voce da soprano di Salvemini.

In realtà è piuttosto difficile descrivere quello che si ascolta qui, nella varietà di suoni e colori utilizzati durante tutto il lavoro. Quello che è certo è che le tastiere sono in primo piano, mentre le armonie variano di continuo tra parti più Prog rock e altre più elettroniche, sinfoniche, cantate.
Le atmosfere non sono mai accelerate, nemmeno nei pezzi più brevi come “The City and the Sky”, nemmeno 5 minuti di intersezioni tra Mellotron, pianoforte e chitarra elettrica.

Il disco scorre via veloce e piacevole, senza mai far sentire l'urgenza propria dei tempi dispari, sempre con ampie concessioni al cantato e agli assoli di tastiera, finché dopo l'atmosferica “Mountain of Hope”, che concede spazio al ritmo solo nel finale, l'ascoltatore viene lasciato in balia del brano finale, “Between the Light and the Stone”, quasi 30 minuti in cui accade quasi di tutto. Si passa dal flauto di Grise al Mellotron, all'Hammond, alla voce, a un pezzo Jazz rock, fino a circa metà dove ci si ferma, come se la suite fosse finita, come se ci fosse un primo e un secondo tempo.
La ripresa è ancora del flauto e dei cristallini vocalizzi di Ilenia, fino a che dopo un breve tempo sospeso dove Ivan dichiara “we are Archinauts, we must leave this ground”, ritorna tutto il gruppo e il viaggio interstellare riprende verso il finale ancora dalle molteplici sfaccettature e ritmi. Chiude in dolcezza il pianoforte con una scala ascendente.


Curiosamente tra tutti i pezzi chiamati in inglese, ce n'è uno in italiano “Mangialuce”. Racconta Ivan: “È una vecchia leggenda. Questo “mangia luce” si rifà a un videogioco francese, “manger de la lumière”. Questa entità orribile sta in un orfanotrofio ... ti accorgi che sta arrivando perché si spegne la luce. La luce è intesa anche come la positività, l'anima, che è una cosa perlopiù positiva. Quindi tratta di depressione, di problematiche della negatività. ... È difficile spiegare questa cosa a parole, così ci ho scritto un brano sopra.

Così si chiude il viaggio degli Archi nauti nel mondo del Post prog, poco più di un'ora per arrivare a definire qualcosa di difficilmente definibile per varietà, eclettismo e sonorità. A chi ascolta rimangono tante impressioni, sensazioni, ricordi, assieme alla voglia di risentirlo ancora, per farsi un'idea più chiara di ciò che il Progressivo italiano può diventare nello scorrere degli anni Duemila.
Se è questo ciò che ci aspetta dalla sua evoluzione, senza dubbio c'è di che ben sperare. La creatività del duo, unita all'esperienza del resto dei musicisti, riesce a mescolarsi molto bene e a portare a un risultato di sicuro interesse.

Isproject - The Archinauts
01 Ouverture
02 The Archinauts
03 Mangialuce
04 The City and the Sky
05 Lovers in the Dream
06 The Mountain of Hope
07 Between the Light and the Stone



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