di Max Rock Polis
ISproject,
ovvero Ivan Santovito e Ilenia Salvemini, il duo di giovanissimi
che sta dietro alla concezione, alla creazione di questo album “The Archinauts”
di genere “post prog”, sospeso tra uno stile di quasi 50 anni di età e qualcosa
di moderno e trascendente.
Questa definizione è in realtà un
po'vaga, può significare niente come tante cose. Ce l'ha spiegato lo stesso
Ivan nell'intervista fattagli qualche giorno fa: “Abbiamo preso questo termine dall'estero perché non abbiamo mai saputo
come chiamarlo. Ma per farci comprendere abbiamo cercato un modo per dargli un
nome. All'estero si chiama “Post prog”, gruppi come Steven Wilson, Anathema
usano il termine ... fanno semplicemente musica e la fanno molto bene.”
Vediamo da dove possiamo partire
per capire la creazione di questa coppia di artisti pugliesi, nati in una terra
non molto fertile in termini di Progressive. Ci vengono in mente i Biglietto
per l'Inferno, ma il loro stile Prog Folk in questo caso non ci aiuta molto.
Partiamo allora dal primo concepimento.
Abbiamo davanti sette tracce,
fatte uscire dalla AMS records di Milano, ma com'è che dal sud gli Isproject
sono arrivati fin lì? Sempre Ivan: “Siamo
stati scoperti dal nulla da Fabio Zuffanti, perché effettivamente il nostro
intento non doveva avere esito discografico. Volevamo comporre più per noi che
per qualcosa di più grande. In maniera molto casuale c'è stato l'incontro con
Fabio“. Quindi il duo si è allargato e dalle composizioni tastiera e voce
di Santovito si è passati a un'opera di più ampio respiro e con un impianto
sonoro di tutto rispetto, con gli esperti musicisti che gli ha affiancato Zuffanti: Amodeo alla chitarra, Bottaro
al basso, Tixi alla batteria e in
più la guest star Martin Grice
a flauto e sassofono.
Per tagliere corto con le parole,
passiamo quindi all'ascolto dell'album, per capire veramente di cosa stiamo
parlando. Il primo pezzo, “Ouverture”, apre l'atmosfera che respireremo nel
resto del CD. Dopo un'introduzione di tastiera, la canzone si vivacizza con il
resto delle sonorità che troveremo, e dopo la parte centrale di pianoforte si
capiscono le intenzioni del creatore: tastiere, Moog, Mellotron, atmosfere
quasi sinfoniche. Il secondo pezzo “The Archinauts” è un deciso break,
più chitarre assieme a Mellotron, poi il brano si apre alla vocalità di
Santovito e alla bella voce da soprano di Salvemini.
In realtà è piuttosto difficile
descrivere quello che si ascolta qui, nella varietà di suoni e colori
utilizzati durante tutto il lavoro. Quello che è certo è che le tastiere sono
in primo piano, mentre le armonie variano di continuo tra parti più Prog rock e
altre più elettroniche, sinfoniche, cantate.
Le atmosfere non sono mai accelerate,
nemmeno nei pezzi più brevi come “The City and the Sky”, nemmeno 5
minuti di intersezioni tra Mellotron, pianoforte e chitarra elettrica.
Il disco scorre via veloce e
piacevole, senza mai far sentire l'urgenza propria dei tempi dispari, sempre
con ampie concessioni al cantato e agli assoli di tastiera, finché dopo
l'atmosferica “Mountain of Hope”, che concede spazio al ritmo solo nel
finale, l'ascoltatore viene lasciato in balia del brano finale, “Between the
Light and the Stone”, quasi 30 minuti in cui accade quasi di tutto. Si
passa dal flauto di Grise al Mellotron, all'Hammond, alla voce, a un pezzo Jazz
rock, fino a circa metà dove ci si ferma, come se la suite fosse finita,
come se ci fosse un primo e un secondo tempo.
La ripresa è ancora del flauto e
dei cristallini vocalizzi di Ilenia, fino a che dopo un breve tempo sospeso
dove Ivan dichiara “we are Archinauts, we must leave this ground”,
ritorna tutto il gruppo e il viaggio interstellare riprende verso il finale
ancora dalle molteplici sfaccettature e ritmi. Chiude in dolcezza il pianoforte
con una scala ascendente.
Curiosamente tra tutti i pezzi
chiamati in inglese, ce n'è uno in italiano “Mangialuce”. Racconta Ivan:
“È una vecchia leggenda. Questo “mangia
luce” si rifà a un videogioco francese, “manger de la lumière”. Questa entità orribile sta in un orfanotrofio ... ti accorgi
che sta arrivando perché si spegne la luce. La luce è intesa anche come la
positività, l'anima, che è una cosa perlopiù positiva. Quindi tratta di
depressione, di problematiche della negatività. ... È difficile spiegare questa
cosa a parole, così ci ho scritto un brano sopra.”
Così si chiude il viaggio degli Archi
nauti nel mondo del Post prog, poco più di un'ora per arrivare a definire
qualcosa di difficilmente definibile per varietà, eclettismo e sonorità. A chi
ascolta rimangono tante impressioni, sensazioni, ricordi, assieme alla voglia
di risentirlo ancora, per farsi un'idea più chiara di ciò che il Progressivo
italiano può diventare nello scorrere degli anni Duemila.
Se è questo ciò che ci aspetta
dalla sua evoluzione, senza dubbio c'è di che ben sperare. La creatività del
duo, unita all'esperienza del resto dei musicisti, riesce a mescolarsi molto
bene e a portare a un risultato di sicuro interesse.
Isproject - The Archinauts
01 Ouverture
02 The Archinauts
03 Mangialuce
04 The City and the Sky
05 Lovers in the Dream
06 The Mountain of Hope
07 Between the Light and the Stone
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