martedì 31 dicembre 2019

LINO CAPRA VACCINA & UNTITLED NOISE – PERPETUAL POSSIBILITY, di Andrea Pintelli


LINO CAPRA VACCINA & UNTITLED NOISE – PERPETUAL POSSIBILITY
Di Andrea Pintelli
Articolo già apparso su MAT2020 di dicembre

Alcuni avvenimenti necessitano di essere salvati dall’oblio, quindi registrandoli (audio o video) li si può tenere per sé (egoisticamente) oppure editare e divulgare per coloro che non erano presenti (altruisticamente). Max Marchini e la sua sempre più importante Dark Companion Records fanno parte, fortunatamente e per dedizione, della seconda categoria. Non nuovi a questo tipo d’operazione, hanno dato alle stampe “Perpetual Possibility”, fedele trascrizione di un live portato in scena il 3 Marzo 2018 al MA*GA Museo di Gallarate (VA) da Lino Capra Vaccina, vera e propria leggenda della Musica italiana tutta, membro fondatore negli anni ’70 dei seminali Aktuala, factotum dell’interessante progetto “Telaio Magnetico”, fra i cardini del movimento minimalista, autore di album-fenomeno quali ad esempio “Antico Adagio” del 1978 e “Arcaico Armonico” del 2015 (quest’ultimo uscito sempre per Dark Companion), musicista richiestissimo e trans generazionale (ha collaborato, tra gli altri, con Franco Battiato, Juri Camisasca, orchestra del teatro della Scala di Milano) e il duo Untitled Noise composto da Michele Lombardelli e Luca Scarabelli, duo avant-noise con all’attivo un interessantissimo album per l’etichetta Die Schatchel.
Siamo al cospetto di un album di pura avanguardia, dove il maestro Vaccina, qui impegnato ai vari gong, vibrafono, pianoforte e campane e gli Untitled Noise, intensi manipolatori di ogni diavoleria elettronica, portano le proprie personalità ad una condizione di unione e fusione fra loro stesse per un profondo e completo raggiungimento del dio suono. Non sembra nulla di già sentito prima, ma magicamente racchiude in sé tutto quello che ci circonda, in un viaggio mai sterile alla ricerca di una dimensione futura ch’è già qui, senza che noi ce ne possiamo rendere conto. Sono proprio i protagonisti di quest’opera ad impegnarsi a condurci laddove noi, talvolta non dotati di sensibilità tale da poter abbracciare una così ampia gamma di paesaggi, siamo a volte e per stress e per distrazione e per decisioni di marketing impossibilitati ad arrivare così in alto per intendere un universo parallelo fatto di infiniti intersecarsi di armonie d’anima. Sembra che ci sia spesso la “perpetual possibility” di affrontare il destino e variarlo, senza cadere nella schiavitù del già vissuto. Sembra, ma non è. Mi si dice coi suoni e gli accenti, io ci credo. Sì, perché le corde interiori sono fatte di sfumature dolci, amare e succose del noto e soprattutto dell’ignoto che deve essere portato in gloria, proprio perché il riproporsi è professore di noiosità. Allora ci si deve spingere oltre al visibile, per sviluppare la parte inutilizzata del proprio io, e da lì (ri)partire per addentrarsi nell’altra parte. L’incertezza è la strada indicata, dove cartelli non esistono, ma solo soffi di un vento da cui lasciarsi trasportare se si vuole arrivare alla verità. Oppure sopra quel monte che Capra e gli Untitled Noise ci accompagnano a visitare. La saggezza passa (anche) da chi e per chi è oltre la zona scura dell’esagono, facendolo comparire a cerchio per esserne partecipi attivamente, ricavando dalla sperimentazione quell’oro che permette alle coscienze di non atrofizzarsi. Lasciamo la paura ai poveri di spirito, teniamo la distanza dalla banalità, respingiamo la retorica di questi giorni tristi e cupi. Seguiamo, a buon titolo, chi sa darci la spinta necessaria per osare. La porta è aperta, non chiudiamola.
  



domenica 29 dicembre 2019

LO ZOO DI BERLINO ft. Patrizio Fariselli – “RESISTENZE ELETTRICHE”, di Andrea Pintelli



LO ZOO DI BERLINO ft. Patrizio Fariselli – “RESISTENZE ELETTRICHE”
Di Andrea Pintelli
Articolo già apparso su MAT2020 di ottobre 2019

Attivi dagli inizi del millennio, senz’altro tecnicamente mostruosi i signori Diego Pettinelli (basso) - Massimiliano Bergo (batteria) - Andrea Pettinelli (tastiere), sicuramente preparatissimi tanto da poter condividere il progetto col loro mentore Patrizio Fariselli, miracolosamente usciti negli anni Duemila dai tanto amati anni ‘70. 
Nessuna confusione degli intenti, ma un’attenta e oculata scelta di viaggiare su rotaie di profonda nicchia che esula dal Prog e si avvicina nettamente alla Musica totale creata, fra gli altri, dagli inarrivabili Area di cui proprio Fariselli fu colonna portante. Propensi ad evoluzioni sonore che volgono all’improvvisazione più spinta, i ragazzi de LO ZOO DI BERLINO (scusate, ma ci sta l’accenno al riferimento) sfornano un prodotto che non avrebbe di certo sfigurato in quell’ambito di cui si fanno ora sicuri interlocutori a livello nazionale, dal titolo “Resistenze Elettriche”. 
Progetto speciale uscito, guarda caso, proprio il 25 Aprile di quest’anno, pensato e studiato come fosse un LP, si pregia di essere per metà live (side A, prima parte) registrata durante il loro tour dei luoghi emiliano/romagnoli della Restistenza, e per metà inciso in studio (side B, seconda parte), ma avente comunque una attenta e ineccepibile produzione in entrambi gli ambiti, di cui i nostri sono gli artefici, senza ingerenze esterne. Bontà loro. La vicinanza, anche politica, ai geniali Area viene quindi esternata con tre riletture (direi) avanzate di tre importanti capitoli della loro storia, ossia “L’Internazionale”, “Elefante Bianco” e “Arbet Macth Frei” (con i nomi leggermente variati…!). La domanda è: come rinnovare ciò che era già perfetto? Risposta (semplice?): avendo coraggio nel vestire di nuovo la meraviglia. Racconto della follia ben riuscita: da un arpeggio di pianoforte, si passa al free (no, non è cacofonia), per approdare all’inno del pugno chiuso al cielo, la cui linea melodica è tenuta da uno dei suoni di basso più pieni e profondi che possiate pensare di incontrare nella vita. Esso poi passa il testimone al maestro Fariselli, impossibile di meglio. Si passa poi a uno dei refrain più famosi della musica italiana, qui risuonati con arte su arte (visto che Demetrio Stratos rimane insostituibile e sarebbe anche sciocco il solo provarci), in cui i nostri esagerano nella bellezza. Chiude il set l’approccio senz’altro maggiormente difficoltoso, perché misurarsi con “Arbeit” (come la chiamano loro) è esercizio non di stile, ma di esagerata forza. Certo, ci si dedica al proprio progetto, si diventa sempre più entità oltremodo vicine in un gruppo (fino a quando regge la magia), ma qui i ragazzi superano sé stessi. Chiude la side A il pezzo “Aria”, direttamente dall’ultimo disco di Fariselli (anch’esso prodotto da Lo Zoo di Berlino), dedicata ai Partigiani caduti in battaglia. La side B si apre con “De Waiting War”, primo dei 4 inediti proposti dai nostri, una canzone ispirata a “War” del compositore futurista Francesco Pratella; e siamo fin da subito inchiodati al muro da tanta potenza e visionarietà. Solo da vivere, non da spiegare. “Control Freak”, contro le guerre modernizzate dalla stupidità umana (sarà sempre il caso di chiamarlo “Progresso”), dominata dalle tastiere, la cui resa è superba nel riassumere il messaggio. “Ganz Egal Marcela Lagarde” creata e studiata per rendere omaggio all’attivista messicana Lagarde, appunto, e al suo pensiero contro ogni femminicidio (termine da lei stessa creato), quindi un messaggio sociale fortissimo, purtroppo molto e troppo attuale. Ultima track una funkeggiante versione dell’inflazionatissima “Bella Ciao”, a cui i nostri donano veramente nuovi colori, pur essendo ormai di moda anche fra i canti dei bambini dell’asilo (meglio che altri inni, s’intende, e chi vuol capire, capisca).
La magniloquenza di questa formazione, che con questo disco stende molti altri avventurieri dell’impro, sta nella sezione ritmica coi fiocchi (o coi maroni, decidete voi), la versatilità piena del tastierista, tanto che la mancanza della chitarra non la avverte nemmeno. Concettualmente sono sì vicini agli eroi degli anni 70, ma qui il discorso si fa di più ampio respiro, siccome si aggiunge il respiro del nuovo Medioevo in cui stiamo vivendo, epoca bislacca e strana in cui tutto c’è con ostentazione pur in palese mancanza delle colonne di sostegno. L’essenzialità sparita e regalata all’effimero. La loro contemporaneità sta nel suono e nel suono delle loro idee. OK, ma poi? Cosa resterà?
Lo Zoo di Berlino, da loro canto, ce lo dirà nei prossimi lavori, che si annunciano succulenti per noi appassionati di musica “carnale” (non di plastica che alcuni vorrebbero farci piacere). Nel frattempo, ascoltatevi e riascoltatevi questo monolite degli anni 10.

sabato 28 dicembre 2019

La fortuna di chiamarsi Anderson...



Portano lo stesso cognome, cantano, fanno progressive rock... ma non sono parenti Ian & Jon Anderson.

Oltre a fra parte di due gruppi legende, Jethro Tull e Yes, in comune hanno il primo posto al Prog God, Ian nel 2013, Jon nel 2016.

Di tutto un Pop!
Wazza



venerdì 27 dicembre 2019

Compie gli anni Pete Sinfield



Compie gli anni oggi, 27 dicembre, Pete Sinfield, il poeta del Prog, ma anche "acuto" produttore.

Il nome di Sinfield è generalmente associato, innanzitutto, a quello dei King Crimson di Robert Fripp e Greg Lake. Sinfield collaborò con il gruppo dal 1969 (anno dell'album di debutto In the Court of the Crimson King) fino a tutto il 1971 (Islands), apparendo come produttore, membro ufficiale del gruppo e autore dei testi. In seguito, Fripp chiese a Sinfield di lasciare i King Crimson.

Happy Birthday Pete!
Wazza

Il compleanno di Gianni Nocenzi...


Compie gli anni oggi, 27 dicembre, "brother" Gianni Nocenzi, alle origini "l'altra mano" del Banco del Mutuo Soccorso.

Sceglie un percorso di ricerca, avanguardia, studi. Incide due album avanti "anni luce" rispetto allo standard discografico degli anni 80/90, "Empusa" e "Soft songs".

Dopo 23 anni di silenzio voluto è tornato con un grande album di piano-solo, "Miniature", considerato a ragione una delle più importanti e inattese sorprese del 2016.
Uno dei pochi geni del panorama musicale.

Ha avuto l'unico torto di essere nato in Italia, paese dove si "contrabbanda" un libro di Bruno Vespa come evento culturale.

Avanti così brother Gianni… raggio di sole in questo grigiore musicale!
Buon compleanno!
Wazza 






martedì 24 dicembre 2019

Compie gli anni Jan Akkerman

Compie gli anni oggi, 24 dicembre, Jan Akkerman, chitarrista olandese di estrazione jazz/fusion, fondatore insieme a Thijs Van Leer dei Focus.

Il suo micidiale attacco su “Hocus Pocus” è entrato nella storia del rock.
Happy Birthday Jan! 
Wazza





FOCUS  Ciao 2001  1971


Jan Akkerman, Bert Ruiter, Thijs van Leer & Colin Allen. ( 1974 )




sabato 21 dicembre 2019

21 dicembre, giorno dei ricordi per i fan del BANCO

 21 dicembre

L’albero del pane ricrescerà vicino, vicino a me. Io voglio sentire la mia voce cantare, cantare di più, sempre di più
(F.di Giacomo – V. Nocenzi)

 Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano
 Wazza



ENNIO FLAIANO, Don't Forget, 1976

Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli 'altri' le cause della sua impotenza o sconfitta.

Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell'arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d'altronde non rispetta lui.

Non ama l'amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l'ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.



venerdì 20 dicembre 2019

Juanpa-“A New Door”, di Enrico Meloni


Juanpa “A New Door” (EP, 2019)
Di Enrico Meloni
Una copertina che richiama il vero capolavoro dei Led Zeppelin, “Physical Graffiti”, è già un ottimo biglietto da visita.
Stiamo parlando di “A New Door”, EP dell’artista e polistrumentista spagnolo Juanpa, di genere prog-rock, e la cui copertina è stata realizzata dall’artista spagnola Inma Velázquez.
Alla prima prova su disco e alle prese con inediti, Juanpa non delude e possiamo dire che ci sono tutti i presupposti affinché il nostro possa sfornare, in futuro, lavori altrettanto belli e ancor più personali.
L’EP è composto da tre canzoni strumentali e ciascuna ha una durata che va dai 4 ai quasi 6 minuti.
All’interno dello stesso brano sono presenti alcuni cambi di atmosfera che si susseguono in modo naturale e fluido. Non sono mai cambi drastici, intendiamoci. Non ci sono passaggi che fanno gridare al miracolo o all’innovazione, come accade con band che approcciano il progressive in modo più “radicale” (mi vengono in mente i Mr. Bungle per esempio, dove nella stessa canzone si passa davvero dal giorno alla notte e ritorno). Probabilmente ha più senso parlare di rock che non di prog, quindi. Alcune soluzioni mi hanno ricordato i Porcupine Tree.
Le canzoni iniziano tutte con un arpeggio che poi viene sviluppato nel resto brano con variazioni più o meno improvvise, dove i fraseggi di chitarra sostituiscono le linee vocali prima di sfociare in schitarrate e assoli pieno di pathos.
Insomma, “A New Door” è davvero gradevole e si lascia ascoltare più volte con piacere. Suonato molto bene e arrangiato meglio, “A New Door” è un ottimo biglietto da visita di Juanpa.

Di che tipo di prog-rock stiamo parlando, insomma? L’accento sulla chitarra e il chitarrismo è importante, va detto, ma non si tratta di un chitarrismo fine a sè stesso. Non troviamo fiumi di assoli o maratone di scale. Juanpa, strumentista eccellente, sa dosare la tecnica, che non manca, sia chiaro, in favore delle emozioni e del feeling di ciascuna parte della canzone. Facile farsi scappare la mano quando si padroneggia la tecnica così bene, eppure la “noia da assolo” non bussa mai alla porta di chi ascolta.
La musica, un rock che strizza l’occhio al prog, è interessante e come detto scorre in modo molto piacevole, restando moderna e fresca all’ascolto.
Una chicca: ascoltate “Madrid” e ditemi se a un certo punto non vi ritrovate a canticchiare “Bésame mucho”...
Chi accompagna Juanpa in questa breve avventura musicale? Juanpa, oltre che chitarrista, è il compositore principale delle tre canzoni, mentre al basso abbiamo Carlos Bueno e alla batteria troviamo Paul Gonzalez-Elipe Casali, entrambi turnisti.
Sia Carlos che Paul posseggono una grande varietà espressiva ed è notevole vedere come riescano a inserirsi con scioltezza su tutte le parti composte dal nostro Juanpa.
Nell’EP troviamo anche il turnista Shawn Tubbs alla chitarra per un magnifico assolo nella canzone “Switchover”. Shawn è un cosiddetto Vlogger e famosissimo su YouTube (oltre 22mila iscritti sul suo canale) per i suoi video sulla chitarra.
Se siete chitarristi andatevi a vedere il suo canale (https://www.youtube.com/user/wallacemchamish/featured), è un vero nerd dello strumento e fa centinaia di recensioni su pedali, effetti, amplificatori e cose che interessano i chitarristi, oltre a lezioni e tutorial di chitarra.

Un EP che è un bel germoglio, il primo sforzo concreto di un artista che, è evidente, ha molto da dire, sa come dirlo, e di cui spero sentirò parlare presto nuovamente.

Juanpa, ti aspetto al varco… di una nuova porta.

mercoledì 18 dicembre 2019

Richie Havens-“Common Ground”

Pino Daniele e Richie Havens 1983

Un disco da riscoprire “Common Ground” di Richie Havens, prodotto da Pino Daniele nel 1983, magiche atmosfere, con grandi musicisti che collaborano.

I buoni consigli di…
Wazza


L'album seguì l'LP “Bella 'mbriana” prodotto dallo stesso Daniele un anno prima.
L'etichetta è la EMI Bagaria e venne istituita da Pino Daniele nel 1982. Il singolo di lancio, “Gay Cavalier”, è un duetto tra Pino Daniele e Richie Havens e venne scritto dagli stessi artisti con la collaborazione di Rafael e Wood. Pino Daniele compare come autore di musica o testi in 6 dei 9 brani dell'LP, e canta solo nel suddetto brano in lingua napoletana, intervenendo nel ritornello del pezzo alternandosi con il cantante statunitense. Il disco vide la partecipazione di diversi collaboratori al tempo abituali di Pino Daniele: Joe Amoruso alle tastiere, Mel Collins al sax, Jeremy Meek al basso, Tullio De Piscopo alla batteria e Enzo Avitabile al flauto. Completano il team di musicisti Danny Cummings alle percussioni e  Kelvin Bullen alle  chitarre, insieme ovviamente allo stesso Daniele. Ai cori oltre a Pino Daniele compaiono Linda Wesley (già con Avitabile in “Meglio Soul”) e Jennifer Lessing. Il produttore esecutivo fu lo stesso dei dischi di Pino dei primi anni '80, vale a dire Willy David. Nel disco anche un brano (Dear John) dedicato a John Lennon. L'album fu registrato agli Stone Castle Studios di Carimate (Como).  Ad oggi (2019) l'album non è stato mai stampato su supporto cd.

CREDITS:

Richie Havens - canto, arrangiamenti
Pino Daniele - arrangiamenti, arrangiamenti (tastiere), cori (traccia 2), chitarre
Allan Goldberg - collaboratore agli arrangiamenti
Joe Amoruso - arrangiamenti (tastiere), tastiere
Jennifer Lessing - cori
Linda Wesley - cori
Jeremy Meek - basso
Tullio De Piscopo - batteria
Enzo Avitabile - flauto
Kelvin Bullen - chitarre
Aldo Banfi - programmatore synclavier
Danny Cummings - percussioni
Mel Collins - sassofono



martedì 17 dicembre 2019

Il compleanno di Paul Rodgers


Compie gli anni oggi, 17 dicembrePaul Rodgers, cantante, compositore, polistrumentista. Un “curriculum” da paura, ha suonato e cantato con i Free, Bad Company, The Firm, i “Queen”.

Oltre ad una carriera solista di tutto rispetto, ha collaborato con Jimmy Page, Slah, Bon Jovi, Jeff Beck, Steve Miller, David Gilmour…
Una delle voci piu belle del rock blues!

Happy birthday Paul!
Wazza











lunedì 16 dicembre 2019

Le Orme e Peter Hammill nel dicembre del 1972

                                        PETER HAMMILL - Ciao 2001 dicembre 1972

Ciao 2001 del dicembre 1972 ci ricorda il Tour di Peter Hammill con Le Orme (sotto alcuni ricordi di Miki Dei Rossi)
Di tutto un Pop!
Wazza


Nel 1972 Le Orme, forti del successo di “Collage” e “Uomo di Pezza”, iniziano un lungo tour che li porterà in giro per tutta l'Italia.
Nel mese di dicembre 1972 sono in tour con un ospite di eccezione, Peter Hammill.

Ricorda Michi Dei Rossi…

Con “Uomo di Pezza” e “Collage”, il gruppo - che allora vedeva Aldo Tagliapietra al basso e voce, e Toni Pagliuca alle tastiere - viene elevato all’empireo della musica popolare del paese.
La rivista Ciao 2001 gli attribuisce il migliore disco del 1972 e anche il migliore tastierista, e definisce per la seconda volta LE ORME migliore band col secondo miglior batterista. A fine anno vanno in tournée e si portano come supporter Peter Hammill, leader degli appena disciolti Van der Graaf Generator, altro gruppo da numero uno per la penisola. Si raccontano meraviglie delle jam session celebrate prima dei concerti.
“Peter mi insegnava l’inglese”, ricorda Michi, lo chiamavo “Teacher”. Io gli passavo l’Italiano, che poi ha imparato come si deve. L’idea di “Felona e Sorona” nacque anche grazie a lui. Fu il disco del 1973, per molti un capolavoro. Hammill convinse la Charisma, la casa discografica dei Genesis, a farne una versione in inglese. Non sfondò. Il disco è molto raro e in effetti la versione in italiana è più bella da ascoltare. Però quella inglese è incisa meglio, più dinamica e cristallina. Avevano delle macchine che da noi potevamo solo immaginare, concorda l’uomo dei tamburi.



Davide Marchi - Sei come il profumo del caffè, di Andrea Zappaterra



Davide Marchi - Sei come il profumo del caffè
Di Andrea Zappaterra

"Sei come il profumo del caffè" è l'album di esordio di Davide Marchi, cantautore emiliano, di genere melodico. Sette canzoni arrangiate da Roberto Padovan (già co-produttore artistico di Luca Bonaffini) che spaziano da temi come amore e amicizia, fino a toccare argomenti più intimisti con punte di esistenzialismo.
Stupisce il fatto di scoprire piccoli pensieri e sensazioni che tutti probamente abbiamo provato nella nostra esperienza di vita così ben descritte e arrangiate musicalmente nei testi di questi brani, dove l’intimità viene presa in esame e sviscerata con le sue mille sfaccettature, inducendo l’ascoltatore a condividere e confrontare le proprie emozioni.

I BRANI:

Felice di essere io, la prima traccia, una tenera canzone sul rapporto affettivo di coppia, in cui la felicità si dimostra anche nel fare un passo indietro pur di conservare una relazione;

Intensamente noi, riflessioni esistenziali sul fatto di avere avuto molto da persone che magari non abbiamo neanche ringraziato, perché pensiamo troppo spesso che tutto ci sia dovuto, e solo il rendersi conto di ciò rappresenta un intenso sentimento d’amore.

Sorridi per favore, un’esortazione a prendere la vita positivamente, con serenità, perché è l’unico modo per vivere in armonia con ciò che ci circonda, arrivando ad una esistenza “perduta nel sereno!”

Sono qui, è cercare di capire l’innamoramento e la dichiarazione iniziale di chi si trova in questa confusa situazione, tra incertezza e dubbio nell’approccio amoroso.

Momento, una dolcissima canzone intimista dedicata al momento in cui si prendono decisioni, se scegliere una strada od un’altra, con tante perplessità, affidandosi comunque al destino.

Se avessi un paio d’ali per volare, una bossa nova molto ritmata, piacevolmente incorniciata da una tromba solista che crea un’atmosfera profonda ed elegante.

Prendere o lasciare, poetica riflessione sulle perplessità che ci colgono all’inizio di una relazione, con tanti sogni e aspirazione e buoni propositi.

Un lavoro raffinato per questo esordiente che dimostra maturità espressiva ed estro compositivo, uno specchio musicale nel quale riesaminare anche le proprie esperienze di vita, magari sorseggiando un buon caffè.

Note d’autore

Modenese, classe 1971, Davide Marchi è un grintoso songwriter che, fin da ragazzino, impugna la chitarra conoscendo - attraverso le amicizie e le radio - la musica dei cantautori italiani. Debutta come batterista, suonando per un’orchestra di ballo liscio e musica popolare, con la quale lavora per ben due anni, riuscendo così a pagarsi gli studi universitari che gli valgono una laurea breve come operatore zootecnico presso la facoltà di veterinaria. Ma la sua strada è segnata: la musica, tra pop melodico e rock d’autore, diventa sempre più importante finché, prima collaborando con Marco Baroni poi con la cantante emergente Sara Ciutto (che nel 2015 pubblica un suo brano intitolato “Tutti i desideri”) pubblica il suo primo singolo in veste di solista: "Briciole".
Il singolo piace e raggiunge 84.000 visualizzazioni su YouTube. 
Nel 2019 incontra il cantautore mantovano Luca Bonaffini che lo prende nella sua etichetta discografica e pubblica il suo primo vero album “Sei come il profumo del caffè”, arrangiato e curato artisticamente da Roberto Padovan.
L’album, composto da sette brani inediti, è un insieme di scatti rubati alla vita quotidiana, grazie a una sorta di macchina fotografica del tempo tra memoria e speranza, dove amore e amicizia, autostima e riscatto sociale, desideri e paure, fantasia e realtà, si mescolano in un gioco raffinato di melodie delicate e graffianti dentro le quali saltano e danzano testi raffinati ma pieni di energia.

Un po' come il profumo del caffè…

www.davidemarchi.it

sabato 14 dicembre 2019

Compie gli anni Pierluigi Calderoni




Compie gli anni oggi, 14 dicembre, Pierluigi Calderoni, batterista, percussionista, da sempre “er Secco”, mitico batterista del Banco del Mutuo Soccorso dei tempi d’oro!

 Altre importanti avventure con Indaco, Pierangelo Bertoli, Indiana Supermarket…
Ancora una dei migliori batteristi in Italia.

Buon compleanno nonno Piero!
Wazza






venerdì 13 dicembre 2019

No Strange - “Mutter der erde”, di Giorgio Mora

No Strange - “Mutter der erde”
Di Giorgio Mora

Ecco un degno regalo di fine anno. Un disco perfettamente solido e pieno di atmosfera. Cantato e suonato come si usava in altri tempi. Perché non è vero che la psichedelia è alla portata di tutti: o meglio sì, è vero, ma poi ognuno si scopre per ciò che è: un conto è improvvisare di continuo, con lunghi intermezzi senza parole e senza poco da dire, stancanti alla fine. Un altro conto è portare a termine un lavoro in cui si capisce cosa c’è dietro e cosa c’è dentro. Dietro ci sono trent’anni e passa di cultura, dentro c’è il talento che non muore, l’assenza di improvvisazioni, i brani corti ma pieni di energie e di idee, gli arrangiamenti corposi, le composizioni vere. Ecco, nel nuovo disco dei No Strange c’è questo e molto altro.
Avendo ascoltato le tracce degli anni passati, sembra di poter dire che qui siamo al culmine della creatività di questa band che meriterebbe palcoscenici più ampi, e chissà che non arrivino. “Mutter der erde” non può passare inosservato. Propone musica di valore, armonie sognanti e per fortuna mai rarefatte, canzoni con un senso compiuto. Collaborano pregiate artiste.
Volete fare un bel regalo di Natale a chi ama la musica? Bah, questo disco potrebbe fare al caso vostro. Farete una bellissima figura e sarete ricordati come persone che sanno il fatto loro. Cosa c’è di meglio, al giorno d’oggi? I No Strange, partiti da Torino per raggiungere un pubblico di carattere internazionale dedito alla neopsichedelia, hanno dunque colto nel segno con Mutter Der Erde” ("Madre della terra"). Si tratta del quinto disco della loro seconda fase della carriera e forse quello che meglio indirizza lungo i sentieri sonori intrapresi dalla band.
Il disco è un omaggio alla grande e compianta Jutta Nienhaus, scomparsa da poco - cantante degli Analogy - fra i gruppi migliori della psichedelia italiana degli anni Settanta.

Jutta Nienhaus e Martin Thurn (Analogy)


Track List
1) A Pelo d’Acqua,
2) Voyage Dans la Lune,
3) Stalattite,
4) Un Viandante tra le Stelle,
5) Madre della Terra,
6) Su di un Letto di Gerani,
7) Kilikia,
8) Hot Air Balloon,
9) Il Profumo del Bosco Alto,
10) In Pellegrinaggio alle Fonti di Orfeo
11) Ricamo Notturno,
12) Trasparenze e Suoni


UN PO’ DI STORIA

Nati a Torino nel 1980 col nome di NO STRANI, circa due anni dopo evolvono da un suono punk quasi demenziale, ricco di punti elettronici e decadenti, a una visione psichedelica che riprende il discorso lasciato da parte una decina di anni prima con il nome originario di Ra Gebel. Nel pieno clima di resurrezione psycho, pubblicano l'album NO STRANGE (Toast rec. 1985), a cui fanno seguito il singolo "Fiori risplendenti" (1986) e il secondo album "L'universo" (Toast rec. 1987)... da lì in poi la formazione originaria (Ursus e A.Ezzu) si allarga: testimonianze appaiono sul doppio lp "Oracolo" (1988), sul terzo album "Flora di romi" (1991) e su diverse compilation, fino alla pubblicazione nel 1998 del mini cd "Medusa". Nel novembre 2011 esce “Cristalli Sognanti” in doppio formato (digitale ed analogico). Nel 2014 esce in doppio CD e in doppio LP “Armonia Vivente”, sempre per le case discografiche Area Pirata e Psychout Rec.
Nel giugno 2015 esce il 10 pollici a 33 giri Universi e Trasparenze in cui la band festeggia 30 anni esatti di attività discografica. Cambio nella formazione dal vivo con l'aggiunta al sintetizzatore e campionamenti di Matteo Martino, affiancato da Paola Scatena ed altre voci provenienti dal corso di canto armonico, guidato da Alberto Ezzu. Nella primavera 2017 esce il volume “No Strange e sogni correlati”: libro edito da Area Pirata e scritto insieme al giornalista Fabrizio Della Porta, dove il gruppo collega la propria storia a quella del mondo della controcultura, dell’underground e della psichedelia, partendo dagli anni ‘60 fino ad oggi. Nell'ottobre 2017 la pubblicazione de "Il Sentiero delle tartarughe": album nato in collaborazione con il poeta underground Gianni Milano.
E ora questo nuovo capitolo…