venerdì 16 aprile 2021

Adriano Lanzi-“The Calling”, di Mario Eugenio Cominotti


Adriano Lanzi-“The Calling”

di Mario Eugenio Cominotti

 

Ascoltando “The Calling”: Cronaca del mio primo incontro con la Musica di Adriano Lanzi

 

Tempo fa mi ero concesso un primo assaggio, rapido e frugale, di questo ultimo nuovo lavoro solista del compositore e chitarrista romano Adriano Lanzi, con l'immediato proposito di scriverne per Mat2020 dopo un ascolto più approfondito, quanto necessariamente e meritatamente immersivo.

Quasi senza accorgermene il tempo è però per me nel frattempo letteralmente volato, quasi perduto in questa bolla fuori dallo spazio e dal tempo e preso come sono dalla quotidianità e dal vortice di crescente solitudine e tristezza che mi ha aggredito in uno strano inizio di primavera segnato da questo strisciante e interminabile secondo lockdown, in una Milano sempre meno mia quanto sempre più distopica e straniante, se non a tratti quasi aliena.

Sorprendentemente oggi è una giornata limpida e illuminata dall'azzurro del cielo che inonda il verde degli alberi che lentamente stanno tentando di riconquistare la città, la primavera incalza impetuosamente e la Pasqua “in rosso” è da poco alle spalle, la speranza di un prossimo pieno ritorno alla vita adesso si fa più concreta, l'impegno per il successo delle vaccinazioni di massa apre nuove prospettive e mi torna inatteso e improvviso quanto intenso il bisogno di musica, “grande medicina” per la mia anima ...

Ascolto, riascolto e riascolto ancora “Slow Dance”, il brano che apre “The Calling”, primo lavoro interamente dedicato da Adriano Lanzi alla sola chitarra elettrica, il lento scorrere dei suoni e delle note lievemente danzanti mi avvolge e mi affascina fino ad ipnotizzarmi, rivelando fino ad esorcizzare la mia tristezza per trasformarla progressivamente in pace e serenità, mentre contemplo un immaginario orizzonte infinito di bellezza che mi si apre davanti agli occhi con lenta dolcezza.

Resisto alla impulsiva tentazione di riaprire la custodia di uno dei miei strumenti, da tempo confinati tra le pareti di casa, per renderlo partecipe di queste emozioni, per proseguire il viaggio da semplice passeggero che scruta lo scorrere di un nuovo paesaggio dal finestrino e “Gea”, il secondo brano, è proprio così come lo avrei desiderato, la semplice purezza del suono dell'arpeggio della limpida chitarra elettrica di Adriano mi accompagna dolcemente verso altri luoghi, offrendomi la speranza che dopo ogni viaggio ne inizi un altro, ancora pieno di nuove meraviglie ...

Con “Northbound” mi concedo una rapida sosta per proseguire a brevi e lenti passi: lo sguardo, rivolto all'orizzonte, più a nord, rivela nuovi paesaggi incantati e avvolti nella luce che nel crepuscolo – Tramonto? Alba? - trasforma presto la tavolozza dei colori intorno a me (“Twilight”).

Il viaggio continua e con “Globe” mi porta sempre più lontano, fino a rivelarmi dall'orizzonte del deserto lunare l'apparire del familiare e splendente globo azzurro sospeso nell'oscurità dello spazio infinito …

Ritorno alla Terra con “Thawing of the river” e ora l'azzurro è quello del cielo riflesso nel fiume dai rivoli d'acqua che scorrono dai ghiacci che si stanno sciogliendo. Ancora sensazioni soavemente inafferrabili, come quelle lasciate dal profumo che è rimasto (“The Perfume that is Left”) mentre con “Presence” sono tangibili i segni lasciati dalle sfaccettature minimaliste della genialità espressiva di Robert Fripp nelle meravigliose tracce ambient realizzate con David Sylvian in “Gone to the Earth”, come nelle successive sequenze cicliche sovrapposte e incise in spirali nella pietra - “Spiral of Stone”, delicatissimo monumento digitale al fruscio assente dei nastri magnetici che scorrono senza sosta e oltre il tempo tra i  Revox dei Frippertronics - che invitano ad evocare memorie di un passato arcaico quanto ancora presente e vicino, fino alla sintesi del percorso con la freschezza dei soffici intrecci degli armonici di “The Calling”, Title Track e appagante punto di arrivo del viaggio nel quale Adriano Lanzi mi ha accompagnato.

Anche questa sosta però non è quella finale e la musica continua a fiorire attorno a me come un tappeto vivo di accordi e sonorità; circondato e avvolto dall'armonia circolare di “Blossom” ora posso finalmente aprire la custodia più vicina ed estrarre il mio flauto traverso per rianimarlo fino ad entrare nel sogno (“Dream_Sequence”), il premio al termine di un viaggio del quale resta impressa l'eco nelle rifrazioni ondulatorie della finale “Refractions”. I riflessi luminosi, raggi di luce curvata come in un miraggio, rassicurano ricordando che il viaggio può ripartire ogni volta che lo si desideri, “The Calling” è sempre lì in calma attesa e pronto a darci rinnovate emozioni.

Torno così ad ascoltare nuovamente la prima traccia, “Slow Dance”, e questa volta la sensazione di sospensione è talmente presente da ricordarmi la scena della levitazione nella stazione orbitale in assenza di gravità nel film capolavoro di Andrei TarkovskySolaris”, mentre nel silenzio il sintetizzatore ANS di Eduard Artemiev fa nuovamente rivivere le note eterne del Preludio corale in fa minore BWV 639 di Johann Sebastian Bach.

Con grande piacere non mi sorprende trovare tra le influenze dichiarate apertamente dallo stesso Adriano Lanzi quelle di Artisti - se non forse anche filosofi della grande musica - come il già citato Robert Fripp, Bill Frisell, Fred Frith, Steve Reich, Terry Riley ...

The Calling”, pubblicato nel 2020 con Aventino Music e ora disponibile anche sulla piattaforma digitale Spotify, è stato interamente prodotto dallo stesso Adriano Lanzi presso il suo home studio e mixato e masterizzato da Claudio Scozzafava.

The Calling” è davvero un lavoro molto bello e godibilissimo, musica d'ambiente visionaria e ricca di poesia descrittiva, contemplativa e meditativa, minimalismo e psichedelia, sperimentazione ed effettistica ben calibrata e controllata con raffinatezza e gusto, espressione musicale intensa e sincera da ascoltare e riascoltare nella quale immergersi completamente, lasciandosi accompagnare per mano e senza fretta lungo sentieri  di bellezza e paesaggi sonori accarezzati con delicatezza dai suoni, dalle note e dalle armonie che si intrecciano senza enfasi e retorica ma con limpida e risplendente semplicità.

Buon ascolto e … riascolto.

“The Calling” su Spotify
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