di Mario Eugenio
Cominotti
Ascoltando “The Calling”: Cronaca del mio primo incontro con la
Musica di Adriano Lanzi
Tempo fa mi ero concesso un primo
assaggio, rapido e frugale, di questo ultimo nuovo lavoro solista del
compositore e chitarrista romano Adriano Lanzi, con l'immediato proposito
di scriverne per Mat2020 dopo un ascolto più approfondito, quanto
necessariamente e meritatamente immersivo.
Quasi senza accorgermene il tempo
è però per me nel frattempo letteralmente volato, quasi perduto in questa bolla
fuori dallo spazio e dal tempo e preso come sono dalla quotidianità e dal
vortice di crescente solitudine e tristezza che mi ha aggredito in uno strano
inizio di primavera segnato da questo strisciante e interminabile secondo
lockdown, in una Milano sempre meno mia quanto sempre più distopica e
straniante, se non a tratti quasi aliena.
Sorprendentemente oggi è una
giornata limpida e illuminata dall'azzurro del cielo che inonda il verde degli
alberi che lentamente stanno tentando di riconquistare la città, la primavera
incalza impetuosamente e la Pasqua “in rosso” è da poco alle spalle, la
speranza di un prossimo pieno ritorno alla vita adesso si fa più concreta,
l'impegno per il successo delle vaccinazioni di massa apre nuove prospettive e
mi torna inatteso e improvviso quanto intenso il bisogno di musica, “grande
medicina” per la mia anima ...
Ascolto, riascolto e riascolto
ancora “Slow Dance”, il brano che apre “The Calling”, primo
lavoro interamente dedicato da Adriano Lanzi alla sola chitarra
elettrica, il lento scorrere dei suoni e delle note lievemente danzanti mi
avvolge e mi affascina fino ad ipnotizzarmi, rivelando fino ad esorcizzare la
mia tristezza per trasformarla progressivamente in pace e serenità, mentre
contemplo un immaginario orizzonte infinito di bellezza che mi si apre davanti
agli occhi con lenta dolcezza.
Resisto alla impulsiva tentazione
di riaprire la custodia di uno dei miei strumenti, da tempo confinati tra le
pareti di casa, per renderlo partecipe di queste emozioni, per proseguire il
viaggio da semplice passeggero che scruta lo scorrere di un nuovo paesaggio dal
finestrino e “Gea”, il secondo brano, è proprio così come lo avrei
desiderato, la semplice purezza del suono dell'arpeggio della limpida chitarra
elettrica di Adriano mi accompagna dolcemente verso altri luoghi, offrendomi la
speranza che dopo ogni viaggio ne inizi un altro, ancora pieno di nuove
meraviglie ...
Con “Northbound” mi concedo
una rapida sosta per proseguire a brevi e lenti passi: lo sguardo, rivolto
all'orizzonte, più a nord, rivela nuovi paesaggi incantati e avvolti nella luce
che nel crepuscolo – Tramonto? Alba? - trasforma presto la tavolozza dei colori
intorno a me (“Twilight”).
Il viaggio continua e con “Globe”
mi porta sempre più lontano, fino a rivelarmi dall'orizzonte del deserto lunare
l'apparire del familiare e splendente globo azzurro sospeso nell'oscurità dello
spazio infinito …
Ritorno alla Terra con “Thawing
of the river” e ora l'azzurro è quello del cielo riflesso nel fiume dai
rivoli d'acqua che scorrono dai ghiacci che si stanno sciogliendo. Ancora
sensazioni soavemente inafferrabili, come quelle lasciate dal profumo che è
rimasto (“The Perfume that is Left”) mentre con “Presence” sono
tangibili i segni lasciati dalle sfaccettature minimaliste della genialità
espressiva di Robert Fripp nelle meravigliose tracce ambient
realizzate con David Sylvian in “Gone to the Earth”, come nelle
successive sequenze cicliche sovrapposte e incise in spirali nella pietra - “Spiral
of Stone”, delicatissimo monumento digitale al fruscio assente dei nastri
magnetici che scorrono senza sosta e oltre il tempo tra i Revox dei Frippertronics - che
invitano ad evocare memorie di un passato arcaico quanto ancora presente e
vicino, fino alla sintesi del percorso con la freschezza dei soffici intrecci
degli armonici di “The Calling”, Title Track e appagante punto di
arrivo del viaggio nel quale Adriano Lanzi mi ha accompagnato.
Anche questa sosta però non è
quella finale e la musica continua a fiorire attorno a me come un tappeto vivo
di accordi e sonorità; circondato e avvolto dall'armonia circolare di “Blossom”
ora posso finalmente aprire la custodia più vicina ed estrarre il mio flauto
traverso per rianimarlo fino ad entrare nel sogno (“Dream_Sequence”), il
premio al termine di un viaggio del quale resta impressa l'eco nelle rifrazioni
ondulatorie della finale “Refractions”. I riflessi luminosi, raggi di
luce curvata come in un miraggio, rassicurano ricordando che il viaggio può
ripartire ogni volta che lo si desideri, “The Calling” è sempre lì in
calma attesa e pronto a darci rinnovate emozioni.
Torno così ad ascoltare nuovamente
la prima traccia, “Slow Dance”, e questa volta la sensazione di
sospensione è talmente presente da ricordarmi la scena della levitazione nella
stazione orbitale in assenza di gravità nel film capolavoro di Andrei Tarkovsky
“Solaris”, mentre nel silenzio il sintetizzatore ANS di Eduard
Artemiev fa nuovamente rivivere le note eterne del Preludio corale in fa
minore BWV 639 di Johann Sebastian Bach.
Con grande piacere non mi
sorprende trovare tra le influenze dichiarate apertamente dallo stesso Adriano
Lanzi quelle di Artisti - se non forse anche filosofi della grande musica - come il già citato Robert Fripp, Bill Frisell, Fred Frith, Steve Reich,
Terry Riley ...
“The Calling”, pubblicato nel 2020 con Aventino Music e ora disponibile anche sulla piattaforma digitale Spotify, è stato interamente prodotto dallo stesso Adriano Lanzi presso il suo home studio e mixato e masterizzato da Claudio Scozzafava.
“The Calling” è davvero un
lavoro molto bello e godibilissimo, musica d'ambiente visionaria e ricca di
poesia descrittiva, contemplativa e meditativa, minimalismo e psichedelia,
sperimentazione ed effettistica ben calibrata e controllata con raffinatezza e
gusto, espressione musicale intensa e sincera da ascoltare e riascoltare nella
quale immergersi completamente, lasciandosi accompagnare per mano e senza
fretta lungo sentieri di bellezza e
paesaggi sonori accarezzati con delicatezza dai suoni, dalle note e dalle
armonie che si intrecciano senza enfasi e retorica ma con limpida e
risplendente semplicità.
Buon ascolto e … riascolto.
“The Calling” su Spotify
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ADRIANO
LANZI
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