domenica 18 aprile 2021

Daniele Sollo - "Order and disOrder", di Max Polis

 


Daniele Sollo - Order and disOrder

Di Max Polis

 ARTICOLO GIA' APPARSO SU MAT2020 DI FEBBRAIO


La forza di certi ambienti progressivi, che ci tengono a fare musica di pregio con risultati sonori di un certo interesse, è che si cerca di far sorgere collaborazioni tra artisti di livello, complici le conoscenze personali. È così che spesso i singoli, nel realizzare i propri lavori solisti, si fanno aiutare da una cerchia di amicizie di spessore. Ecco quindi che Daniele Sollo, nella sua ultima opera “Order and disOrder”, ha chiamato attorno a sé amici musicisti molto noti per la loro bravura e anche per la voglia di suonare e collaborare con gli altri. Nel CD abbiamo quindi, chiaramente senza metterli in ordine di importanza: Alessandro Corvaglia, Fabio Zuffanti, Marco Dogliotti, Stefano Agnini, Domenico Cataldo, Luca Scherani, Jason Rubenstein, Samuele Dotti, Maurizio Berti e Valerio Lucantoni.

I primi tre sono quelli che hanno dato la voce, mentre Daniele si è occupato di bassi, chitarra e tastiere, facendosi aiutare soprattutto da Cataldo per gli arrangiamenti; gli altri sono ognuno al proprio strumento.

Con un simile schieramento di musicisti, principalmente vocati al Progressive rock, quale direzione sonora può essere posta nella lotta tra ordine e disordine?

Iniziando dalla copertina, un accattivante disegno di Fabio D'Auria (Marvel, Bonelli…) che ritrae il bassista mentre accade un po' di tutto, si scopre che Sollo ha fatto anche parte del progetto Höstsonaten, dove ha incontrato molti di loro. Chi conosce questa straordinaria formazione sa anche di non potersi aspettare canoni predefiniti, musica scontata. È proprio di questi artisti sapersi destreggiare, contaminare, rendere un apparente disordine di stili e influenze molto ordinato, in brani dalla notevole musicalità e fascino, oltre che dall'ottima esecuzione.

Daniele in tutto questo è un po’ come se dirigesse una nutrita orchestra, dando loro modo di esprimersi a volontà, di creare, di affiancarlo senza limiti. Già sapere di star per ascoltare brani arricchiti dalle voci potenti ed espressive dei tre sunnominati, è qualcosa che mette molta curiosità e lascia presagire un lavoro molto variegato.


Si parte subito con “11-IX-1683”, la data della celeberrima battaglia di Vienna tra austriaci e ottomani, dove si sentono già gli elementi più caratterizzanti dell'album, ovvero le ottime melodie tessute da Daniele col suo basso, il deciso impatto delle vocalità (qui con Dogliotti) e le armonie sempre sospese tra ordine e disordine, ovvero tra una forte contaminazione di suoni e influenze stilistiche, a cui l'autore dà ordine nella complessa intelaiatura che si dipana per tutta l'opera, riuscendo veramente a coinvolgere ed emozionare chi ascolta.

Il secondo brano “Turn Left” vede solo due persone a suonare, cioè Rubenstein alle tastiere oltre a Daniele. Data la lunga cavalcata del basso, si conferma l'impressione che Sollo abbia voluto sì mettersi al servizio degli altri musicisti, ma anche costruire buona parte delle melodie col suo strumento, sempre in primo piano, solidissimo ritmico ma molto variegato ed espressivo.

Le due lunghe suite “A Journey” e “Anytime, Anyplace”, entrambe vocalizzate da Corvaglia, ritornano corali nella loro complessità esecutiva e melodica. È sempre Daniele col suo basso preferito a condurre i giochi e a intrecciare assoli, ben seguito dalla bravura e l'esperienza degli altri elementi. Forse sono soprattutto questi brani da oltre undici minuti l'uno che rendono ben chiaro il concetto di come si possa creare un ordine eccellente da un disordine di idee e influenze.

Tra le due c'è la archeggiante scheranizzata (nel senso di arrangiata da Scherani) “In My Arms”: ariosa, sinfonica e con la voce di Zuffanti a delineare un pathos e una rilassatezza diversi, conditi sempre dalle note di Daniele.

Infine, lui si è tenuto per sé l'ultimo brano “Pavane In F# Minor”, riproposizione di un'opera del tardo '800 di Gabriel Fauré, dove il suo fretless è protagonista nello svolgimento delle piacevoli e ariose armonie che vi si odorano.

Non stupitevi se in fondo al CD vi scoprirete a farlo subito ripartire daccapo (io sono alla quarta volta oggi, e non solo per recensirlo). Ci vuole davvero tempo per creare ordine dal caos, quindi è normale che se ne vogliano scoprire nuove strade, nuovi aspetti, nuovi dettagli. E questo solo per fermarsi all'aspetto musicale, perché in realtà ci sarebbe da restarne colpiti anche per quello concettuale testuale.

Order and disOrder” si ispira all'opera scientifica di Wilhelm Reich, importante medico e psichiatra allievo di Freud dei primi del '900, con il suo concetto di energia vitale. Questo dà ai testi una unione nella loro concezione, che assieme alle sonorità mettono ordine nel disordine stilistico, in un'alternanza che si rincorre per tutta l'opera.

Infine, torniamo pure al discorso iniziale: definire Progressive questo disco solo perché è suonato da personaggi di spicco del settore, è ammettere di non aver ben capito che qui si deve andare ben oltre le definizioni.

Chiamiamola piuttosto Musica di pregio, molto espressiva e coinvolgente, che non può fare a meno di lasciare il segno.

 

Daniele Sollo - Order and disorder

 

01 11-IX-1683

02 Turn Left

03 A Journey

04 In My Arms

05 Anytime, Anyplace

06 Pavane In F# Minor




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