Daniele Sollo - Order and disOrder
Di Max Polis
La
forza di certi ambienti progressivi, che ci tengono a fare musica di pregio con
risultati sonori di un certo interesse, è che si cerca di far sorgere
collaborazioni tra artisti di livello, complici le conoscenze personali. È così
che spesso i singoli, nel realizzare i propri lavori solisti, si fanno aiutare
da una cerchia di amicizie di spessore. Ecco quindi che Daniele Sollo,
nella sua ultima opera “Order and disOrder”, ha chiamato attorno a sé
amici musicisti molto noti per la loro bravura e anche per la voglia di suonare
e collaborare con gli altri. Nel CD abbiamo quindi, chiaramente senza metterli
in ordine di importanza: Alessandro Corvaglia, Fabio Zuffanti, Marco
Dogliotti, Stefano Agnini, Domenico Cataldo, Luca Scherani,
Jason Rubenstein, Samuele Dotti, Maurizio Berti e Valerio
Lucantoni.
I
primi tre sono quelli che hanno dato la voce, mentre Daniele si è occupato di
bassi, chitarra e tastiere, facendosi aiutare soprattutto da Cataldo per gli
arrangiamenti; gli altri sono ognuno al proprio strumento.
Con un simile schieramento di musicisti, principalmente vocati al Progressive rock, quale direzione sonora può essere posta nella lotta tra ordine e disordine?
Iniziando dalla copertina, un accattivante disegno di Fabio D'Auria (Marvel, Bonelli…) che ritrae il bassista mentre accade un po' di tutto, si scopre che Sollo ha fatto anche parte del progetto Höstsonaten, dove ha incontrato molti di loro. Chi conosce questa straordinaria formazione sa anche di non potersi aspettare canoni predefiniti, musica scontata. È proprio di questi artisti sapersi destreggiare, contaminare, rendere un apparente disordine di stili e influenze molto ordinato, in brani dalla notevole musicalità e fascino, oltre che dall'ottima esecuzione.
Daniele in tutto questo è un po’ come se dirigesse una nutrita orchestra, dando loro modo di esprimersi a volontà, di creare, di affiancarlo senza limiti. Già sapere di star per ascoltare brani arricchiti dalle voci potenti ed espressive dei tre sunnominati, è qualcosa che mette molta curiosità e lascia presagire un lavoro molto variegato.
Si
parte subito con “11-IX-1683”, la data della celeberrima battaglia di
Vienna tra austriaci e ottomani, dove si sentono già gli elementi più
caratterizzanti dell'album, ovvero le ottime melodie tessute da Daniele col suo
basso, il deciso impatto delle vocalità (qui con Dogliotti) e le armonie sempre
sospese tra ordine e disordine, ovvero tra una forte contaminazione di suoni e
influenze stilistiche, a cui l'autore dà ordine nella complessa intelaiatura
che si dipana per tutta l'opera, riuscendo veramente a coinvolgere ed
emozionare chi ascolta.
Il
secondo brano “Turn Left” vede solo due persone a suonare, cioè
Rubenstein alle tastiere oltre a Daniele. Data la lunga cavalcata del basso, si
conferma l'impressione che Sollo abbia voluto sì mettersi al servizio degli
altri musicisti, ma anche costruire buona parte delle melodie col suo
strumento, sempre in primo piano, solidissimo ritmico ma molto variegato ed
espressivo.
Le
due lunghe suite “A Journey” e “Anytime, Anyplace”, entrambe
vocalizzate da Corvaglia, ritornano corali nella loro complessità esecutiva e
melodica. È sempre Daniele col suo basso preferito a condurre i giochi e a
intrecciare assoli, ben seguito dalla bravura e l'esperienza degli altri
elementi. Forse sono soprattutto questi brani da oltre undici minuti l'uno che
rendono ben chiaro il concetto di come si possa creare un ordine eccellente da
un disordine di idee e influenze.
Tra
le due c'è la archeggiante scheranizzata (nel senso di arrangiata da
Scherani) “In My Arms”: ariosa, sinfonica e con la voce di Zuffanti a
delineare un pathos e una rilassatezza diversi, conditi sempre dalle note di
Daniele.
Infine, lui si è tenuto per sé l'ultimo brano “Pavane In F# Minor”, riproposizione di un'opera del tardo '800 di Gabriel Fauré, dove il suo fretless è protagonista nello svolgimento delle piacevoli e ariose armonie che vi si odorano.
Non
stupitevi se in fondo al CD vi scoprirete a farlo subito ripartire daccapo (io
sono alla quarta volta oggi, e non solo per recensirlo). Ci vuole davvero tempo
per creare ordine dal caos, quindi è normale che se ne vogliano scoprire nuove
strade, nuovi aspetti, nuovi dettagli. E questo solo per fermarsi all'aspetto
musicale, perché in realtà ci sarebbe da restarne colpiti anche per quello
concettuale testuale.
“Order
and disOrder” si ispira all'opera scientifica di Wilhelm Reich, importante
medico e psichiatra allievo di Freud dei primi del '900, con il suo concetto di
energia vitale. Questo dà ai testi una unione nella loro concezione, che
assieme alle sonorità mettono ordine nel disordine stilistico, in un'alternanza
che si rincorre per tutta l'opera.
Infine,
torniamo pure al discorso iniziale: definire Progressive questo disco solo
perché è suonato da personaggi di spicco del settore, è ammettere di non aver
ben capito che qui si deve andare ben oltre le definizioni.
Chiamiamola
piuttosto Musica di pregio, molto espressiva e coinvolgente, che non può fare a
meno di lasciare il segno.
Daniele Sollo - Order and disorder
01 11-IX-1683
02 Turn Left
03 A Journey
04 In My Arms
05 Anytime, Anyplace
06 Pavane In F# Minor
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