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venerdì 3 maggio 2024

Compie gli anni Claudio Falco


Compie gli anni oggi, 3 maggio, Claudio Falco, chitarrista, cantante, autore.

Formò i Crash nel 1968, cioè il nucleo del primo Banco del Mutuo Soccorso, quelli che registrarono "Donna Plautilla", nel 1969.

Negli anni ‘70 i Crash, oltre a partecipare a molti Festival Pop, divennero, per un periodo, il gruppo che accompagnava dal vivo Rino Gaetano.

Una vita per la musica...

Buon compleanno Claudio!
Wazza




Reunion "Prog"- Bernardo Lanzetti - Gianni Leone- Lino Vairetti - Andrea De Nardi - Aldo Tagliapietra - Lincoln Veronese - Giorgio "Fico" Piazza - Matteo Ballarin-Rodolfo Maltese - Franco Vassia - Claudio Falco - Gianni Nocenzi – Wazza
(accosciati) Massimo Sordi - Marco Sordi

Banco Del Mutuo Soccorso: il 3 maggio del 1972 usciva l'album d'esordio omonimo

«Nel 1968 suonavo nella band di Gabriella Ferri, che alla fine dell’estate doveva incidere per la RCA il suo terzo album, in cui c’erano otto mie canzoni. Riccardo Michelini, direttore artistico della casa discografica, mi chiese se avessi altri brani e il gruppo per registrarli. Risposi affermativamente. Ovviamente mentivo. I brani c’erano, ma non la band per eseguirli. Allora reclutai alcuni amici musicisti e mio fratello Gianni al pianoforte.

La formazione si allontanava dal cliché imperante due chitarre-basso-batteria. Il provino andò bene e firmammo il contratto. Arrivarono i poster per la band, due produttori artistici (Piero Pintucci e Cesare Di Natale), la registrazione dell’album: un sogno a occhi aperti. Passarono altri due anni, ma quel disco rimaneva nel cassetto, perché ritenuto poco commerciale.

Nel 1970 la RCA ne pubblicò tre pezzi nella compilation Sound ’70, divisa con il Balletto di Bronzo, i Trip e gli Showmen. Decisi di cambiare strada con nuovi elementi, tenendo solo mio fratello. Il primo che trovai fu Marcello Todaro dei Fiori di Campo (chitarra), poi tre elementi del gruppo Le Esperienze: Francesco Di Giacomo (voce), Renato D’Angelo (basso) e Pierluigi Calderoni (batteria). Un nuovo provino con “RIP” non commosse le orecchie dei dirigenti RCA, così capii che il Banco doveva andare a Milano, dove firmò per la Ricordi e registrò il “Salvadanaio”, “Darwin!” e “Io sono nato libero”: tutti ai vertici della classifica italiana di vendita, altro che band non commerciale. Per anni, quando passavo davanti all’RCA, mi sono esibito in un pernacchio degno di Eduardo De Filippo ne “L’oro di Napoli!”».

(Vittorio Nocenzi)

Usciva il 3 maggio 1972Banco Del Mutuo Soccorso”, primo omonimo lp della band romana, il famoso “Salvadanaio”.

Il progressive rock in Italia non fu più lo stesso!

Di tutto un Pop

Wazza


Dalla rete…

Risolti i rapporti con la RCA, il gruppo migra a Milano dove comincia a farsi notare "nel giro", calcando tra l'altro i palcoscenici dello storico locale "Carta Vetrata" (Bollate) e del "Nautilus" di Cardano al Campo.

Notati dal produttore Sergio Colombini che li porterà alla Ricordi, il sestetto inizia così una nuova avventura discografica, che parte nella primavera del '72 con un capolavoro del Prog Italiano: "Banco del Mutuo Soccorso", album noto anche come "Salvadanaio" per via della sofisticatissima copertina fustellata su un disegno di Mimmo Melino.

Musicalmente il disco è straordinario tanto che "In Volo" sembra essere una delle migliori delle possibili opening tracks della storia del progressivo italiano: una sorta di breve respiro psichedelico, misto a sottili avvisaglie prog che troveranno conferma sin già dal brano successivo. Insomma: "Ciò che si vede, è!".

In "R.i.P." poi, l'impostazione del sound del BMS si rivela in tutta la sua maestosità e poesia: superbe galoppate ritmiche supportano una vocalità limpida e decisa, che esalta chiaramente ogni raffinatezza dei testi, incentrati sugli orrori della guerra.

Ogni strumento prende posto nello spettro sonoro senza alcuna prevalenza, e questo, malgrado il potenziale ingombro timbrico delle doppie tastiere.

I virtuosismi personali sono relativamente limitati e conferiscono al lavoro un groove solido e omogeneo.

La voce di voce di "Big" Di Giacomo arriva e si ritrae come un'onda alternando momenti di calibrata prepotenza a dinamiche più sottili.

Per esempio, nel brevissimo "Intermezzo", questa sembra affievolirsi in un momentaneo commiato, ma si fa desiderare nelle vulcaniche parti strumentali di "Metamorfosi": vero e proprio pezzo di bravura del gruppo.

Largamente impostato su sonorità rock, "Metamorfosi" è una magistrale dimostrazione di equilibrio e abilità in cui il "Banco" attesta sia la sua completa indipendenza da schemi precostituiti di stampo anglosassone, sia la sua capacità di sfruttare al meglio la sua peculiarità di "primo gruppo mediterraneo a due tastiere complementari".

Il resto è una ritmica selvaggia su cui si appoggiano all'occorrenza i contrappunti e le varie sonorità delle chitarre di Todaro.

In "Metamorfosi", si badi bene, non c'è barocchismo esasperato: rock, psichedelia e citazioni classiche si mescolano in un kernel saldo e inamovibile. E solo dopo 8 lunghi minuti torna la voce ad introdurre, in un potente finale, quella che sarà la suite memorabile del disco: la chilometrica "Il giardino del mago" (18 minuti e mezzo).

Nel "Giardino", la band sperimenta tutte le sue potenzialità narrative sviluppando con equilibrio diverse varianti sinfoniche del tema principale. Nel rifiuto di qualsiasi ovvietà melodica, momenti molto tesi e soavi si alternano a movimenti di rock sinfonico alternati con breaks dal vago sapore psichedelico, classico o addirittura spaziale.

Il finale del brano è un rock progressivo puro che sfocia nel brano conclusivo "Traccia": giusta sintesi di barocco, rock duro e radicale mediterraneità.

Più aggressivo della PFM, il Banco del Mutuo Soccorso offre con questo suo primo lavoro un biglietto da visita difficilmente ignorabile, se non altro per la sua mirabile sintesi di stili precostituiti e inventiva propria.

Acclamato da ogni frangia dell'underground, raggiungerà vette commerciali notevoli e spianerà una luminosa carriera al gruppo.

Dovendo trovarvi dei difetti, si rimane veramente in difficoltà. Forse l'eccessiva tendenza ad esasperare o "dinamizzare" certi passaggi potrebbe essere motivo di critica, esattamente così come l'aulicità dei testi, ma sono quisquilie.

L'album del "salvadanaio" è semplicemente perfetto.

In "Metamorfosi", si badi bene, non c'è barocchismo esasperato: rock, psichedelia e citazioni classiche si mescolano in un kernel saldo e inamovibile. E solo dopo 8 lunghi minuti torna la voce ad introdurre, in un potente finale, quella che sarà la suite memorabile del disco: la chilometrica "Il giardino del mago" (18 minuti e mezzo).

Nel "Giardino", la band sperimenta tutte le sue potenzialità narrative sviluppando con equilibrio diverse varianti sinfoniche del tema principale. Nel rifiuto di qualsiasi ovvietà melodica, momenti molto tesi e soavi si alternano a movimenti di rock sinfonico alternati con breaks dal vago sapore psichedelico, classico o addirittura spaziale.

Il finale del brano è un rock progressivo puro che sfocia nel brano conclusivo "Traccia": giusta sintesi di barocco, rock duro e radicale mediterraneità.

Più aggressivo della PFM, il Banco del Mutuo Soccorso offre con questo suo primo lavoro un biglietto da visita difficilmente ignorabile, se non altro per la sua mirabile sintesi di stili precostituiti e inventiva propria.

Acclamato da ogni frangia dell'underground, raggiungerà vette commerciali notevoli e spianerà una luminosa carriera al gruppo.

Dovendo trovarvi dei difetti, si rimane veramente in difficoltà. Forse l'eccessiva tendenza ad esasperare o "dinamizzare" certi passaggi potrebbe essere motivo di critica, esattamente così come l'aulicità dei testi, ma sono quisquilie.

L'album del "salvadanaio" è semplicemente perfetto.





giovedì 2 maggio 2024

The Who: il 2 maggio del 1969 presentano dal vivo "Tommy"

Il 2 maggio 1969, al Ronnie Scott’s di Londra, The Who presentano dal vivo la loro opera rock “Tommy”, il resto è storia del rock!

Di tutto un Pop…

Wazza

Il 2 maggio del 1969 gli WHO suonarono un'anteprima per i media della loro opera rock "TOMMY", al Ronnie Scott's di Londra. L'album doppio, prima ancora della rappresentazione dal vivo e del film, è una pietra miliare, perchè è vero che gli Who non furono i primi a realizzare un'opera concettuale di quella natura, ma furono i primi a confezionare un prodotto che sarebbe rimasto nel tempo, e che avrebbe influenzato svariate generazioni. Alla pubblicazione del disco la critica si divise in due, tra quelli che lo reputavano un capolavoro e chi invece pensava si trattasse di sfruttamento commerciale di tematiche serie come la disabilità e le molestie sessuali su minori.

L'album venne messo al bando dalla BBC e da alcune stazioni radio americane, per i riferimenti alla pedofilia e all'uso di droghe. L'opera riscosse però un enorme successo presso il pubblico, complici le frequenti esecuzioni dal vivo dei brani del disco.

Nel 1998 fu introdotto nella Grammy Hall of Fame per "historical, artistic and significant value" e a tutt'oggi ha venduto più di 20 milioni di copie!




 




Accadeva il 2 maggio del 1973



Hello popolo del prog…

il 2 maggio 1973 gli Emerson, Lake & Palmer sono in concerto allo Stadio Flaminio di Roma, iniziando così il loro secondo tour in Italia.



Alcuni spezzoni del concerto e del "soggiorno" romano verranno inclusi nel film "Manticore"
Suoneranno inoltre il 3 maggio a Bologna (Stadio comunale) e il 4 maggio a Milano (Velodromo Vigorelli).



L'anno prima, nel  1972, effettuarono il loro primo tour in terra italica, precisamente:

14 giugno - Bologna (stadio comunale)
15 giugno - Genova (palasport fiera di Genova)
26 giugno - Roma (palazzo dello sport)
Per rivederli... bisognerà aspettare novembre del 1992!

Di tutto un Pop…
Wazza





Il compleanno di Walter Calloni


Compie gli anni oggi, 2 maggio, Walter Calloni, batterista che ha suonato praticamente con i nomi più importanti del rock italiano, dagli Area alla Premiata Forneria Marconi. Un grande batterista!

Happy birthday Walter…
Wazza



WALTER CALLONI è uno dei più amati ed eclettici batteristi del panorama musicale italiano degli ultimi trent’anni.
Emerso giovanissimo nell’ambiente milanese, ha mosso i primi passi nella musica con Fabio Treves, Alberto Camerini, Lucio Fabbri, Paolino Dalla Porta. A soli 16 anni registrava con Eugenio Finardi (Musica Ribelle, La Radio e Diesel), a 18 anni incideva con Lucio Battisti (La Batteria, il Contrabbasso ecc, Amarsi un po’ e Si Viaggiare) e partecipava all’album cult “Maledetti”, degli Area. Nel 1978 con Mauro Pagani, Demetrio Stratos e il Canzoniere del Lazio partecipa al Festival della Gioventù a Cuba.

Calloni 1970

Dopo un’intensa un’esperienza in Inghilterra con Hughie Bullen (Osibisa), e negli Stati Uniti con Cast (Mike Fraser, Anthony Rutherford Mimms, Average White Band e Namy Hackett), torna in Italia e dal 1980 al 1987 collabora con la “PREMIATA FORNERIA MARCONI”

Walter Calloni Ha suonato e collaborato con:

Lucio Battisti Premiata Forneria Marconi, Fabrizio de Andrè, Dario Fò, Demetrio Stratos, , Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Ivano Fossati, Ivan Graziani, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Adriano Celentano, Renato Zero, Pino Daniele, Roberto Murolo, Enzo Avitabile, Enzo Gragnagniello, Alberto Fortis, Ivan Segreto, Pittura Freska, Tricarico, Paris Combo, Carlo Fava, Mauro Pagani, Massimo Bubbola, Riccardo Zappa, Cristiano De Andrè, Franco Battiato, Sergio Caputo, Alberto Radius, Mia Martini, Loredana Bertè, Gianna Nannini, Alice, Fiorella Mannoia, Grazia Di Michele e Ornella Vanoni.

La Band di Lucio Battisti in “ La batteria il contrabbasso ecc- Io noi tutti” (1974/1977)
Gianni Prudente Ivan Graziani Hugh Bullen Walter Calloni Claudio Maioli

Nel Jazz con Tulio De Piscopo, Massimo Colombo, Stefano Cerri, Naco, Marco Panascia, Simone Gubbiotti, Attilio Zanchi, Paolino Dalla Porta, Candelo Cabesa, Cico Cicognani, George Aghedo, Sonny Taylor, Karl Porter, Julius Farmer, Gigi Cifarelli, Paolo Fresù, Antonio Faraò, Riccardo Fioravanti, Luca Pasqua, Fabrizio Bosso, Michael Rosen, Mark Kapedani, Eugene Rutherford, PaoloTomelleri , Guido Manusardi e la Jazz Art Orchestra, diretta da Carlo Gelmini.
Dal 1994 al 1999 registra tre album con Linea C: Linea di Confine, Mappa di un possibile Viaggiatore e Salti ed Assalti. E inizia una lunga attività Live con il gruppo.

Con gli Area

Nel marzo 2000 partecipa alla registrazione del concerto “Faber Amico Fragile” (in ricordo di De Andrè) accompagnando Vasco Rossi, Zucchero, Celentano e molti altri.
Nell’estate del 2000 si svolge l’ultimo tour del Linea C, in quell’occasione con ospite Paolo Fresù, con Stefano Cerri.
Nel novembre del 2000 Walter Calloni partecipa al progetto di Emanuele Segre (grande talento chitarristico), eseguendo composizioni per chitarra classica e trio Jazz di Claude Bolling.
Nel 2001 entra a far parte del supergruppo formato da batteristi chiamato “La Drummeria” (Ellade Bandini, Walter Calloni, Maxx Furian, Christian Meyer e Pellegatti).

Con Franz di Cioccio, registrazioni di "Suonare suonare"

Nel 2002 esce “Collection” album da solista che racchiude una raccolta di brani composti e suonati da alcuni tra i chitarristi italiani più interessanti e personali: Gigi Cifarelli, Luca Colombo, Pietro Nobile, Carlo Fimiani, Gianni Guido, Luca Pasqua e Riccardo Zappa.
Nel 2003 registra un duetto con Tullio De Piscopo inserito nel disco “Tempo di percuotere” di De Piscopo.

Con la PFM

Nel 2004 esce il CD gadget “Live in Mono” della Drummeria e si intensificano le esibizioni dal vivo del supergruppo. Nel 2005 esce il CD a proprio nome “No Budget”.
Nel 2007 inizia la collaborazione con il gruppo Elisir (vincitori della targa Tenco Sanremo 2009)
Nel 2008 registra un album con La Drummeria e i percussionisti dell’Orchestra della Scala diretti da Beppe Caciolla.

La Banda Bertè:
con Mario Lavezzi, Stefano Pulga, Bob Callero, Claudio Bazzari, Walter Calloni, e il grande ed indimenticabile Anthony Rutherford “Mimms”

Walter Calloni ha anche una lunga e approfondita esperienza come insegnante, vent’anni d’insegnamento al C.P.M. di Milano (dal 1984 al 2004), la scrittura di una enciclopedia per la Batteria edita dal CPM, centinaia di allievi all’anno provenienti da tutta l’Italia, e molteplici Master Class in tutta Italia.
Dal 2008, con la collaborazione di Paolo Sportelli, gestisce il corso di batteria al Borgo della Musica di Milano dal nome “L’Arte della Batteria”.

In questo periodo è impegnato alla realizzazione di libri didattici e alla diffusione delle lezioni di batteria “On line”.
Walter Calloni è attivo anche come Endourser Tama Zildjian Evans EQ Puresound AKG Stefy Line
partecipando a clinic in tutta Italia.




mercoledì 1 maggio 2024

Habelard2 – "Macchie Di Inchiostro Su Carta Sensibile"-Commento di Luca Paoli

 


Habelard2 – Macchie Di Inchiostro Su Carta Sensibile (2024)

Di Luca Paoli

Avevamo lasciato il prolifico polistrumentista Sergio Caleca col suo progetto Habelard2 giusto qualche mese fa con la rivisitazione del suo primo disco come Habelrad2 “Qwerty”, intitolato per l’occasione “Qwerty 2023 Remix”(la mia recensione su mat2020 (http://mat2020.blogspot.com/search?q=habelard2).

Ed eccoci ad ascoltare il nuovo lavoro (è il tredicesimo album) intitolato “Macchie Di Inchiostro Su Carta Sensibile”, più spostato verso sonorità prog sinfoniche con le tastiere sono protagoniste.

Il titolo del disco si ispira a un progetto mai decollato che includeva fotografie e poesie. L'album rappresenta un ritorno alle radici del prog e del rock sinfonico, con composizioni originali, arrangiamenti complessi ed una grafica curata dallo stesso artista. La registrazione è avvenuta tra il 2023 e il 2024 a Milano.

Dodici sono le tracce (tutte strumentali) che compongono il gustoso menù del disco, tutte composte, suonate, arrangiate e registrate dal polistrumentista che dimostra, ancora una volta, di avere ottime frecce da scagliare sul mondo del prog.

Il lavoro si apre con “Ostinatoin(e)sistente”, molto vario che pesca anche nel classico e dimostra tutta la sua qualità compositiva e strumentale.

Le chitarre elettriche introducono, con deciso ritmo, la title track “Macchie d'inchiostro su carta sensibile”; poi le tastiere rivestono con gusto sinfonico tutto il brano.

Noblesse oblige” è aperta da accordi di pianoforte affiancati prima dall’organo e poi dalla sezione ritmica … molto suggestivo il coro che dà ulteriore corpo al brano.

Ancora le chitarre introducono “Il conflitto”, che vede protagonisti anche il fagotto oltre al supporto dei synth; i cambi di umore rendono molto suggestivo il brano e l’arpeggio di chitarra ricorda certi passaggi dei Genesis.

Il pianoforte di nuovo protagonista nell’introduzione di “Coda di rondine” (lo stesso Caleca racconta che è stato preso da una improvvisazione del 1980) … ancora cambi di tempo con le chitarre e l’organo ben supportati dalla sezione ritmica.

Interludio III extra large” pesca dallo stesso presente in Qwerty, ma con una veste sonora diversa e decisamente con una ritmica più decisa; la nuova veste del brano lo rigenera e rende più attuale.

Chitarra arpeggiata e basso ad aprire “La polvere sotto il tappeto” … anche qui si alternano momenti pacati ad altri più decisi sempre all’insegna del miglior prog sinfonico … ottima l’orchestrazione anche col contributo del synth, lo stesso che apre “Il Tempio”, che alterna momenti vivaci e più pacati dove con un interessante lavoro al mellotron, con i fiati a rendere l’atmosfera più corposa e drammatica.

Ancora il pianoforte sugli scudi in “Col senno di poi”, che in seguito viene affiancato dall’organo e dalla sezione ritmica … anche qui gli umori variano creando sempre alta l’attenzione di chi ascolta.

Chitarre, archi e flauto imprimono un marchio decisamente classicheggiante a “L'Ablazione Del Tartaro” ma è solo questione di attimi perché il cambio di tempo è in agguato ed arriva ad imprimere ritmo e corpo dove flauto, viola chitarre diventano protagoniste.

Siamo quasi giunti alla fine di questo ottimo lavoro; giusto il tempo di gustarci “Terra bruciata” e “Il contagio” che confermano la qualità artistica di Sergio Caleca e la sua abilità nel far convivere il classico con il rock, sempre con raffinatezza esecutiva trasportando nel presente, con suoni ed arrangiamenti attuali, un sound che ha radici già dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso.

Se siete sensibili alle raffinatezze e se vi piace il bello nella musica questo disco fa sicuramente per voi.




Quando al concerto del 1° maggio (2013) ci si emozionava


Vittorio, com'è tornare su un palco così importante e ricco di significato, come quello del 1° Maggio?

Anche dopo tanti anni è sempre un'emozione grande e intensa. Nonostante il tempo possa inflazionare i luoghi, le idee, ci sono certe cose che rimangono intatte e sempre ricche di significato. Quella che si celebra oggi è la festa del lavoro, e mai come in questo periodo il lavoro rappresenta per il nostro Paese una vera e propria emergenza: ecco quindi che questo evento assume una importanza ancora più speciale.

Manca poco alla vostra esibizione. Francesco, cosa avete preparato e quali sorprese avete in serbo per la vostra attesissima performance?

Ricevere l'invito a partecipare a questo evento ci riempie sempre di grande gioia. Salire oggi sul palco è un omaggio sia al nostro gruppo ma anche a tutto il progressive italiano, così come i grandi protagonisti che ne fanno parte, oggi come allora. Ci esibiremo in un medley che ripercorre proprio i tratti salienti di questo genere e saremo accompagnati dalla Grande Orchestra Rock. Ci sono grandissimi musicisti, come ad esempio Roberto Angelini, Fabrizio Bosso, Stefano di Battista, Federico Poggipollini, James Senese, Maurizio Solieri e molti altri. Ma non ci intratterremo molto, perché più l'apparizione è breve, più grande è il mistero.


Lo abbiamo detto, il Primo Maggio non è solo musica. C'è anche un forte massaggio sociale e politico dietro... cosa ne pensate a riguardo?

(Francesco): Si tratta indubbiamente di un giorno di festa, ma non deve e non può essere solo questo. Per dirla terra terra, non si può buttare tutto in caciara. È un evento meraviglioso ma i ragazzi che vengono qui devono averne la giusta consapevolezza: non possono sapere solo dalla televisione che la rappresentano il 38% della disoccupazione, devono sapere cosa succede, cosa c'è davvero dietro alla “festa del lavoro”. Voi giovani siete la speranza di questo Paese e abbiamo bisogno della intelligenza di ciascuno di voi.

(Vittorio): Il ruolo della musica sta anche in questo. Serve proprio per veicolare anche i messaggi di critica sociale. D'altronde, uno degli elementi che fa della musica una cosa speciale è anche quella forza evocativa che ti fa sognare e soffrire, piangere e gioire; e quindi, anche riflettere e pensare.




martedì 30 aprile 2024

Anandammide – “Eura”-Commento di Alberto Sgarlato

 


Anandammide – “Eura” (2024)

Sulatron Records

di Alberto Sgarlato


Michele Moschini, polistrumentista italiano che vive in Francia, ha da poco consegnato alle stampe un secondo capitolo del suo progetto Anandammide, a quattro anni di distanza dall’esordio “Earthly Paradise”, del 2020.

In realtà, la parola “esordio” in questo caso è relativa esclusivamente agli Anandammide, appunto: perché il nome di Moschini, sulla scena musicale italiana e internazionale più alternativa, è ben noto da decenni.

L’ideatore e compositore definisce il genere di questo secondo album, intitolato “Eura”, come “folk psichedelico utopico”. E sinceramente ci permetteremmo di aggiungere una ulteriore parola a questa definizione: ed è “cosmopolita”; sia per le vicende personali, di italiano all’estero, di Michele Moschini, sia perché il nutrito team di collaboratori conta attorno a lui musicisti e tecnici italiani, inglesi, francesi e svedesi. E, in un periodo purtroppo tristemente buio, drammatico e denso di tensioni internazionali come quello che il Pianeta Terra sta vivendo in questi anni recenti, è bellissimo respirare veramente un’aria “utopica e cosmopolita”, come quella che affiora dalle dieci, intense, splendide tracce di “Eura”.

Esattamente: l’opera è concepita proprio come un vinile di un tempo, con cinque tracce per facciata di varie lunghezze. E tutto suona molto vintage, tra deliziosi intarsi di strumenti acustici, corpose armonie vocali maschili e femminili, struggenti vagiti di sintetizzatori analogici proto-progressivi e tremolanti tappeti di string-machines.

Il nostro Moschini si prodiga tra chitarre, tastiere d’epoca di vario tipo e batteria, oltre che al canto; ben coadiuvato da una formazione che (dato statistico interessante) annovera molteplici “quote rosa”: la cantante Lisa Isaksson, la flautista Audrey Moreau, la violinista Stella Ramsden. La “squadra” è completata da Sebastien Grignon (violoncello) e due bassisti che si avvicendano: Lelio Mulas e Pascal Vernin. Infine, Lorenzo Castigliego dona un cameo solista chitarristico alla title-track. Come si può capire da una line-up così variegata, non siamo di fronte a una vera e propria band, ma più a un “progetto modulare”, nel quale svariati ospiti sono funzionali alle esigenze creative di Michele Moschini e al suo cantautorato folk/psych/prog. Ovviamente, per questioni logistiche, le registrazioni sono avvenute in varie città europee e sapientemente amalgamate tra loro da David Svedmyr (mixaggio) e da Oscar Larizza (mastering finale).

E partiamo dunque con “Carmilla”: un inizio tra il folk irlandese e il ricordo di autori come Donovan o Cat Stevens sfocia, attorno al secondo minuto, in una affascinante e solenne digressione tastieristica.

A song of greed” è, per chi scrive questa recensione, uno dei picchi dell’album, con quella sua splendida, lunga introduzione strumentale canterburyana, mentre il cantato a due voci evoca certi Renaissance. 

Post atomic reverie”, caratterizzata da un gran lavoro di flauto e violoncello, è – ancora una volta – in elegante equilibrio tra folk e prog, grazie anche agli arpeggi e ai tappeti delle tastiere, che restano più sulle retrovie.

I tappeti del Mellotron affiancato dal violoncello e un basso energico e pulsante, fanno di “Phantom Limb” uno dei capitoli più prog-rock dell’intera opera e, di nuovo, uno dei più riusciti.

I am a flower”, dopo un inizio molto intimista e malinconico, ci porta verso un finale “cameristico” giocato tra tastiere e strumenti ad arco, un ipotetico ponte attraverso la storia del “dream rock”, tra il Robert Wyatt degli anni ‘70, i Mercury Rev di fine anni ‘90 e il Sufjan Stevens di oggi.

La title-track apre quella che possiamo considerare la seconda facciata dell’opera. E la partenza del brano è una delle più “orchestrali” di tutto il lavoro, tra archi, flauti e sintetizzatori. Il cantato femminile, unito a questi robusti arrangiamenti rock e barocchi allo stesso tempo, evoca remotamente i Curved Air, oltre ai già citati Renaissance. Meraviglioso, a due minuti circa dalla fine, l’intervento chitarristico di forte sapore hackettiano. 

The orange flood” è invece uno dei momenti più legati alla psichedelia più cupa, tra suggestioni barrettiane e pinkfloydiane degli esordi.

Lullaby n.2”, con i suoi arpeggi di chitarra, sposta la bussola dal folk inglese a un sound da rock-ballad più a stelle e strisce, persino con impalpabili echi di Boston, Styx degli esordi e Pavlov’s Dog. 

Dream n. 1” è una traccia intrisa di grande malinconia, ancora con lievi sfumature legate al Canterbury sound nelle linee melodiche (Caravan, Hatfield & the North). 

E ci salutiamo con “The anchorite”, episodio profondamente intimista ma di grande potenza evocativa che, in qualche modo, rappresenta un po’ la summa stilistica dell’album.

Concludendo: Michele Moschini è un autore dalla penna decisamente raffinata. La padronanza di molteplici strumenti, l’evidente preparazione musicale, non solo in termini tecnici ma anche di conoscenza di tanti linguaggi diversi dagli anni ‘60 a oggi, e la capacità di circondarsi di ottimi collaboratori per offrire arrangiamenti sempre variegati, fanno sì che abbia saputo crearsi una sua cifra stilistica personalissima, elegante e riuscita. E questo ottimo album ne è la prova.


TRACKLIST

01. Carmilla

02. A song of Greed (secondo singolo)

03. Post-Atomic Reverie

04. Phantom Limb

05. I am a Flower

06. Eura (primo singolo)

07. The Orange Flood

08. Lullaby n.2

09. Dream n.1

10. The Anchorite


MUSICISTI

MICHELE MOSCHINI: voce, chitarre, synth, organo, batteria

LISA ISAKSSON: voce

AUDREY MOREAU: flauto

STELLA RAMSDEN: violino

SEBASTIEN GRIGNON: violoncello

LELIO MULAS: basso

PASCAL VERNIN: basso

LORENZO CASTIGLIEGO: assolo di chitarra elettrica su Eura





Ricordando Rino Zurzolo



Ci lasciava il 30 aprile 2017 Rino Zurzolo, indimenticato bassista/contrabbassista napoletano.
Era un talento: a soli 13 anni venne "reclutato" da Enzo Avitabile per il suo gruppo, fatto che gli permise di essere conosciuto ed apprezzato nelle scena musicale partenopea.
Nel 1974 si unì al gruppo "Citta Frontale", con Lino Vairetti e lo stesso Avitabile.
Fu convocato da Pino Danile per registrare "Terra Mia", diventando un pilastro della formazione sia in studio che nei concerti.
Suonò in studio e dal vivo anche con Mel Collins, Steve Gadd, Gato Barbieri, Chet Baker, Billy Cobham, Giorgio Gaber, Mia Martini, Edoardo Bennato... Un grande musicista, un vero talento portato via a soli 58 anni.


...per non dimenticare.
Wazza


lunedì 29 aprile 2024

Eagles-"Desperado", aprile 1973




Quando si parla di Eagles viene subito in mente "Hotel California", il loro album più famoso e venduto...
Ma il loro capolavoro è probabilmente "Desperado".

Usciva ad aprile del 1973 questo concept album ispirato alla vita della band di fuorilegge del vecchio West, composta dai quattro fratelli Dalton e Bill Doolin. Un country-rock moderno, dove emerge la figura carismatica di Bernie Leadon, musicista e musicologo country ex "Flying Burrito Brothers", che lascerà la band quando si aprirà al rock più commerciale.
Grande album, che ascolto sempre con molto trasporto...
Di tutto un Pop!
Wazza 


Nella copertina frontale dell'LP Desperado sono stati fotografati da Henry Diltz (da sinistra): Don Henley, Glenn Frey, Randy Meisner e Bernie Leadon, mentre nella foto sul retro si vedono sdraiati a terra, uccisi e legati come fossero stati veri "desperados" (da sinistra): Jackson Browne, Bernie Leadon, Glenn Frey, Randy Meisner, Don Henley e J.D. Souther.
Gli "Uomini della Legge" che li catturarono sono (da sinistra): Gary Burden (fotografo partner di Henry Diltz) - Larry Penny (crew) - Richard Fernandez (crew) - Boyd Elder (artista di copertine texano) - Tommy Nixon (crew) - John Hartmann (manager) - Glyn Johns (produttore).


Tracklist (Cliccare sul titolo per ascoltare)

 Lato A
1. Doolin'- Dalton  3:26 (Don Henley, Glenn Frey, Jackson Browne, J.D. Souther)
2. Twenty-One- 2:11 (Bernie Leadon)
3.      Out of Control- 3:04 (Don Henley, Glenn Frey, Tom Nixon)
4.      Tequila Sunrise-2:52 (Don Henley, Glenn Frey)
5.      Desperado-3:33 (Don Henley, Glenn Frey)
Durata totale: 15:06

Lato B
1. Certain Kind of Fool-3:02 (Don Henley, Glenn Frey, Randy Meisner)
2. Doolin-Dalton (Instrumental)-0:48 (Don Henley, Glenn Frey, Jackson Browne, J.D. Souther)
3. Outlaw Man-3:34 (David Blue)
4. Saturday Night-3:20 (Bernie Leadon, Don Henley, Glenn Frey, Randy Meisner)
5.  Bitter Creek-5:00 (Bernie Leadon)
6.  Doolin-Dalton/Desperado (Reprise)-4:50 (Don Henley, Glenn Frey, Jackson Browne, J.D. Souther)