Di Riccardo Storti
1955 – La cantante R&B di Chicago LaVern Baker ottiene il suo primo successo con Tweedle Dee, hit che raggiunge quarto posto nella classifica R&B e il quattordicesimo nella classifica Pop sotto l'etichetta Atlantic Records. La Baker non è proprio giovanissima, visto che ha 26 anni, però la sua canzone fa breccia tra i giovani fan che si stanno avvicinando al Rock and Roll e anche tra il pubblico bianco, vista l’entrata nella classifica Pop, non le manca un buon credito.
Lei ha una voce potente, possiede mestiere e capacità improvvisative quasi jazzistiche. Una curiosità: nel 1969, dopo avere divorziato dal comico Slappy White, si unì all’USO per tirare su il morale alle truppe americane in Vietnam: lì contrasse una polmonite che non l’abbandonò per tutta la vita. Nonostante le precarie condizioni di salute, la Baker non si fece intimidire dalle circostanze: durante la convalescenza presso la base navale statunitense di Subic Bay, nelle Filippine, un amico le consigliò di rimanere come direttrice degli spettacoli presso il club per sottufficiali dello staff del Corpo dei Marines. Stette lì per 22 anni, tornando negli Stati Uniti dopo la chiusura della base nel 1991; morirà sei anni più tardi, a 67 anni, a causa di problemi cardiovascolari.
1965 – 24 febbraio. Ciak, si gira: iniziano le riprese di Help! I Beatles, dopo il successo di Hard Day’s (in italiano Tutti per uno), recitano e cantano per una nuova pellicola. Pare che il regista Richard Lester potesse contare su un budget piuttosto generoso da parte della produzione, così con gli sceneggiatori si sbizzarrì nel dare vita ad un plot ricco di colpi di scena, avventura, comicità e azione, tutto intorno ad un anello magico finito per sbaglio tra le dita di Ringo Starr.
Rivisto oggi, si capisce lontano un miglio che questo musicarello “in grande” sia stato soprattutto un mega-spot promozionale per i Fab Four che, sicuramente, si saranno divertiti a girare in variate location (dalle Bahamas alle Alpi austriache).
1975 – Sotto la regia di Alessandro Colombini
della Produzioni Associati, la band meneghina Maxophone entra negli
studi della Ricordi di Milano per cominciare le incisioni del loro primo album
omonimo. Mai miglior sintesi di stile si è verificata in un album di
progressive italiano (se si escludono i capolavori prodotti dalle band più
note).
Maxophone condensa influenze e prestiti ma li ridefinisce secondo una
dettagliata scrittura musicale di insieme, tale da definire questo album un
prodotto sicuramente esemplare nel suo genere. Se un neofita ci chiedesse cosa
sia stato il progressive rock italiano degli anni Settanta, basterà indicargli Maxophone
come un modello chiaro e (con)vincente. Musica classica di fattura cameristica,
jazz tradizionale e contaminato (dal Dixieland alla fusion), rock sinfonico,
canzone d’autore, blues, gospel. Cosa volere di più?
Ma a febbraio di quest’anno sono usciti anche: Fly by Night (Rush), High Voltage (AC/DC), Rock’n Roll (John Lennon), Physical Graffiti (Led Zeppelin), Song for America (Kansas) e Visions of Emerald Beyond (Mahavishnu Orchestra).
1985 – L’11 febbraio gli Smiths pubblicano Meat is Murder. Va detto che l’esordio dell’album omonimo (editato nel 1984), non aveva soddisfatto al massimo la band di Manchester: lo stesso Morrissey si era sentito frainteso dal pubblico, segno che, probabilmente, dal suo punto di vista, fosse necessaria una svolta, o almeno, un tentativo di comunicare in maniera più netta il proprio messaggio.
Meat is Murder sarà proprio
questo: già il titolo – che potremmo tradurre “Carne da macello” – richiama
alla battaglia animalista e vegetariana dello stesso Morrissey; si tratta di un
album fortemente politico che non rinuncia a critiche verso il sistema
scolastico (The Headmaster Ritual) e che denuncia il clima di violenze
delle periferie urbane (Rusholme Ruffians), il disagio sociale ed
esistenziale (I Want the One I Can't Have), la manipolazione del sistema
(That Joke Isn't Funny Anymore), la diseguaglianza (Nowhere Fast,
in cui non manca una critica alla monarchia britannica). Quando passa dal
pubblico al privato, Morrissey ci narra di amori disperati, appesantiti
dall’incomunicabilità e dalla solitudine (Well I Wonder) o di violenze
domestiche in cui le vittime più segnate sono i bambini (Barbarism Begins at
Home). Il sound, grazie soprattutto alle originali invenzioni della
chitarra di Marr, spaziano dal punk al funk, sfiorando il rockabilly, il
country, il dark e la folk ballad. La vera New
Wave.
Altre uscite di febbraio: l’esordio di Whitney Houston, Vulture Culture (Alan Parsons Project), No Jacket Required (Phil Collins) e Songs from the Big Chair (Tears for Fears).
1995 – È il 1° febbraio. Richy James Edwards, chitarrista e paroliere della band gallese Manic Street Preachers, sparisce misteriosamente. Dopo quattordici giorni, la sua auto verrà ritrovata in prossimità delle rive del Severn (tra Galles e Inghilterra), ma di lui nessuna traccia. La famiglia aveva già avuto modo di dichiararlo legalmente morto dal 2002, però, non soddisfatta delle indagini della Polizia britannica, e sulle ali di una speranza mai sopita, aspetterà fino al 2008.
Il ragazzo era entrato
nella band agli inizi degli anni Novanta e, nonostante il talento, mostrò
subito di essere schiavo di una serie di problemi legati ad una personalità
assai fragile. Edwards era un po' il Syd Barrett dei Manics, per di più
alternava momenti di autolesionismo a psicosi di ogni tipo, nonché
comportamenti pubblici piuttosto trasgressivi. Eppure, con Edwards la band dette
alle stampe 3 album accattivanti (Generation
Terrorists, Gold Against the Soul e
The Holy Bible), capaci di miscelare
aggressività punk, ruvidezze hard e inaspettate melodie orecchiabili su liriche
pregnanti.
Circa la sua scomparsa, si sono scatenate le ipotesi più disparate: c’è chi ha parlato di suicidio (con un corpo mai ritrovato nel Severn) e chi di scomparsa volontaria (con avvistamenti in India e alle Canarie). Aveva 27 anni (il numero maledetto che ritorna…).
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