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domenica 23 ottobre 2022

habelard2-"Punti di vista", commento di Fabio Rossi

Commento di Fabio Rossi 

Artista: habelard2

Album: Punti di vista

Genere: Prog

Anno: 2022

Casa discografica: CS Records

Tracklist

1.     Punti di vista
2. Discrepanza
3. La teoria del complotto
4. Stringato nel dire
5. Eloquente
6. Spigolature
7. I sogni nel cassetto
8. Tergiversando
9. Turpiloquio
10. La media ponderata
11. Il bicchiere mezzo vuoto
12. Il bicchiere mezzo pieno
13. Gli scheletri nell'armadi

Line Up

Sergio Caleca: all instruments


Già tastierista degli Ad Maiora, gruppo progressive meneghino, Sergio Caleca, in arte habelard2, è un compositore polistrumentista in attivo dal 1977. Da tempo ha Iniziato una carriera solista proponendo musica raffinata in bilico tra elettronica, new-age, rock, prog, folk, jazz e altro ancora.

Il nuovo lavoro, “Punti di Vista”, è un eloquente prova della bravura dell’artista, che nell’arco di un’ora circa propone tracce di ottima fattura che hanno il pregio di farti rilassare durante l’ascolto e, almeno per un po’, evitare di pensare ai problemi della vita. La copertina stessa è rasserenante raffigurando un cielo blu con delle nuvole. La musica è variegata e questo è un pregio.

Si parte dall’ipnotica title track per poi proseguire con Discrepanza, munita di un tema portante affascinante e quasi ossessivo. 

Il clima si dipana con lo splendido folk rock di La teoria del complotto e con il delicato andamento di Stringato nel Dire. In Eloquente le tastiere la fanno da padrone, mentre il ritmo sale nella rockeggiante Spigolature. La pacata I sogni nel cassetto stempera l’atmosfera lasciando spazio alla solare Tergiversando e all’ariosa Turpiloquio

Il disco prosegue senza cali di tensione. La jazzata La Media Ponderata lascia il proscenio al progressive de Il Bicchiere Mezzo Vuoto e Il Bicchiere Mezzo Pieno. A chiudere Gli Scheletri dell’Armadio, una composizione che cresce a mano a mano d’intensità fino a diventare maestosa.

Punti di vista è un disco pieno di fantasia, i brani non sono eccessivamente lunghi ed ognuno esprime concetti musicali affascinanti. Un uomo solo al comando: Sergio Caleca. Idee chiare, convinzione e determinazione. Ce ne fossero di più di artisti così.     


 

giovedì 20 ottobre 2022

Il giorno 21 di Big Francesco


 

21 ottobre

Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano!

Wazza


Voglio e devo ricordare innanzitutto l'impareggiabile amico da oltre 40 anni, una persona di enorme cuore, di immensa poesia, dotato di una sensibilità civile e democratica che indubbiamente ha insegnato molto con le sue canzoni a quelli della mia generazione. I testi delle sue canzoni hanno dato dignità alla canzone italiana e al rock italiano. La sua impareggiabile voce continuerà a emozionare chiunque la ascolti. Una delle poche figure di oro vero fra tante di latta e con lui se ne va anche un'altra parte di noi e della nostra gioventù.


"Non mi rompete, ve ne prego, ma lasciate che io dorma questo sonno...”

(Marco Basso)




mercoledì 19 ottobre 2022

NIK TURNER & THE TRANCE DIMENSIONAL - “Synchronicity” - Commento di Andrea Pintelli


NIK TURNER & THE TRANCE DIMENSIONAL

“Synchronicity” 

BWR

Commento di Andrea Pintelli


Ci sono artisti che non potranno mai essere domati, in quanto anarchici nell’animo, uno di questi è Nik Turner, fondatore dei celeberrimi Hawkwind, inventori dello space rock.

Classe 1940, ha ancora tanta benzina in corpo da permettergli di riproporsi discograficamente e mai in maniera scontata. Negli anni ha attraversato tutte le stagioni musicali e ne è sempre uscito illibato, ossia mai toccato dai trend del momento. Un esempio. Ora, nel 2022, tramite la Black Widow Record (gloria sempre), ha dato alla luce “Synchronicity”, insieme ai The Trance Dimensional, band fondata nel 2016 da Steve Hillman. Un album pieno di idee e dalle mille sfaccettature, in grado di soddisfare anche i fans della prima ora: prog, space, psych, ma bellamente incatalogabile, meravigliosamente fuori di testa, in barba ai predoni della stereotipizzazione. Fanno parte della partita, e con molto piacere, anche due ex-Hawkwind, ossia Dave Anderson al basso (già Amon Düül II e Groundhogs) e Mr. Dibs.

 

Destination Void” apre il sipario sul cosmo dei nostri, e si è subito in assenza di gravità! L’arzillo Nik ci trasporta nella sua personale astronave fatta di soffice galleggiare e suoni liquidi, ben coadiuvati dal preciso basso di Rob Andrews.

The Enchantress” è narrata da Angel Flame, nel più classico di intro di matrice hawkwindiana; un dolce passeggio fra le stelle dell’Universo lascia spazio a un serrato ritmo che nobilita la band che non è a supporto di mr. Turner, ma è parte di un’amalgama di notevole fascino. Si arriva, o meglio si atterra, in un luogo non identificato di una galassia lontanissima.

Taken to the Limit” vede Mr. Dibs alla voce, un deja vu che farà il piacere della folta schiera dei nostri beniamini. Musicalmente è una traccia di ottimo impatto, trascinante e tirata, grazie anche alle splendide tastiere di Steve Hillmann.

Cloudland's” riconduce a un incedere più lento e riflessivo, nel mondo e nel modo caro ai nostri. Sembra soffice, pare respirare, una poesia senza parola alcuna, ma che spiega più di qualsiasi frase.

Thunder Rider Invocation” ossia echi di esoteriche preghiere in sinistre strutture d’incedere, un circle che riporta alla parte più oscura delle coscienze, fra tuoni, lampi e sussulti sempre più vorticosi.

Sphinx Dancer” proviene e ricerca certi passaggi cari alla kosmische musik teutonica, senza paura di cadere nel ripetuto. Una solenne dimostrazione di come si possa ancora inventare, e bene, sopra gli ottant’anni. Il flauto magico, qualcuno lo ricorderebbe così.

Sekhmet”, passaggio fra le mura senza limiti dell’indefinito, due minuti e mezzo di pura riflessione.

Angels of the Light” è una traccia meno ostica del previsto, quasi docile, con elementi di pop che fanno bene all’equilibrio di questo disco. Per chi scrive troppo commerciale, ma comunque compiuta.

Night of the Jeweled Eye” mette apprensione, quasi ansia, quindi poi si torna alla matrice originaria del lavoro: un turbinio di emozioni che potrebbe durare giorni, ma che qui per limiti di tempo sono ridotti a poco più di otto minuti. Il batterista Dai Rees si ritaglia un meritato spazio, per chi offre un motor(ik)e all’altezza della fama che si stanno meritando, insieme alla sognante chitarra di Hillmann.

Abode of the Blessed”, buona canzone, ottima atmosfera nell’economia di un episodio che trova la voce, ancora una volta, di Angel Flame.

Children of the Sun”, ultimo passaggio, con Dave Anderson al basso e in aggiunta Eleanor Rees alla controvoce, merita sicuramente una lode, siccome intriso di fuoco sacro psichedelico, gocce di paganesimo caro a chi si sente vicino alle tante vite di Nik Turner, alla filosofia senza compromessi di questo notevole e gradito ritorno.

Per chi ancora non lo conoscesse, vi porto un esempio di quanto possa essere profondo un ascolto a questa musica, quindi, nel caso consiglio l’acquisto di questo “Synchronicity”. Perché? Perché non ve ne pentirete e non lo ascolterete solo una o due volte. Ma tante di più. 



Tracks:

1. Destination Void (6:29)
2. The Enchantress (5:31)
3. Taken to the Limit (5:08)
4. Cloudland's (3:16)
5. Thunder Rider Invocation (5:04)
6. Sphinx Dancer (5:45)
7. Sekhmet (2:36)
8. Angels of the Light (4:56)
9. Night of the Jeweled Eye (8:12)
10. Abode of the Blessed (3:33)
11. Children of the Sun (7:12)
 

Line-up:

- Nik Turner / vocals, saxophone, flute
- Steve Hillman / guitars, keyboards, synths
- Dai Rees / drums
- Rob Andrews / bass

Guests:
- Angel Flame / narration (2,10)
- Dave Anderson / bass (11)
- Eleanor Rees / vocals (11)
- Linda Hillman / voice & flute (2)
- Mr. Dibs / vocals (3)
- Richard Benjamin / vocals (8)

 

https://sound.blackwidow.it/artist.php?id=Synchronicity

 


venerdì 14 ottobre 2022

Circles of Witches-"Natural Born Sinners", commento di Fabio Rossi


Commento di Fabio Rossi 


Artista: Circles of Witches

Album: Natural Born Sinners

Genere: Heavy Metal

Anno: 2019

Casa discografica: Sliptrick Records

 

Tracklist

1.     Tongue Of Misery
2. The Black House
3. Giordano Bruno
4. The Oracle
5. First Born Sinner
6. Spartacus (Prophecy of Riot)
7. Your Predator
8. Deus Vult
9. Death To The Inquisitor
10. You Belong To Witches
11. Cult Of Baphomet

Line Up

Mario “Hell” Bove (Voce, chitarra)
Joe “Wise Man” Dardano (Chitarre)
Tony “Faraway” Farabella (Basso)
Joey “Helmet” Coppola (Batteria)

Uscito nel 2019, Natural Born Sinners dei nostrani Circles of Witches è uno di quei dischi che meritano un rilancio poiché gli eventi pandemici non hanno consentito la sacrosanta visibilità che una musica di tal fattura merita. La band aveva pubblicato nel 2014 il pregevole Rock the Evil che proponeva un heavy metal genuino e privo di fronzoli. La title track, peraltro, fa parte della colonna sonora del film Dead in Time con Michael Madsen e il wrestler Colt Kabana. In Natural Born Sinners questa direzione se vogliamo è stata enfatizzata al punto che lo stoner e il doom presenti in passato sono meno preponderanti. Insomma, meno Black Sabbath e Candlemass e più Motörhead e Judas Priest per darvi un’idea più precisa con un risultato complessivo più che soddisfacente.

Munito di una cover molto eloquente, opera di Nikos Markogiannakis (Rotting Christ, Die Sekt), Natural Born Sinners propone undici tracce coese, potenti, prive di cali di tensione e infarcite di pregevoli riff e assolo sciorinati dai due chitarristi. Mi hanno ricordato lo stile degli svedesi Grand Magus. Punto di forza del gruppo è il potente vocalism di Mario “Hell” Bove che, soprattutto nelle esibizioni dal vivo, è senz’altro d’effetto come mi è stato assicurato da chi ha assistito ad alcune performance del combo campano come i festival South of Heaven (Roma) e Agglutination Metal Festival (Chiaromonte - Potenza). Dall’album sono stati già estrapolati tre singoli (Tongue of Misery/Giordano Bruno/The Oracle) segno evidente che il quartetto crede fortemente in questo progetto.

A livello lirico possiamo definirlo un concept visto che la tematica centrale è quella della ribellione incarnata da personaggi storici quali Giordano Bruno, Spartaco e Anton Lavey. La musica è granitica, adrenalinica e già l’aggressiva opener fa comprendere quale imprinting avrà questo lavoro.

I pezzi sono ben strutturati e presentano una certa versatilità come si evince dalla solenne Deus Vult e dall’oscuro andamento di Cult Of Baphomet. Elementi doom sono evidenti in Giordano Bruno, The Oracle e Spartacus (Prophecy of Riot), ma come predetto è la componente più precipuamente metal a prevalere.

I Circles of Witches sono italiani e come sostengo sempre se la musica è di livello va ascoltata sempre… specie quella tricolore.

Grazie alla Metal Underground Music Machine per la segnalazione.







domenica 9 ottobre 2022

Mater A Clivis Imperat-"Atrox Locus". Commento di Fabio Rossi


Commento di Fabio Rossi


Artista: Mater A Clivis Imperat

Album: Atrox Locus

Genere: Horror Rock

Anno: 2022

Casa discografica: Black Widow Records


Tracklist

1.         Coemeterium

2.         1974 (Sorgi O Creatura)

3.         Atrox Locus

4.         Padova Occulta (Nero Barocco)

5.         Atrox Poena In Corde Suo Est

6.         Witchcraft

7.         Homo Intime Pauper Est

8.         Dominae Oculi

9.         Oblivium

10.     Meretrix Pacis Orba

11.     Idola Tribus

12.     Vagaris

13.     Coemeterium (Alternate Version)

 

Line Up

Samael von Marrin: Choir, Electric Guitar, Bass Guitar, Keyboards

Tomas Contarato: Drums

Isabella: Lead Vocals, Choir

Alessio Saglia: Organ, Keyboards

Natalja Branco: Piano

Elisa Di Marte: Soprano Vocals

 

Disco intrigante questo dei Mater A Clivis Imperat (tradotto “la madre che domina dalle colline”) collocabile a pieno titolo nell’Horror Rock, come, peraltro, si intuisce dall’inquietante cover opera dello scomparso Enzo Sciotti, noto anche per aver realizzato le copertine di diversi fumetti italiani per adulti negli anni Settanta e Ottanta, tra cui Oltretomba, e le locandine dei film di Lucio Fulci.

Gli accostamenti con Goblin, Jacula e Antonius Rex sono parimenti palesi e un plauso in tal senso va alla label genovese Black Widow che è impegnata a dare risalto a un genere di nicchia, tanto è vero che si è occupata delle ristampe degli storici Tardo Pede in Magias Versus e di Zora.

Frutto di un progetto nato dieci anni fa, concepito dalla fervida fantasia del padovano Samael von Martin (Death Dies/Mad Agony/Negatron) e della tastierista Natalja Branco, Atrox Lucus si apre con la sepolcrale Coemeterium dominata dall’organo di Alessio Saglia e dalla voce recitativa di Isabella. Il clima si stempera un po’ con la seguente 1974 (Sorgi O Creatura), in cui il pianoforte di Natalja Branco si prende il proscenio; il brano cresce d’intensità facendosi apprezzare nel suo insieme. Un canto gregoriano avvia Atrox Lucus, una traccia che ha contorni heavy metal ed è munita di un pregevole assolo alle sei corde sciorinato da Samael von Martin. Padova Occulta (Nero Barocco) ricorda le musiche di Keith Emerson all’epoca della colonna sonora di Inferno; il vocalism di Isabella è inquietante e affascinante nello stesso tempo. Fiamme crepitanti ci introducono in Atrox Poena In Corde Suo Est, una composizione doomeggiante e tenebrosa con un azzeccato refrain. Elisa Di Marte dimostra tutta la sua bravura nell’ipnotica Witchcraft. Si prosegue con l’hard rock Homo Intime Pauper Est influenzato dallo stile degli Uriah Heep. Domine Oculi è quasi melodica all’inizio, ma è solo una sensazione perché l’oscurità torna a farla subito da padrone. Oblivium è degna di una marcia funebre, un pezzo che sembra estrapolato da un album dei Candlemass. La breve Meretrix Pacis Orba è un’occasione per apprezzare ancora le doti della Di Marte. Idola Tribus ha un incedere veloce in cui l’intera band denota uno stato di forma ottimale e l’amore per un certo tipo di sound targato anni Settanta. La sostenuta Vagaris è classicheggiante nel suo andamento e potrebbe ben figurare nella colonna sonora di un film d’avventura quale I Pirati dei Caraibi. Dulcis in fundo una versione diversa della cimiteriale opener Coemeterium. Il cantato in latino conferisce alla musica una veste solenne e l’Heavy Metal, il Doom, l’Hard Rock, il Prog si alternano sapientemente.  

Munito di un libretto interno di ben venti pagine con tutti i testi in latino e relativa traduzione in italiano e registrato al Giane Studio di Roma, Atrox Lucus è un disco di non difficile assimilazione e nello stesso mai banale, trovando un punto di equilibrio che non è mai un fatto scontato. Un caleidoscopio sonoro macabro, ma anche intriso di malato romanticismo che non presenta cali di tensione e si lascia ascoltare gradevolmente.           






sabato 8 ottobre 2022

Compie gli anni Marco Capozi




Compie gli anni oggi, 8 ottobre, Marco Capozi, attuale bassista del Banco del Mutuo Soccorso.

Ascoltatelo in “Transiberiana” e soprattutto nell’ultimo lavoro “Orlando. Le forme dell’amore”.

Happy Birthday “Capo”!

Wazza




 

venerdì 7 ottobre 2022

La denuncia di Michael Pergolani

Non ne ho molti, ma una ciocchina ve la regalo ragazze dell’Iran… sono con voi in tutto, soprattutto nella libertà di essere quello che si vuole e di avere una PROPRIA vita… vi voglio bene e sono sicuro che gli oscurantisti e i violenti alla fine soccomberanno e questo perché voi portate la vita e loro solo la banalità della morte.

Michael



martedì 4 ottobre 2022

ORLANDO: LE FORME DELL'AMORE - BANCO: recensione musicale e tecnica approfondita di Marco Lincetto


Il contenuto del video è tutto nel titolo: interamente dedicato all'ultimo, appena pubblicato, disco del Banco Del Mutuo Soccorso.

In descrizione, qui, nulla da aggiungere... guardate il video!




lunedì 3 ottobre 2022

Ricordando Rodolfo Maltese

Il 3 ottobre del 2015 ci lasciava Rodolfo Maltese, all'età di 68 anni. Ogni anno in occasione del suo compleanno si celebra a Roma la "Festa Maltese - La malattia si sconfigge con la musica", evento dove artisti e musicisti amici di Rodolfo hanno la possibilità di suonare.



 
Rudy sempre con noi (3 ottobre 2015) 



domenica 2 ottobre 2022

ApoGod Project-"A Prog Bible", commento di Fabio Rossi

 


Commento di Fabio Rossi

 

Artista: ApoGod Project

Album: A Prog Bible

Genere: Progressive Metal

Anno: 2022

Casa discografica: Metal Zone Italia

 

Tracklist

01.   The Creation – BigBanGenesis
02. Adam & Eve – First Time Naked
03. Cain’s Pain
04. The Great Flood of Blood
05. Tower of Babel
06. Cyber Abraham and the Massacre of Sodom
07. Egyptian Plagues
08. Pharaoh’s Rage
09. Promised Land (A Prayer of Moses)
10. The Divine Code

 

Line Up

Giovanni Puliafito: Piano, Synth, Keys, Orchestrazioni, Drum Writing
Patrick Fisichella: Chitarre, Basso
Musicisti ospiti:
Salvo Cappellano: Voce tracce 6, 7, 9, 10
Azathoth: Voce traccia 4
Silvia Bruccini: Cori traccia 9
Gabriels (Mark Boals, Fabio Lione, Vivaldi Metal Project): Tastiere soliste traccia 10
Salvo Pennisi (Massive Turbulence): Batteria su tutte le tracce
Francesco Aiello (Firegarden, Larry Smith, Ros & the Nightfly): Percussioni traccia 7

 

Il progetto posto alla base della filosofia artistica dei siciliani ApoGoad ruota intorno alla fervida creatività del tastierista Giovanni Puliafito e del chitarrista Patrick Fisichella. Fautori entrambi della teoria che la Sacra Bibbia sia in un certo qual modo paragonabile all’Odissea di Omero, ovvero tutto è incentrato sul mito che poggia le sue radici su una realtà storica fortemente distorta, hanno deciso di fondare una band in cui esternare la loro interpretazione apocrifa e apostatica (APO, infatti, è l’acronimo di Another Point Of (View) – Un altro punto di vista).

Il titolo del debut album, A Prog Bible, incentrato sui primi due libri dell’Antico Testamento (Genesi ed Esodo), ci fa comprendere subito che il genere prescelto abbraccia decisamente il progressive con ampie venature metal. Il prodotto si presenta con una cover d’effetto che rappresenta Salomè con la testa di San Giovanni Battista poggiata su un piatto. La musica è complessa e versatile. Se da un lato tali prerogative ci mostrano una formazione piena zeppa di idee, dall’altro è palese il rischio di presentare al pubblico un prodotto eccessivamente ostico e dispersivo. Dieci le tracce proposte di cui cinque strumentali. Quattro hanno alla voce Salvo Cappellano, mentre The Great Flood of Blood è stata affidata a un non meglio specificato Azathoth (forse era intenzione dell’interessato rimanere nell’anonimato). 

Parti orchestrali si alternano a sezioni metal (anche estremo) in un caleidoscopio sonoro variegato e affascinante. Il disco ha richiesto quattro anni di lavoro e a un primo ascolto si può rimanere perplessi. Basta avere la pazienza di comprendere in profondità il messaggio di questo coraggioso gruppo per gustarne appieno la musica.

Non ho ravvisato cali di tensione e credo che un brano in particolare potrebbe diventare il manifesto degli ApoGod Project; mi riferisco alla struggente ballata Promised Land (A Prayer of Moses), una delle più belle che mi sia capitato di ascoltare da molto tempo a questa parte, impreziosita dal coro di Silvia Bruccini.

Concludo con una riflessione: i musicisti italiani si dividono in due categorie distinte e separate. C’è chi propina sterco a profusione e chi s’impegna nella ricerca di sperimentazione e innovazione. Ecco gli ApoGoad rientrano a pieno titolo nella seconda categoria.