www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

giovedì 31 dicembre 2020

Monjoie - "Love sells poor bliss for proud despair”, di Evandro Piantelli



MONJOIE - “LOVE SELLS POOR BLISS FOR PROUD DESPAIR”

(2020, LIZARD RECORDS)

Di Evandro Piantelli

Articolo già pubblicato su MAT2020 di ottobre 2020

Vorrei dire, innanzi tutto, che questa recensione, per me, non è come le altre dove solitamente vi parlo delle opere di artisti che non conosco personalmente o, al massimo, che ho incontrato a qualche festival o di cui sono andato a vedere i concerti. Questa volta si tratta di un gruppo musicale i cui componenti, nella quasi totalità, conosco da decenni e dei quali ho seguito le vicende personali, familiari e artistiche. Ma sono sicuro che tutto questo non interferirà con il mio giudizio, solamente mi sarà richiesta maggiore attenzione del solito. Vedremo.

I Monjoie sono un gruppo di musicisti, tutti provenienti da comuni della provincia di Savona, che, alla fine del secondo millennio, decisero di unire le loro esperienze e sensibilità per creare un progetto originale e innovativo, dove folk, world music, elettronica, jazz, canto antico e canzone d'autore si univano in un prodotto colto e popolare ad un tempo. Il loro primo lavoro fu un demo senza titolo (di cui possiedo una copia regalatami all'epoca dal gruppo) i cui brani confluirono, con altri, nel primo CD della band “Contravveleno” del 2002, disco caratterizzato dall'uso di strumenti provenienti da diversi continenti (tampura, tabla, derbouka, musette, djembè, bouzuki, ecc.), accanto a chitarra, basso, batteria, tastiere e voce. Ne uscì un'opera dove i suggestivi testi (in italiano) erano supportati da una musica a 360 gradi, contaminata dai suoni del mondo. Al primo lavoro fece seguito “Il bacio di Polifemo”, dove la band continuò e ampliò il discorso già imbastito. Dopo qualche anno di silenzio la band iniziò la propria collaborazione con la Lizard Records e pubblicando “Affetto e attrazione” (2012). Ma dopo tre lavori improntati sui testi scritti da Alessandro Brocchi e Massimo Gobber, la band  decise di intraprendere un nuovo cammino, utilizzando liriche provenienti dalle opere dei poeti inglesi del diciottesimo e diciannovesimo secolo (William Blake, John Keats e William Woodsworth), unendoli alle musiche realizzate dalla band e pubblicando “And in thy heart inurn me” (2018), un lavoro di grande spessore culturale, che è stato portato anche in concerto per alcune date (ad una delle quali ho assistito nell'estate di due anni fa). 

Questo disco così particolare ha avuto riscontri molto positivi dalla critica e, probabilmente, ha incoraggiato i musicisti a ripetere e approfondire l'esperienza. Così la band si è messa al lavoro e, quest'anno, ha pubblicato un'altra opera basata sui testi dei poeti inglesi del passato, cioè Love sells poor bliss for proud despair, di cui andiamo a parlarvi.

L'attuale formazione dei Monjoie non è molto diversa da quella di oltre venti anni fa e comprende Alessandro Brocchi, voce, chitarre, tastiere e tampura, Valter Rosa, chitarre e bouzuki, Davide Baglietto, flauti, tastiere, musette del Berry, Alessandro Mazzitelli, basso, tastiere, programmazione e percussioni (del quale non possiamo non ricordare l'importante opera di produttore musicale, di tecnico suoni e luci e di titolare di uno studio di registrazione, la MazziFactory) e Leonardo Saracino, batteria (musicista di provenienza jazz e swing). Per la realizzazione del disco ai cinque musicisti savonesi si è unito un nutrito gruppo di eccellenti collaboratori.

Il CD si apre con la poderosa suite in cinque parti Ode on a grecian urn, su testi del poeta John Keats. Si tratta di una composizione molto ambiziosa, dove alla voce calda e malinconica di Alessandro Brocchi e agli strumenti degli altri componenti della band si uniscono i preziosi interventi di Edmondo Romano al sax, di Alessandro Luci al basso fretless e di Matteo Dorigo alla ghironda. Seguono cinque brani realizzati dai Monjoie su testi del poeta Percy Bisshe Shelley: Mutability, caratterizzata dai delicati arpeggi di chitarra acustica e dal bel lavoro al violino di Fabio Biale, To Night, la lievemente jazzata A Lament, la cantautorale The flower that smiles today (della quale la band ha realizzato un video presente su YouTube) e A Dirge (che potremmo tradurre in italiano come Un canto funebre), un pezzo velato di tristezza che non potrà non emozionarvi, con un bellissimo intervento dell'ospite Lorenzo Baglietto alla musette. Conclude l'album She walks in beauty, su testo di Lord Geoge Byron, un pezzo in lieve controtendenza, che contiene molti riferimenti alla new wave-elettronica degli anni '80.

Un disco decisamente particolare, ad alto contenuto lirico e di difficile catalogazione (sempre che la musica si possa catalogare). Un'opera che ha tra i suoi punti di forza il lavoro di ricerca sui testi dei poeti inglesi e la realizzazione di musiche che riescono ad esaltarli. Un lavoro sincero, che conferma la voglia dei cinque musicisti di sperimentare e non accontentarsi di percorrere vie già battute, nonché la notevole preparazione e sensibilità dei Monjoie e degli ospiti del disco (dove, a quelli già citati, va aggiunta Simona Fasano alla voce recitante). Non posso nascondere, però, che un progetto di questo tipo, alla lunga, può rivelare poca eterogeneità tra i brani, soprattutto per quanto riguarda il canto.

Giunto al termine della mia recensione mi chiedo se l'amicizia che mi lega ai componenti del gruppo abbia in qualche modo influenzato il mio giudizio. Forse la risposta la potete dare voi, ascoltando “Love sells poor bliss for proud despair”.





domenica 27 dicembre 2020

Il compleanno di Gianni Nocenzi

Compie gli anni oggi, 27 dicembre, "brother" Gianni Nocenzi.

A 19 anni era "l'altra mano" del Banco del Mutuo Soccorso.

Sceglie un percorso di ricerca, avanguardia, studi. Incide due album avanti "anni luce" rispetto allo standard discografico degli anni 80/90, "Empusa" e "Soft songs". 

Dopo 23 anni di silenzio voluto è tornato con un grande album di piano-solo, "Miniature", considerato a ragione una delle più importanti e "inattese" sorprese del 2016.

Uno dei pochi "geni" del panorama musicale. Ha avuto l'unico torto di essere nato in Italia, paese dove si "contrabbanda" un libro di Bruno Vespa come evento culturale.

Avanti così brother Gianni… raggio di sole in questo grigiore musicale!

Buon compleanno!

Wazza  

Vi ricordo che il 22 dicembre è uscito in edicola la versione in vinile di “Miniature”, il capolavoro uscito nel 2016.

Chi non riuscisse a trovarlo può richiederlo qui  banco.musicclub@libero.it

Angelo Branduardi e Gianni Nocenzi 





lunedì 21 dicembre 2020

Stefano Barotti – Il Grande Temporale, di Luca Paoli

 


Stefano Barotti – Il Grande Temporale

Stanza Nascosta Records

Di Luca Paoli


Sono rimasto veramente colpito dall’ultimo lavoro di Sfefano Barotti, cantautore toscano da parecchi anni sulle scene musicali, nello specifico cantautorali.

Il Grande Temporale”, questo il titolo del disco, vede l’artista impegnato nel suo racconto personale ma anche il livello prettamente musicale presenta sonorità e arrangiamenti di sicuro impatto.

Ad aiutarlo in sala di registrazione troviamo importanti musicisti americani, quali Joe e Marc Pisapia, Jono Manson, Mark Clark e John Egenes, che non vanno ad intaccare le composizioni, tutte italianissime, ma forniscono un tocco internazionale che rende il lavoro sicuramente di grande qualità.

Ascoltando le undici tracce si percepisce che uno dei riferimenti a cui Stefano si è probabilmente ispirato nella filosofia creativa ed espressiva è quello di Francesco De Gregori, da dove l’autore parte, per poi dare un’impronta personale e sicuramente originale a tutto il lavoro.

Da sottolineare il contributo di grandi musicisti italiani che hanno, anche loro, lasciato un’impronta importante al progetto, mi riferisco Paolo Ercoli, Max De Bernardo, Veronica Sergia che chi ama certa musica folk blues sicuramente conosce.

Il menù dei brani in scaletta è vario, e i temi affrontati vanno dall’amore all’arte e perfino il calcio viene menzionato... anche Enzo Jannacci ha il suo tributo nel bellissimo brano “Enzo” che racconta un fine serata con protagonista la sua 127 rossa.

Il Grande Temporale”, che intitola e apre l’album è una stupenda ballata molto intensa che rimanda al De Gregori dei ’70, ma con un arrangiamento attuale e molto piacevole.

L’altro brano che trovo molto intrigante è “Painter Loser”, dove un ritmo reggae si miscela a sonorità più americane.

“Guadagnarsi il pane,“when the music don’t pay”. Questo è uno dei grandi problemi di chi in Italia fa musica. Ma non solo, penso anche agli attori, i ballerini, i pittori, a tutto il mondo dell’arte in genere. Spesso chi si occupa di questo è costretto nel tempo ad abbandonare la propria passione per passare ad altro o ad escogitare una serie di modi per mettere qualcosa in frigo. L’Italia non è decisamente un paese per creativi”.

La traccia seguente racconta di calcio, “Spatola E Spugna” ci riporta in quel cantautorato che abbiamo, noi non più ragazzini, amato in quei gloriosi anni ‘70. Un racconto che parla del gioco più bello del mondo quando lo era veramente ed era anche pieno di episodi carichi di poesia: Stefano Barotti ce ne racconta uno.

Beh, che dire, la tripletta iniziale vale da sola l’acquisto del disco, ma il resto non è assolutamente da meno, come “Aleppo”, col suo intro di basso e la bella acustica che ricama la melodia.

“Una donna, suo figlio di pochi anni. Una casa in preda ai bombardamenti. La percezione di lei che non potrà proteggere il suo piccolo ancora per molto. Da angelo custode sta diventando solo il suo scudo, a proteggerlo da un soffitto che sta tremando e promette di cadere ad ogni passaggio di aereo. Solo polvere e tuoni di bombe, solo la luna nella finestra più lontana della casa a ricordargli che fuori c’è ancora un mondo, un cielo, la vita.

Sarebbe bello domani poter uscire senza paura e quella luna poterla guardare. E che venga il giorno in cui parlare di guerra sarà come si fa per i dinosauri. Un qualcosa di estinto, e che non tornerà.

Il blues della “Mi Ha Telefonato Tom Waits” vede come ospiti Max De Bernardi e Veronica Sbergia, e cita, in un racconto, “Closing Time” di Tom Waits.

Un lavoro maturo, con grandi composizioni al servizio di arrangiamenti sempre azzeccati e di un gran suono.

Dischi come questo portano alta la bandiera del cantautorato italiano che tanto ci ha dato negli anni ‘70 ma che tanto ci dà anche oggi.

Bravo Stefano Barozzi, hai fatto centro colpendo il cuore di chi la musica la ama veramente.


Tracklist:

1. Il grande temporale

2. Painter Loser

3. Spatola e spugna

4. Tra il cielo e il prato

5. Aleppo

6. Stanotte ho fatto un sogno

7. Mi ha telefonato Tom Waits

8. Quando racconterò

9. Enzo

10. Marta

11. Tutto nuovo


Bio: https://www.stefanobarotti.net/biografia.php

 Discografia: https://www.stefanobarotti.net/discografia.php

Press: https://www.stefanobarotti.net/press.php

 



21 Dicembre di ... riflessione!

La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione.

 Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare canale.” 

(Luciano de Crescenzo)

21 Dicembre

Ci sarai sempre. Buon Natale Capitano!

Wazza


Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori… E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: “Buon Natale”, e sparivo.

Luigi Pirandello

Buon DPCM a Tutti!


 

domenica 20 dicembre 2020

Natale al Marquee Club nel 1968

Natale al Marquee Club nel 1968

Con un’ipotetica macchina del tempo potremmo trasferirci al Marquee Club di Londra nel dicembre 1968, per le vacanze di Natale.

Un programma da paura The Who (con Yes da supporto), Joe cocker, Ten Years After e i Taste di Rory Gallagher.

Il 20 dicembre erano annunciati i Jethro Tull, ormai nello “stato di famiglia” del club londinese, visto che si esibivano spesso. Nonostante fossero ormai conosciuti in loco - dopo aver suonato ad Hyde Park, Sunbury Jazz Festival, pubblicato “This Was”, e freschi della partecipazione al “Rolling Stones Rock’n’Roll Circus”- il concerto fu cancellato perché la band era sprovvista di chitarrista!

Abrahams licenziato, Tony Iommi dimissionario, Martin Barre alle prese con la seconda audizione, ancora non confermato!

Di tutto un Pop…

Wazza

The Who

                                                           Jethro Tull

The Penny Peeps 1967/1968. Clockwise front: Martin Barre, in prova con i Jethro Tull

  Rory Gallagher e i Taste

Ten Years After

Keith Moon & Joe Cocker backstage at the Marquee Club in London, 1968

L’attesa…
 

venerdì 18 dicembre 2020

I Creedence Clearwater Revival nel dicembre del 1970

Anno d’oro il 1970 per i Creedence Clearwater Revival: nel dicembre dello stesso anno, cinque singoli e cinque album furono certificati disco d'oro negli Stati Uniti.

I singoli erano: "Down on the Corner", "Lookin out My Back Door", "Travelin 'Band", "Bad Moon Rising" e "Up around the Bend".

Gli LP erano "Cosmo's Factory", "Willy and the Poor Boys", "Green River", "Bayou Country" e "Credence Clearwater Revival".

Un successo strepitoso e mondiale!

Di tutto un Pop…

Wazza

7 aprile 1970: i CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL arrivano a Londra, aeroporto di Heathrow


Poster di CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL di Ciao 2001, aprile 1970



mercoledì 16 dicembre 2020

Compie gli anni Billy Gibbons

Compie gli anni oggi, 16 dicembre, Billy Gibbons, chitarrista, cantante, compositore, noto soprattutto per essere la chitarra solista dei ZZ Top, micidiale trio texano, rock-blues...

Un predestinato: nel 1969 Hendrix, intuendo la sua bravura, gli regalò la chitarra; un'altra se la fece costruire con il legno della casa di Muddy Waters, perché a suo dire era "impregnata di blues"!

Spesso appare come attore: oltre che su "Ritorno al futuro III", ha partecipato ad alcuni episodi del telefilm "Bones".

Se non avete la "puzza sotto al naso" ascoltatelo, è veramente un gran chitarrista.

Happy Birthday Billy!

 Wazza











Claudio Sottocornola-“Parole buone”, commento di Elisa Enrile

Claudio Sottocornola, professore di Filosofia e Storia, torna a far riflettere e a incuriosire con un prodotto letterario molto particolare. 

Con il suo “Parole buone” infatti, lo scrittore offre al lettore una sorta di dizionario, un piccolo scrigno di lemmi senz’altro conosciuti da tutti ma non da tutti visti sotto la luce da lui proposta. Il concetto di fondo che emerge dalle pagine dell’autore è tanto semplice quanto illuminante: vi sono molte parole che ricorrono freneticamente nel nostro parlato e scritto quotidiano, ma proprio perché così frequenti raramente godono dell’attenzione che meriterebbero; se analizzate e interiorizzate nel modo giusto, anche termini apparentemente banali o addirittura negativi acquistano un nuovo senso, e vanno ad arricchire il nostro vocabolario con una nuova consapevolezza e positività.

Partendo proprio da “Parola”, lo scrittore ci porta a riflettere sull’“Evoluzione”, sull’”Educazione”, o ancora sull’”Amore”, su un momento storico come il “Sessantotto”, passando attraverso sensazioni potenti come l’”Osceno” o la “Nostalgia”, per arrivare anche al “Covid-19”; un viaggio fatto di citazioni di filosofi e cantanti, scrittori ed esperienze personali.

Attraverso una serie di riflessioni puntuali che lasciano però libero spazio alla rielaborazione individuale, Claudio Sottocornola ci invita a dare nuovo peso alle definizioni e a guardare con occhio critico stereotipi e luoghi comuni, portando all’attenzione il misterioso ossimoro per cui il bello non sarebbe tale se non avessimo sull’altro piatto della bilancia il brutto. Stesso discorso vale per la dicotomia buono-cattivo, bene-male, tristezza-felicità: ciò che ci fa apprezzare il positivo non è a ben guardare esso stesso positivo?

Ecco così che tutte le parole possono diventare buone se utilizzate con il giusto peso e scopo, senza dimenticarne l’origine e l’essenza.

Un utile compendio da portare con sé e sfogliare all’occorrenza, senza un vero inizio e una vera fine, senza un ordine preciso o limitante, ma con la chiara finalità di riscoprire l’equilibrio e l’armonia del nostro essere e del nostro porci nei confronti degli altri e di noi stessi.

Ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, poeta, giornalista e scrittore, Claudio Sottocornola ha pubblicato saggi, opere poetiche, multimediali e musicali. Studioso del popular, tiene corsi presso la Terza Università di Bergamo, collabora con varie riviste e realizza ricerche di carattere interdisciplinare fra musica, filosofia e immagine, che propone a un pubblico trasversale attraverso le sue famose lezioni-concerto, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano, che lo vedono in azione come eclettico performer. Si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di “interpretazione”, alla cui luce indaga il mondo del contemporaneo, e per un approccio olistico e interdisciplinare al sapere.



lunedì 14 dicembre 2020

Il compleanno di Pierluigi Calderoni

Compie gli anni oggi, 14 dicembre, Pierluigi Calderoni (er secco), mitico batterista del Banco del Mutuo Soccorso.

Mancino, con una tecnica particolarissima, a 17 anni, era già uno dei batteristi più richiesti nel circuito romano.

Suona con i "Dannati", "Le Esperienze", "Banco del Mutuo Soccorso", "Riccardo Cocciante", "Pierangelo Bertoli", "Indaco", "Bermuda", "Samadhi"... centinaia di collaborazioni!

Ancora oggi un metronomo, tecnica, dinamica, forza e sentimento... si è dedicato all'insegnamento della batteria.

Buon Compleanno, secco!

Wazza



Il Banco al completo. Da sinistra: Gianni Nocenzi, Gianni Colajacomo, Francesco Di Giacomo (nascosto), Rodolfo Maltese, Pierluigi Calderoni e Vittorio Nocenzi

1982



venerdì 11 dicembre 2020

IL BACIO DELLA MEDUSA: "Animacustica", di Valentino Butti

IL BACIO DELLA MEDUSA: Animacustica

AMS      2020   ITA

Di Valentino Butti

Tra le migliori realtà italiane in ambito progressive degli ultimi quindici anni, Il Bacio della Medusa si ripresenta con questo live “in acustico” registrato in occasione della performance del 19 ottobre 2019 al “Trasimeno prog” di Castiglione del Lago. Una versione inedita del gruppo, da sempre conosciuto per l’energia che caratterizza i loro concerti, molto “fisici”, che qui, invece riscopre “l’Animacustica” (come da titolo), presente talvolta nei brani registrati in studio. Una band in continua evoluzione che ormai padroneggia con sicurezza e creatività ogni aspetto della propria musica: quella più cantautoriale, quella hard rock, quella jazz-rock o elettronica (come in qualche episodio di “Seme*”, l’ultimo album in studio).

Ecco, dunque, l’ormai collaudato sestetto, sul palco di Castiglione del Lago, alle prese con cinque brani presenti su “Seme*”, quattro tratti dall’esordio omonimo (risalente al 2004), due estratti da “Discesa agli inferi di un giovane amante” e, a chiudere, un brano inedito registrato in studio. Purtroppo, per motivi di spazio (l’album sfiora gli 80 minuti) non sono presenti un paio di brani eseguiti quella sera e quindi nessuna traccia di “Deus lo vult”. Speriamo che la band possa mettere queste due tracce inedite a disposizione, almeno, in formato liquido. Il gruppo ci delizia con il meglio, o quasi, della loro produzione che abbraccia ormai più di tre lustri.

La componente emotiva ed emozionale è l’essenza di questa performance che si manifesta in ogni brano proposto sin dal trittico iniziale: “Preludio: il trapasso”, “Confessione di un amante” ed “Il vino (Breve delirio del vino)”. Se nelle prime due tracce gli arrangiamenti non si discostano troppo dalla versione in studio (anche se manca il violino dell’ex Daniele Rinchi) nella versione live apprezziamo gli interventi di Eva Morelli e gli squisiti inserti delle chitarre acustiche di Brozzetti e Matteucci. Questi ultimi ricamano con classe le delicate trame proposte dal piano e dalla batteria di Diego Petrini e dal basso di Federico Caprai.  Ne “Il vino” abbiamo uno stravolgimento quasi completo del brano. Un divertissent “swingato” con il piano “saltellante” di Diego Petrini, il sax di Eva e la ritmica frizzante. C’è pure spazio per un accenno de “L’uva fogarina” canzone popolare dedicata alla vendemmia. Il finale è affidato ancora al sax di Eva Morelli. Il doveroso omaggio a “Seme*” ha in “5 e ¼ Fuori dalla finestra il tempo è dispari” ed in “Animatronica platonica” i momenti di maggiore spicco. La prima perde il “punch” della versione in studio ma ne guadagna in raffinatezza e spirito “free”, la seconda, priva della sperimentazione elettronica, migliora in pathos esecutivo. Notevoli anche le versioni di “La sonda” e “Sudamerica” (meno avventurose anche in studio) e dello strumentale “Uthopia…il non luogo”. Anche i tre brani estrapolati dall’esordio del 2004 (“Scorticamento di Marsia”, “Cantico del poeta errante” e “De luxuria, et de ludo, et de taberna”) non deludono le attese anche se, in particolare la prima, privata del “tirato” finale risulta un poco penalizzata. Molto piacevole, seppur malinconico, l’inedito da studio “Testamento d’un poeta”.

Insomma, con “Animacustica”, la band umbra coglie ancora una volta nel segno. Le esecuzioni sono impeccabili, coinvolgenti ed emozionanti e la delicatezza e la poesia che sgorgano dalle note e dalle liriche non possono che colpirci nel profondo. E, in fondo, è anche per questo che (molta) musica é arte.


Tracklist:

1.Preludio: Il Trapasso

2.Confessione d’un Amante

3.Il Vino (Breve delirio del vino)

4.La Sonda

5.5 e 1/4… Fuori dalla Finestra il Tempo è Dispari

6.Animatronica Platonica

7.Sudamerica

8.Uthopia… il Non Luogo

9.Scorticamento di Marsia

10.Cantico del Poeta Errante

11.De Luxuria, et De Ludo, et De Taberna

12.Testamento d’un Poeta





Racconti sotto Banco: "Darwin"

"Prova a pensare un po' diverso... "

"Molti critici analizzando Darwin si sono soffermati a parlare del suono, ma c'era soprattutto una grande fantasia. Noi non abbiamo mai cercato il raggiungimento di uno sviluppo sonoro attraverso le macchine della sala d'incisione. Per altro, essendo giovanissimi e inesperti, non avevamo nemmeno la preparazione tecnica, inoltre abbiamo registrato in condizioni preistoriche. Oggi si può stentare a credere ma Darwin fu registrato su otto piste, pur avendo una struttura e un arrangiamento quasi sinfonico, con interventi estremamente variegati; assicuro che non è stato un lavoro facile, gli studi di registrazione americani e inglesi con 24 o 36 piste, in Italia ce li sognavamo.

Noi registravamo in uno studio della Ricordi, che era un cinema parrocchiale, vicino a Piazzale Corvetto, dove il sabato e la domenica dovevamo smontare gli strumenti per permettere ai bambini della parrocchia di assistere alle proiezioni.

Nonostante si trattasse di una grossa casa discografica, si respirava un'aria da autoproduzione casalinga. Il nostro amore per il suono si traduceva in una continua ricerca timbrica, era il mezzo attraverso il quale riuscivamo a comunicare meglio le nostre idee, davamo molto spazio alla sperimentazione".

Stralcio di intervista al BMS.

Forse era uscito a novembre, ma credo che tutti l’abbiamo ascoltato per la prima volta nel dicembre 1972, il “secondo” capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso…

Darwin” patrimonio dell’Unesco.

Wazza

Di cento mani è la mia forza

E cento occhi fanno a noi la guardia

Tu sei da solo

La nostra forza è in cento mani

E cento occhi fanno a noi la guardia

Tu sei da solo

Tu ora se vuoi puoi andare

Oppure restare e unirti a noi

 

(di Gianluca Renoffio)

Eravamo negli anni ’70 in piena stagione “progressive”, un fenomeno musicale a cavallo tra il Beat, la Psichedelia ed il Punk. Un breve ma felice momento che vide la nascita di album che sarebbero comunque rimasti nella storia della musica e che per certi aspetti sono da considerarsi “la musica classica” del presente e del futuro. Ma non solo …

Il progressive fu una fusione interdisciplinare di stimoli per crescere con nuove forme di espressione dalla confusione degli anni ’60. Sorse dalla contaminazione tra rock e musica classica, dalla dilatazione del tempo, dall’espansione sinfonica delle singole idee, dalla ricerca di una figurazione grafica che superasse i confini del reale.

Una musica fatta da “cervelli fini” con una grande capacità di comunicazione e di osservazione, con un background culturale elevatissimo ed una preparazione formale non limitata al semplice saper suonare uno strumento ma in possesso di uno stile ed un approccio culturale alla vita in continua evoluzione.

Una musica caratterizzata da un nuovo modo di “scrittura” che prediligeva le suite sinfoniche a largo respiro e l’idea di “concept” come luogo di incontro tra un’intuizione, un discorso compiuto, e la sua rappresentazione artistica sotto forma di suoni, colori, poesia...

… come “opera manifesto” che cercava di dare spiegazioni, di prendere posizione e non solo intrattenere …

... erano gli anni del “continuo divenire”, del non fermarsi mai su quanto già fatto, della ricerca dell’individuo e delle sue radici …

… erano i tempi di Darwin! del Banco del Mutuo Soccorso.

Nel 1972, a pochi mesi di distanza dal disco d'esordio il Banco va freneticamente ancora in studio per realizzare Darwin!, album incentrato sul tema unico dell'evoluzione dell'uomo teorizzata da Charles Darwin. La nuova avventura del gruppo contiene in sé composizioni che hanno lasciato il segno: “L’evoluzione”, "La danza dei grandi rettili", "La conquista della posizione eretta" e "750.000 anni fa... l'amore?" sono affreschi dalle mille sfumature in cui la band esprime in modo efficace il caos primordiale e l'apparizione dell'uomo, un essere dotato di coscienza e di sentimenti, l'uomo con il suo bisogno d'amore, ancora molto animale nell'aspetto ma già avviato a diventare l'essere più evoluto del pianeta.

La storia scorre su un tappeto sonoro straordinario per la contemporanea potenza e dolcezza. Una musica che è sperimentazione continua, dominata dalle tastiere dei fratelli Nocenzi che si rincorrono l’un l’altra in una altalenante onda sonora che alterna il Moog ed il sintetizzatore alla confortante delicatezza del piano classico. Nuove fonti di suono che prendono il sopravvento e diventano nuovi percorsi mai ascoltati prima: oscillatori che diventavano corno, tromba, clarinetto e ancora di più, suon originali, vergini. Un approccio che arriva a “declassare” a rango di comprimaria la chitarra, fino ad allora strumento prevalente nel rock classico, e che sorregge la dirompente voce tenorile di Francesco di Giacomo, strumento tra gli altri, che “evoca” (più che cantare) i riuscitissimi e laici testi dell’album.

Una nuova architettura compositiva che supera la classica forma canzone dallo schema “Introduzione / Ritornello / Ripetizione del Ritornello / Finale” per prediligere lunghi brani tra loro correlati e con continui cambi di contesto che mirano a rappresentare l’anima oltre che a raffigurare un’immagine.

Tutto questo è Darwin!

Un album che crea “luoghi” dove ritrovarsi, che supera la fissità della registrazione facendoci percepire il nostro stato d’animo del momento, coinvolgendoci, creando una sensazione di aleatorio che si rinnova ogni volta ad ogni ascolto. Con testi letterari e impegnati che ci fanno pensare e tesi a creare “immagini” sulla musica incisa … veicolo di contenuti artistici ma anche sociali.

“Cento mani e cento occhi” è un inno alla necessità di aiutarsi a vicenda per superare le difficoltà e sopravvivere. “750.000 anni fa... l’amore?” è una dolce dichiarazione di amore che al contempo fa pensare alle discriminazioni e alla "paura del diverso” tanto attuali al giorno d’oggi. Altro brano clamoroso nella sua forza è “La conquista della posizione eretta”, un crescendo continuo con tutti gli strumenti che si rincorrono in una ossessiva cellula ritmica verso la sintesi maestosa del moog, culmine dello sforzo di rialzarsi, e la consolante chiusura ancora riposta nella voce di Francesco che finalmente offre una sensazione di liberazione, di crescita ad un nuovo livello di conoscenza.

Fino ad arrivare alla chiusura di “E ora io domando tempo al Tempo ed egli mi risponde … non ne ho”, una struggente “ballad” (tango) introdotta dal rumore estraniante dell’asta di un microfono che gracchia a creare il ritmo del tempo che scorre, accompagnata da un clavicembalo ed un clarinetto che si appoggiano alla sezione ritmica che via via si inserisce seguita dal un classico suono di fisarmonica e di chitarra che stimolano il movimento, il non stare fermi ad aspettare l’inevitabile fine: un vero e proprio testamento artistico di chi ha sempre creduto che è meglio vivere che sopravvivere.

Darwin! è uno scambio colto tra artista ed ascoltatore, è musica per l’individuo, per l’individuo che si relaziona e vive con gli altri, per l’individuo che non sarà mai “massa”.

Darwin!: arte pura e non solo disimpegno o ribellione, e per questo destinato a rimanere nel tempo.





giovedì 10 dicembre 2020

Compie gli anni Sophya Baccini

Porto Antico - Genova - 11 lug 2020 - Photo by © David Castelnuovo

Compie gli anni oggi, 10 dicembre, Sophya Baccini, cantante, autrice, compositrice, pianista, una delle "quote rosa" del progressive rock mondiale.

Oltre a una brillante carriera con i Presence e gli Aradia, Sophya ama collaborare con altri musicisti.

Nel 2017, al Festival di Veruno, fu una degli artisti più applauditi insieme al cantante degli Ange, Christian Dècampes.

Attualmente è impegnata - oltre che con i Presence - nella preparazione del nuovo album della sua band, “Sophya Baccini’s Aradia”.

Happy Birthday Sophya!

Wazza



Con Steve Hackett

Foto scattata al Trianon - il teatro della musica a Napoli (Alessandro Catocci)-Con Gianni Leone

Una Lady tra i miti del prog!