Una serie di ricordi di concerti che furono
Di Enrico Meloni
E se volessimo parlare di quando si poteva andare ai concerti ma affrontare
l’argomento in modo non nostalgico, ma solo “per parlarne”, e perché, tolti i
concerti veri… di che potrei mai scrivere?
Si aprirebbe un dibattito lunghissimo sulla necessità di non dare mai nulla
per scontato e approfittare e godere della vita appieno mentre se ne ha la
possibilità.
In fatto di concerti, da quando ho iniziato a lavorare ho fatto di tutto
per non perderne neanche uno, se potevo. Ma non è stata solo fortuna, anche se
vivere a Londra ha sicuramente aiutato, è anche un fatto di tenacia, passione e
voglia di divertirsi in quel modo lì. Già, perché ovviamente in alcuni casi ne
avrei potuto fare a meno, ero stanco morto e mi aspettavano giornate
pesantissime. Eppure, fatalista fino al midollo e conscio del fatto che prima o
poi la pacchia sarebbe finita per un qualsiasi motivo, ci ho dato dentro.
Ora che non ci possiamo muovere di casa e “i fatti mi cosano”, situazione
che non mi piace per nulla, sia chiaro, penso a tutti i concerti di cui ho
potuto godere. È un ricordo stupendo e sono davvero contento di aver speso i
miei soldi in quel modo anziché circondarmi di oggetti inutili o “fare
shopping”.
Andare ai concerti ha rappresentato, dal 2013 a oggi, il mio hobby preferito
ed è un’attività che ho portato avanti con costanza e grande impegno a livello
monetario e logistico.
Dal primo concerto dei Living Colour nel 2013, quando hanno suonato “Vivid”
dall’inizio alla fine, al Koko di Londra (anche il Koko ha conosciuto giorni
migliori! https://www.bbc.com/news/uk-england-london-51014040), alle trasferte massacranti per vedere i
Kiss al Download 2015 (con tanto di notte all’addiaccio nella stazione dei bus di
Derby in una gelida notte di giugno nelle Midlands inglesi), i King Crimson
prima a Roma nel 2018, con treno all’alba per Roma, e poi a Verona nel 2019 il
giorno dopo gli Slayer al Rock The Castle... fino all’ultimo in ordine
cronologico, la commovente riproposizione dal vivo di “Metropolis Pt. 2: Scenes
from a memory” da parte dei Dream Theater al Filaforum di Assago.
Milano, metà febbraio 2020: il COVID era già tra noi? Era già dentro di
noi? È ancora dentro di noi e non lo sappiamo? Solo una risposta: BOH.
Sta di fatto che di concerti ne ho visti tantissimi, e non mi basta mai. E
sono sicuro che lo stesso, con più o meno poesia, si potrà dire per molti e
molte di voi.
E allora ho pensato: se è vero che non tutti questi eventi occupano lo
stesso posto nel mio cuore e nella mia memoria, ma solo alcuni hanno superato
“la prova del tempo”, perché non parlarne a distanza di uno, due, tre o più
anni, e vedere cosa ne è rimasto?
Alla fine, un live report di un concerto, dal mio punto di vista, non può e
non deve essere la descrizione di una setlist. Chi conosce una certa band
conoscerà anche i suoi brani, e chi non la conosce potrebbe davvero annoiarsi a
veder dettagliato un elenco di canzoni e “quali parti ciascuna di esse
include”. (A me annoiano persino le recensioni scritte così, “faccia un po’
lei”).
A mio modo di vedere, il resoconto di un concerto può essere una storia,
una serie di aneddoti divertenti o tristi o che facciano riflettere,
sensazioni, ricordi… o tutte queste cose insieme e molto altro ancora.
Per questo mi produrrò in una serie di articoli commemorativi di alcuni dei
concerti più “memorabili” a cui ho assistito in questi anni.
Ciascun articolo sarà corredato, dove possibile, da foto e video (di mia
produzione o trovati in rete), una testimonianza di chi era con me al concerto,
le setlist (sempre che siano disponibili su internet o che le abbia fotografate
in qualche modo la sera dell’evento), un live report dell’evento “dell’epoca” e/o
un articolo di Mat2020… sullo stesso concerto!
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