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sabato 14 maggio 2022

Nando Bonini-The King, The Crown, The Queen, commento di Fabio Rossi

 


Artista: Nando Bonini

Album: The King, The Crown, The Queen

Genere: Prog/Power Metal

Anno: 2022

Casa discografica: Videoradio e Videoradio Channel Edizioni Musicali

 

Tracklist

1.       Open the Book (Ouverture)

2.       The King’s Court

3.       Eternity Place

4.       The Run of the Messenger

5.       Secret

6.       The Crown

7.       The Victory of the Queen

      

Line Up:

Nando Bonini: Chitarre e Voce in Open the Book (Ouverture) e The Victory of the Queen

Marco Maggi: Tastiere

Kaito Tanaka: Basso

Charlie Common: Batteria

 


Recensione di Fabio Rossi

 

Torna alla ribalta il talentuoso chitarrista Nando Bonini con un EP nuovo di zecca interamente strumentale (eccetto le parti vocali in inglese nella prima e nell’ultima traccia curate dallo stesso Nando).

Registrato tra ottobre e dicembre del decorso anno, il disco può essere inquadrato generalmente nel progressive metal (Liquid Tension Experiment), sebbene in taluni frangenti sfoci, peraltro in modo del tutto convincente, nel power evidente nelle dirompenti Eternity Place e The Crown.

Alla base di questo lavoro c’è l’eccellente virtuosismo di Nando che sciorina classe sia nelle sezioni movimentate che in quelle più pacate. Sarebbe riduttivo, però, parlare di The King, The Crown, The Queen soffermandosi troppo sull’aspetto tecnico, che non è assolutamente in discussione, mentre è preferibile considerare un punto nodale che penalizza la maggior parte della musica dei cosiddetti guitar hero: la fantasia.

Tanti album di chitarristi famosi peccano per l’assoluta mancanza di tale requisito per me fondamentale. Insomma, ascolti e riascolti l’ennesima fatica discografica di Malmsteen, Satriani o Vai e alla fine ti poni le solite due considerazioni, una positiva e l’altra tremendamente negativa: “Ammazza quanto spacca ‘sto chitarrista!” (lo dico alla romana per rendere meglio l’idea) e “Però alla fine non mi rimane niente dentro”. Ecco, quest’EP ha il merito di includere sette composizioni ispirate e concepite con sentimento. La marziale The King’s Court, le multiformi The Run of the Messenger e Secret, il suadente suggestivo andamento di The Victory of the Queen costituiscono modelli di capacità espressiva in grado di sedimentare nell’animo dell’ascoltatore più attento.

Da segnalare, inoltre, l’eccellente qualità d’incisione. Tutto perfetto? Beh, se devo trovare un difetto credo che si sarebbe potuto fare di meglio per quanto concerne la cover non troppo attraente. Nando, noto per essere stato dal 1991 al 2005 il chitarrista di Vasco Rossi (dagli album Gli Spari Sopra a Buoni o Cattivi), è un esempio lampante delle qualità che il nostro Paese è capace di sfornare nel mondo delle sette note. Occorre solo impegno e volontà nel ricercare perle come questa nel mare magnum di porcherie che ci vengono propinate di continuo. Ho la sensazione, però, che un prodotto di tale fattura possa trovare maggiori possibilità di affermazione nel mercato estero. Spero di sbagliarmi perché sarebbe un vero peccato. D’altronde l’artista ha inteso incidere con la voglia di dare spazio alla sua creatività e non per seguire la via del successo già ottenuto nella sua longeva carriera: in caso contrario avrebbe optato per percorsi di gran lunga meno interessanti e distanti dai miei gusti musicali.   





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