www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

sabato 18 aprile 2015

ARENA live al Club Il Giardino, di Marco Pessina


ARENA live al Club Il Giardino - LUGAGNANO di SONA (VR) -15/04/2015

 Forti del loro massiccio tour europeo, che oltre l'Inghilterra, ha toccato via via Belgio, Olanda, Germania, Francia, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Svizzera, e che si concluderà nella penisola iberica, sono approdati al Club Il Giardino, come seconda data del festival prog gli Arena che, nella celebrazione della loro storia ventennale, hanno presentato il loro THE UNQUIET SKY.

La formazione è costituita da Clive Nolan (tastiere e backing vocals), Mick Pointer (batteria), John Mitchell (chitarra e backing vocals), Paul Manzi (voce solista) e una novità nella sezione ritmica. Infatti, in luogo di John Jowitt, che ha lasciato la band prima dell'inizio del tour, c'é Kylan Amos al basso.
Nonostante la data caschi nel "maledetto" giorno feriale (un problema tutto e solo italiano), c'é il pienone, fa caldo e cresce l'attesa. Alle 9,45 precise fanno il loro ingresso con The Demon Strikes, pezzo dal loro album appena uscito e dal quale prende il nome il tour. Raptus é il secondo pezzo, tratto dal lavoro precedente, il primo con Manzi alla voce. Si arriva a Double Vision e qui il livello comincia ad alzarsi vertiginosamente con questo pezzo tratto da The Visitor del '98. Il crescendo prosegue con A Crack In The Ice, anche questo tratto da The Visitor e il duo Nolan - Mitchell comincia a "tirare" paurosamente. Ed arriviamo al pezzo forte della serata (peccato esserci arrivati così presto), con Moviedrome. La lunga suite di 20 minuti tratta da Immortal? del 2000, pezzo che da solo varrebbe il prezzo del biglietto, é infatti un vero e proprio spaccato per gli amanti di questo genere, con le sue parti ben distinte, con la lancinante chitarra di Mitchell, e con i tappeti di note delle tastiere di Nolan. Il pezzo é ascoltato in religioso silenzio durante l'arco della sua durata, salvo scatenare il pubblico in una ovazione finale con qualcuno che si alza dalla sedia e siamo appena al quarto brano. C'é poi spazio per How Did It Come to This?, altro brano dall'ultimo lavoro. Salamander, pezzo da Contagion, fa da apripista ad altri due brani nuovi di zecca: la title track The Unquiet Sky e Traveller Beware, che di fatto é l'ultimo brano dell'album. L'impressione che si ha (parere personale) ascoltando le ultime produzioni della band, é quella che Nolan e soci, alla ricerca di brani ritmati più corti e dal suono più heavy, abbiano perso in fantasia rispetto al passato con un risultato di un suono leggermente monocorde! The City of Lanterns e Riding the Tide da Contagion, riscaldano l'atmosfera semmai ce ne fosse bisogno. C'é da sottolineare che questa del Giardino é l'unica data in territorio italiano del tour e in sala c'é un pubblico variegato che rappresenta parecchie regioni d'Italia rappresentate. Un altro vanto del locale! Gli applausi a scena aperta scrosciano, mentre la band oliata alla perfezione da parecchie date di tour, viaggia che é un piacere, buono anche l'impatto di Kylan Amos al basso. Stiamo andando verso il termine ma c'é ancora spazio per la bella The Hanging Three da The Visitor, The Kinder Box da From The Seventh Degree of Separation e dall'antica Solomon da From Songs of the Lion Cage. Tutti in piedi per il giusto tributo alla band dopo un'ora e cinquanta praticamente senza soluzione di continuità. La band esce di scena ed in sala intonano Help Me Help Me.
Ritorno immediato degli Arena e via col bis che é appunto Crying for Help VII, col pubblico che partecipa e con qualcuno che si avvicina ancora di più al palco, semmai fosse possibile. Finisce qui. Ci aspettavamo un bis più forse più corposo, avendo letto la setlist di altri concerti del tour, ma così é stato. Poco male comunque.


Nessun commento:

Posta un commento