La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
giovedì 31 luglio 2025
Fairport Convention nel luglio del '70
mercoledì 30 luglio 2025
EL&P nel luglio 1972
martedì 29 luglio 2025
Led Zeppelin rapinati il 29 luglio del 1973
29 luglio 1973: “Terza Rassegna di Music Contemporanea” a Civitanova nelle Marche
Nel 1973 ci furono molti
“Raduni Pop”, tra i piu famosi il “Be-In” di Napoli.
Forse non tutti sanno che il 29 luglio 1973 si tenne anche la “Terza Rassegna di Music Contemporanea” a Civitanova nelle Marche, con la partecipazione di molti cantautori e complessi musicali (come si usava all’ora), con la “solita” contestazione all’avanguardista Franco Battiato, ricordato nell’aneddoto a seguire.
Di tutto un Pop
Wazza
A ricordare l’aneddoto è stato Edoardo Bennato, che ha riavvolto il nastro al concerto all'Arena Barcaccia tenutosi nel 1973. «Un pensiero per Franco, di cui ho avuto sempre grande stima, fin dalla nostra prima esperienza comune sul palco di Civitanova Marche nel 1973. Ciao Franco», queste le parole che il musicista napoletano ha voluto affidare ai suoi canali social.
I due, pressoché coetanei (nato nel
1945 Battiato, del 1946 Bennato), erano giovani rampanti che cercavano di farsi
strada nel mondo della musica italiana, reduci dai precoci esordi discografici:
Battiato aveva esordito l’anno prima con “Fetus”, bissato a fine anno da
“Pollution”, disco che lo segnalò al grande pubblico e che raccolse gli elogi
persino di Frank Zappa; Bennato invece esordiva proprio nel 1973 con “Non farti
cadere le braccia”, al cui interno spicca “Un giorno credi”.
«Battiato, che era nel primo
periodo sperimentale elettronico provocatore, si presentò sul palco da solo,
poi chiese al pubblico se qualcuno che non aveva mai suonato uno strumento volesse
provare poteva salire sul palco per accompagnarlo – ricorda più
approfonditamente Antonello Pietrarossi sul suo profilo Facebook.
Salirono in tanti e cominciò un concerto assurdo, chiaramente
scoordinato, con Battiato che emetteva suoni al sintetizzatore, allora
strumento avanguardistico, e il gruppo di strumentisti improvvisati che
andavano ciascuno per conto suo. Era chiaramente una provocazione concettuale
che stava riuscendo in pieno, data la bordata di fischi che nel frattempo si
era levata tra il pubblico inviperito. Poi ciascun strumentista è stato
progressivamente sostituito dal musicista ufficiale e tra il chiasso più
completo, man mano si cominciò a formare un flusso musicale udibile tra lo
sconcerto generale e la progressiva soddisfazione del pubblico incredulo. A
quel “festival” parteciparono un sacco di musicisti allora quasi sconosciuti ai
più o agli inizi: Venditti, Bennato, De Gregori, Cocciante, Banco, PFM, e
tantissimi altri che ora non ricordo... ero un adolescente».
lunedì 28 luglio 2025
domenica 27 luglio 2025
Band on the Run: era il 27 luglio 1974 quando...
Caratterizzato da una
"special guests" copertina, oltre ai coniugi McCartney comprendeva:
Michael Parkinson (giornalista), Kenny Lynch (attore, comico e cantante), James Coburn (attore), Clement Freud (rubricista, chef, narratore, parlamentare, e pronipote di Sigmund Freud), Christopher Lee (attore) e John Conteh (pugile originario di Liverpool, in seguito diventato campione mondiale dei pesi leggeri).
Wazza
Club Tenco: accadeva il 27 luglio del 1974
Si concludeva il 27 luglio 1974
la prima edizione del “Premio Tenco Rassegna della
Canzone d’Autore”, una specie di “Contro Sanremo”.
Negli diverrà uno dei più importanti
riconoscimenti musicali.
Come usuale non mancarono le
contestazioni.
A seguire l’elenco dei vincitori della prima edizione.
Di tutto un Pop…
Wazza
ARTISTI STRANIERI
Léo Ferré
PREMIO TENCO
Il Premio Tenco è il massimo
riconoscimento del Club Tenco, attribuito alla carriera di artisti (soprattutto
internazionali) dal comitato direttivo del Club, a differenza delle Targhe
Tenco, assegnate invece da una nutrita giuria di giornalisti ai migliori dischi
italiani della stagione.
I Premi Tenco possono essere
assegnati ad artisti che si sono espressi particolarmente nella canzone
d’autore, ovvero a personalità che hanno svolto un ruolo preminentemente come
operatori culturali nello stesso ambito.
PREMIO TENCO CANTAUTORE
Léo Ferré
Sergio Endrigo
Giorgio Gaber
Domenico Modugno
Gino Paoli
PREMIO OPERATORE CULTURALE
Nanni Ricordi
Roberto Vecchioni, Gianni Siviero, al
centro, Amilcare Rambaldi
sabato 26 luglio 2025
Compie gli anni Pino Sinnone
Oggi, 26 luglio 2025, ricorre il compleanno di Pino Sinnone, lo storico batterista dei The Trip, una delle band più innovative del progressive
rock italiano degli anni '70.
Pino è stato l'anima ritmica di un gruppo che ha saputo
mescolare sapientemente rock, psichedelia e sfumature jazz, creando un sound
unico e riconoscibile sintetizzato nel termine “prog”. La sua partecipazione
discografica riguarda i primi due album, seminali, The Trip
(1970) e il leggendario Caronte (1971), dischi che hanno segnato
un'epoca e continuano a influenzare generazioni di musicisti.
Nonostante la sua partenza dalla band nel 1972
(sostituito da Furio Chirico), Pino ha sempre mantenuto un legame profondo con
la musica e lo spirito del gruppo.
Negli ultimi anni, ha dimostrato ancora una volta la sua
indomita passione, riformando i The Trip, nel 2015, portando avanti la loro
eredità musicale con nuovi progetti nel nome di Joe Vescovi e Wegg
Andersen.
Tanti auguri, Pino!
venerdì 25 luglio 2025
Il debutto di CSN&Y
Per la storia, il 25 luglio 1969 coincide con il debutto di C.S.N.&Y.
1° Festival Nazionale dei Giovani-1976
giovedì 24 luglio 2025
Baroprog - “Aionverse (Prog-jet IV)” , commento di Alberto Sgarlato
Baroprog - “Aionverse (Prog-jet IV)” (2025)
di Alberto Sgarlato
La storia musicale di Alberto Molesini,
detto “Baro”, è qualcosa di davvero lungo
e importante nella scena progressiva italiana. Tutto, infatti, ha inizio sul
finire degli anni ‘70 quando, nonostante un’epoca di grandi trasformazioni
culturali stesse attraversando tutto il mondo, in Italia era ancora fortissimo
l’amore per i “giganti” del prog-rock inglese (dai Genesis agli Yes, dai King
Crimson agli ELP, e non solo) e questo contesto musicale nella nostra Nazione
era ancora vivo e pulsante, seppur più di nicchia rispetto alla clamorosa
deflagrazione avvenuta nella prima metà del decennio.
In questo vivace movimento musicale, “Baro”
fonda il suo primo gruppo, La Sintesi, che si rivelerà un’esperienza quantomai
longeva, grazie anche ad alcune “gemmazioni” e progetti paralleli che andranno
avanti fino a metà anni ‘90. Nel frattempo, questo polistrumentista e cantante
non si fa mancare molteplici collaborazioni con altre band, restando ben
presente come nome di riferimento nel quadro prog-rock internazionale.
E che Alberto Molesini sia sinonimo di
autorevolezza e credibilità nel mondo musicale, lo dimostra la schiera di
artisti che hanno collaborato a questo album intitolato Aionverse,
quarto capitolo del progetto Baroprog. Oltre allo stesso Baro, infatti,
incontriamo le voci di Heather Findlay dei Mostly Autumn, di Iacopo
Meille dei Tygers of Pan Tang, di Meghi Moschino dei Quanah Parker,
di Andrea Vilardo dei Blind Golem e dei Moto Armonico, di Andrea
Damato, di Titta Donato… Insomma, vi domanderete voi lettori: come
mai tutti questi cantanti? Perché “Aionverse” è una vera e propria opera rock,
dalla trama complessa e articolata, all’interno della quale questi artisti
interpretano (così come Baro stesso) dei personaggi ben precisi. Nella migliore
tradizione progressiva, ci troviamo di fronte a una sceneggiatura nella quale
scienza e religione, misticismo ed esoterismo convivono facendo prendere forma
a una vicenda avvincente ed emozionante.
E veniamo ai musicisti: Baro riserva per sé
le parti di chitarra, tastiere e basso, ma si fa affiancare da Gigi Murari
(batteria, percussioni), Elena Cipriani (cori), più gli ospiti Paolo
Zanella (piano), Jack Molesini (jambé), Gabriel Vellorti
(violino), mentre alle sei corde sono ben tre validi chitarristi ad
avvicendarsi: Nicola Rotta, Baxnug e Massimo Basaglia.
“Aionverse” reca come sottotitolo “Prog-jet IV”: infatti, nella sua lunga e prolifica vita artistica, Baro ha composto prima di questa altre tre opere rock, inizialmente date alle stampe con pochi mezzi ma successivamente, come lo stesso autore afferma, “ripulite, in modo che il sound rendesse loro finalmente giustizia”. E quindi, dopo “Lucillo & Giada”, dopo “Topic Wurlenio” e dopo “Utopie”, eccoci giunti a questo “Aionverse”, prodotto da Andromeda Relix e Distribuito da Ma.Ra.Cash.
Musicalmente siamo di fronte a un maestoso,
solenne, sontuoso progressive rock di stampo sinfonico, nel quale non mancano
certo, tra alcune dissonanze e sperimentalismi, richiami alla miglior
tradizione italiana (l’opener “Creator’s farewell” fa inevitabilmente
pensare ai primi tre album del Banco), ma con un respiro di gusto tutto
internazionale che vede negli Yes i maggiori numi tutelari, soprattutto nei
ritornelli affidati a pastose armonie vocali e ad acute voci angeliche.
Va altresì sottolineato che, nonostante Baro
sia un polistrumentista di alta caratura tecnica, lui stesso si definisce
principalmente bassista, in virtù delle sue esperienze passate come
collaboratore in varie band. Ciò lo porta a un tipo di scrittura nel quale il
basso, mixato molto alto e capace di sorreggere in modo “roccioso” le
composizioni, emerge in un ruolo di protagonista. E anche questo aspetto
contribuisce non da poco a creare un fil rouge con il compianto Chris Squire.
Echi di sapore Yes li ritroviamo anche nella
fulminea ma affascinante introduzione di pianoforte di “Flow of life”,
brano che dopo una partenza “barocca”, verso la metà dei suoi 12 minuti
complessivi si indurisce a tratti, mentre al settimo minuto c’è persino
qualcosa di “emersoniano” nel Moog che spadroneggia nelle trame strumentali
della traccia. Un inciso acustico affidato a una sola chitarra di gusto
“spagnoleggiante” a sorreggere la voce, fa pensare sì a Howe, ma anche ai
Renaissance, altra band di gusto orchestrale e barocco che ogni tanto fa
capolino tra le influenze di questo disco.
Ancora chitarre acustiche, stavolta vegliate
dallo sguardo sornione di un Hackett o di un Anthony Phillips,
nell’introduzione di “Biz-R World”, dove però, man mano che la traccia
prende forma, i tempi spezzati, l’uso massiccio di percussioni intonate e il
sapiente lavoro vocale fanno pensare anche ai Gentle Giant.
“Crossing Pathways Pt. A” è una breve
introduzione di gusto orchestrale (meno di un minuto), che annuncia due dei
momenti-chiave dell’intera trama: i 9 minuti di “Mom and D(e)ad” e la
suite conclusiva, “Crossing Pathways”, appunto, articolata nelle sezioni
dalla Pt. B alla Pt. H. E in questi momenti troviamo probabilmente il
massimo afflato sinfonico e i più alti picchi di ispirazione dell’intera opera,
tra grandissime prestazioni dei vari cantanti in gioco e ricami di
arrangiamento capaci di spaziare tra Mellotron sognanti, arpeggi chitarristici
acustici, riff più hard, cambi di tempo repentini e, soprattutto, come già
detto, il basso a svolgere un irrinunciabile ruolo di collante e di “direttore
d’orchestra”.
Concludendo: se da una parte è vero che si possono citare Yes, Gentle Giant, ELP e Renaissance come numi tutelari, d’altro canto non si pensi affatto di trovarsi di fronte a un’opera banalmente derivativa. Niente suona mai stantio, banale o scontato. La penna di Baro è affilata nella scrittura ed è sempre capace di sorprendere e coinvolgere l’ascoltatore, consegnando così alle stampe un quarto “Prog-jet” davvero godibile ed emozionante.