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giovedì 31 luglio 2025

Fairport Convention nel luglio del '70

Fairport Convention, [Full House], Line Up "July 1970"… Simon Nicol, Dave Swarbrick, Richard Thompson, Dave Pegg, & Dave Mattacks


Usciva nel 
luglio del 1970 "Full House", album dei Fairport Convention, capostipiti del folk-rock d'oltremanica.

Da avere assolutamente!

Di tutto un Pop…
Wazza 

Allindomani delluscita del celebrato Liege & Lief, vera e propria pietra dangolo di tutto il folk revival inglese anni 70, la premiata ditta Fairport Convention” deve registrare due importanti defezioni, quella di Ashley Hutchings, bassista ma in primis vero e proprio ideologo della band, e soprattutto quella di Sandy Denny, forse la più grande cantante inglese del decennio. 

Il primo continuerà nella propria infaticabile opera di ricerca e riscoperta filologica delle radici della musica tradizionale inglese, dapprima fondando gli Steeleye Span, in seguito dando vita al progetto Albion Country Band”.

La seconda, desiderosa di dar maggior spazio alle proprie canzoni, intraprenderà la carriera solista; tornerà nella band cinque anni dopo per una breve e controversa réunion, poco prima della prematura e tragica scomparsa.
FAIRPORT CONVENTION 1970

Date tali premesse, ci si potrebbe aspettare un inevitabile sbandamento dellensemble, orfano di due personalità di tale calibro; nei fatti invece i membri rimanenti smentiscono tutto e tutti, dando alle stampe questo Full House” la cui musica si conferma qualitativamente su livelli vertiginosi, non avendo nulla da invidiare allillustre predecessore. Se al basso viene assoldato lottimo Dave Pegg (il quale negli anni Ottanta farà anche parte dei Jethro Tull, e che, sopravvissuto a tre decenni di travagli e continui cambi di formazione, rimane ancora ai giorni nostri il vero faro della band), tocca al chitarrista Richard Thompson e al violinista Dave Swarbrick accollarsi, oltre che il songwriting, le parti vocali. Ovviamente non reggono il confronto con la sontuosa vocalità della Denny, ma non sfigurano di certo, completandosi a vicenda ed amalgamandosi alla perfezione.

FAIRPORT CONVENTION Philadelphia Folk Festival 1970

Ne è la controprova il trascinante brano dapertura, Walk Awhile”, ancora oggi efficace cavallo di battaglia nelle esibizioni dal vivo, un brioso ed incalzante mid-tempo con il funambolico violino di Swarbrick in gran spolvero. Questultimo in grande evidenza anche nella successiva ed insolitamente dura Doctor of Physick”, azzarderei dire una sorta di hard-folk, caratterizzato dai toni particolarmente enfatici del cantato. La coppia di indiavolati strumentali Dirty Linen” e Flatback Carper” continuano la consuetudine dei traditional arranged e proseguono ed ampliano il discorso di riscoperta di danze della tradizione popolare inglese già intrapreso in "Liege & Lief"; lamalgama e laffiatamento strumentale raggiungono qui livelli a dir poco prodigiosi, con i cinque musicisti intenti a inseguirsi, intrecciarsi, alternarsi, gareggiare in virtuosismi, a tratti sembrano addirittura sfidarsi a duello, a tutto vantaggio goduria uditiva dellascoltatore. La lunga e dilatata ballata (oltre nove minuti) Sloth”, dai tratti ipnotici e quasi indolenti, traccia invece sentieri finora quasi inediti ai Fairport, rievocando atmosfere ben poco british bensì dal vago sapore west-coast americano, facendo riaffiorare alla mente qualcosina degli Eagles dei giorni migliori; inutile dire che diverrà subito anchessa un classico cavallo di battaglia dal vivo. Sir Patrick Spens”,  altro tradizionale arrangiato, una suggestiva melodia dal sapore medievale, di quelle melodie senza tempo, cantata, o meglio, raccontata con azzeccato piglio trobadorico, ha il suo punto di forza nellelegante ed efficace ricamo della chitarra elettrica di Thompson, la stessa chitarra elettrica che tanto (ingiustamente) aveva fatto inorridire i cosiddetti puristi della scena folk. Now Be Thankful”, evocativa ballata corale, chiude degnamente un album memorabile, sicuramente da annoverare tra i grandi classici del genere. Sicuramente da menzionare la recente reissue (del 2001) in versione rimasterizzata, contenente tre bonus tracks tra cui val la pena citare una ottima Bonny Bounce of Roses”, fine e suggestiva ballata ed una Now Be Thankful” in versione new stereo mix.

Fairport Convention, Record Song Book, 1970






mercoledì 30 luglio 2025

EL&P nel luglio 1972

Emerson, Lake & Palmer article from issue 30 of Bravo Magazine published 19th July 1972

L'uscita di "Trilogy", quarto album di EL&P, nel luglio 1972, trova largo spazio nei giornali musicali.
Seguirà un lungo tour mondiale in USA e Japan…

Di tutto un Pop!
Wazza





EMERSON, LAKE and PALMER from Extra magazine aout 1972

This poster was presented at the August 1972 Keyboard magazine in japan.
From playing style of Keith, I think this was illusion concert at Koshien Stadium in Osaka, EL & P first visit because of canceled in the riot on the way

1972 Emerson Lake & Palmer in Japan during a driving rain storm.
Take note of the Polypropylene sheeting to cover the stage

martedì 29 luglio 2025

Led Zeppelin rapinati il 29 luglio del 1973



Il 29 luglio del 1973 i Led Zeppelin suonarono per la terza sera di seguito al Madison Square Garden di New York.
I filmati di questi tre concerti servirono alla realizzazione del film “The song Remains the Same”.
Ma la notizia che fece scalpore fu che nello stesso giorno la loro cassetta di sicurezza presso l’Hotel Drake fu scassinata e rapinata di 203.000 $, ma non furono rubati i passaporti, così poterono tornare a casa.
Venne accusato il tour manager, che fu poi scagionato… ma i soldi non si trovarono più!

Di tutto un Pop…
Wazza


Madison square garden backstage


Quel 29 luglio rappresentava l’ultima sera al Madison Square Garden in chiusura di un tour nord-americano fatto di 33 date.
Nella notte l'incasso venne trafugato dalla cassaforte del "Drake Hotel", il bottino era consistente, ben 203.000 dollari (da evidenziare che si era nel 1973).
La polizia inizialmente accusò il tour manager Richard Cole, colui che scoprì il furto e lo arrestò.
Successivamente venne scagionato e liberato.
Per lui una brutta avventura… finita bene!







29 luglio 1973: “Terza Rassegna di Music Contemporanea” a Civitanova nelle Marche

Nel 1973 ci furono molti “Raduni Pop”, tra i piu famosi il “Be-In” di Napoli.

Forse non tutti sanno che il 29 luglio 1973 si tenne anche la “Terza Rassegna di Music Contemporanea” a Civitanova nelle Marche, con la partecipazione di molti cantautori e complessi musicali (come si usava all’ora), con la “solita” contestazione all’avanguardista Franco Battiato, ricordato nell’aneddoto a seguire.

Di tutto un Pop

Wazza


A ricordare l’aneddoto è stato Edoardo Bennato, che ha riavvolto il nastro al concerto all'Arena Barcaccia tenutosi nel 1973. «Un pensiero per Franco, di cui ho avuto sempre grande stima, fin dalla nostra prima esperienza comune sul palco di Civitanova Marche nel 1973. Ciao Franco», queste le parole che il musicista napoletano ha voluto affidare ai suoi canali social.


Franco Battiato Civitanova 1973

I due, pressoché coetanei (nato nel 1945 Battiato, del 1946 Bennato), erano giovani rampanti che cercavano di farsi strada nel mondo della musica italiana, reduci dai precoci esordi discografici: Battiato aveva esordito l’anno prima con “Fetus”, bissato a fine anno da “Pollution”, disco che lo segnalò al grande pubblico e che raccolse gli elogi persino di Frank Zappa; Bennato invece esordiva proprio nel 1973 con “Non farti cadere le braccia”, al cui interno spicca “Un giorno credi”.


«Battiato, che era nel primo periodo sperimentale elettronico provocatore, si presentò sul palco da solo, poi chiese al pubblico se qualcuno che non aveva mai suonato uno strumento volesse provare poteva salire sul palco per accompagnarlo – ricorda più approfonditamente Antonello Pietrarossi sul suo profilo Facebook. 


Salirono in tanti e cominciò un concerto assurdo, chiaramente scoordinato, con Battiato che emetteva suoni al sintetizzatore, allora strumento avanguardistico, e il gruppo di strumentisti improvvisati che andavano ciascuno per conto suo. Era chiaramente una provocazione concettuale che stava riuscendo in pieno, data la bordata di fischi che nel frattempo si era levata tra il pubblico inviperito. Poi ciascun strumentista è stato progressivamente sostituito dal musicista ufficiale e tra il chiasso più completo, man mano si cominciò a formare un flusso musicale udibile tra lo sconcerto generale e la progressiva soddisfazione del pubblico incredulo. A quel “festival” parteciparono un sacco di musicisti allora quasi sconosciuti ai più o agli inizi: Venditti, Bennato, De Gregori, Cocciante, Banco, PFM, e tantissimi altri che ora non ricordo... ero un adolescente».




lunedì 28 luglio 2025

Le Orme nel 1967

Foto archivio Sorrisi e Canzoni


Nel luglio del 1967 un giovane complesso beat, "Le Orme", ottiene grande successo e riconoscimenti al Piper di Viareggio.
Sono ancora lontani i tempi del prog-rock con l'ingresso di Tony Pagliuca e Michi Dei Rossi!
Wazza







domenica 27 luglio 2025

Band on the Run: era il 27 luglio 1974 quando...



Era il 27 luglio 1974 quando l'album di Paul McCartney "Band on the run", raggiungeva il primo posto nelle classifiche USA "Billboard".
Uscito a novembre del 1973, terzo disco inciso con i Wings, all'inizio non ebbe un grande successo di vendite, ma spinto dai singoli "Jet" e "Band on the run", tra la primavera e l'estate del 1974, diventò triplo disco di platino! Praticamente un diesel!

Caratterizzato da una "special guests" copertina, oltre ai coniugi McCartney comprendeva:

Michael Parkinson (giornalista), Kenny Lynch (attore, comico e cantante), James Coburn (attore), Clement Freud (rubricista, chef, narratore, parlamentare, e pronipote di   Sigmund Freud), Christopher Lee (attore) e John Conteh (pugile originario di   Liverpool, in seguito diventato campione mondiale dei pesi leggeri).


A tutt'oggi rimane l'album più venduto da Paul McCartney, come solista.
… di tutto un Pop
Wazza






Club Tenco: accadeva il 27 luglio del 1974

Si concludeva il 27 luglio 1974 la prima edizione del “Premio Tenco Rassegna della Canzone d’Autore”, una specie di “Contro Sanremo”.

Negli diverrà uno dei più importanti riconoscimenti musicali.

Come usuale non mancarono le contestazioni.

A seguire l’elenco dei vincitori della prima edizione.

Di tutto un Pop…

Wazza


ARTISTI STRANIERI 

Léo Ferré 


PREMIO TENCO

Il Premio Tenco è il massimo riconoscimento del Club Tenco, attribuito alla carriera di artisti (soprattutto internazionali) dal comitato direttivo del Club, a differenza delle Targhe Tenco, assegnate invece da una nutrita giuria di giornalisti ai migliori dischi italiani della stagione.

I Premi Tenco possono essere assegnati ad artisti che si sono espressi particolarmente nella canzone d’autore, ovvero a personalità che hanno svolto un ruolo preminentemente come operatori culturali nello stesso ambito.


PREMIO TENCO CANTAUTORE 

Léo Ferré

Sergio Endrigo

Giorgio Gaber

Domenico Modugno

Gino Paoli

PREMIO OPERATORE CULTURALE 

Nanni Ricordi


Mauro Pelosi

Francesco Guccini al Club Tenco 1974

Roberto Vecchioni, Gianni Siviero, al centro, Amilcare Rambaldi





sabato 26 luglio 2025

Compie gli anni Pino Sinnone




Oggi, 26 luglio 2025, ricorre il compleanno di Pino Sinnone, lo storico batterista dei The Trip, una delle band più innovative del progressive rock italiano degli anni '70.

Pino è stato l'anima ritmica di un gruppo che ha saputo mescolare sapientemente rock, psichedelia e sfumature jazz, creando un sound unico e riconoscibile sintetizzato nel termine “prog”. La sua partecipazione discografica riguarda i primi due album, seminali, The Trip (1970) e il leggendario Caronte (1971), dischi che hanno segnato un'epoca e continuano a influenzare generazioni di musicisti.

Nonostante la sua partenza dalla band nel 1972 (sostituito da Furio Chirico), Pino ha sempre mantenuto un legame profondo con la musica e lo spirito del gruppo.

Negli ultimi anni, ha dimostrato ancora una volta la sua indomita passione, riformando i The Trip, nel 2015, portando avanti la loro eredità musicale con nuovi progetti nel nome di  Joe Vescovi e Wegg Andersen.

Tanti auguri, Pino!

Wazza

This line-up with Joe Vescovi, Pino Sinnone, Roger Peacock , Arvid Wegg Andersen and Billy Gray











venerdì 25 luglio 2025

Il debutto di CSN&Y



Era il 25 luglio 1969 quando Neil Young si unì al già consolidato trio Crosby, Stills & Nash.
Fu in occasione del concerto al Fillmore East di New York: inizialmente gli fu chiesto di "dare una mano" solo nei concerti dal vivo, ma alla fine gli chiesero di unirsi al gruppo, e tra amore e odio, uscite e rientri, ci rimase per più di 30 anni!


Per la storia, il 25 luglio 1969 coincide con il debutto di C.S.N.&Y.
Ebbero la loro consacrazione ad agosto del 1969, nel mega raduno di Woodstock, con una delle esibizioni più applaudite di tutto il festival.
Pubblico e critica concordi: era nato uno straordinario "supergruppo"!
... di tutto un Pop
Wazza




1° Festival Nazionale dei Giovani-1976

foto di Enrico Scuro


Negli anni '70 anche l’Italia era un "brulicare" di Festival e raduni; si ricordano sempre… Villa Pamphili, Terme di Caracalla, Parco Lambro...

Molti quelli meno conosciuti, ma sempre di grande interesse artistico e culturale.
Uno di questi fu il "1° Festival Nazionale Dei Giovani", che fu organizzato a Ravenna da il  24 luglio al 1° agosto del 1976.

Gestito dalla FGCI, non era partito nel migliore dei modi, causa violenti scontri all'esterno tra polizia e giovani autonomi. Nonostante tutto ebbe un ottimo successo, grazie anche ai partecipanti di alto livello che furono: Area, Premiata Forneria Marconi, Canzoniere Del Lazio, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Francesco Gucccini, Tony Esposito, Gino Paoli e alcuni grandi jazzisti come, Don Cherry e Cecil Taylor.
Tutto questo inframezzato da dibattiti politici, convivenza nel campeggio, sbronze naturali e artificiali...

Di Tutto un Pop…
Wazza



Area


giovedì 24 luglio 2025

Baroprog - “Aionverse (Prog-jet IV)” , commento di Alberto Sgarlato

 


Baroprog  - “Aionverse (Prog-jet IV)” (2025) 

di Alberto Sgarlato


La storia musicale di Alberto Molesini, detto “Baro”, è qualcosa di davvero lungo e importante nella scena progressiva italiana. Tutto, infatti, ha inizio sul finire degli anni ‘70 quando, nonostante un’epoca di grandi trasformazioni culturali stesse attraversando tutto il mondo, in Italia era ancora fortissimo l’amore per i “giganti” del prog-rock inglese (dai Genesis agli Yes, dai King Crimson agli ELP, e non solo) e questo contesto musicale nella nostra Nazione era ancora vivo e pulsante, seppur più di nicchia rispetto alla clamorosa deflagrazione avvenuta nella prima metà del decennio.

In questo vivace movimento musicale, “Baro” fonda il suo primo gruppo, La Sintesi, che si rivelerà un’esperienza quantomai longeva, grazie anche ad alcune “gemmazioni” e progetti paralleli che andranno avanti fino a metà anni ‘90. Nel frattempo, questo polistrumentista e cantante non si fa mancare molteplici collaborazioni con altre band, restando ben presente come nome di riferimento nel quadro prog-rock internazionale.

E che Alberto Molesini sia sinonimo di autorevolezza e credibilità nel mondo musicale, lo dimostra la schiera di artisti che hanno collaborato a questo album intitolato Aionverse, quarto capitolo del progetto Baroprog. Oltre allo stesso Baro, infatti, incontriamo le voci di Heather Findlay dei Mostly Autumn, di Iacopo Meille dei Tygers of Pan Tang, di Meghi Moschino dei Quanah Parker, di Andrea Vilardo dei Blind Golem e dei Moto Armonico, di Andrea Damato, di Titta Donato… Insomma, vi domanderete voi lettori: come mai tutti questi cantanti? Perché “Aionverse” è una vera e propria opera rock, dalla trama complessa e articolata, all’interno della quale questi artisti interpretano (così come Baro stesso) dei personaggi ben precisi. Nella migliore tradizione progressiva, ci troviamo di fronte a una sceneggiatura nella quale scienza e religione, misticismo ed esoterismo convivono facendo prendere forma a una vicenda avvincente ed emozionante.

E veniamo ai musicisti: Baro riserva per sé le parti di chitarra, tastiere e basso, ma si fa affiancare da Gigi Murari (batteria, percussioni), Elena Cipriani (cori), più gli ospiti Paolo Zanella (piano), Jack Molesini (jambé), Gabriel Vellorti (violino), mentre alle sei corde sono ben tre validi chitarristi ad avvicendarsi: Nicola Rotta, Baxnug e Massimo Basaglia.

“Aionverse” reca come sottotitolo “Prog-jet IV”: infatti, nella sua lunga e prolifica vita artistica, Baro ha composto prima di questa altre tre opere rock, inizialmente date alle stampe con pochi mezzi ma successivamente, come lo stesso autore afferma, “ripulite, in modo che il sound rendesse loro finalmente giustizia”. E quindi, dopo “Lucillo & Giada”, dopo “Topic Wurlenio” e dopo “Utopie”, eccoci giunti a questo “Aionverse”, prodotto da Andromeda Relix e Distribuito da Ma.Ra.Cash.

Musicalmente siamo di fronte a un maestoso, solenne, sontuoso progressive rock di stampo sinfonico, nel quale non mancano certo, tra alcune dissonanze e sperimentalismi, richiami alla miglior tradizione italiana (l’opener “Creator’s farewell” fa inevitabilmente pensare ai primi tre album del Banco), ma con un respiro di gusto tutto internazionale che vede negli Yes i maggiori numi tutelari, soprattutto nei ritornelli affidati a pastose armonie vocali e ad acute voci angeliche.

Va altresì sottolineato che, nonostante Baro sia un polistrumentista di alta caratura tecnica, lui stesso si definisce principalmente bassista, in virtù delle sue esperienze passate come collaboratore in varie band. Ciò lo porta a un tipo di scrittura nel quale il basso, mixato molto alto e capace di sorreggere in modo “roccioso” le composizioni, emerge in un ruolo di protagonista. E anche questo aspetto contribuisce non da poco a creare un fil rouge con il compianto Chris Squire.

Echi di sapore Yes li ritroviamo anche nella fulminea ma affascinante introduzione di pianoforte di “Flow of life”, brano che dopo una partenza “barocca”, verso la metà dei suoi 12 minuti complessivi si indurisce a tratti, mentre al settimo minuto c’è persino qualcosa di “emersoniano” nel Moog che spadroneggia nelle trame strumentali della traccia. Un inciso acustico affidato a una sola chitarra di gusto “spagnoleggiante” a sorreggere la voce, fa pensare sì a Howe, ma anche ai Renaissance, altra band di gusto orchestrale e barocco che ogni tanto fa capolino tra le influenze di questo disco.

Ancora chitarre acustiche, stavolta vegliate dallo sguardo sornione di un Hackett o di un Anthony Phillips, nell’introduzione di “Biz-R World”, dove però, man mano che la traccia prende forma, i tempi spezzati, l’uso massiccio di percussioni intonate e il sapiente lavoro vocale fanno pensare anche ai Gentle Giant.

Crossing Pathways Pt. A” è una breve introduzione di gusto orchestrale (meno di un minuto), che annuncia due dei momenti-chiave dell’intera trama: i 9 minuti di “Mom and D(e)ad” e la suite conclusiva, “Crossing Pathways”, appunto, articolata nelle sezioni dalla Pt. B alla Pt. H. E in questi momenti troviamo probabilmente il massimo afflato sinfonico e i più alti picchi di ispirazione dell’intera opera, tra grandissime prestazioni dei vari cantanti in gioco e ricami di arrangiamento capaci di spaziare tra Mellotron sognanti, arpeggi chitarristici acustici, riff più hard, cambi di tempo repentini e, soprattutto, come già detto, il basso a svolgere un irrinunciabile ruolo di collante e di “direttore d’orchestra”.

Concludendo: se da una parte è vero che si possono citare Yes, Gentle Giant, ELP e Renaissance come numi tutelari, d’altro canto non si pensi affatto di trovarsi di fronte a un’opera banalmente derivativa. Niente suona mai stantio, banale o scontato. La penna di Baro è affilata nella scrittura ed è sempre capace di sorprendere e coinvolgere l’ascoltatore, consegnando così alle stampe un quarto “Prog-jet” davvero godibile ed emozionante.




Peter Gabriel: era il luglio 1986


Nel luglio 1986 Peter Gabriel fa incetta di premi con la canzone "Sledgehammer", prima in classifica in USA come il singolo piu venduto; ma è il video a fare il "botto", a tutt'oggi rimane uno dei più visti, trasmessi e premiati della storia del rock.

Per la cronaca il brano era contenuto dell'album "So", uscito a maggio del 1986. Un capolavoro che include due gemme, "Rad Rain" - con Stewrt Copeland dei Police alla batteria - e “In Your Eyes”, senza dimenticare "Don't give up", cantata in coppia con Kate Bush... insomma un discone!

Di tutto un Pop…
Wazza



Il 26 luglio del 1986 Peter Gabriel arriva in testa alla classifica americana con il brano "Sledgehammer”.
Il video è un incredibile epopea di animazione in stop-motion e in vari altri generi in cui il regista, Stephen R. Johnson, presenta l’artista immerso in una varietà di situazioni surreali e follemente fantasiose, incluso l’essere completamente ricoperto di verdure (non per la prima volta, va detto) e l’avere disegni animati direttamente dipinti sul volto. Il video utilizza anche la clay animation (la tecnica cinematografica della plastilina animata), la pixilation (animazione frame-by-frame) e la stop-motion lip-sync (movimento e sincronizzazione della voce al labiale frame-by-frame).


Agli MTV Video Music Awards del 1987, il video di “Sledgehammer” conquista tutte le categorie principali, portando a casa un totale di nove statuette, il più grande numero di premi che un singolo video abbia mai vinto. In breve tempo diventa uno dei video musicali più famosi della storia, e detiene tuttora il record del videoclip su MTV più programmato e votato di tutti i tempi.

Boy George, Sting, Shade e Peter Gabriel nel 1986

1986