Artista: MobiUS
Album: Make The
Promise
Genere: Progressive
Anno: 2021
Casa discografica: White
Knight Records
Tracklist
1. Odissey
1.1 Farewell
1.2 Borderland
1.3 And Beyond
1.4 One Step Closer
1.5 Alone
1.6 Louise’s Theme/Sunshine Eyes
1.7 Sub Fractal
1.8 City of a Million Dreams
2. Rain
Another Day
3. So They
Tell Me
4. Spider
Lineup
Tim Newcombe: tastiere e pianoforte
Andy Hughes: chitarra e voci
Andy Clifton: batteria e percussioni
Alistair McCaig: basso
Special guest:
Louise Newcombe: cori e sassofono
Monika Welch: cori
Sandra Morris: cori
Recensione di Fabio Rossi
Creativity is Infinite
Nati da un’idea del tastierista Tim Newcombe, i MobiUS sono una formazione progressive anglosassone, che il decorso anno ha esordito pubblicando il primo album. Registrato a distanza in pieno lockdown e masterizzato dal bassista Alistair McCaig, “Make The Promise” mira a non essere una mera comparsa, vista l’elevata caratura tecnica in possesso dei membri del gruppo, un fattore inequivocabile che emerge ascoltando il disco.
Sappiamo benissimo, però, che emergere nel mare
magnum di produzioni similari che inondano un genere così affascinante e
inflazionato è un’impresa non affatto semplice. Non lo è nemmeno il compito del
recensore perché è sin troppo facile cadere nel comune errore del non svincolarsi
dai soliti pregiudizi triti e ritriti, tipo “roba già sentita”, “mera
ostentazione di bravura”, “non c’è niente di innovativo” e altre frasi fatte
che potete reperire facilmente girovagando sul web; il rischio di commettere un
errore di valutazione potrebbe essere esiziale e non deontologicamente corretto.
Nel caso in specie, siamo al cospetto di un lavoro corposo e ispirato, munito
di un songwriting di livello e di un’ottima qualità di registrazione.
L’impressione che ho avuto nell’approcciare
allo stile dei MobiUS e che questo si fonda su una sapiente simbiosi delle
idee e dei gusti musicali che ciascun componente ha messo a disposizione e che
hanno come comune denominatore il Rock Progressivo degli anni Settanta e Ottanta.
L’avvezzo a tali sonorità, infatti, troverà palesi riferimenti agli Yes,
Emerson, Lake & Palmer, Pink Floyd, Genesis, Rush e Porcupine Tree ma, si badi
bene, ciò non significa un’improduttiva e pedissequa riproposizione, perché si evince
capacità creativa e ferrea volontà di ricercare un sound ben definito. Tale
tentativo è perfettamente riuscito perché i suoni si presentano freschi,
dinamici, variegati e, perché no, anche provvisti di un piglio di originalità
specie nella jazzata So They Tell Me.
Quattro le composizioni incluse nel disco, tutte firmate da
Tim Newcombe di cui Odyssey, divisa in otto parti e interamente strumentale, e
Rain Another Day - di rilievo il vocalism di Andy Hughes - sono munite di un
minutaggio corposo, si snodano in suggestive atmosfere epicheggianti,
immaginifiche, riflessive e in lunghe cavalcate per soli strumenti come ci si
aspetta da chi ama il prog. A chiudere la breve Spider che, nel complesso, è
più orecchiabile e nella quale è da applaudire un gran bell’assolo di chitarra.
In conclusione, al netto di qualche lieve difetto dovuto a una non perfetta
coesione della band per l’irrisolvibile problema della registrazione avvenuta a
distanza, Make The Promise è musica raffinata da godersi in pieno relax, magari
sorseggiando un buon brandy.
Ottima la prima… avanti così MobiUS!
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