La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
mercoledì 31 agosto 2022
martedì 30 agosto 2022
Alan Parson: l'ultima volta dei Beatles agli Abbey Road Studios
Alan Parson scrive così il suo ricordo dell'ultima volta dei Beatles presso gli studi Abbey Road Studios:
"53 years ago today was the last time The Beatles worked together at Abbey Road Studios. I was there as a tape op and I remember this was the day I cut the tape for the abrupt end on "She's So Heavy". Then I watched from the steps while they took the infamous photos on the Zebra crossing. Just another normal day at work. The picture is of the studio diary for the day from Abbey Road. You can see my initials for the session along with assistant engineer Phil McDonald's.
lunedì 29 agosto 2022
MOVERS-"Futurist at the end of time". Commento di Valentino Butti
MOVERS-"Futurist at the end of time"
Autoprodotto - USA - 2022
Di Valentino Butti
Non ricordo per quale motivo fui
attratto all’ascolto del secondo album dei Movers,
statunitensi della Georgia, dal titolo “Futurist
at the end of time”. Forse il fatto che sono americani (ho un
debole per la scena prog made in USA…), forse per la copertina “futurista” che
continua a non piacermi, ma che comunque è particolare. Chissà. Ho iniziato così
ad ascoltare l’album uscito solo nel formato “liquido” e ne sono rimasto
conquistato.
Ma vediamo chi sono i quattro Movers: la band è composta da Collin Ferguson (chitarra e voce), Drew Serrero (batteria), Jackson Johnston (synth e voce) e da Brian Anthony Wilson (basso e voce).
L’album d’esordio, omonimo, (anch’esso
solo in formato digitale) era uscito sul finire del 2020, ma è con “Futurist…”
che notiamo un notevole salto di qualità nelle composizioni, pur essendo profonde
le ispirazioni ai “numi tutelari” della band (Rush e Floyd… soprattutto).
Il brano che introduce l’album, “The race” è in pieno Rush-style del periodo “Grace under pressure”, con
synth molto brillanti, un bel drumming ed un refrain subito coinvolgente.
La title track, paradossalmente il
brano più corto presente, è un pezzo acustico dalla piacevole linea melodica.
Con “Spiders in the woodwork”
si entra in territorio Floyd, con atmosfere sognanti e dilatate che poi si
increspano con accenti più hard. Notevoli gli incastri ritmici che
arricchiscono la già buona ispirazione.
“Leviathan” è un frizzante
rock, con ancora qualche richiamo Rush mid-eighties, ma con chitarra più
ficcante.
“All in good time” ci riporta
su sentieri “floydiani” con uno splendido guitar-solo ed un inserto di flauto
(direi campionato) che conferisce quel quid ulteriore al brano.
La suite conclusiva, “Marcus’desolationchapter II”, divisa in sei sezioni, è quanto di meglio prodotto, almeno sinora, dalla band georgiana. Molto heavy-sinfonica l’overture strumentale con un gran lavoro ritmico e l’ombra di Geddy Lee e soci che aleggia sulla composizione. Di gran gusto gli interventi dei synth di Johnston e bella l’interpretazione vocale. Ben bilanciati i momenti più riflessivi ed acustici con quelli decisamente grintosi ed hard rock. I quindici minuti della track scorrono via che è un piacere ed i quattro ragazzi (piuttosto giovani dalle foto…) ci sanno veramente fare come dimostra l’incisivo “solo” di hammond, che porta un pizzico di “vintage” al brano, dopo un furioso estratto strumentale di assoluto valore.
Un album davvero piacevolissimo,
magari “acerbo” in qualche frangente e (troppo) ambizioso in altri, ma
sufficiente per capire che le qualità ci sono. Attendiamo, dunque, un terzo
album sperando che possa essere anche in formato cd (almeno).
venerdì 26 agosto 2022
Un po' di storia del Middle Earth
Il Middle
Earth (precedentemente Electric Garden Club) fu un club hippie di Londra
esistito tra la metà e la fine degli anni Sessanta.
Fu il successore dell'UFO Club, che aveva chiuso a causa delle pressioni della polizia e dell'incarcerazione del suo fondatore John Hopkins.
Si trovava in
una grande cantina al 43 di King Street, a Covent Garden. Era un concorrente
della Roundhouse at Chalk Farm e dopo la chiusura di King Street nel 1968 si
trasferì lì.
Le notti al Middle Earth erano normalmente ospitate e
organizzate dal DJ e promoter Jeff Dexter.
Tra
i gruppi che suonarono ricordiamo i Pink Floyd, The Who, gli Yardbirds dell'era
di Jimmy Page, Roy Harper, The Crazy World of Arthur Brown, July, The Bonzo Dog
Doo-Dah Band, il trio folk di David Bowie Feathers, The Move, The Pretty
Things, Fairport Convention, Jefferson Airplane, Eric Burdon e Captain
Beefheart. I Byrds vi suonarono due volte con Gram Parsons.
I gruppi principali che suonavano regolarmente erano Soft Machine, Tomorrow, Sam Gopal's Dream, Tyrannosaurus Rex con Marc Bolan e Steve Peregrin Took, Social Deviants, il Pre-Yes Mabel Greer's Toyshop e la Graham Bond Organization che era un visitatore e performer abituale. Altri includevano il gruppo di danza The Exploding Galaxy e The Tribe of the Sacred Mushroom, che, guidato da Lin Darnton, aveva eseguito un'opera teatrale basata sul Libro tibetano dei morti. John Peel era un disc jockey al club il sabato sera fino alla metà del 1968.
Il club vide
diverse incursioni alla ricerca di droga da parte della polizia, durante le
quali furono arrestati festaioli minorenni. Durante due perquisizioni nel club,
una delle quali verificatasi durante un'esibizione dello spettacolo basato sul
Libro tibetano dei morti, due ragazze furono arrestate in quanto minorenni e non
andò meglio ad un membro della Graham Bond Organization a cui fu trovata della
droga.
Sam Gopal's Dream doveva esibirsi la notte di uno dei raid, ed erano nello spogliatoio con Graham Bond quando la polizia fece irruzione nel club.
Il club fu chiuso a metà del 1968 e dopo aver tenuto eventi in alcuni locali si stabilì al Roundhouse dove mise su The Doors e Jefferson Airplane per quattro spettacoli in due notti nel settembre 1968. I Led Zeppelin suonarono il loro primo concerto pubblica sabato 9 novembre 1968.
giovedì 25 agosto 2022
Of New Trolls in Concerto a Nibbiano 21 Agosto 2022 - Open Act Wilson Project-Commenti e video di Mario Eugenio Cominotti - Fotografie di Alice Bellati
Of New Trolls in Concerto a Nibbiano 21
Agosto 2022
Open Act Wilson Project
Commenti e video di Mario Eugenio Cominotti - Fotografie di Alice Bellati per MAT2020
Grande Palco e grande pubblico nell'affollata Piazza di Nibbiano, in una serata inaspettatamente fresca sul finire di una estate di infinito quanto soffocante caldo equatoriale, con la musica indimenticabile dei New Trolls, una delle Band da sempre più amate della scena italiana, qui ritrovata con la bella formazione degli Of New Trolls, che vede sul palco, insieme a Gianni Belleno (batteria e voce) e Nico Di Palo (tastiere e voce), due dei mitici membri originari dei New Trolls, Mamo Belleno, (chitarra e voce), Stefano Genti (tastiere, sax e voce), Matteo Calza (chitarra elettrica) e Nando Corradini (basso e voce), oltre a Giovanni Galli, Ospite misterioso alla chitarra per tutta la serata.
In una Piazza già colma di
appassionati in attesa del concerto, aprono la serata i Wilson Project, giovane Progressive Rock band
italiana di Acqui Terme, con alcuni brani dal nuovissimo concept album di
esordio, “Il Viaggio da farsi” (luglio 2022 Ma.Ra.Cash Records).
Già dal vivo e per me al primo ascolto la musica dei Wilson Project evidenzia le capacità strumentali dei musicisti e la spiccata personalità della band, a partire dalla voce solista, oltre alla pregevole e complessa scrittura dei brani dallo sviluppo ben articolato, che riesce così a coinvolgere subito il pubblico che apprezza con calore l'esibizione di apertura della serata con i Wilson Project.
Reportage fotografico di Alice Bellati
Tra gli applausi salgono sul palco gli Of New Trolls e prima di prendere posto alla batteria Gianni Belleno saluta il pubblico dedicando subito il concerto ai vecchi compagni della formazione storica, Vittorio De Scalzi e Giorgio D'Adamo, mentre anche Nico di Palo prende posto alle tastiere salutando gli affezionatissimi fans che saranno prodighi di ovazioni da qui fino alla fine del concerto.
Si parte con tre brani dall'ultimo
doppio album, “Le Radici e il Viaggio continua” (2022), per attaccare
con “Visioni” (1970), uno dei miei preferiti tra i grandi successi degli
esordi, hit da classifica e TV in bianco e nero tra beat, psichedelia, pop e
primi bagliori di progressive Rock italiano.
Gianni Belleno presenta al pubblico i musicisti della band per risalire quindi fino alla bellissima e visionaria canzone d'autore dell'album “Senza orario senza bandiera” (1968), con “Vorrei comprare una strada”, per tornare al nuovo album, tra classici rivisitati con “Annalisa” e inediti come “Paura e violenza” e “Quella Musica”.
Il concerto è davvero in gran
crescendo, dopo “La Casa dell'Angelo” e “Paolo e Francesca” si
passa a “Il Treno” (FS 1981), con una spettacolare performance alla chitarra
di Matteo Calza, omaggio a quel grandissimo chitarrista che addentava le
note come il grande Jimi che è stato Nico di Palo: suo il distorsore
italiano dei miei 16 anni, oltre a quello di “Albertino” Radius e di pochi
altri. Altre due fantastiche prestazioni nella bellissima “Chi mi può capire”
(UT 1972) con il “Maestro” Stefano Genti, già formidabile alle tastiere rosse
e alla voce - cori quanto solista -, qui impegnato a dimostrare come si possa
far suonare benissimo e con gusto e classe un sassofono digitale, oltre ad uno
strepitoso Nico di Palo alla voce, che sfodera timbro magico ed
estensione dolomitica per articolare una melodia che non finisce mai di salire
ma con tutto il sentimento e l'espressività possibile … grande.
Si prosegue sempre ad altissimi
livelli con carichi come l'immancabile estratto dal Concerto Grosso
(Allegro/Adagio/Vivace), “Aldebaran”, “Miniera” e la spettacolare
vocalità collettiva e un po’ ammazzaregina di “Le Roi Soleil”
(1976).
Siamo ormai così arrivati alla fine della serata e con la melodia dolcissima di “Quella carezza della sera” (Aldebaran 1978) sale sul palco anche Annie Barbazza, qui apprezzata special guest alla voce insieme agli Of New Trolls. Ritrovare su questo palco Annie, artista, cantante e polistrumentista con all'attivo un album in studio con Max Repetti (“Moonchild – 2018) e due dal vivo, oltre a moltissime collaborazioni di grande pregio, è stata per me davvero una piacevole sorpresa.
Tra gli insistenti applausi che
riempiono la piazza di Nibbiano la band ringrazia il pubblico che alla fine, a
grande richiesta, ricambia concedendo un calorosissimo bis, con una
versione originale quanto toccante di “Et Maintenant”, il classico
evergreen di Gilbert Becaud impostato su un ritmo di bolero senza fine … come
la meravigliosa storia degli immortali New Trolls.
Reportage fotografico di Alice Bellati
Milano, 23 agosto 2022