Amato, odiato, elogiato, contestato, ma… se non fosse stato per lui i
grandi del rock non li avremmo mai visti in Italia.
Ha lavorato, anche, con il Banco del Mutuo Soccorso, tre le
altre le tournèe di..."di Terra"
e "La Carovana del Mediterraneo".
Rip David Zard
Wazza
Un pò di storia…
Aveva 75 anni. Per primo organizzò, fin dagli anni Settanta,
i concerti negli stadi italiani: da Frank Zappa ai Rolling Stones, da Madonna a
Michael Jackson.
David Zard era un visionario. No, non uno di
quelli tra droghe e psichedelie, nemmeno di quelli presi dal fuoco sacro e
mistico. No, Davide era un visionario molto pragmatico, ma pur sempre
visionario. Perché nella sua visione c’era, c’è sempre stata, fino all’ultimo, l’idea del futuro.
Il futuro, per Davide, era dietro l’angolo, anche quando in realtà era
lontanissimo, come nei primi anni Settanta, quando iniziò a organizzare
concerti in Italia. Non era come oggi, chi non c’era non può credere quale fosse il livello di
caos, di violenza, di tensione ai concerti in Italia, con gli autoriduttori
sempre pronti a sfondare i cancelli, i servizi d’ordine a cercare di contenere i danni
e la polizia, quando arrivava, a caricare tutti, chi aveva il biglietto e chi
no. Ma lui era sempre lì, appassionato fino all’eccesso, pronto a litigare e discutere con chi sfondava i
cancelli, ma anche pronto a migliorare le cose, a spingere per avere strutture
più adatte a ospitare la musica dal vivo, pronto anche a prendersi cura degli
artisti, oltre che del pubblico.
Davide, assieme a
Franco Mamone e Francesco Sanavio, è stato tra i pionieri del mercato della
musica dal vivo nel nostro paese, anzi potremmo dire che se l’era inventato dal nulla, seguendo gli
esempi inglesi ed americani, portando nei palasport, nei teatri, negli stadi,
tutti i più grandi
artisti del rock e del pop. E subendo, soprattutto quaranta anni fa, le
critiche di chi pensava a lui come a uno “squalo” della musica, interessato solo al soldi e non
all’arte. Non era
così, non era
soltanto così. Che fosse
interessato a fare soldi era ovvio e naturale, che il suo fosse un business gli
era chiaro fin dall’inizio, anche quando il business non c’era e lui provava ad inventarlo.
Aveva una visione dell’industria dei concerti che conteneva, come abbiamo
appena scritto, la parola industria. Ma era anche un enorme appassionato di
musica, conosceva artisti, generi, tendenze, si informava, era attento e nulla
sfuggiva al suo radar. Non tutto gli andò bene, come ovvio in un mestiere dove
l’alea resta
molto elevata, ma gran parte delle sue visioni si confermarono come giuste con
il tempo. Davide aveva fiuto, sia per gli artisti sia per il pubblico,
conosceva e riusciva a vedere il talento anche nei gruppi e nei solisti più
giovani, e li ha sostenuti volentieri, soprattutto negli anni Ottanta e
Novanta.
Con alcuni artisti italiani - Branduardi, Nannini, Cocciante
- è stato molto più che un manager, mentre davvero interminabile è l’elenco degli artisti che ha portato a
esibirsi in Italia, grandi stelle internazionali come Madonna, Michael Jackson,
astri del rock come Dylan e i Rolling Stone,s ma anche i Genesis, i Traffic,
Santana, Lou Reed, citando a casaccio. Già, Lou Reed, nel 1975: un tour
devastato dagli incidenti che ebbero il loro culmine a Roma, al Palasport, con
le cariche e i lacrimogeni di polizia e carabinieri all’interno della struttura. Era il
segnale della fine, che arrivò di lì a poco, con le molotov sul palco di Santana, della
prima grande stagione di concerti in Italia. Davide però non si diede per vinto e continuò a cercare di trovare una strada,
ragionevole e sana.
Negli anni Ottanta e Novanta ancora concerti, tanti, sempre
più grandi e belli, sia italiani (come il megaconcerto di Baglioni allo stadio
Olimpico di Roma) che internazionali. Poi la nuova “visione” e l’apertura al mondo del musical
contemporaneo, dove ha firmato il più grande successo di tutti, quello di Notre-Dame de Paris, ma anche molte altre produzioni, come Tosca:
amore disperato di Lucio Dalla. Notre-Dame de Paris è stato un successo
sotto ogni punto di vista e il merito, oltre che di Cocciante come ovvio, è
proprio di Zard che non solo ha creduto nell’artista e nelle sue idee, ma gli ha dato i mezzi per
realizzarle, fino al punto di costruire delle strutture apposta per permettere
la realizzazione degli show.
Sposato con Patrizia Tomasich, padre di Clemente che è il suo
erede sotto ogni punto di vista e già lavora con successo nello show business,
Davide Zard era burbero e simpatico, affettuoso e tagliente, difficile e
morbido, aquila e colomba. Un meraviglioso cumulo di contraddizioni dal quale
emergevano la sua personalità, le sue fortissime convinzioni, il suo amore per
la musica. Sì, Davide Zard ha fatto per la musica italiana, per lo spettacolo
italiano, molto di più di quel che si immagina. E sarà, giustamente, ricordato
per questo.
1975 l'anno "zero" del rock in Italia… iniziano le
contestazioni…