La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
venerdì 31 marzo 2023
Iron Maiden-"The Number of the Beast"
I Led Zeppelin nel marzo del 1970
Su Record Mirror del marzo 1970, copertina dedicata ai Led Zeppelin che, all'epoca, collezionavano dischi d’oro…
Di tutto un Pop…
Wazza
giovedì 30 marzo 2023
Ci ha lasciato Alfio Cantarella, batterista dell'Equipe 84
Ci ha lasciato Alfio Cantarella, l'ex
batterista dell'Equipe 84: aveva 81 anni.
Il musicista si è spento dopo alcuni giorni di
ricovero nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Magalini di Villafranca
di Verona, dove Cantarella aveva vissuto per una trentina d'anni prima di
trasferirsi alla Piccola Fraternità di Dossobuono a seguito della scomparsa
della moglie.
Era conosciuto come batterista dell’Equipe 84, una delle band italiane più famose degli anni Sessanta-Settanta.
Di origini siciliane, da ragazzo si trasferisce a Milano, dove approda nel mondo dello spettacolo nel 1958. Nel 1960 entra a far parte dei Marino's, primo nucleo di quello che in seguito, dopo l'unione con gli Snakers di Francesco Guccini e Victor Sogliani diverrà inizialmente il complesso de I Gatti e poi, uscito Guccini, il complesso dell'Equipe 84.
Cantarella fonda questo gruppo storico della musica italiana nel 1964 insieme a Victor Sogliani, Franco Ceccarelli e Maurizio Vandelli, diventandone il batterista.
Nel ’70 è costretto a lasciare l’attività per qualche problema con la giustizia, ma nel 1973 rientra a pieno titolo nella formazione.
Quando la band conclude il suo percorso musicale, nel 1978, Cantarella interrompe l'attività di batterista ma rimane nel mondo dello spettacolo e inizia una lunghissima carriera in qualità di manager e produttore musicale.
Negli anni Ottanta produce i lavori di Zucchero Fornaciari e Sergio Caputo e le tournée, come responsabile generale del booking, di artisti come Franco Battiato, Alice, Eugenio Finardi, i Pooh, Miguel Bosé, i Rockets, Giuni Russo, Anna Oxa, Matia Bazar, Mango.
Dal 1994, costituisce la "Tutto Musica" con sede a Villafranca di Verona e prosegue l'attività di produttore e organizzatore di eventi musicali. L'esperienza, la conoscenza del mercato e dell'ambiente dello spettacolo unito all'amore per la musica ha portato la società a sviluppare una lunga serie di attività, sia nel campo dell'organizzazione che della produzione.
Innumerevoli sono i concerti organizzati
sia in Italia che all'Estero. Tra le maggiori collaborazioni si ricorda: Lucio
Dalla, Vasco Rossi, Zucchero, Beppe Grillo, Maurizio Vandelli, i Ricchi e
Poveri, le Orme, I Deep Purple, i Dik Dik, I New Trolls, I Pooh, Shel Shapiro,
Francesco Guccini, i Camaleonti, i Nomadi, Fiorella Mannoia, Bobby Solo, Cesare
Cremonini, Amii Stewart, Ron, Enrico Ruggeri, Luca Barbarossa, Banco del Mutuo
Soccorso, Francesco De Gregori, Gino Paoli, 883, Patty Pravo, Antonella Ruggiero,
PFM, Iron Maiden, Lùnapop, Keith Emerson, Pitura Freska, Elio e le Storie Tese.
Ha prodotto manifestazioni musicali
all'insegna della musica anni Sessanta, come "Beat Italia Tour", avendo
inserito come guest star lo Spencer Davis Group;
Dopo avere vissuto per 30 anni a
Villafranca di Verona e aver perso la moglie Lina, è stato ospite della Piccola
Fraternità di Fossobuono.
R.I.P. Alfio!
Ci ha lasciato Keith Reid, paroliere dei Procol Harum
È mancato lo scorso 23 marzo a
causa di un tumore, all'età di 76 anni, Keith Reid,
l'autore dei testi delle canzoni dei Procol Harum, lavorando
abitualmente insieme con il pianista e compositore Gary Brooker, a sua volta
scomparso il 19 febbraio dello scorso anno.
Tra i brani più noti usciti dalla sua penna, il grande classico della band britannica "A Whiter Shade of Pale", oltre ad altri successi come "A Salty Dog", "Shine on Brightly" e "Grand Hotel".
Keith
Reid era nato a Welwyn Garden City il 19 ottobre 1946.
Cresciuto a Londra, intraprese la
carriera di paroliere ancora giovanissimo. Nel 1966 aveva scritto alcuni testi
di canzoni per l'album di debutto del cantante francese Michel Polnareff “Love
Me, Please Love Me”. Lo stesso anno incontrò Gary Brooker, con il quale
iniziò a collaborare: egli scriverà tutte le canzoni della band (talvolta su
musiche dell'organista Matthew Fisher e del chitarrista Robin Trower).
La loro prima composizione fu “A Whiter Shade of Pale”, il cui singolo fu pubblicato nel 1967 quando
raggiunse le vette delle classifiche della Gran Bretagna e di numerose altre
nazioni, vendendo oltre sei milioni di copie in tutto il mondo.
mercoledì 29 marzo 2023
I Goodbye, Kings live, presentati da Mario Eugenio Cominotti
Goodbye, Kings
Secret Show, Incontro e Videointervista
con Mario Eugenio Cominotti
Milano, Headbangers Pub, 21 marzo 2023
Seconda fresca (ma non troppo… ) serata di primavera a Milano, difficile, ma non impossibile, con un po' di pazienza e arrivando all’appuntamento in anticipo, trovare parcheggio anche in questa zona semicentrale della città. Incontro l’amico Lele, ho accolto il suo invito per questo “Secret Show” a porte chiuse e rigorosamente su invito personale, siamo all’Headbangers Pub, già “TNT”, nuova gestione, sistemazione dei locali e direzione, “metal” in tutte le sue declinazioni, ascendenze e derivazioni, un mondo in continua crescita ed espansione. Lele, assiduo frequentatore dei Pub Milanesi e ottimo chitarrista con me per qualche anno in un eccitante e bella live band tributo ai Black Sabbath della prima Ozzy’s Era, mi ha assicurato che la serata è piuttosto atipica e che la band è molto vicina alla mia sensibilità musicale nei progetti di musica originale e creativa, il più possibile aperta a tutte le migliori contaminazioni tra i generi musicali, senza limiti, che non siano quelli della qualità, del gusto, del sound, delle atmosfere e delle costruzioni sonore create dai musicisti.
Inizia così il Secret Show dei Goodbye, Kings e fin dalle prime note - un lento e portentoso e avvolgente “paesaggio sonoro” in crescendo attraverso un range dinamico esasperato - la musica dei Goodbye Kings – ben in otto sul palco, e mancavano un paio di elementi! - non mi delude, anzi, si rivela un magnifico scrigno aperto e pieno di magnifiche sorprese.
I brani, tutti strumentali, si susseguono senza soluzione di continuità, il pubblico (numerosissimo, quasi incredibile per questo tipo di musica, fantastica quanto snobbata da media e canali “commerciali”) ascolta in silenzio, affascinato, quasi ipnotizzato. Ad atmosfere rarefatte si alternano letterali esplosioni dei suoni, sempre perfetti - magnifico per me quello della batteria, già di per sé suonata magistralmente, come del resto per tutti gli strumenti suonati con grande maestria da tutti gli elementi della band – ed equilibratissimi, perfino i ben tre (!) chitarristi interagiscono alla perfezione, ancora come tutti gli elementi dalla formazione, che usa al meglio la ricchissima tavolozza sonora a disposizione fornita da basso, batteria, chitarre e tastiere, arricchita quanto impreziosita dalla presenza dei fiati (in questa serata il solo trombone) e dalle percussioni.
Dopo quasi un’ora di fila senza pause termina così, tra un’esplosione di applausi e le ovazioni degli invitati, la prima parte del Secret Show dei Goodbye, Kings per la presentazione integrale del loro nuovo album, i musicisti sono tutti giovani ma la band è attiva dal 2012 e ha già realizzato ben sei album dal quale vengono quindi riproposti in concerto alcuni brani per chiudere la serata appagando in pieno i presenti.
Durante il concerto ho fatto qualche ripresa con la videocamera del mio cellulare, certo, questo può essere soltanto un assaggio che non rende pienamente merito alla bellezza dei suoni, fondamentale per il sound di questa formazione, ma in rete ai link seguenti è possibile trovare molto materiale molto più esauriente, anche se mai quanto l’esperienza di un loro concerto dal vivo.
C’è ancora tempo per incontrare di persona i musicisti della band e scambiare quattro chiacchiere, afferro quindi al volo la disponibilità di tutti per realizzare, ancora cell alla mano, una videointervista che si può apprezzare dal link con questo articolo.
Grazie ancora Goodbye,
Kings, buona visione e buon ascolto a tutti e soprattutto l’invito a
seguirli, soprattutto nei loro concerti dal vivo.
FRAMMENTI DI CONCERTO
VIDEOINTERVISTA
Links utili Goodbye, Kings:
https://www.instagram.com/goodbyekings/
https://www.facebook.com/goodbyekings
martedì 28 marzo 2023
Jerry Cutillo e gli O.A.K. al Caffè Letterario di Roma il 24 febbraio, di Silvana Lamberti
Di Silvana Lamberti
Dopo aver ricevuto l’invito per l’evento del 24
febbraio e averne confermata la mia presenza, ho svolto un approfondimento
della storia O.A.K. sulle pagine del sito
della band (www.oaksound.com).
L’appuntamento al Caffè Letterario di Roma avrebbe riguardato il XXX anniversario della formazione, la commemorazione annuale relativa alla morte sul rogo di Giordano Bruno, al quale Jerry Cutillo ha dedicato un disco doppio cinque anni fa e, last but not least, il lancio del nuovo album “LUCID DREAMING AND THE SPECTRE OF NIKOLA TESLA”.
Sul volantino comparivano i nomi di David
Jackson e Jonathan Noyce, ospiti fissi delle produzioni O.A.K., Dikajee,
la vocalist con la quale Jerry Cutillo ha di recente condiviso le parti vocali,
Lucrezia Testa Iannilli (bodhran) e Francesco De Renzi (piano),
due vecchie conoscenze in casa O.A.K. e il batterista Salvatore Scorrano,
una new entry.
Quello che è sembrato evidente sin dalla presentazione dell’evento è che non ci saremmo trovati davanti al solito concerto. Al contrario, la componente emotiva e la narrazione multimediale avrebbero orientato la serata verso uno spettacolo di totale condivisione tra artisti e pubblico. E cosí è stato. Francesca Fabris e Maurizio Baiata ne hanno tracciato l’iter cominciando dalle presentazioni dei giornalisti che seguono le vicende O.A.K. da molto tempo: Donato Ruggiero, Max Prog Polis, Tonino Merolli, Fabio Rossi e Alessandro D’Agostini. Proseguendo poi con la visione di due video a cura di Mario Tagliaferri e Agnes SuMonte, la serata è entrata nel vivo del discorso musicale e si è tornati ad ascoltare lo stile O.A.K.
Jerry Cutillo passava dalla chitarra al flauto e poi alla tastiera non prima però di aver presentato i brani da autentico story teller. I suoi sono dischi da leggere, qualcuno ha sottolineato, e durante l’intera serata si è assistito ad una esposizione semplice e a tratti quasi confidenziale di molti aspetti relativi a figure storiche di notevole spessore. Questo avvicina il pubblico alla cultura e alla musica colta. Nonostante si stesse parlando di personaggi e vicende avvenute secoli fa, vi era la sensazione di sentirne parlare per la prima volta e cosí anche per la musica suonata che scorreva diretta e mai pretenziosa. David Jackson muoveva le dita in piena libertà e trasmetteva tutto il suo divertimento nel suonare i brani di uno dei suoi songwriter preferiti (non è un mistero che Jerry Cutillo sia entrato nelle sue grazie già da tempo). A Jonathan Noyce invece spettava il lavoro sporco, quello di controllare ogni battuta affinché non si finisse fuori synch. Questo valeva anche per il batterista mentre il pianista puntellava l’acquarello sonoro con supplementi di colore. Ma la vera rivelazione è stata Dikajee che insieme al timbro vocale del leader ha espresso intensità e dolcezza interpretando le canzoni con padronanza, gusto e personalità.
Stralci di live...
Tra il pubblico vi erano vip e giornalisti, alcuni transitati lì per caso e uno di questi, dipendente di uno dei maggiori gruppi editoriali in Italia, a fine concerto mostrava interesse e disponibilità per le iniziative della band. “Cari reporter del caso - ho sentito commentare il Cutillo nel back stage - alle cose ci si arriva in tempo grazie alla professionalità, alla passione e a quella sana curiosità che fa del vostro mestiere uno dei più nobili nella storia del mondo”. E dopo una fragorosa risata l’ho sentito concludere: “Ma arrivare tardi non serve a niente e a nessuno”.
Nel frattempo, il pubblico, artefice di un sold
out non comune di questi tempi, si assiepava al tavolo del merchandising.
L’incasso, apprenderò dopo, sarà cospicuo, particolare da non sottovalutare e
che conferma quanto il pubblico sia incline all’acquisto di articoli anche se
di genere prog.
È forse quindi il modo in cui si propongono certi prodotti, specialmente quelli nuovi, a fare la differenza?
Mentre i presenti iniziavano a defluire tra gli
abbracci, i sorrisi e le strette di mano, sorseggiavo il mio cocktail con in
mano il volantino dell’evento che presentava le sigle di IMMAGINIFICA e BAD DOG
PROMOTIONS come sponsor. Con un sorriso sarcastico allora anch’io ho
commentato: “Ma una città come Roma ha bisogno di qualcuno venuto dal nord
Italia e dalla Gran Bretagna per realizzare uno spettacolo musicale di questo
livello?”
Formazione:
Jerry Cutillo (Voce, flauto, chitarra, tastiere e
balalaika)
David
Jackson (Fiati)
Jonathan
Noyce (Basso)
Dikajee (Voce)
Lucrezia Testa Iannilli (Bodhran)
Francesco De Renzi (Piano)
Salvatore Scorrano (Batteria)
Scaletta:
Campo de Fiori
La cena delle beffe
Diana/Morgana
Murfatlar
Janet
Boyman
The
Comet and the Dreamer
White Wings
In aggiunta due splendidi video che sono stati
presentati durante la serata,"Everything is light" e "White
Wings".
Bio: Silvana Lamberti è nata a Montalto di Castro (VT) il 12 marzo 1964. Laureata in scienze politiche ha scritto su varie testate giornalistiche e nel 1990 ha fondato il quindicinale “La donna e il lavoro”. Autrice di romanzi noir ha vissuto dal 2000 al 2010 a New York lavorando come pubblicista presso l’associazione culturale “The eye of the Art”. Appassionata di vintage Rock e nuove tendenze è manager di PowerRockin. Dal 2020 vive a Viterbo e dirige un Agriturismo in località Val d’Orcia.
Gianni Minà e il BANCO
lunedì 27 marzo 2023
Sabrina sul petrolio, Claudia Cantisani-commento all'album
Sabrina sul petrolio,
Claudia Cantisani
(La Stanza Nascosta
Records)
Quasi un best of per Claudia Cantisani, che pesca nel repertorio precedente e ripropone autentiche perle da “Storie d’amore non troppe riuscite” (Crocevia di Suoni Records, 2013) e da “Non inizia bene neanche questo weekend” (La Stanza Nascosta Records, 2018), regalandoci quattro inediti di particolare bellezza e intensità.
Una consacrazione per un’artista che vocalmente non ha niente da invidiare alle lady del jazz- Sarah Vaughan ed Ella Fitzgerald su tutte- e che aggiunge alla sorprendente maestria vocale una capacità di scrittura icastica e ludica, con l’immancabile e irrinunciabile spalla- il Maestro Felice Del Vecchio- in qualità di coautore e arrangiatore.
Storceranno forse il naso i puristi del jazz, apprezzeranno gli amanti di un pop jazz calvinianamente leggero, capace di toccare nel profondo e nello stesso tempo di divertire; balsamo dell’anima in un presente per molti versi distopico.
Sorprende “Sabrina sul petrolio”, in duetto con un Alessandro Haber in grande forma vocale: un interplay felicissimo tra due artisti perfettamente in parte, capaci di dare voce ad una storia che vive di romanticismo e carnalità, malinconia da reclusione pandemica e rievocazione nostalgica, leggerezza e introspezione.
Straordinaria la rilettura che Cantisani dà di "Blu elettrico”, presa in prestito dal canzoniere caputiano (con intervento, alla chitarra, dello stesso Sergio Caputo), che nell’interpretazione della nostra sembra caricarsi di nuovi significati e acquisire un dinamismo più spiccato dell’originale; merito di una voce magnetica, capace di catturare e sedurre l’ascoltatore.
Si ascolti con particolare attenzione la bellissima “Quel gusto maledetto”, in cui Cantisani sembra riportare alla mente la Mina dei tempi migliori, flirtando con un testo capace di toccare corde molto intime.
Travolgente “L’affare
di famiglia”, in cui il quinto piano assurge alla dignità di affaccio
privilegiato sul mondo, emblema di un canzoniere- quello di Cantisani e Del
Vecchio- che ama, da sempre, raccontare, con lucidità e ironia, senza retorica
o intento giudicante, le vicende umane; in definitiva la vita e i suoi infiniti
registri, che animano canzoni senza tempo destinate, a nostro avviso, a durare
e invecchiare come il buon vino, nel segno di una preziosa autenticità.
domenica 26 marzo 2023
Il ritorno Live de La Maschera Di Cera: il commento e i video dell'intervista e del live (frammenti del mosaico!)
Commento di Mauro Selis, con il montaggio di Athos Enrile e le fotografie di Ago Sauro
Ci sono avvenimenti musicali che sono molto
attesi dai melomani progressivi, come ad esempio un concerto de La Maschera Di Cera, ensemble che ha
caratterizzato il nuovo millennio del prog italiano con opere di grande valore.
L’occasione di rivederli all’opera dopo oltre due lustri di assenza è avvenuta
a Genova presso La Claque il 24 marzo 2023, seconda data -prima
italiana- di un tour mondiale che sancisce e celebra i 20 anni più 1 della band
con una scaletta antologica che spazia totalmente tra i sei album in studio.
La formazione prevedeva il “trio delle meraviglie COZUMA”, i formidabili membri fondatori Alessandro Corvaglia (voce e chitarra acustica), Fabio Zuffanti (basso) e Agostino Macor (tastiere), coadiuvati dall’inossidabile Martin Grice al flauto e sax, afflitto da un dolore persistente al piede che non gli ha impedito -more solito- di essere strepitoso, e la new entry Andrea Orlando (La Coscienza di Zeno, Finisterre etc..) alla batteria il cui “drummerismo” è apparso sempre convincente ed efficace.
Prima dell’inizio del concerto c’è stato il tempo per chiacchierare in libertà nel backstage… non tutti erano presenti ma... Martin e Andrea si faranno “perdonare” sul palco!
Le due ore del concerto sono state di una
intensità vibrante e il pubblico presente, un pò d’âgé invero, ha gradito con applausi possenti.
Miriade di emozioni positive, una pletora di
sensazioni che ha fatto breccia a livello cognitivo e viscerale, della serie “anvedi
sta Maschera come ci dà!!! “
Già con l’intro registrata de Il canto
dell’inverno da “Il grande labirinto”, del 2003, si entra in climax e con la
comparsa dei componenti della band sul palco si riaprono le porte non del
domani ma del qui e ora, godersi il live è la missione precipua della serata.
La doppietta iniziale da “Luxade”, del 2006
con Doppia Immagine e Orpheus, lascia prelibatezza nel palato di
chi saliva per questo tipo di sound come il riflesso condizionato dei cani di
Pavlov udendo la campanella.
Segue Fino all’aurora, da “Petali di Fuoco”,
del 2009, brano che chi scrive ha nel cuore anche perché all’epoca dell’uscita
il figlio di allora 9 anni l’aveva selezionata per la sua playlist dell’epoca,
incredibile dictu!
Nel rock progressivo si sa che i pezzi devono
essere lunghi e se poi sono sui venti minuti di durata meglio ancora, e allora
ci pensa La Maschera Di Cera con il brano omonimo tratto dal disco d’esordio
2002 con i suoi sei movimenti (Il tuo volto, la tua gente, il tuo rifugio,
la tua irrealtà, la tua guida, la mia fine) a saturare la voglia di full
length delle tracce anche in un concerto dal vivo.
Segue Nuova Luce, da “Luxade” che fa da preambolo ad uno dei momenti determinanti e più attesi dello spettacolo, ossia la trilogia (La guerra dei 1000 anni, Ritratto di lui e L’enorme abisso) tratta da “Le porte del domani”, disco fondamentale del 2013 che riprende le vicende dei pianeti “Felona e Sorona”, del mitico album delle Orme di cinquanta anni fa, terminando la storia con una luce di speranza che crea una fiammella di fiducia in questi tempi oscuri.
Gli ultimi due brani, Il cerchio del comando e Vacuo senso, prima dei bis sono estrapolati da “S.E.I.”, il sesto album della band del 2020 il cui acronimo significa Separazione/Egolatria/Inganno.
Dopo un brevissimo intermezzo di acclamazione
per farli tornare sul palco, il quintetto si ripresenta con la bonus track
dell’album “Il Grande labirinto”, del 2003 ossia La Consunzione, brano ispirato
che lascia spazio ad un finale sublime con l’intensa ballad de La notte
trasparente tratta da “Petali di fuoco”, interpretata e non solo cantata
magistralmente da Corvaglia, degna conclusione di un avvenimento davvero gratificante.
In conclusione, una storiella minima con i titoli dei brani della scaletta del concerto genovese in maiuscolo…
ORPHEUS, dopo aver intonato IL CANTO DELL’INVERNO per tutta LA NOTTE TRASPARENTE FINO ALL’AURORA, con la NUOVA LUCE del giorno scoprì nel RITRATTO DI LUI una DOPPIA IMMAGINE positiva di sé stesso. Una proiezione metafisica ben lontana da quelLA CONSUNZIONE che aveva creato un VACUO SENSO durante L’ENORME ABISSO della GUERRA DEI 1000 ANNI. ORPHEUS segnando con vigore IL CERCHIO DEL COMANDO sul suo cammino, indossò LA MASCHERA DI CERA trovando finalmente l’armonia.
Un pò di testimonianze live...
QUALCHE FOTOGRAFIA SIGNIFICATIVA SCATTATA DA
AGO SAURO