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martedì 31 gennaio 2017

Il Tusco feat. LUKE SMITH, di Andrea Zappaterra


Il Tusco feat. LUKE SMITH
di Andrea Zappaterra

Sulla scena musicale Rock italiana da 20 anni Diego Tuscano è molto apprezzato anche in Inghilterra con la sua Band “SanniDei”.
Con il nuovo gruppo “il Tusco”, in collaborazione con Mao (“Mauro Gurlino”), ha pubblicato nel 2015 l’Album “Il Tusco canta e Mao gliele suona!” ed ora esce questo bel lavoro dal titolo meno fantasioso, “Il Tusco feat. LUKE SMITH”, registrato a Bristol nell’ottobre 2015, con i bassisti Stefano Trieste e Ale Alle, il batterista cantante Todaro, Julian Weels Cathedral e Shane Maxymus alle percussioni, Snooky Chivers Hammond e il chitarrista inglese Luke Smith (leader della band Ulysses).

Un lavoro corposo, ben definito, che sviluppa tutte le tematiche classiche del prog rock psichedelico e incanta con sonorità calde, richiami a gruppi come il Balletto di Bronzo, Osanna, Perigeo, Avitabile, ma anche Gentle Giant, Pink Floyd, Santana,  Doors.
Un album quindi con le radici nel passato ma i frutti in alto, che si stagliano nel futuro, per certi versi sorprendente, veramente molto ricco e ben eseguito.
Tecnicamente prefetto, la chitarra di Luke si inserisce nei brani, suadente, sgusciante a far da sponda alla voce di Diego sempre molto sostenuta, mentre i bassi creano l’atmosfera calda e avvolgente dove blues, prog e rock si uniscono nel loro incedere naturale.



I Brani:

1)     Si inizia con “Ossessione” un ritmato riff con controtempi da capogiro, dove i vari strumenti si scompongono in spartiti separati per riunirsi alla fine.

2)     Ossessione pt2 (il traditore)” un brano che parte lento  per poi riprendere le tematiche del primo brano ma con maggior spunto psichedelico , evoluzioni sonore.

3)     Pulsazioni” invece un tipico rock sostenuto da un’ottima chitarra distorta.

4)      Ma è con “Libero” che arriva il tocco di classe, un rockaccio tirato, ritmato , accattivante. Un muro sonoro che fa subito presa e per un attimo riporta alle mente le migliori performance di grandi gruppi Rock 70’s, tipo Sparks o Grand Funk.

5)     Danzatore nel lurido Banco dei Pegni “, un altro scatenato riff  trasognante, con una chitarra imprendibile e imprevedibile .

6)     Poi un'altra perla “Babilonia della Psiche”, forse la più attinente al passato, con giri di basso collaudati e intensa caratterizzazione vocale.

7)     Giorni Perduti”, un brano più tranquillo con arpeggi e accordi melodici in cui si inseriscono dialoghi di assoli strumentali e una batteria sostenuta a tenere alto il plot ritmico.

8)     Nuovo anno Zero” infine, un’atmosfera quasi Floydiana, con un fantastico Hammond  e un Fuzz/Bass in cui si inserisce una chitarra indipendente.

Affascinante…


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