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lunedì 4 settembre 2017

YES-"YES", di Donald McHeyre



Siamo nel cuore degli anni '60, Chris Squire e Peter Banks provengono dai “Syn” riuscendo anche a pubblicare un 45 giri. Jon Anderson proviene dai “Warriors” e dai “Party” e da alcune non esaltanti esperienze in Germania e Olanda. Grazie al suo vicino di casa, un produttore della EMI, riesce anche lui a pubblicare un 45 giri a nome “Hans Christian” per finire con una breve parentesi nei “GUN” (il destino: questo gruppo oggi è ricordato più che altro per la prima commissione di Roger Dean). Poi per tutti di nuovo l’anonimato.
Siamo nel 1968. Squire, dopo un periodo di depressione nel quale si abbandona alle droghe, viene salvato in estremis dal suo vicino di casa (non ci sono più i dirimpettai di una volta).
Si riprende e comincia a frequentare come avventore due locali di Soho, punti di ritrovo fondamentali per la storia del rock, il Chasse ed il Marquee. Un giorno Jack Barre, manager di entrambi i locali ed al quale noi tutti molto dobbiamo, lo presenta al cameriere del Chasse, Anderson. I due tra i fumi e le birre cominciano a covare l’idea di un progetto musicale comune. Anthony John Selridge, dopo rigorosi studi classici di pianoforte al prestigioso Royal College of Music, con la disperazione dei genitori e lo scandalo del corpo insegnanti, si avvia per tutti i 60 ad una carriera di “tastierista capellone” con non poche soddisfazioni, incidendo tra i tanti, con i Federals, il gruppo che accompagna Roy Orbison, “Johnny Star Combo” (meglio noti in seguito come Family) e vive da protagonista il fenomeno della swinging London insieme a Jimmy Winston (della formazione originale degli Small Faces). Frequenta il Chasse e sera dopo sera, bevuta dopo bevuta, stringe amicizia con il lungo bassista. Una notte Squire e Anderson irrompono nel suo appartamento e gli chiedono di entrare nel loro progetto, ancora al letto e con gli occhi semichiusi risponde “”. Poi i due scompaiono nelle tenebre. La mattina dopo svegliandosi si chiede se la visione di quei due buffi esseri (uno lungo, uno corto) non è stata frutto di un incubo dovuto a qualche sostanza non identificata ma ormai è fatta, “Tony Kaye” è reclutato. “Bisogna trovare un batterista” si dicono, e mettono un annuncio sul Melody Maker.Risponde un ragazzo riccioluto e con la faccia pulitina. “Tu dovresti essere quel tale che ci ha risposto, vero ? Braford ... Breford” Chiede uno dei tre. “Mi chiamo Bruford, William Scott Bruford".
Piacere” risponde quello. Fanno il provino.“E’ bravino ‘sto figlio di papà”, esclama uno dei tre.“Però suona jazz” risponde perplesso il secondo.“Ma noi non facciamo blues rock” chiude il terzo. Giunti a questo punto a Squire non resta che richiamare il vecchio compagnone Banks il quale dubbioso gli chiede: “e come dovrebbe chiamarsi sto’gruppo ?” Squire risponde con una sola parola, “YES”. Cominciano le richieste di ingaggio, finché un giorno Roy Flynn direttore del Blaise’s su segnalazione del signor Charisma in persona, Tony Stratton Smith, accetta di dargli una possibilità. Una serata di fuoco per gli abituali avventori di quel locale abituati a gruppi blues hard. Presto il gruppo si ritrova a suonare in tutti i principali festival e locali del periodo. Il momento di svolta, fino ad ottobre del 68, periodo nel quale Bruford va e viene dal gruppo, Anderson lo richiama per un importate data nientepopodimenoche dei Cream al Royal Albert Hall, come gruppo di apertura. La loro esibizione è di appena mezz’ora ma il pubblico non vuole saperne di farli andare via. Clapton si stranisce, Bruce da gentiluomo qual è riconosce il cambio di testimone. I tempi del Blues Boom stanno finendo, adesso è il momento dell’Art/ Rock Progressive (termini dai quali Anderson e soci hanno sempre preso le distanze). Dopo questa serata per Roy Flynn diventa più facile ottenere un contratto discografico.
Provano prima ad Abbey Road, dove si dicono interessati ma poi non si fa nulla. Riprovano all’Atlantic. E’ fatta, il primo album esce in agosto del 1969. E sì che i tempi erano maturi.
I Genesis sono li con le loro “Rivelazioni bibliche”, Kith Emerson brucia la bandiera americana e accoltella l’Hammond (lo strumento non il pittore), i King Crimson ed i Jethro Tull fanno il tutto esaurito al Marquee. Jimmy Page, stufo di incollare gruppi altrui, ne crea uno tutto suo, e così via ...


Beyond & Before. Alla chitarra di Banks il compito di inaugurare il lungo viaggio.
La sua chitarra simula una sirena che dà subito l’urgenza della musica che segue. Al quinto secondo Bruford colpisce il rullante. Gli altri seguono a ruota. Siamo davanti ad una musica niente affatto ingenua (per l’epoca) suonata da un gruppo che sfoggia musicisti raffinati e sicuri delle loro (alte) capacità. La chitarra di Banks sa passare da momenti lirici ad altri di ricerca sonora che anticipano quelli del suo famoso successore. Il brano è di Squire e di Clive Baily, dai tempi dei Syn.

I See You. La prima delle due cover dell’album (Byrds). Bruford tra i ritmi swing jazz ci sguazza. La sua tecnica ed il suo stile “unico” che vedremo in futuro qui sono appena intravisti (ma conosco batteristi che darebbero via la zia pur di suonare come suona lui in questo disco giovanile). Banks anche qui grande nei momenti dove duetta con lui.

Yesterday & Today. La voce inconfondibile da “zecchino d’oro” di Anderson ci accompagna in questa breve ballata. Dolce e struggente. Misurato e toccante il pianoforte di Kaye.

Looking Around. Il primo brano che vede i due poli compositivi del gruppo lavorare insieme. Buon ritmo pimpante per un brano elaborato ma ci daranno di meglio. Sul finale finalmente il basso di Squire ruggisce per la prima volta.

Harold Land. Brano che vede la coppia Anderson/Bruford al calamaio. Il prototipo delle “tarantelle epiche” che diventeranno quasi il marchio di fabbrica del gruppo.

Every Little Tings. Un lungo intro strumentale al fulmicotone (che i 4 di Liverpool manco saprebbero da che parte cominciare a fare) dopo 1 minuto e 45 secondi diventa il noto brano da “For Sale”. Il resto è la dimostrazione di cosa succede quando la tecnica è al servizio delle idee. Questo glielo concedo ma la versione originale all’ascolto, dopo questa versione, fa un poco “tenerezza”.

Sweetness. L’organo di Tony Kaye e la chitarra di Banks creano atmosfere fiabesche che ricordano i prossimi futuri a venire Genesis di Trespass. La premiata ditta Anderson&Squire ci dimostra che ancora con le tasche vuote si può creare insieme qualcosa di bello. Banks è un grande (ma questo l’ho già detto).

Survival. Siamo tra i portali del cosiddetto “progressive”. Non ho voglia di dire niente. Un grande brano troppo presto dimenticato.... così finisce il primo capitolo di una storia lunga e articolata.




-Side one:
- Beyond and Before (Chris Squire/Clive Bailey)
-I See You (Jim McGuinn/David Crosby)
- Yesterday and Today (Jon Anderson)
- Looking Around (Jon Anderson/Chris Squire)

Side two:
-Harold Land (Jon Anderson/Chris Squire/Bill Bruford)
-Every Little Thing (Lennon/McCartney)
-Sweetness (Jon Anderson/Chris Squire/Clive Bailey)
-Survival (Jon Anderson)

Formazione:
Jon Anderson: vocals
Chris Squire: bass and vocals
Peter Banks: guitars and vocals
Tony Kaye: keyboards
Bill Bruford: drums



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