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mercoledì 18 marzo 2020

Un racconto di Gianni Leone



Racconto leonino

Quando ci siamo incontrati casualmente per strada un paio di ore fa subito ci siamo piaciuti, così non è stato difficile per me convincerti a venire a casa mia. Seduti su un divano col solito bicchiere in mano... parlare delle solite stupidaggini che in realtà non ci interessavano per niente... Quello che realmente desideravamo era fin troppo scontato e quell'attesa era snervante per entrambi. Tutti i gesti i pensieri e le parole si sono ripetuti quasi identici a innumerevoli altre volte mentre noi, fra una banalità e l'altra, ci studiavamo attentamente cercando di mantenere un'apparenza naturale e, credendo di non essere notati, lanciavamo reciproche e sempre più indiscrete occhiate sui nostri particolari anatomici. Quello sfibrante rituale faceva da preludio all'imminente esplosione e noi diventavamo ogni minuto che passava sempre più eccitati immaginando delizie tutte ancora da scoprire che di lì a poco avremmo scoperto e sensazioni intense e sconvolgenti come non mai che bramavamo di provare.
Poi tutto quello che poteva accadere fra i nostri corpi è accaduto, ed ora siamo qui, esausti e ancora sudati.
Mi dà fastidio il peso del tuo braccio attorno al mio collo... Non sopporto il fumo dell'immancabile, maledetta sigaretta che come un automa hai appena acceso...

AH, COME VORREI CHE TE NE ANDASSI VIA!

(Gianni Leone, Hollywood Anni '80)

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