www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

mercoledì 6 dicembre 2023

Dentro "Puer Aeternus" degli Ancient Veil: piccola guida all'ascolto di "L'ascesa di Hermes nel dio", di Riccardo Storti

 


Dentro "Puer Aeternus" degli Ancient Veil: piccola guida all'ascolto di "L'ascesa di Hermes nel dio" 

Di Riccardo Storti


Ho avuto modo di analizzare Puer Aeternus, l'ultimo lavoro degli Ancient Veil, e di sottolinearne la complessità analitica del dettaglio sonoro; ma, se devo soffermarmi ulteriormente tra i solchi di questo mirabile disco, lo faccio volentieri con uno stop nei pressi di L'ascesa di Hermes nel dio visibile, composizione che meglio riflette il talento creativo del gruppo, da sempre attento a generare sintesi dalla notevole resa stilistica.

L'ascesa di Hermes nel dio visibile è la traccia più corposa del disco, è interamente strumentale e ha il pregio di sottolineare un'estrema cura calligrafica in corrispondenza di tutti gli assi compositivi (melodia, armonia, ritmo e timbro). Il brano si muove sul metro di 5/4, ha i tratti di una composizione vagamente fusion, un po' sullo stile di alcuni prodotti fine anni Ottanta marchiati Windham Hill, poi, appena entra un organo leggermente saturato (0'40") la memoria corre ai Caravan e al Canterbury Sound. Cesura a 1'33", in cui un tema sulle note gravi di pianoforte introducono un episodio cupo, capace di mutare l'umore del brano: la sequenza è ripresa dalla chitarra elettrica, in una sorta di circolarità ossessiva e ipnotica in cui si infilano modulazioni, dissonanze di sax e di un'altra chitarra, in un crescendo fino all'apice. Qui la tensione si stempera in una solare melodia di Moog (2'22"), ripetuta più volte con timbriche diverse, il tutto quasi in un moto ascensionale, quasi a puntualizzare la coerenza con il titolo. A 4'08" ripresa del tema grave con un'aggiunta di percussioni che mutano il quadro: se prima ci sembrava di stare nel bel mezzo di una perturbazione dell'ultimo Steven Wilson, adesso ci pare di scorrere i titoli di testa di un film con la colonna sonora di Lalo Schifrin. Il modulo non cambia e, sgonfiata la tensione, si riparte con l'arioso solista di Moog intrecciato al controcanto di una delicata polifonia di sax.

Valore aggiunto, il video: un collage di filmati dalla rete, ordinati, diretti e montati - con un efficace storytelling - da Edmondo Romano; i contrasti della contemporaneità tra il formicaio ipercinetico della nostra civiltà, le proteste di piazza e ricorrenti immagini di guerra, fino ad una rasserenante coda di pace che da un cimitero militare, lentamente, scema lungo paesaggi alpini fino al mare (com'è profondo... il mare).






Nessun commento:

Posta un commento