Una questione di tempo...
Da quando sono nate le DAW, uno dei
cambiamenti più vistosi nel modo di registrare musica è certamente quello di
farlo seguendo una ‘’click track’’. Per certi generi musicali la solidità di
questo approccio è essenziale e non solo nella ‘dance music’, ma anche in molta
musica pop e addirittura per certi stili di rock. In egual misura però ci sono
molti altri stili musicali per i quali costringere un musicista a suonare
seguendo un click non solo non ha proprio senso ma toglie molto della natura
stessa del brano che si sta registrando. Recentemente ho sentito ad un
congresso di produttori/ingegneri che i musicisti che fanno fatica o
addirittura non riescono a suonare seguendo la ‘’click track’’ non potranno mai
considerarsi veri professionisti e non potranno mai entrare in studio.
Io non sono proprio d’accordo con questa
tesi anzi la mia è diametralmente opposta.
Se un batterista ha una buona consistenza del tempo, non si capisce
perché debba essere costretto a non seguire quei piccoli spostamenti temporali,
quel suo ‘’feel’’ naturale che esteriorizza la propria personalità di
strumentista (per esempio durante un break) e deve pericolosamente alzare il volume
del click nelle cuffie per ascoltarlo e seguirlo in maniera ossessiva.
Gli ingegneri forse mascherano la loro
pigrizia nel dover successivamente editare ogni colpo ‘’in griglia’’ e quindi
ne viene fuori una tendenza che non aiuta certo molta musica ad essere
registrata con una ispirata naturalezza.
Per chiudere mi piace ribadire che non amo l’idea che
qualcuno possa imporre ad un musicista di seguire una ‘’click track’’ solo per
la propria convenienza; se c’è una vera necessità di registrare una parte a
‘’click’’ va bene altrimenti è meglio che sia l’ingegnere ad attrezzarsi per
editare parti registrate non in griglia perché la figura del musicista,
comunque, è la più importante in studio.
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