È un po’ come tornare a scuola. Mi ricordo la mia prima
lezione di latino. Latino! A cosa serve, pensavo, non lo parlano nemmeno più in
chiesa! Ma col tempo ho capito. Ho capito che quella lingua morta, morta non lo
è affatto. Non l’ho mai imparato, lo ammetto, odio le versioni di latino, ma mi
ha insegnato a costruire il senso di una frase, mi ha insegnato a ragionare
sulle parole, sul loro significato, sulla loro natura. Mi ha insegnato a capire
che ogni cosa può avere un senso, dipende solo dalla prospettiva con cui la si
guarda. Mi ha insegnato che le sfumature sono importanti, che una semplice
desinenza può cambiare l’intero significato di un pensiero. Mi ha insegnato a
ragionare, per quanto possa il mio cervello. La sua vitalità non sta nel parlarlo,
ma negli spazi che può aprire nella mente, nel correlare letteratura e formule
matematiche, nell’interazione tra sentimento e tecnica. Come tornare a scuola
quindi e più in particolare al liceo, dove tutto il nuovo che mi si presentava
veniva da me etichettato come inutile, perché allora pensavo di saperne già più
degli altri, pensavo di avere già capito tutto. Naturalmente non era così, la
realtà era che non capivo e se non capivo allora era inutile e spalleggiato in
questo da un indomabile pigrizia, non facevo il minimo sforzo per crescere,
accontentandomi di leccare solo la parte esterna della vita, senza mai
addentarne il ripieno. Come a scuola, così mi comportavo con la musica. Pop di
nascita e rockettaro per innata evoluzione, consideravo il rimanente mondo
musicale inutile, per il solito perché, perché non capivo. Solo il tempo, con
la sua pazienza e a volte coi suoi schiaffi, è riuscito a farmi capire che non
esiste un solo uno, ma tanti uno, che non esiste giusto o sbagliato, ma
entrambi, né bello o brutto, ma diverso, in un mondo dove il mio cervello fugge
sempre più velocemente dal moderno normale. Ed è così che arrivo ad ascoltare
il nuovo EP dei Cumino, Just Melt, con la nuova curiosità che il
tempo mi ha insegnato, spogliato dai pregiudizi della mia adolescenziale
superbia. È qualcosa di diverso per me, quindi sarà bello. Play allora e stai
pronto ad imparare. If This Turns Green
apre il disco e inizia il percorso tra i sentieri di un bosco autunnale, dove
l’unico rumore è quello della natura e delle foglie secche che scricchiolano
sotto i piedi, dove i mille colori a cui l’estate lascia spazio mitragliano gli
occhi di meraviglia e la musica avvolge tutto questo in un atmosfera
inevitabilmente introspettiva. Ogni suono ha la dolcezza di un bel ricordo. Evocativa.
Come un tuffo in quiete acque lacustri, ci si immerge quindi in Your Local Ocean. Il mondo ovattato
della vita sotto il livello dell’acqua, il rallentamento delle funzioni vitali
e la dolcezza dell’ossessività della chitarra hanno un effetto lisergico sulle
sensazioni catturate dal cervello e magnifiche visioni diventano padrone del
gioco. Atlantidea. Riflessioni sull’interiorità dell’uomo sembrano muovere le
mani sul manico della chitarra in Everest,
accompagnate da sapienti spruzzi d’elettronica, che ne fanno un brano aperto,
pieno di possibilità. Immaginifico. We
Just Melt chiude il disco e, come vuole il titolo, fonde inesorabilmente
l’ascoltatore con la natura che lo circonda, fino a farlo diventare parte di
essa. Conglobante. Il disco è finito, e il silenzio che ne consegue non fa
altro che amplificarne la bellezza. Un disco pieno d’atmosfera, ambient music si potrebbe dire, o
sperimentale, per quanto le definizioni tendano ad essere riduttive in musica.
Certamente Just Melt è un disco pieno
di natura, ricco di immagini evocative, colonna sonora del documentario, non a
caso naturalistico, Fontanili di
Rozzoni e Leoni. Un disco che Luca
Vicenzi e Hellzapop, ovvero i Cumino,
hanno realizzato mettendo in campo tutta la loro sensibilità artistica, che ne
fa senza dubbio dei grandi evocatori d’immagini, di atmosfere. Just Melt è un esaltatore di emozioni e
stati d’animo diversi, spezia dell’anima, dove, per citare Vicenzi in
un’intervista rilasciata per il loro lavoro precedente Tomorrow in the
battle think of me, ma che trovo
calzante anche per questo, ci sono “meno note”, ma “più spazio tra gli
strumenti, più spazio tra le armonie”. Un disco riflessivo che amalgama
nuovamente l’uomo con la natura. Un disco insieme spirituale e mondano, a
tratti epico. Un disco che, in latino, avrebbe potuto intitolarsi De Rerum Natura.
Tracks:
01. If This turns Green
02. Your Local Ocean
03. Everest
04. We Just Melt
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