Marcello Capra ci descrive un altro
artista speciale…
Oggi parlerò di un
chitarrista che è stato il primo a invogliarmi sulla strada della chitarra
acustica : John Renbourn.
Avevo 17 anni, era il
1970 e studiavo al conservatorio contrabbasso: per mantenermi agli studi
suonavo nelle sale da ballo. Diciamo che gli studi classici non erano proprio
il mio “forte”, ma mi affascinava il suono prodotto dal legno e dalle corde, e mentre
la chitarra elettrica era già da qualche anno il mio strumento principale,
l’acustica era solo un ripiego casalingo. Non ricordo quando ebbi l’occasione
di sentire “Lady And The Unicorn”, ma rimasi come folgorato da quei suoni
antichi, medioevali, che mi invitavano a riprodurli, così realizzai le mie
prime composizioni come Canto di Mare,
Il Ballo degli Gnomi. Renbourn da quel
momento è stato il mio primo maestro ispiratore, lo seguii sia in “solo” che
con i Pentangle, poi ricercai il suo primo lavoro del ‘64 con Bert Jansch, “Bert and John” appunto, e come lui mi
aprii alle miscele di blues,folk,jazz… Che dire di John, è un uomo schivo e
gentile, ha un tocco sullo strumento delizioso, un’eleganza unica, una
grandissima preparazione, magico nell’evocare una tradizione celtica, ma anche
caldo esecutore con una voce morbida.
Nel maggio del 1980 ho
avuto la fantastica sorpresa di incontrarlo insieme a Jacqui Mc Shee al
“Village” un locale dove ho suonato per tre sere a Milano: lui iniziava il
giorno dopo il suo tour nel nord Italia, e io ebbi l’onore di dargli il mio
primo lavoro “Aria Mediterranea”,
ricevendo i suoi graditissimi complimenti per il mio live.
Naturalmente parlando di
un musicista storico e internazionale come Rembourn, rifletto sulla capacità di
certi musicisti di essere punti importanti di riferimento per neofiti o esperti
strumentisti, la qualità di essere personali e di distinguersi per umiltà, che
vuole dire animo aperto, gentilezza, magnetismo ed energia positiva, proprietà
innate ma anche coltivate nel tempo.
Lady and the Unicorn - full version
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