Il panorama musicale italiano
sembra composto da gruppi musicali tributo all’originalità altrui e da gruppi
con musica originale che sembra tributo, male imparato, all’originalità altrui.
E questo vale soprattutto nel cosiddetto “progressive”.
Dal continuo rimando a modelli
originali, del derivativo del derivativo, i Greenwall, duttile e numeroso ensemble
romano, giunto ormai al 14° anno di vita, riesce bene a discostarsi, con
un’operazione che non cerca l’originalità a tutti i costi ma che con umiltà e
intelligenza fa tesoro dell’esperienza altrui per fornire nuova linfa alla loro
musica. Tra jazz rock/fusion e “canzoni” più propriamente dette, brani “cover” parodia,
testi ironici e suite complesse.
Imparando la lezione di Zappa (in
questo davvero presente nell’album a parte il titolo) che la musica è una e una
sola e al massimo la puoi dividere in quella che ti dice qualcosa o in quella
che non ti dice niente. Usando le parole di Andrea Pavoni, architetto e filosofo del gruppo, “noi non facciamo regressive”,
sottolineando la stagnazione in cui si trova il “movimento” da 30 anni a questa
parte. Che a ben guardare, questa
stagnazione la si ha proprio da quando si è cominciato a definirlo “movimento”
e a dargli un nome, cosa che i musicisti prototipo (loro malgrado), quei 5 o 6
inglesi li, non si sono mai sognati di fare, anzi rischiando di essere additati
come “traditori” dai loro epigoni quando si sono aperti a stili e generi
“altri” in cerca perenne di sperimentazione e confronto, mettendo in
discussione il proprio lavoro e addirittura se stessi e questo mentre i loro
epigoni codificavano e imbrogliavano il movimento, decidendo di bandire
qualunque stile definito “mondano” a partire dal blues, senza il quale non ci
sarebbe quasi niente. Tronca le radici e i rami non andranno molto lontano.
In Zappa Zippa Zuppa Zeppa abbiamo invece un catalogo delle possibili
strade dove il progressive può andare se è fedele solo alla creatività della
musica e alle sue esigenze. Ricordiamoci che la musica non ha bisogno di noi,
siamo noi a cercarla.
Giocare con la multimedialità.
Siamo sommersi da multimedialità.
E spesso si pensa che essere creativi basti essere multimediali. Creativi è
usare la multimedialità come mezzo e non come fine.
Le sviluppatissime tecnologie
applicate all’audiovisivo permettono oggi cose definibili fantascienza negli
anni 60 e 70 (eppure le facevano). E’ come la tecnologia per gli effetti
speciali applicata al cinema. Oggi esiste la sfavillante CGI. Prima esisteva la
creatività di artigiani ispirati.
I Greenwall stanno tenendo una
serie di concerti finalizzati alla presentazione del loro nuovo album e a
celebrare i 14 anni di vita musicale con l’ausilio di filmati, mostre e
interazioni con il pubblico.
Il concerto di debutto tenutosi
il 7 marzo vicino a Roma ha dimostrato al vostro umile recensore che il gruppo
non è un mero prodotto da studio e che l’abilità tecnica va di pari passo al
talento. La tecnica è quella cosa che ti serve per esprimere al meglio quello
che ti passa per la testa. E per la testa di questi signori e signora passano
molte cose interessanti e coraggiose.
Provate voi a suonare con un
batterista preregistrato. Lui non sbaglia.
Spieghiamo: Il batterista non
poteva esserci. Saltiamo la serata ? No! Usiamo le parti prese dai nastri e le
attiviamo con un pulsante ? Orrore! No, stiamo parlando del batterista, in
carne e bacchette che suona, prima le sue parti del pezzo in studio e poi il
resto del gruppo ci suona sopra le loro parti sul palco. La genialata consiste
nel filmare il batterista e proiettarlo su uno schermo dietro al gruppo che
suona sul palco. Semplice, spettacolare e aperto a infinite possibilità
teatrali e a numerose riflessioni socio filosofiche artistiche (che qui vi
risparmio. Grazie ... prego) su cosa significhi un concerto multimediale.
Necessità è la Madre delle Invenzioni. Se poi ci mettete che uno dei due
batteristi che si alternano è proprio Andrea Pavoni (l’altro è Pier Paolo
Ferroni) che contemporaneamente al video lo vedete sul palco a suonare le
tastiere … beh ... non so proprio cosa altro possa essere definito multi -
mediale.
Per approfondire:
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