Usciva il 30 giugno 2016 "Miniature", album del
maestro Gianni
Nocenzi.
Considerato dalla
critica uno dei migliori album del 2016, ha riportato il talento di
Gianni Nocenzi a "smuovere" le nostre emozioni.
Vi ricordo che il
disco è disponibile scrivendo a banco.musicclub@libero.it,
potete averlo autografato con dedica (cosa ancora più rara...)
Wazza
(Alcune recensioni… tanto
per capire di cosa stiamo parlando!!)
Miniature è un progetto nato
quasi per caso ed è stato costruito a poco a poco, forse seguendo un percorso
di pura casualità, o magari assemblando il tutto sulla base
della lunga esperienza di Gianni Nocenzi come tastierista di uno dei migliori
gruppi di progressive rock italiani e come compositore solista. Gianni Nocenzi
è, col fratello Vittorio, il fondatore del Banco del Mutuo Soccorso,
formazione storica del rock italiano anni Settanta. Le loro lunghe e complesse
composizioni degne del progressive britannico si basavano sull’amalgama fra il
prezioso pianismo classico di Gianni contrapposto a quello di taglio emersoniano/jazzistico di Vittorio, e sulla voce tenorile di
Francesco Di Giacomo. Abbandonato il gruppo agli inizi degli anni Ottanta,
Gianni Nocenzi si è dedicato maggiormente alla musica elettronica pubblicando
due lavori solisti, Empusa nel
1988 e Soft Songs nel 1993. Poi il silenzio per diversi
anni, nei quali il Nostro si è dedicato principalmente allo studio sui mezzi di
produzione dell’audio e sulla creazione dei suoni. Questa è una prima traccia
da tenere a mente.
Alla fine del 2015, Luigi Mantovani (amico e
produttore di vari LP del Banco e direttore di Virgin Italy) gli propone di
registrare un disco live in studio per solo piano acustico con uno Steinway
Grand Piano. La proposta coglie di sorpresa Nocenzi, che però vi si dedica
alacremente componendo i sei brani dell’album e registrandoli in presa diretta
in due sole sessions di studio, nelle quali Nocenzi approfitta del clima di happening che
trova in sala (piena di amici e collaboratori) e, contemporaneamente, mette a
frutto i suoi studi sulla percezione del suono registrando ad alta risoluzione
(24 bit, 96 kHz) e disponendo l’impianto microfonico sulla sua testa in modo da
condividere con l’ascoltatore la prospettiva audio del pianista. Queste sono le
altre due cose da tenere a mente. L’effetto principale di questa scelta
consiste nel fatto che l’ascoltatore è portato a confrontarsi col piano e
contemporaneamente col pianista, quando non addirittura più col piano che col
pianista. Nocenzi si è probabilmente mosso approfittando della possibilità
di creare musica da camera in un locale chiuso appositamente (o casualmente),
costruito affinché l’ascoltatore (anche quello che si trova nel locale) fruisca
dei riverberi e, muovendosi, ne percepisca le modulazioni e si confronti emotivamente
col suono. Questa, una prima modalità.
L’altra modalità perseguita è stata quella di creare a
livello compositivo austere e geometriche partiture reminiscenti della logica
sottesa alla musica ambientale di Brian Eno,
tendenti quindi a creare differenti fasi di fruizione del suono a seconda che
il tema musicale prescelto per un brano (o per una parte di un brano)
sia la musica romantica del primo Ottocento, l’impressionismo modernista di
fine Ottocento-primi Novecento, o le suggestioni della musica jazz sinfonica o
improvvisata. Basilarmente lo stile di Nocenzi è maggiormente influenzato dai
grandi pianisti romantici: da Chopin, da cui riprende la sensibilità e il
lirismo melodico come riflesso compositivo ed esistenziale del proprio intimo,
a Schumann, da cui prende in prestito lo stile delicato e autunnale, e
ovviamente Beethoven, da cui riprende il modello compositivo della forma-sonata
(in particolare per quello che riguarda lo sviluppo tematico dell’incipit).
Questi aspetti sono particolarmente evidenti in Cammino Di Pietra e
in Ritorni (notturna
e poetica, ma con venature che rimandano al minimalismo emotivo di Wim Mertens).
Tuttavia Nocenzi non è estraneo alle aperture dei suoi canoni romantici verso
sviluppi variegati che alludono all’impressionismo musicale lieve e luminoso di
fine Ottocento, una caratteristica presente in brani come Engelhart e
in Ninnananna Di Cosmo, con la prima parte sognante che
si evolve in dinamiche che alternano pace interiore e sottile tensione.
Un’altra variante è quella di affidarsi al flusso di note spirituale,
semifilosofico e meditativo del jazz improvvisato à la Keith Jarrett: così è in Farfalle e
nella finaleTerra Nova, che confessa peraltro il suo debito
verso i brani strumentali del suo antico gruppo.
Al di là dell’analisi strutturale dei brani, il valore
dell’opera risiede nell’esperienza dell’ascoltatore, posto di fronte a una
musica che inizialmente fluisce e scorre lenta sui tasti del pianoforte come
acqua di fonte sulle pietre. Nel prosieguo, Nocenzi si mostra a volte attento
alle pause e al gioco di suono e silenzio, mentre altre volte si esalta
all’improvviso in struggenti cascate di note: un passaggio continuo dal tenue e
controllato descrittivismo al nervosismo esecutivo, che costringe tuttavia chi
ascolta a seguire il filo delle note. Mettetevi a sedere comodi e preparatevi
un bel tè prima di ascoltare questo disco, ma non sperate di poter fare molte
altre cose nello stesso tempo.
Miniature è un lavoro che
parla nello stesso tempo al cervello, al cuore e alle dita.
1 Luglio 2016
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