21 giugno
"Vedi, a me
non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano...
Preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla."
(Franco Battiato)
Ci sarai sempre. Buon
viaggio Capitano.
Wazza
PAOLO GALLORI
Accadeva dieci anni
fa, poco più. Fine 2003, il Banco passava da Live@Kataweb, una serie che
sfruttava la libertà spazio-temporale di internet per proporre performance dal
vivo e interviste di ampio respiro, libere da tempi televisivi ed esigenze di
palinsesto. Quell'anno Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi e Rodolfo Maltese
avevano pubblicato l'album live No Palco, che racchiudeva l'unica registrazione
di un concerto a sua volta unico e irripetibile: Capannelle, 6 luglio 2002,
celebrazione dei trent'anni del Banco del Mutuo Soccorso, tantissimo pubblico e
una formazione da grandi occasioni.
Con i tre membri
originari c'erano lo storico primo batterista Pier Luigi Calderoni, c'era il
pianista Gianni Nocenzi, fratello di Vittorio, ma c'erano anche Mauro Pagani e
il sangue fresco di Morgan, Federico Zampaglione dei Tiromancino, Filippo Gatti
degli Elettrojoyce, Andrea Satta dei Têtes de Bois. Una festa che Francesco Di
Giacomo aveva aperto così: "Lo dico dopo trent'anni, senza tanta retorica:
il rock è pieno di rockstar, tante rockstar, ma di un solo Banco del Mutuo
Soccorso!". A Live@Kataweb il clima festaiolo era ormai un ricordo, Di
Giacomo, Nocenzi e Maltese infilarono il jack e suonarono da par loro, prima di
sottoporsi al fuoco di fila delle domande.
Un pezzo di storia del
rock italiano era lì, senza chiedere di essere considerato tale e trattato di
conseguenza. Piedi piantati nel presente, solo sostanza musicale, curiosità
intellettuale e tanta, tanta umiltà. Si parlò di mercato musicale al tempo di
internet, delle trasformazioni nel modo di fruire la musica che il web stava
portando con sé, di una globalizzazione che si vorrebbe "colorata" e
invece si risolveva in un uniforme grigiore imposto dai poteri forti del
business, che controllano la Rete senza che noi ce ne accorgiamo. Si parlò di
luoghi comuni da debellare sugli anni 70 e del rapporto tra punk e progressive,
per nulla conflittuale secondo Di Giacomo, che definì il passaggio rapido e
feroce dei Sex Pistols sulla scena musicale di fine anni Settanta lo scroscio
di "acqua e varichina" che fece pulizia di tanto conformismo
musicale, aprendo nuovi spazi per chi se li meritava davvero.
In chiusura, alla
classica domanda sul domani, su quanto sarebbe accaduto al Banco che si era
appena messo alle spalle 30 di anni di dischi e concerti, Francesco Di Giacomo
si infilò così, in punta di piedi, nella conversazione. La sua risposta sul
futuro è più simile all'autoritratto di un uomo davvero al di fuori degli
schemi: "Posso dire una cosa? Dico: domani, sostenendo con la forza
della ragione che una bomba possa essere molto, ma molto intelligente, le
chiederei, poco prima di scoppiare, se potesse farsi una partita a scacchi e se
potesse illustrarmi un racconto o un tramonto come potrebbe fare Hemingway. Ecco,
una bomba molto, molto intelligente, penso che rinuncerebbe a scoppiare".
Ciao Francesco.
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