“Ho urlato forte la mia rabbia, ma
agonizzo anch’io”
(Ed ora domando tempo al Tempo ed egli risponde… non ne ho!)
Nel novembre 2019 il Banco del Mutuo Soccorso, è in piena corsa con il “Transiberiana Tour”
Partito il 1° novembre dal Teatro Artemisio di Velletri, il tour proseguiva il 7 a Brescia, l’8 Milano e il 16 Torino. Una marcia trionfale che solo la “pandemia” poteva fermare!
Un piccolo ricordo di queste date,
con la speranza di ripartire ancora.
Wazza
Velletri Teatro Artemiso 1° novembre
2019
Di Susanna Marinelli
Il ponte delle festività non è riuscito a frenare gli ammiratori della band pioniera del progressive rock nostrano che si sono presentati in massa l’appello. Il Banco del Mutuo Soccorso si era già esibita dal vivo, in tutto il suo smalto, nel concerto d’anteprima dello scorso 2 settembre al Teatro Romano di Verona ed anche in quella occasione i risultati erano stati più che lusinghieri.
A Velletri è stato tangibile il calore dell’audience che non ha perso una nota ed ha esultato all’ascolto dei successi del gruppo, vecchi e nuovi, da Metamorfosi a Il Ragno/Perchè Perchè, da Eterna Transiberiana a Moby Dick, L’Imprevisto, R.I.P in un crescendo di emozioni. Il tutto presentato da un line-up davvero azzeccato, quello del BMS 2.0 come amano dire loro, composto dal sempreverde Vittorio Nocenzi alle tastiere, che si è confermato come un grande performer nonché anima del Banco del Mutuo Soccorso.
Ma hanno fatto egregiamente la loro parte anche Filippo Marcheggiani con i suoi assolo rock di chitarra, Nicola Di Già, chitarra ritmica sensibile e precisa e il batterista Fabio Moresco. Fabio, anima pulsante del Banco, ha esaltato i pezzi della scaletta con il suo drumming preciso, potente, affidabile e al tempo stesso passionale e pieno di feeling.
Quindi Marco Capozi, un bassista affidabile e prorompente. Per non parlare del cantante e frontman Tony D’Alessio, una forza della natura sul palcoscenico, un interprete che ha da subito preso a cuore tutto il repertorio della band romana divenuta famosa già dalla fine degli anni ’60 e che a Velletri ha messo tutta la sua energia e la sua voglia di esprimersi entusiasmando il pubblico presente e amalgamandosi perfettamente con il resto dell’ensemble. Insomma, la prima tappa ufficiale del Transiberiana Tour è andata alla grande, ovviamente anche all’insegna della memoria del grande chitarrista del BMS Rodolfo Maltese e dell’istrionico ed apprezzato Francesco Di Giacomo, compianto cantante e poeta dalle non comuni doti di comunicazione.
Alla nuova formazione del Banco del
Mutuo Soccorso, prima di tutto a Vittorio Nocenzi, il compito di mantenere viva
la band, nonostante tutto, e di raccogliere nuovi successi per gli ammiratori
di prima e quelli di adesso. Come è accaduto per il sorprendente Transiberiana,
il cd di inediti uscito lo scorso maggio dopo ben venticinque anni di assenza
dal mercato discografico, che ha subito raggiunto la Top 20 degli album più
venuti in Italia e la top 5 di quella dei vinili più venduti.
"Brani come I ruderi del gulag
(primo singolo estratto), o il capolavoro assoluto del disco, Eterna
Transiberiana, guidano il convoglio nella grande meraviglia della vita,
galleggiando su giochi di astrazione debitori degli straordinari lavori di
Mussorgskij e Stravinskij..."
Il BMS, dopo i lutti che hanno marcato la formazione, è ormai creatura plasmata e costruita addosso al leader, Vittorio Nocenzi, che oltre a suonare prodigiosamente un sacco di tastiere (Moog, synth, piano, ecc.), con Fabio Moresco (batteria), Filippo Marcheggiani e Nicola Di Già alle chitarre, Marco Capozzi (basso) costruisce un “wall of sound” di eccelsa raffinatezza sonora. A questo si aggiunge la voce potente di Tony D’Alessio che reinterpreta, con il suo piglio personale, anche gli hits che furono del compianto Francesco Di Giacomo.
Al Dal Verme sono state due ore di
passione e amore (da parte del pubblico) e di generosità, impegno e calore (da
parte della band), per un concerto che ha privilegiato i brani degli anni ’70 e
non quelli del recente Transiberiana.
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
Bastano pochi secondi perché il Banco
Del Mutuo Soccorso metta subito in chiaro quello che il pubblico milanese andrà
a gustarsi nelle due ore successive: “Metamorfosi” si apre con una lunga
introduzione strumentale, si unisce a “Stelle Sulla Terra”, gli strumenti si
incontrano, lottano, si intrecciano, fino ad accogliere l’arrivo del cantante
Tony D’Alessio, a cui spetta il compito gravoso di raccogliere l’eredità di
Francesco Di Giacomo. La nuova formazione del Banco è coesa, non concede spazio
alle melodie facili, alle strizzatine d’occhio per compiacere il pubblico, ma
regala invece una performance magnetica, caratterizzata da quella fascinazione
ipnotica che si ha nel guardare una macchina complessa e perfettamente
sincronizzata all’opera.
Eppure l’imprevisto è sempre dietro
l’angolo e in questa serata prende la forma di un’asta del microfono, quella di
Vittorio Nocenzi: l’attrezzo continua ad afflosciarsi, infastidendo il
tastierista impegnato nelle partiture complesse del Banco e costringendolo a
pose innaturali quando deve affiancarsi al cantato di D’Alessio. Nocenzi ci
scherza su, con umorismo tipicamente romanesco, tra doppi sensi su aste mosce e
rimbrotti nemmeno tanto delicati alla crew, ma si vede che è innervosito. Passa
qualche brano prima che l’asta venga sostituita, proprio durante un assolo
particolarmente complesso di “L’Evoluzione”, e anche questa scelta non sembra
garbare molto al leader del Banco, che prontamente lo fa notare. Nocenzi ha un
modo di fare diretto, che colpisce e convince nella sua schiettezza: si vede
che tutta la formazione ruota attorno a lui e Vittorio, da padre amorevole ma
severo, guida la famiglia con polso, dispensando complimenti, apprezzamenti, ma
sempre chiedendo ai suoi compagni la più totale attenzione. Talvolta i
musicisti si avvicinano, confabulano, si scambiano occhiate d’intesa, quasi
come se il pubblico non ci fosse, perché lì sul palco comanda la musica: ‘che
ne volete sapere, voi? Sono cose nostre’, chiosa ironico Nocenzi al pubblico
che allunga il collo per captare qualcosa. E la musica del Banco comanda
davvero al Teatro Dal Verme, con una scaletta che attraversa le tappe più
importanti della lunga discografia della formazione progressive: estratti di
“Transiberiana” si affiancano a capolavori tratti da “Darwin!”, come “Cento
Mani E Cento Occhi” o “La Conquista Della Posizione Eretta”; trovano spazio
brani storici come “Il Ragno”, “Canto Di Primavera” o la splendida “Moby Dick”,
descritta da Nocenzi come un omaggio all’Utopia, perché se è vero che ogni
passo che compiamo verso l’orizzonte non ci porta davvero più vicino ad esso, è
anche vero che l’orizzonte è ciò che ci spinge a continuare a camminare.
Il finale, invece, è dedicato al ‘salvadanaio’, prima con la devastante “R.I.P. (Requiescant In Pace)” e poi con l’ariosa melodia di “Traccia I”, a cui si unisce il coro dell’intero teatro. C’è ancora spazio per una canzone ed è ovviamente “Non Mi Rompete” a cullare il pubblico in un viaggio alato, con le chitarre acustiche ad accarezzare il pianoforte, fino alla lunga divagazione strumentale finale. Certo, non sono mancati i momenti in cui il pensiero è andato ai compagni che non ci sono più, Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo, e legittimamente avremmo voluto vederli sul palco, ma questa nuova incarnazione del Banco ha davvero tanto da dire, a dispetto degli imprevisti, della sorte avversa, perché, continuando la citazione posta in apertura, ‘l’imprevisto è solo l’occasione per cambiare. Non aver paura, è una strada nuova che si apre’.
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