"Prova a pensare un po' diverso... "
"Molti critici analizzando
Darwin si sono soffermati a parlare del suono, ma c'era soprattutto una grande
fantasia. Noi non abbiamo mai cercato il raggiungimento di uno sviluppo sonoro
attraverso le macchine della sala d'incisione. Per altro, essendo giovanissimi
e inesperti, non avevamo nemmeno la preparazione tecnica, inoltre abbiamo
registrato in condizioni preistoriche. Oggi si può stentare a credere ma Darwin
fu registrato su otto piste, pur avendo una struttura e un arrangiamento quasi
sinfonico, con interventi estremamente variegati; assicuro che non è stato un
lavoro facile, gli studi di registrazione americani e inglesi con 24 o 36
piste, in Italia ce li sognavamo.
Noi registravamo in uno studio della
Ricordi, che era un cinema parrocchiale, vicino a Piazzale Corvetto, dove il
sabato e la domenica dovevamo smontare gli strumenti per permettere ai bambini
della parrocchia di assistere alle proiezioni.
Nonostante si trattasse di una grossa casa discografica, si respirava un'aria da autoproduzione casalinga. Il nostro amore per il suono si traduceva in una continua ricerca timbrica, era il mezzo attraverso il quale riuscivamo a comunicare meglio le nostre idee, davamo molto spazio alla sperimentazione".
Stralcio di intervista al BMS.
Forse era uscito a novembre, ma credo
che tutti l’abbiamo ascoltato per la prima volta nel dicembre 1972, il
“secondo” capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso…
“Darwin” patrimonio dell’Unesco.
Wazza
Di cento mani è la mia forza
E cento occhi fanno a noi la guardia
Tu sei da solo
La nostra forza è in cento mani
E cento occhi fanno a noi la guardia
Tu sei da solo
Tu ora se vuoi puoi andare
Oppure restare e unirti a noi
(di Gianluca Renoffio)
Eravamo negli anni ’70 in piena stagione “progressive”, un fenomeno musicale a cavallo tra il Beat, la Psichedelia ed il Punk. Un breve ma felice momento che vide la nascita di album che sarebbero comunque rimasti nella storia della musica e che per certi aspetti sono da considerarsi “la musica classica” del presente e del futuro. Ma non solo …
Il progressive fu una fusione
interdisciplinare di stimoli per crescere con nuove forme di espressione dalla
confusione degli anni ’60. Sorse dalla contaminazione tra rock e musica
classica, dalla dilatazione del tempo, dall’espansione sinfonica delle singole
idee, dalla ricerca di una figurazione grafica che superasse i confini del
reale.
Una musica fatta da “cervelli fini”
con una grande capacità di comunicazione e di osservazione, con un background
culturale elevatissimo ed una preparazione formale non limitata al semplice
saper suonare uno strumento ma in possesso di uno stile ed un approccio
culturale alla vita in continua evoluzione.
Una musica caratterizzata da un nuovo
modo di “scrittura” che prediligeva le suite sinfoniche a largo respiro e
l’idea di “concept” come luogo di incontro tra un’intuizione, un discorso
compiuto, e la sua rappresentazione artistica sotto forma di suoni, colori,
poesia...
… come “opera manifesto” che cercava
di dare spiegazioni, di prendere posizione e non solo intrattenere …
... erano gli anni del “continuo
divenire”, del non fermarsi mai su quanto già fatto, della ricerca
dell’individuo e delle sue radici …
… erano i tempi di Darwin! del Banco del Mutuo Soccorso.
Nel 1972, a pochi mesi di distanza dal disco d'esordio il Banco va freneticamente ancora in studio per realizzare Darwin!, album incentrato sul tema unico dell'evoluzione dell'uomo teorizzata da Charles Darwin. La nuova avventura del gruppo contiene in sé composizioni che hanno lasciato il segno: “L’evoluzione”, "La danza dei grandi rettili", "La conquista della posizione eretta" e "750.000 anni fa... l'amore?" sono affreschi dalle mille sfumature in cui la band esprime in modo efficace il caos primordiale e l'apparizione dell'uomo, un essere dotato di coscienza e di sentimenti, l'uomo con il suo bisogno d'amore, ancora molto animale nell'aspetto ma già avviato a diventare l'essere più evoluto del pianeta.
La storia scorre su un tappeto sonoro straordinario per la contemporanea potenza e dolcezza. Una musica che è sperimentazione continua, dominata dalle tastiere dei fratelli Nocenzi che si rincorrono l’un l’altra in una altalenante onda sonora che alterna il Moog ed il sintetizzatore alla confortante delicatezza del piano classico. Nuove fonti di suono che prendono il sopravvento e diventano nuovi percorsi mai ascoltati prima: oscillatori che diventavano corno, tromba, clarinetto e ancora di più, suon originali, vergini. Un approccio che arriva a “declassare” a rango di comprimaria la chitarra, fino ad allora strumento prevalente nel rock classico, e che sorregge la dirompente voce tenorile di Francesco di Giacomo, strumento tra gli altri, che “evoca” (più che cantare) i riuscitissimi e laici testi dell’album.
Una nuova architettura compositiva che supera la classica forma canzone dallo schema “Introduzione / Ritornello / Ripetizione del Ritornello / Finale” per prediligere lunghi brani tra loro correlati e con continui cambi di contesto che mirano a rappresentare l’anima oltre che a raffigurare un’immagine.
Tutto questo è Darwin!
Un album che crea “luoghi” dove ritrovarsi, che supera la fissità della registrazione facendoci percepire il nostro stato d’animo del momento, coinvolgendoci, creando una sensazione di aleatorio che si rinnova ogni volta ad ogni ascolto. Con testi letterari e impegnati che ci fanno pensare e tesi a creare “immagini” sulla musica incisa … veicolo di contenuti artistici ma anche sociali.
“Cento mani e cento occhi” è un inno alla necessità di aiutarsi a vicenda per superare le difficoltà e sopravvivere. “750.000 anni fa... l’amore?” è una dolce dichiarazione di amore che al contempo fa pensare alle discriminazioni e alla "paura del diverso” tanto attuali al giorno d’oggi. Altro brano clamoroso nella sua forza è “La conquista della posizione eretta”, un crescendo continuo con tutti gli strumenti che si rincorrono in una ossessiva cellula ritmica verso la sintesi maestosa del moog, culmine dello sforzo di rialzarsi, e la consolante chiusura ancora riposta nella voce di Francesco che finalmente offre una sensazione di liberazione, di crescita ad un nuovo livello di conoscenza.
Fino ad arrivare alla chiusura di “E ora io domando tempo al Tempo ed egli mi risponde … non ne ho”, una struggente “ballad” (tango) introdotta dal rumore estraniante dell’asta di un microfono che gracchia a creare il ritmo del tempo che scorre, accompagnata da un clavicembalo ed un clarinetto che si appoggiano alla sezione ritmica che via via si inserisce seguita dal un classico suono di fisarmonica e di chitarra che stimolano il movimento, il non stare fermi ad aspettare l’inevitabile fine: un vero e proprio testamento artistico di chi ha sempre creduto che è meglio vivere che sopravvivere.
Darwin! è uno scambio colto tra artista ed ascoltatore, è musica per l’individuo, per l’individuo che si relaziona e vive con gli altri, per l’individuo che non sarà mai “massa”.
Darwin!: arte pura e non solo disimpegno o ribellione, e per questo destinato a rimanere nel tempo.
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