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lunedì 20 giugno 2016

FREE, di Giuseppe Scaravilli


FREE
di Giuseppe Scaravilli

Festival dell’Isola di Wight, Gran Bretagna, agosto 1970. E’ giorno, e di fronte ad una marea umana (centinaia di migliaia di giovani) si esibisce un gruppo di ragazzi che aveva partecipato anche all’edizione del festival dell’anno precedente. Questa volta, però, la band, chiamata Free, si trova all’apice della forma e della popolarità, a seguito del successo clamoroso del brano ‘All Right Now’, tratto dal loro terzo disco, Fire And Water, pubblicato quello stesso anno. I primi due dischi, Tons Of Sobs (1968) e Free (1969), intrisi di blues venato da riff rock decisi e graffianti, erano già usciti per l’etichetta Island, senza però riscuotere consensi immediati, essendo privi di brani in grado di accendere gli entusiasmi di un più vasto pubblico. Ma già dal primo album la ruvida voce di Paul Rodgers, il potente basso dell’appena sedicenne Andy Fraser, il preciso drumming di Simon Kirke e la bollente chitarra Gibson di Paul Kossof, lasciavano intravedere la possibilità di un futuro luminoso per questo giovanissimo quartetto londinese. All’epoca, non avendo ancora scritto la loro hit più famosa, riuscivano a riscaldare il pubblico solo a fine concerto con la cover di ‘The Hunter’ (accennata anche all’interno di ‘How Many More Times’ degli Zeppelin). Ma questo non sembrava bastare, e una sera, dopo i fiacchi applausi ricevuti  alla conclusione di un loro concerto, tornarono piuttosto depressi nei camerini dietro al palco. Poi Andy Fraser, per tirare un po’ su il morale ai suoi compagni (e a se stesso), cominciò a canticchiare il verso ‘All Right Now’ (“Va tutto bene”, ecc.). Era già il ritornello del pezzo, cui Rodgers aggiunse le strofe.
Così, coi coinvolgenti brani di Fire And Water (quali Mr. Big), e le anticipazioni del nuovo Highway (sempre del 1970) quali ‘Be My Friend’ (splendida ballata) e ‘The Stealer’, all’Isola di Wight per i Free arriva la consacrazione definitiva. Solo tre pezzi del loro set verranno filmati, ma sono ancora oggi sufficienti a dare l’idea di quello che quella band riusciva a dare sul palco nel suo momento di grazia: Paul Rodgers, tutto vestito in nero, capelli lunghi e barba, impegnato a cantare con la sua voce magnifica, roca eppure perfetta e stracolma di pathos. Oppure intento a contorcersi sull’asta del microfono e a dimenarsi, sottolineando coi suoi movimenti gli stacchi e le accelerazioni della musica che sembrava pervaderlo interamente; Paul Kossoff addirittura in trance durante i suoi assolo alla Gibson Les Paul, senza l’aiuto di alcun pedale, mentre schiaccia la schiena contro gli amplificatori Marshall alle sue spalle, spalancando la bocca nell’estasi che lo prende, mentre Andy e Simon ci danno dentro con impeto, riempiendo tutti gli spazi come solo un grande gruppo può fare, essendo formato, voce a parte, da tre strumenti e nient’altro. Inoltre Fraser, che sui dischi suona anche piano e mellotron, sul palco, potendo utilizzare solo il basso, trasforma il suo strumento quasi in una seconda chitarra, producendo accordi distorti oltre che singole note  (soprattutto mentre Kossoff è impegnato nelle sue parti soliste). Quando poi, sempre all’Isola di Wight, il concerto si chiude con la già famosa ‘All Right Now’ , anche la parte del pubblico che era chiuso in tenda a sonnecchiare viene fuori, per trovarsi in piedi ad applaudire.
Centinaia di migliaia di persone a tributare la loro approvazione sotto i raggi del sole. E dietro di loro l’azzurro del mare: splendido. Il bis, come sempre, sarà ‘Crossroads’, il brano di Robert Johnson che dà il titolo anche a questo mio racconto. Nonostante il successo ottenuto, nel 1971 di fatto i Free si sciolgono, e la casa discografica riempie il vuoto con l’immancabile disco dal vivo. Tornano insieme nel 1972, dando alle stampe Free At Last e poi Heartbreaker (1973), ma a quel punto non sono più i veri Free, con un Paul Kossoff (scomparso poi nel 1976) sempre più assente, un bassista giapponese al posto di Fraser (morto nel 2015) e l’aggiunta dell’organista John Bundrick. Tutti i filmati dei Free esistenti (concerti, passaggi televisivi e videoclip) sono relativi al 1970, a parte un documento di scarsa qualità girato nel 1972 in Giappone con l’ultima line up, che vede Paul Rodgers impegnato anche alla chitarra elettrica. In seguito sia quest’ultimo che Simon Kirke faranno parte dei Bad Company, raccogliendo ancora buoni risultati. Rodgers, vocalist stimatissimo anche dai suoi colleghi musicisti, formerà, come detto, i Firm insieme a Jimmy Page.
E, a parte la sua carriera solista ed un breve ritorno coi Bad Company (che aveva lasciato nel 1979), si unirà addirittura ai Queen, senza la pretesa di sostituire Freddie Mercury, ma cantando comunque quei brani (sotto la sigla ‘Queen + Paul Rodgers’), oltre a qualcosa dei Free e dei Bad Company, mirabilmente accompagnato da un Brian May che era già un suo fan prima che gli stessi Queen nascessero.





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