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sabato 8 marzo 2025

Cheat the Prophet – “Redemption”, commento di Alberto Sgarlato

 


Cheat the Prophet – “Redemption” 

di Alberto Sgarlato


La storia dei Cheat the Prophet, dal New Jersey, è davvero particolare, emozionante e coinvolgente: amici di lunghissima data (e, nel caso di due componenti su tre, fratelli), affiatati musicalmente da sempre, collaboratori nei rispettivi progetti musicali da decenni, giungono però al loro album d’esordio con il nome di Cheat the Prophet, intitolato “Redemption”, soltanto all’inizio del 2025.

In realtà i componenti avevano già suonato insieme sotto il nome di Ars Nova (soltanto omonimi del gruppo prog giapponese e di un quartetto romano nato nel 1974) e, successivamente, come Nepenthe, monicker adoperato dal 1993 al 1999, con la pubblicazione di un album nel 1997.

E arriviamo, quindi, a questo nuovo progetto, avviato durante il periodo del Covid-19, che consegna alla storia il suo primo album intitolato “Redemption”.

La formula in power-trio, che vede il bassista-cantante Matt Mizenko e il chitarrista Todd Mizenko ambedue impegnati anche dietro le tastiere e nella programmazione di loops e di tappeti, con il drummer Jamie Boruch a chiudere il triangolo, fa immediatamente pensare ai Rush nel loro periodo anni ‘80, quello maggiormente caratterizzato dalla commistione e sperimentazione tra neo-prog, elettronica e new-wave.

Le sonorità dei Cheat the Prophet, però, sono drasticamente diverse e si muovono su ben altre coordinate: in particolare la chitarra, presente e “marmorea”, richiama alle ultime frontiere del metal-prog più moderno ed eclettico.

Le progressive band statunitensi, inoltre, hanno da sempre una grande cura nelle armonie vocali, secondo uno stile varato già ai tempi di Kansas e Styx per passare nel corso dei decenni attraverso Magellan, Spock’s Beard e Echolyn.

Ecco, appunto: il nome degli Echolyn non è qui certo citato per caso. Troviamo proprio il chitarrista di questa band, Brett Kull, impegnato dietro al banco di mixaggio per rendere perfetto, limpido, ben dipanato e “grosso” quanto basta l’ottimo sound di “Redemption”.

Abbiamo citato Rush ed Echolyn. E in comune con queste due band i Cheat the Prophet hanno anche l’approccio mentale, caratterizzato da un sapiente amalgama di citazioni letterarie, riflessioni filosofiche e umorismo spesso surreale e spiazzante. A cominciare dal nome della band, tratto da una citazione del romanzo del 1904 “Il Napoleone di Notting Hill”, di Chesterton. Secondo l’autore, “Imbrogliare il profeta” non è altro che una metafora dei destini dell’umanità descritta come un gioco per bambini, nel quale l’unica regola è “Aspettare che tutti gli uomini intelligenti siano morti, seppellirli bene e poi andare a fare qualcos’altro”.

E ora passiamo alla musica: si parte con “Chaos”, ma è tutt’altro che caotica questa perfetta alchimia di incastri matematici tra tastiere e chitarre. Un pianoforte volontariamente suonato in modo asciutto e percussivo si interseca bene con le sonorità dure della chitarra; il cantato, morbido ed elegante, suona molto “anni ‘80”, evocando il ricordo di Talk Talk, Tears for Fears (dei quali i Nepenthe avevano molto tempo fa anche eseguito una cover), mentre quando la melodia si apre nel ritornello ricorda i Pendragon del periodo tra “The window of life” e “The masquerade overture”.

Le linee basso/batteria così presenti, effettivamente, richiamano i Rush, ma dal quarto minuto un duetto elettroacustico di chitarre sorprende l’ascoltatore. Finale metal-prog dalle melodie arabeggianti al sapor di Dream Theater. Partenza deflagrante per quello che fin dalle prime note si afferma già come un album eccellente.

Con “Bad bitch” le atmosfere svoltano verso un seducente metal-prog a tinte dark, uno degli episodi più duri del disco, tra batterie elettroniche industrial, cantato a tratti sussurrato e a tratti urlato, chitarre ora arpeggiate, ora a riff, Hammond distorti e bass synthesizers sibilanti.

Ma i Cheat the Prophet sono sempre molto abili a sorprendere, ed ecco che in direzione opposta va la dolce e commovente ballad “Marvelous World (Losing Season)”, dominata dal piano, dalla chitarra acustica e da eleganti tocchi di percussioni, su cui si erge una grande prestazione vocale solista e corale, il tutto proiettato verso il crescendo finale. Una delle vette dell’album.

Nel progressive rock spesso i chitarristi si ritagliano degli “interludi” acustici in situazioni totalmente solitarie. Gli esempi più celebri sono quelli di Howe negli Yes (“The Clap” o “Mood for a day”) e di Hackett nei Genesis (“Horizons”), ma si potrebbero citare anche “T. O. Witcher” di Steve Morse nei Kansas, “Broon’s Bane” di Lifeson nei Rush, il duetto elettroacustico “The end of the endless majority” di Clive Mitten e Andy Revell nei Twelfth Night… anche Todd Mizenko non si sottrae a questa nobile tradizione e con “Paper white" (11.16) ci regala 4 minuti di pura poesia.

Gli undici minuti di “Whisper”, la traccia più lunga dell’opera, iniziano con un Mellotron che, proprio come dice il titolo, sembra “sussurrato” nelle prime note. Ma rapidamente il pezzo cresce, in un sublime connubio tra il metal più moderno (nel cantato, nei riff di chitarra, del drumming e nel basso molto presente) e il progressivo rock più classico (nelle sonorità vintage delle tastiere e nei meravigliosi ricami di pianoforte). In questa traccia, grazie alla lunga durata, la band riesce a esprimere al meglio le sue varie sfumature espressive.

Un puro esercizio di funambolismo è la conclusiva “Zaff’s Fez”, momento strumentale da meno di un paio di minuti di durata, caratterizzato dall’alternarsi tra sorprendente velocità e altrettanto sorprendenti rarefazioni.

Concludendo: che voi siate fans del neo-progressive, del metal, della dark-wave, della fusion o del math-rock, questo disco si imporrà come uno dei “must have” del 2025, a riprova della grande varietà espressiva di cui la band è capace.

Ora non resta che sperare che Todd, Matt e Jamie, a.k.a. Cheat The Prophet, dopo un percorso di crescita durato oltre 30 anni, facciano presto seguire a questo album di esordio altre pubblicazioni, imponendosi come meritano nell’Olimpo delle più interessanti realtà progressive del Nuovo Millennio.


https://www.cheattheprophet.com/

https://open.spotify.com/album/6EXrDjPtVXP8IQY8Lc5kTq?si=8Qg_b-TVR8KW8WvPDxUP8g





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